I BERSAGLIERI E LO SPORT

Serse, Fausto e gli altri della speranza in bicicletta

I Bersaglieri: Canavesi, Coppini e Sabatini 2a parte  e Cottur 3a parte

 

 

 

 

Fausto Coppi, nato a Castellania (AL) il 15 settembre 1919, era il quarto dei figli di Domenico e Angiolina, contadini. Prima erano venuti Maria, Livio, Dina poi lui che era nato quando il padre era tornato dal Carso con quella gamba un po’ strana nei movimenti. 4 anni dopo arrivò Serse che sembrava la sua copia “fisica”. Fausto alla nascita non è un “bambinone”. La guerra aveva lasciato il segno su tutti e lui con quel suo aspetto "gracilino" ci dovrà vivere tutta la vita. Ma ha dei numeri e i suoi numeri, anche se non li conosce, sono una capacità polmonare di 6,5 litri e 44 pulsazioni cardiache al minuto a riposo. Non mi fermerò sui suoi trascorsi al paese e sulle prime corse in quell’angolo di Piemonte, che sembra sorgere d’improvviso dalla pianura tanto è ripido, ma andare direttamente al 10 giugno del 1940 quando scoppia la guerra, per tutti anche per i campioni. Lui è o non è un campione ?!, Dovrebbe esserlo: ha steso Bartali al giro. Dopo la tappa Firenze-Modena prende la maglia rosa e la tiene fino a Milano dove si arriva il 9, vigilia di guerra.
Coppi, dopo la dichiarazione del Duce dal balcone di Piazza Venezia, continua a correre e ad allenarsi con i permessi militari dal deposito del 38° fanteria della Divisione Ravenna di Tortona, a due passi da casa. Un tenente, suo tifoso, Fausto Bidone, lo "copre" e riesce persino ad avere il permesso per espatriare quando il campione svizzero Ferdy Kubler, suo coetaneo e specialista dell'inseguimento, lo sfida sulla pista "neutrale" di Oerlikon (Zurigo) nel dicembre (8) di quell'anno. Lo mettono su un treno, la bici gliela daranno gli svizzeri, forse anche fuori misura. Arriva, e come arriva ?, a piedi dopo 7 km dalla stazione e a riunione già iniziata. Lo mettono in sella: uno da una parte e uno dall’altra del velodromo. Sono tre chilometri e mezzo tirati allo spasimo poi Kubler cede tanto che Fausto gli prende anche quel ½ giro di partenza e gli passa davanti. Hanno toccato una media di oltre 50 km orari. L’arena ammutolisce: gli spettatori se ne escono in silenzio come solo sanno fare gli elvetici in simili occasioni. Sentiremo di nuovo parlare di Kubler. Giri e Tour non si fanno in tempo di guerra ma lui si impone ancora nelle classiche dei mini Giri di Toscana, del Veneto, dell’Emilia e alla Tre Valli Varesine. Poi nel '42, il 21 giugno, la vittoria al campionato italiano ed infine in novembre il record dell’ora al velodromo Vigorelli sotto incursione aerea. Ma la fame di soldati in Africa, ora che sono sbarcati gli americani, fa togliere dall’ombra dei registri quel nome, Coppi, mai segnalato da nessuno della federazione fascista come dispensabile. “Io sono qui per dare soldati all’Esercito e Coppi è un soldato come gli altri…” dice il colonnello. Tutte le manovre messe in piedi per ritardare la partenza, come il primato del Vigorelli, ora non contano più nulla. Bartali a casa c’è stato (dirà poi che ha fatto il partigiano e qualcuno aggiunge esonerato per insufficienza cardiaca) lui no. Gli inglesi sono a Tripoli e si combatte in Tunisia dove il caporale Coppi enucleato dal suo reparto che è in Russia arriva nel bel mezzo della offensiva (la Div. Ravenna è nella trappola invernale della ritirata Russa).
Vincenzo Cassini, classe 1920: Un giorno arrivarono una ventina di uomini dal reparto di Palermo. Mi ferma un tenente (Solinas): c'è anche Coppi, dice. Coppi chi? faccio io. Quello che ha vinto il Giro d'Italia? Non possiamo mandarlo là"¦». Là era la linea d'ultima resistenza come la chiamavano dove i morti si contavano a decine schiacciati dai carri armati inglesi e americani alle porte di Tunisi. «Fatelo scendere immediatamente». dice il tenente «Io - continua Cassini - mi sono offerto di tenere Coppi con me in quel buco di trincea, una tomba lunga e stretta che proteggeva egregiamente da bombe e proiettili.
Alimentazione difficile, polvere e sabbia oltre il solito caldo. Da magro e gracile che era non ingrassò di certo. E fu con queste premesse che a metà maggio del ‘43, al momento della nostra resa, iniziò la prigionia in Nord Africa assieme a migliaia  d'altri soldati e bersaglieri che ebbero occasione di essergli comagni anche per un breve periodo. Il 17 maggio 1943 viene internato a Medjez el Bab, oggi spiaggia alla moda, e poi trasferito al campo 212 di Blida: Campo a una decina di chilometri da Bona. I Bersaglieri invece a piccoli scaglioni prendono la strada dell'America dove andranno a concorrere allo sforzo bellico Usa col loro lavoro.

Primo Gorini preso in Sicilia nell’estate del 43, racconta “Sono accanto a un uomo in crisi malarica. Trema come una foglia, sdraiato su una branda da campo e tormentato dalla malaria". Quell' uomo è Coppi. È l'agosto del '44. «Lo vedevamo tremare tutto, tremava come una foglia lì a due passi da noi, la notte gli davano pastiglie gialle di chinino. Tremava e parlava poco». da archivio storico Corriere della Sera.

Serse Coppi, nasce a Castellania (AL) il 19 marzo 1923, ultimo della famiglia Coppi. Serse vive le prime gare del fratello quando ha ancora 13 anni. Lo ha visto crescere dalla sua prima gara del ’37 alla sua prima vittoria l’anno dopo. La famiglia è impegnata nei duri lavori di campagna e per i fratelli Coppi, una alternativa anche sportiva era un sogno. La vicina Novi era stata la patria di Costante Girardengo il vincitore di 2 Giri d'Italia (32 vittorie di tappa) 6 Milano-Sanremo, 9 campionati italiani e 3 Giri di Lombardia. La morte del padre la guerra segnano per entrambi uno stop imprevisto e pieno di incognite. Serse buon corridore, buone gambe come diceva l’orbo veggente” di Novi, Biagio Cavanna, è di una classe militare che non vede la guerra tradizionale, ma quella delle due parti. Viene arruolato nei Bersaglieri prima del 25 luglio ma non si conoscono destinazioni e vita. Probabilmente al Nord , come probabilmente lasciato decantare in qualche compagnia deposito reggimentale come campioncino emergente in nome del Grande Coppi che la “patria” non aveva potuto esimersi d’utilizzare. Sappiamo che pure lui si iscrisse alla SS Lazio(a fine guerra) fino all’anno successivo quando passò fra i professionisti. Vince la Milano-Varzi, si piazza nella Milano-Torino, nel circuito di Genova e poi ancora al Campionato di Zurigo e nella Coppa Bernocchi. Anche nelle gare a tappa Serse ottiene ottimi piazzamenti. Bene nel Giro d’Italia e nel Giro D’Emilia. Nel 1947 proprio al Giro a seguito d’una grave caduta si frattura una gamba.

  Coppi guarì ma il suo destino era segnato per eventuali ricadute. A questo aggiungerà anche in carriera 15 incidenti con molte fratture, la più grave delle quali lo tiene lontano dalle due ruote per un anno. Tutti i compagni di sventura lo sostenevano nella speranza che potesse ritornare a gareggiare nonostante i suoi 25 anni, la malaria e la prestanza persa. Coi buoni uffici di qualcuno a fine anno viene spostato in Italia, a Caserta, al campo della R.A.F. al seguito di un ufficiale alleato

Giancarlo Governi : da “Il grande Airone” Nuova Eri- … A raccogliere l’appello di Gino Palumbo (giornalista che a sua volta l’ha raccolto da Umberto Busani calciatore del Napoli) è anche un artigiano della bicicletta, un certo Nulli di Roma che si precipita a Caserta con bicicletta, ricambi e tanto di maglia con la scritta ‘Nulli’. Ed anche un assegno per sostenere le spese. In cambio vuole soltanto che il grande Coppi vada in giro con la sua bicicletta, si alleni per quanto gli è consentito. Il tenente Towel non capisce tutto il rumore che si sta facendo attorno a questo prigioniero «Io non posso mandarti a casa» gli dice, «e poi non potresti andarci, però cercherò di darti qualche permesso per allenarti. Non voglio che un giorno si dica che ho privato l’Italia di un campione così celebrato come te». Fausto con la sua tuta da prigioniero di guerra sta sbrigando alcune faccende nel magazzino del comando alleato di Caserta. Towel gli consente di uscire in bicicletta per allenarsi per qualche ora, ma nel pomeriggio deve assicurare la sua presenza al comando e lavorare come tutti gli altri. E’ Busani che un giorno lo viene a prelevare. «Indovina che è arrivato?». Fausto lascia tutto e si mette a correre verso il cortile del comando, alla cieca, perché intuisce che ad attenderlo c’è sicuramente qualcosa di speciale. Sul camioncino, vestiti da corridori, con tanto di bicicletta da corsa, ci sono quattro uomini. Fausto si blocca, cerca di mettere a fuoco i loro volti ed il primo che riconosce è Gino, il grande Bartali, il Capitano. Gli altri sono Leoni, Ricci e Volpi. Gino si butta giù dal camion e i due si lasciano andare in un abbraccio forte, come quel giorno a Milano, alla fine del Giro d’Italia. «Siamo venuti a prenderti, ce l’hai una bicicletta?» dice Gino. «Magari potessi venire, la bicicletta ce l’ho ma sono sempre un prigioniero, lo vedi cosa ci ho scritto sulla schiena?», e si gira per far leggere ‘WP’. Ma Busani ha chiamato Towel e gli ha detto che il grande Bartali è venuto a prendere il grande Coppi per portarlo a correre con lui ed aspettano il suo permesso. Towel ha qualche perplessità, questi italiani non si prenderanno gioco di me, pensa, Bartali... Coppi ma chi li conosce, eppure davanti al comando si è formata una vera folla che vuole vederli, vuole toccarli. Ma sì, che vada pure il prigioniero di guerra Coppi, però fra cinque giorni lo voglio qui. Intesi? «Dove si va?» chiede Fausto. «Che domande fai» risponde Gino, «siamo vestiti in questa maniera, noi con la scritta Legnano, te con la scritta Nulli, abbiamo con noi le biciclette, secondo te dove possiamo andare..?..».

Ci vorranno ben due anni prima che Serse torni in piena forma. Ma è proprio il suo attaccamento al fratello che condiziona i suoi risultati.

E’ sempre pronto a tirare tanto che rimedia una "vigliaccata" di Dino Buzzati in una fase di calma agonistica dei "grandi" al giro del '49.  

" Serse Coppi,  fratello di Fausto,  terzo nella tappa volante di Chiavari. E’ la prima volta che in questo Giro il suo nome sale sia pure modestamente agli onori della cronaca. (...) Chi non conosce questa singolare e per certi versi patetica controfigura del grande campione, un sosia che ha la sua stessa faccia, sangue e nome, ma di lui, sportivamente, può quasi sembrare un’ironica contraffaazione? Chi ignora l’attaccamento esemplare dei due fratelli, non compromesso in alcun modo dall’enorme dislivello? Serse non solo non conosce l’invidia ma esulta per le vittorie di Fausto più di lui: Fausto non può far a meno di Serse e gli pare d’essere sperduto se non sa che dietro a lui, nel gruppo dei ritardatari, Serse arranca fedelmente. I tecnici dicono che Serse, pur non mancando di qualità, è l’unico ciclista al mondo che non sappia andare in bicicletta". !!

  Coppi torna finalmente a casa. Di corse e società neanche a parlarne. Il Nord è messo male: la prima iscrizione gliela offre sempre il solito romano Nulli nella - S.S. Lazio Ciclismo-. Era l'unica società che aveva già un minimo di organizzazione ed era in grado di poterlo iscrivere. La società gli fornì, non senza fatica, anche le biciclette gommate e gli consentì di allenarsi e di avere dei gregari tra cui il forte Romano Pontisso. Anche il fratello Serse si affiliò alla Lazio e insieme parteciparono ad alcune gare nella regione e in quelle limitrofe e sei furono le vittorie di Fausto con la maglia della Lazio. L'8 giugno 1945 corre e vince la Coppa Salvioni in volata a due, mentre il 29 giugno vince la Coppa Candelotti con 26" di vantaggio. Nel 1946, con l'Italia liberata e in parte ripulita dalle macerie, Fausto potè tornare al Nord e fu ingaggiato dalla Bianchi. Riprendevano anche se ridotte le grandi corse a tappe e alcune classiche. Altrettanto non si poteva dire del Nord Europa e della Francia

sempre Governi: BIAGIO CAVANNA - Post Tour 1951:«Biagio», gli aveva detto, «sono sempre il Campionissimo o il mio ciclo è finito, dimmelo sinceramente perché io non sono abituato a perdere». «Sdraiati qui» gli aveva risposto Cavanna, «ché ora te lo dico». Ed aveva preso a manipolarlo muscolo per muscolo, osso per osso, tendine per tendine, con il volto impassibile che non lasciava trapelare nulla, neppure attraverso una leggera smorfia, un impercettibile sorriso. Mormorava soltanto fra sé delle parole incomprensibili, come se volesse immagazzinare dei dati che poi avrebbe elaborato e sintetizzato in una sentenza. Le prime volte Fausto credeva che volesse dirgli qualcosa ma se glielo chiedeva rispondeva immancabilmente «zitto tu, non sono affari tuoi». .. Ora Fausto è disteso e sereno, si fida della perizia di Cavanna che non sbaglia mai, non gli aveva forse predetto la grande annata del ‘49, non gli aveva predetto che sarebbe diventato il più grande quando era ancora ragazzo e lui non sapeva neppure se sarebbe riuscito a diventare professionista, a fare della bicicletta il suo lavoro? «Come te ne nasce uno ogni cento anni» gli aveva detto, e poi aveva aggiunto «e prima di te non era mai nato». Fausto si era alzato dal lettino stupito e Cavanna gli aveva puntato davanti l’indice come una minaccia, «ma stai attento, perché dipende solo da te, dalla tua forza di volontà, dai sacrifici che saprai fare. Perché senza sacrifici, nisba, non si fa neppure un corridore modesto, figuriamoci un campione».

     

4 giugno 1950

  LA MORTE DI SERSE

Per Fausto la stagione del ‘50 s’era chiusa male. Nella tappa Vicenza-Bolzano (del giro dell’anno santo), sulle scale di Primolano viene urtato da Peverelli che non ci vede da un occhio e non si accorge di averlo a fianco. Fausto si frattura il bacino e per lui la stagione è chiusa. Nell’inverno riprende la preparazione e solo per dovere di campanilismo si presenta al via al Giro del Piemonte anteprima del Tour. Non è andato bene al Giro e non può che sperare per il Tour. Era il 29 giugno '51, il Tour si correva a squadre nazionali da diversi anni (e per diversi anni ancora a seguire) e quella gara serviva da messa a punto per il selezionatore che era Binda. Si pedala in casa Bianchi senza particolari obiettivi e Serse vorrebbe spingere per una fuga, tanto per vivacizzare la corsa. Lo chiede come fa sempre al fratello: Fausto però non ha voglia di bagarre, debbono attraversare Torino poi entrare al motovelodromo. Le città sono pericolose per le rotaie dei tram e gli ingressi al velodromo stretti come la pista. Ci si accalca e si rischia di farsi del male e Fausto non ne ha bisogno neanche per sostenere il fratello (si era già rotto qui una clavicola in passato). E Serse puntualmente cade all'ingresso in corso Casale finendo rovinosamente sul cordolo del marciapiede. Sembrava una cosa da niente a tal punto che Serse risalì in sella e concluse la corsa, vinta da Bartali. In bicicletta andò verso l'albergo della Bianchi, per far la doccia e cambiarsi. Fausto si attarda per stringere la mano all’eterno nemico e quando arriva in albergo lo chiamano trafelati nella camera del fratello che si è sentito male. Il prof. Dogliotti arrivato in poco tempo toglie ogni speranza. Si fosse messo subito in testa il ghiaccio: invece ha fatto una doccia calda. Lo ricoverano d'urgenza ma non tentano neppure l'operazione. Serse morì in serata.. “Aveva ragione la mamma, non dovevamo correre” con queste parole Fausto decise di smettere di correre. Si rinfaccia di non averlo lasciato andare. Arrivò poi Bartali che aveva perso anche lui un fratello e lo convinse a rientrare. Il tour non andò bene e dopo il '50 anche il ’51 entrò nei due anni più neri del campionissimo (dopo quelli della guerra).

**** Romeo Venturelli
(Sassostorno di Lama Mocogno, 9 dicembre 1938-2011)Tante corse vinte da dilettante poi l’incontro col campionissimo che l’aveva preso sotto le sue ali nella squadra della S. Pellegrino per l’esordio da professionista. Coppi credeva in Venturelli, lo seguiva nella sua carriera dilettantistica (vinceva per ultimo il Trofeo Baracchi con Trapè e lo rivinceva da professionista poi con Ronchini ed un 5° posto al campionato del mondo), gli dava consigli e non era certo un segreto il fatto che l'avrebbe "tirato su" nella sua futura carriera ora che la sua era al termine. Nella classica d’apertura del ciclismo francese (si corre prima della Milano Sanremo) Venturelli al suo esordio nei Prof  stende in una semitappa a Cronometro la 6a, Vergeze - Nimes di 37 km, i grandi del ciclismo come
Anquetil*** e Riviere (e il giorno dopo 2°). .... segue sotto

   
  «Perché queste ossa fragili» aveva chiesto un'altra volta a Cavanna «perché gli altri cadono e si rialzano ed io invece mi fratturo sempre. E poi che fratture! Penso di essere l’unico corridore che si è fratturato il bacino...». «E il prezzo che paghi alla tua fortuna» gli aveva risposto Cavanna, «le tue ossa sono fragili perché sono leggere come quelle degli uccelli che devono volare...». Fausto lo aveva guardato incredulo e Cavanna aveva aggiunto «perché, sul Pordoi, sull’Izoard, quando hai deciso di andartene è stato come se avessi deciso di spiccare il volo. Altrimenti perché riusciresti a staccare dalla tua ruota tutti i grandi scalatori, come Bartali, che è più piccolo e più leggero di te?».
«Se lo vorrai, avrai un’altra annata come il ‘49», il cieco ha rotto improvvisamente il silenzio, «forse anche più grande, ma stai attento, però» gli aveva puntato ancora contro l’indice, «devi volerlo con forza, perché il tuo fisico è stato molto provato dagli infortuni e il tuo morale è a terra. Dipende tutto da te...». «Io più che alienarmi con scrupolo, come ho sempre fatto, non posso fare» risponde Fausto.
Cavanna gli prende la testa fra le mani, «il tuo problema è qui, Fausto, non nei tuoi muscoli o nei tuoi organi, è qua dentro che devi convincerti che sei sempre il più forte, più di prima.. .e per molti anni ancora». «Mi chiameranno l’Intramontabile come Gino?», scherza Fausto ma Cavanna lo prende sul serio “come Gino no, perché lui ha una fibra più forte, e poi ha carattere, il tuo fisico si logorerà prima del suo, però hai ancora diversi anni. Sfruttali bene. Pensa solo al ciclismo”. “Pensa solo al ciclismo”, Fausto ripete mentalmente le parole di Cavanna. «Biagio, ti devo confessare che qualche volta mi sembra di essere condannato, come se la mia vita fosse segnata da un destino che gioca con me, che da una parte mi concede in gloria e dall’altra mi toglie in felicità».
     

  Faccio un salto avanti di 15 anni per andare agli ultimi giorni di Fausto Coppi

Racconta **** Romeo Venturelli- "In dicembre Fausto va in Africa. Quando torna a Milano, passo a prenderlo all’Hotel Andreola e lo riporto a casa sulla mia 1100 (lo aveva chiamato lui «Sono all’hotel Andreola, ti dispiacerebbe venirmi a prendere e portarmi con la tua macchina a Novi. Non riesco a mettermi in contatto con Giulia, a casa non risponde nessuno») Coppi (di solito) non faceva che ripetermi di andare piano: quel giorno, niente. Sta già male. Entriamo nella villa, mi chiede di fermarmi a cena: dobbiamo parlare della prossima stagione. Ma la Dama Bianca lo tratta male, lo rimprovera di essersi ammalato, chissà come. Soffro per Coppi. Dopo il primo, chiedo scusa, mi alzo (da tavola) e me ne vado. Non lo rivedrò più".
Fausto amava molto la caccia ed era andato in Africa ai primi di dicembre solo e proprio per la promessa di partecipare ad un safari. Aveva anche chiesto il permesso di Gino Bartali perché ora era tesserato nella San Pellegrino la squadra da lui diretta. Al viaggio lo aveva convinto Raphael Geminiani. Bobet aveva rinunciato. C'era un posto vuoto: avevano invece confermato Anquetil, Rivière, Anglade, Hassenforder e Geminiani. La corsa, 70 chilometri nell' Alto Volta (oggi Burkina Faso) per l’indipendenza coloniale, una breve volata vincente di Anquetil, poi la caccia nella riserva di Borga: 3 giorni in tutto. Ma lui al safari non aveva sparato. Dorme con Raphael Geminiani nella stessa stanza «Una notte terribile per l' assalto delle zanzare. Fummo martoriati, i letti non avevano le zanzariere. Rientrammo il 18 dicembre. (A Parigi Gemignani proseguì per Lione e Coppi per Milano dove giunse già con un febbrone da cavallo). Appena dopo Natale, ci telefonammo. Gli dissi che avevo una strana febbre. Mi rispose che anche lui si sentiva addosso l'influenza e che si sarebbe messo a letto». A Villa Carla viene chiamato il medico di famiglia: Diagnosi, influenza asiatica. La febbre andava a 40 e scendeva a 35 il contrario di quello che fa una influenza ma esattamente quello che fa la malaria. Fausto l’aveva già avuta in prigionia, ma nessuno ci pensò, né Allegri, né il primario dell' ospedale di Tortona, Giovanni Astaldi, che era stato chiamato a consulto. Il fratello di Geminiani aveva telefonato: Raphael ha fatto il chinino e sta bene. «Ero entrato in coma», ha raccontato Geminiani, «mi avevano riacchiappato per i capelli dalla morte. Il mio sangue era stato portato all' Istituto Pasteur di Parigi, specializzato in malattie tropicali. Responso: malaria perniciosa, plasmodium falciparum. Mi bombardarono di chinino. Anche mia moglie telefonò. Non le diedero retta» che non s'impicciassero i francesi gli venne detto per la seconda volta. Altri primari arrivarono al capezzale del Campionissimo che formularono anche l’ipotesi di broncopolmonite emorragica da virus. E giù cortisone che per la malaria era come l’eroina per il drogato.Il 1° gennaio (1960) Fausto viene ricoverato ma ormai è tardi anche per il chinino. Il giorno dopo muore. Nel 2011 morirà anche Romeo

       

 

.segue.... Una settimana dopo nella corsa Genova-Roma staccò tutti nella tappa di Reggio Emilia.  Andò al Giro di Romandia e nella prima tappa, la più difficile con arrivo in salita a Montana, staccò di nuovo tutti. Infine il Giro e nella 2a tappa a di Sorrento (22 km a cronometro) di nuovo una lezione a gente come Anquetil, Baldini e Carlesi fino ad indossare la maglia rosa. Fu una notte di baldoria. Era capace di bersi bibite ghiacciate e mangiare come un pazzo furioso e scommettere su chi resisteva di più a tavola. Il giorno dopo si ritirava e la maglia passava sulle spalle di Anquetil in una tappa vinta da Poblet a Campobasso. Venturelli svuotato dalla sua vita folle abbandonò il Giro. Piazzamenti al Lugano, al Lombardia e Forlì e la vittoria al Baracchi a fine stagione con l'imolese Diego Ronchini. Venturelli a sx con Coppi
Tornò per alcune gare nel ’62 e prepotentemente nel 1965. Dopo aver conquistato il secondo posto al Giro di Sardegna vinto da Van Looy, ed aver fatto vedere i sorci verdi a Herentals", andò a vincere il Giro del Piemonte battendo in volata Poggiali. 3° alla Milano Torino e 2° al Gran Prix di St. Raphael. Poi una nuova eclissi. Tornò ancora nel 1972 da isolato, ed anche in quelle poche battute, già ultratrentenne fece capire che aveva qualcosa di divino. Ma il suo fisico era minato dalle sue scelleratezze.
*** Anquetil (1934/1987) nel 1956 lanciò la sfida al record dell'ora di Fausto Coppi. La prima volta fallì, ma al secondo tentativo diventò primatista con km 46,159. A sua volta fu' superato qualche mese più tardi da Ercole Baldini, con km 46,393. Vinse il giro nel ’60, 2° nel ’61 e nel ’59 e di nuovo 1° nel ’64. Al tour 1° nel ’57, 3° nel ’59, poi il filotto del primo posto dal ’61 al ’64 quando fece il paio col giro. L’unico che poteva contrastarlo se gli prendeva sufficenti minuti in montagna era il lussemburghese Charly Gaul 1°nel giro del ’56 e ’59, 3° nel 58’ e ’60 e 3° al tour del ’55 e del ’61, 1° a quello del ‘58.
                                                  

     

 

le tombe dei due fratelli: a sinistra Fausto e al centro il suo bronzo.

TOUR DE FRANCE

1938 Gino Bartali + GPM
1939 Sylvère Maes

1939 Bartali e tutti i ciclisti italiani per ordine del Duce

 non possono andare al Tour vinto poi da Maes
1940-46 non disputato per guerra
1947 Jean Robic
1948 Gino Bartali + GPM
1949 1°
Fausto Coppi +GPM -2°Bartali
1950 Ferdi Kubler
1951 Hugo Koblet
1952
Fausto Coppi + GPM

 

Milano Sanremo

 

VITTORIE DI FAUSTO COPPI IN CARRIERA

 

http://www.memoire-du-cyclisme.net/palmares/coppi_fausto.php

 

http://www.dailypeloton.com/displayarticle.asp?pk=2679 piazzamenti

   
 

Anno

GIRO D'ITALIA TOUR DE FRANCE ALTRE GARE E DISTACCHI INFLITTI

1939

indipendente   1Coppa città di Pavia distacco 5'.02", Coppa Contessa Carnevali lerici 15", Circuito di Susa 4'.02", Giro del Casentino 5'.45", Coppa Canepa Bolzaneto 3'.30", Premio di Varese 6'.42", Circuito del Penice 6'.33",

1940 (Legnano)

1- tappa Firenze Modena 3'.45" e 1° in classifica finale Giro d’Italia 2'.40"

Zurigo: inseguimento Oerlikon

1941

    Giro di Toscana 3.01, Giro del Veneto 1.15, Giro dell’Emilia 10", Tre Valli Varesine 3.07, Giro della Provincia di Milano a cronometro a coppia 2.19 (con Ricci)
 

1942 (B)

(B legenda = sq. Bianchi)   21 giugno Campionato Italiano, 7 novembre primato dell'ora 45,87 km/h

1945

 

** Soc. Sportiva Lazio

5 vittorie**: Coppa Salvioni, Coppa Candelotti 26", Circuiti degli assi di Milano 1.45, Circuito di Lugano 34", Ospedaletti 1.00 

1946 (B)

3 tappe Giro d’Italia Prato-Bologna, Udine-Auronzo, Auronzo-Bassano -2° in classifica finale   Milano-Sanremo 14.00, Giro di Romagna, ,  GP Nazioni a cronometro 1.50, Giro di Lombardia 40", circuiti del Trocadero 2.14, Lugano

1947 (B)

3 tappe e 1° in classifica finale Giro d’Italia 1.43  Reggio Emilia-Prato, Roma-Napoli, Pieve di Cadore-Trento 4.24   Giro di Romagna, 1tappa Giro di Svizzera 6.22, Giro del Veneto 8.00, GP delle Nazioni 8.14, Attraverso Losanna 22", Giro dell’Emilia 10.45, Giro di Lombardia 5.24, Campionato Italiano

1948 (B)

2 tappe Giro d’Italia Auronzo-Cortina 3.12, Cortina-Trento 2.51  e  1° in Gpm   Milano-Sanremo 5.17, Circuito di Padova, Tre Valli Varesine, Giro dell’Emilia 40", Giro di Lombardia 4.40, criterium di Albenga e di Busto A

1949 (B)

3 tappe e 1° in classifica finale Giro d’Italia 23.47 Cosenza-Salerno, Bassano-Bolzano 6.58, Cuneo-Pinerolo 11.52 3 tappe e 1° in classifica finale Tour de France 10.55, Les Sables-la Rochelle 1.32, Briancon-Aosta 4.55, Colmar-Nancy 7.02 Milano-Sanremo 4.17, Giro di Romagna 3.50, , , Circuito di Genova 15", Giro del Veneto 4.20, Giro di Lombardia 2.52, Campionato Italiano, criterium La Louviere, Trofeo Desgrange Colombo
       

1938 - Giuseppe Olmo
1939 -
Gino Bartali
1940 -
Gino Bartali
1941 - Pierino Favalli
1942 - Adolfo Leoni
1943 - Cino Cinelli
1944-45 non disputata per guerra
1946 - Fausto Coppi

1947 -
Gino Bartali
1948 -
Fausto Coppi
1949 -
Fausto Coppi
1950 -
Gino Bartali
1951 - Louison Bobet
1952 - Loretto Petrucci
1953 - Loretto Petrucci
 

Giordano Cottur

Il Bersagliere di Trieste

(Trieste, 24/5/1914 – 8/3/2006)
 "Io a Trieste in un modo o nell'altro ci voglio arrivare"

L'uomo dei piazzamenti, 3 volte terzo al Giro ed altre più staccato anche al Tour, entrò nella storia della Corsa Rosa per la "vittoria" della tappa di Trieste nel 1947. Quell'anno il Giro faceva, doveva far tappa a Trieste, città contesa da Tito. I ciclisti

 

Anno

GIRO D'ITALIA TOUR DE FRANCE ALTRE GARE

1950 (B)

    Giro della provincia di Reggio Calabria 4.40, Parigi-Roubaix 2.45, 1tappa GP ciclomotoristico Trieste, Freccia Vallone 6.05, circuito di Genova dietro motori 3", Napoli Latina della Roma Napoli Roma

1951 (B)

2 tappe Giro d’Italia Perugia -Terni 1.07, Cortina-Bolzano 1 tappa Tour de France Gap-Briancon 3.49 GP Vannini Lugano 2.00, criterium Brasschaet, Besancon, Circuito di Torino, GP industria Besancon, Circuito Le sables d'Olonne

1952 (B)

3 tappe e 1° in classifica finale Giro d’Italia 9.18, Roma-Rocca di Papa 32", Venezia-Bolzano 5.20, Erba-Como 15" 5 tappe e 1° in classifica finale Tour de France 28.17, Metz-Nancy 1.34, Losanna-Alpe d’Huez 1.20, Bourg d’Oisans-Sestriere 7.20, Bagneres de Bigorre-Pau 4”, Limoges-Puy de Dome 10” GP Vannini 3.47, 2tappe e classifica finale GP del Mediterraneo 6.32, Napoli-Foggia e Foggia-Bari a squadre e Catania-Siracusa, circuiti di Vallorbe, Tarascona 2.20, Auch

1953 (B)

3 tappe e 1° in classifica finale Giro d’Italia 1.29, S. Benedetto del T.-Roccaraso, Autodromo di Modena a squadre, Auronzo-Bolzano, Bolzano-Bormio 2.18   Campionato del Mondo 6.16, Trofeo Baracchi 5.44, criterium di Savona, Borgosesia, Firminy, Tortona, Adria, Biella, Montagnana, Castel  S.Giovanni, Napoli, Ferrara, Casale Monferrato, Monedieres, Modena

vennero accolti alla periferia della città da un

   

   folto gruppo di contestatori che lanciarono pietre sul gruppo. Gli organizzatori decisero per l'annullamento della tappa, ma alcune pressioni politiche spinsero a mantenere l'arrivo a Trieste. Si decise allora di far arrivare una delegazione di ciclisti con in testa proprio Cottur, che per primo tagliò il traguardo. segue 3a parte

 

Dio del ciel, se fossi una colomba,! vorrei volar laggiù,
dov’è il mio amor / che, inginocchiata, a San Giusto/
prega con l’animo mesto: “Fa che il mio amore torni..,
ma torni presto!!.. Fummo felici, uniti.... e ci han divisi..

 

Nilla Pizzi

(Festival di Sanremo - Vola colomba)

 

Anno

GIRO D'ITALIA TOUR DE FRANCE ALTRE GARE

1954 (B)

2 tappe Giro d’Italia S. Martino Castrozza-Bolzano 1.52, Circuito Palermo a squadre 4.17, e 1° in Gpm   1 tappa Parigi-Nizza, Giro di Campania, 3 tappe GP ciclomotoristico Roma-Napoli-Roma,  2tappe Giro di Svizzera Winthertur-Davos 36”, Lecco-Lugano 5.05, Coppa Bernocchi 2.14, Giro di Lombardia , Trofeo Baracchi 1.26, circuiti di Cagliari, Stradella, Casale Monferrato, Broni, Città di Castello, Napoli, Albano L.

1955 (B)

2° in classifica finale al giro d'Italia   Giro di Campania 4.46, 1tappa GP ciclomotoristico, 1tappa Giro d’Italia Trento-S.Pellegrino T., Giro dell’Appennino 2.03, Tre Valli Varesine 2.45, Trofeo Baracchi 1.35, Campionato Italiano, circuiti di Cagliari, Almiers, Rimini, Napoli, Titano 2.01, Van Couthem 10”, Criterium degli assi Bruxelles dietro motori

1956

(Squadra Carpano-Coppi)   GP Campari 18", circuito Namur, Criterium Verbania

1957

(Squadra Carpano-Coppi)   Trofeo Baracchi in coppia con Baldini, Criterium Piombino e Santhià

1958

    Circuito di Calvisano, Criteriun Aosta, GP Vespa Versailles

1959

    Circuito Toledo, Criterium Lanciano

           

    VINCITORI DEL GIRO D’ITALIA DAL 1936 AL 1953 

Bartali attacca la bici al chiodo

                   primo                    secondo                  terzo                     legenda m = Gran Premio della Montagna (GPM)   
  1936       Gino Bartali*m    Giuseppe Olmo     Severino Canavesi
1937       Gino Bartali m     Giovanni Valetti      Enrico Mollo

1938      Giovanni Valetti m   Ezio Cecchi         
 Severino Canavesi
1939        Giovanni Valetti     Gino Bartali m        Mario Vicini
1940        Fausto Coppi       Enrico Mollo          Giordano Cottur
1946**   Gino Bartali m    Fausto Coppi           Vito Ortelli
1947**   Fausto Coppi       Gino Bartali m         Giulio Bresci
1948        Fiorenzo Magni   Ezio Cecchi            Giordano Cottur
1949        Fausto Coppi m   Gino Bartali            Giordano Cottur
1950        Hugo Koblet m     Gino Bartali            Alfredo Martini
1951        Fiorenzo Magni  Rik Van Steenbergen Ferdy Kubler
1952        Fausto Coppi      Fiorenzo Magni        Ferdy Kubler
1953        Fausto Coppi**   Hugo Koblet            Pasquale Fornara

* Bartali vince il GPM anche nel '35 e nel '40 - ** Coppi vince il GPM anche nel '48 e nel '54

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** Il Giro d'Italia del 1946, il primo dopo la fine della guerra, si svolse in 17 tappe dal 15 giugno al 7 luglio, per un percorso totale di 3 039,5 km. facilitato dal fatto che il Tour de France non si faceva ma comunque corso per evitare il referendum istituzionale del 2 giugno: quello del 47 in 20 tappe dal 24 maggio al 15 giugno, per un percorso totale di 3 843 km. permise ai nostri, pochi, di partecipare al Tour. Vedi alla scheda Cottur nella 3a parte

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Campionato italiano su strada

1945 Severino Canavesi  Glauco Servadei  Sergio Maggini
1946   Aldo Ronconi        Gino Bartali          Vito Ortelli
1947   Fausto Coppi        Vito Ortelli            Mario Ricci
1948   Vito Ortelli         Fausto Coppi           Luciano Maggini
1949   Fausto Coppi      Luciano Maggini   Adolfo Leoni
 

 

foto sotto Bologna Raticosa il passaggio a Pianoro in mezzo alle macerie (foto W. Breveglieri Bo) 

 

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SEVERINO CANAVESI -  IL BERSAGLIERE
Poté far scrivere al ciclismo pagine di indimenticabile cronaca sportiva, proprio in momenti in cui lo sport era un esempio di pura competizione ed ogni vittoria fruttava la sola gloria dell'alloro.

C’era un altro bersagliere fra le due guerre che macinava vittorie ma non aveva l’onore dei podi più alti e ambiti e questi era SEVERINO CANAVESI da Gorla Maggiore (27-01-1911). Da giovane si allenava soprattutto percorrendo l'erta che dai mulini della valle portava al centro del paese facendosi così i "garoni", come nel buon detto varesino del grande Alfredo Binda. L'esordio nelle gare è del 1926 ma è dell'anno dopo il palmares di 12 vittorie e 13 secondi posti. Passato professionista le vittorie si diradano ma resta sempre il campione di volontà e impegno. Nel 1929 (7) vince la "San Geo") e altre affermazioni personali che vista ancora la giovane età (19 anni) non è poco. Non si poteva correre in giro per l'Italia per le spese e le gare erano comunque poche. Tra il 1931 ed il 1948 corse per la Gloria, la Legnano, la Ganna, la Legnanese, la Bianchi, la Arbos e la Doniselli. Giovanissimo, nel 1931 tentò quindi l'avventura del Giro d'Italia ed alla fine, dopo il 3° posto nella tappa Roma - Perugia, fu 14° in classifica generale. Nel 1932 venne chiamato al 12° di Milano e assegnato ai ciclisti. Dopo la pausa per il servizio militare tornò alle corse (1934) guadagnandosi il titolo di campione italiano di ciclocross e 1° assoluto nella classica di casa Tre Valli Varesine. Tenace scalatore e personaggio schivo poté far scrivere al ciclismo nazionale alcune pagine di indimenticabile cronaca sportiva, proprio in momenti in cui lo sport ciclistico era già dominato da grandi italiani. Diceva di lui Colombo-Gazzella e vicerè della montagna- Terzo alla Coppa Bernocchi, sempre nel 1934, e 2° nel ’38 davanti a Leoni la fece finalmente sua nell’edizione del 1941. Nello stesso periodo correva il Giro d’Italia dove fu terzo nel 1936 (a 7'49" da Gino Bartali) e nel 1938 (a 9'06" da Giovanni Valetti), quarto nel 1937 e nel 1939 e quinto nel 1940.
La guerra arrivò anche per lui (caserma a Livorno), non più giovane non ancora vecchio, con lo stop delle gare maggiori che potevano riempire i suoi ultimi anni. Si impose nel ’42 alla coppa Marin mentre l’anno prima era 3° al Lombardia dietro Ricci e Cinelli. Il Giro di Lombardia era da anni patrimonio di Bartali come prima lo era stato di Binda e come lo sarà dopo (46/49) di Coppi ma il primato delle partecipazioni spetta a lui con 18 presenze. Correva su pista, specialità che non implicava carovane sulle strade ormai insicure. Ed anche la guerra finì e a sorpresa, nel settembre del 1945, alla bella età di 34 anni da indipendente riuscì a conquistare il titolo italiano su strada.

Canavesi riuscì a sfruttare la rivalità tra i "grandi", Coppi, Bartali, Servadei, Ricci, Cottur, Valetti per scatenare la fuga vincente a quasi 200 km dal traguardo e si impose davanti a Servadei e Maggini nella Milano-Angera, che assegnava la maglia tricolore. "A. Bossi: dopo 100 km di fuga viene colto dai crampi e Coppi e Bartali si fanno sotto a meno di 300 metri. E' la fine?. No, egli ben ricorda fiducia in se stesso fino alla presunzione! mancano 40 km all'arrivo. Spronato da Binda Severino si getta a capofitto giù dalle discese e tra il tripudio di una folla in delirio si corona ad Angera, Campione d'Italia. Severino Canavesi gareggia ancora qualche anno poi la dolorosa rinuncia davanti ai nuovi campioni. Muore nel gennaio del 1990 e il suo bel ricordo rimarrebbe sereno se non si aggiungesse la notizia della morte violenta del figlio Angelo (68 anni anche lui per qualche anno corridore) durante una rapina al distributore di benzina che gestiva (2010). 

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