La storia è racconto attraverso i libri Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito. 66 |
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STORIA DEL TERZO
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DISCORSO TENUTO DAL COLONNELLO
COMANDANTE |
PER INIZIATIVA E A CURA DEL GEN. AMBROGIO VIVIANI Tra le numerose pubblicazioni dedicate a Reparti delle nostre Forze Armate e ad avvenimenti di pace e di guerra, questo libro occupa un posto particolare. Per la prima volta la storia di un Reggimento viene raccontata attraverso una documentazione fotografica completa e di grande valore riferita passo per passo a 114 anni di vita dal 1861 in poi. Un testo piano, compilato sulla base di documenti autentici, di testimonianze dirette, di serie valutazioni e comparazioni, espone i fatti a volte semplici a volte gloriosi, sempre con equilibrio quasi con monotonia a bassa voce come quando si chiacchiera sotto la tenda o all'addiaccio. Cartine eseguite con amore, disegni, figurini, i famosi "bolli tondi", la raccolta completa delle cartoline reggimentali, vivificano il testo con preziose testimonianze. Il libro è stato dunque scritto dal Terzo Reggimento Bersaglieri ed è dovuto alla iniziativa dell'ultimo Colonnello Comandante, alla collaborazione di un gruppo di bersaglieri, al sacrificio di alcuni amici e di un italianissimo Editore. |
IL 3° BERSAGLIERI DALLA COSTITUZIONE A PORTA PIA
All’indomani dell’Unità d’Italia (ma mancano ancora Roma,
e le tre Venezie) il 3° Reggimento Bersaglieri, di cui seguiremo le vicende da qui
alla presa di Roma (come esemplificativo degli altri reparti), è di sede
a Modena ed è costituito dai battaglioni XXV (caserma a Guastalla zona
di frontiera col Veneto austriaco: La provincia di Mantova era stata divisa e
Mantova stessa restava attaccata al Veneto), XX (Capitanata Foggia),
XVIII, III (Napoletano), V (Basilicata), XXIII (Sicilia). Non è
possibile indicare sempre gli acquartieramenti al sud poiché nemmeno il Colonnello li
sapeva e quando arrivavano i resoconti o bollettini il battaglione era
già da tutt’altra parte per esigenze operative. Per la repressione del
brigantaggio esisteva infatti un comando ad Hoc. Nel 1860/61 l'impiego per battaglioni, ormai
consueto, trovò quindi evoluzione in quello per raggruppamenti sotto un
unico comando e i Bersaglieri se ne rendevano conto quando rientravano
alle sedi o da li passavano per problemi burocratici. Tale nuovo
orientamento operativo ebbe sanzione ufficiale con il R. Decreto del
24 gennaio 1861 che riordinò appunto il Corpo elevandolo a 36
battaglioni che solo nel gennaio 1862 assunsero il nome di reggimenti
(6),
numerati questi progressivamente ed assegnati ai 6 C.d.A esistenti. |
Comandanti del 3° reggimento dalla costituzione al 1911 | |
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16/04/1961 01/01/1862 colonnello Ferdinando de Rossi 02/01/1862 04/06/1867 colonnello Giuseppe Torre 05/06/1867 02/08/1867 colonnello Carlo Pescetto 03/08/1867 24/07/1873 colonnello Enrico Cavalli di San Germano 25/07/1873 08/11/1880 colonnello Mcedonio Pinelli 09/11/1880 04/10/1883 colonnello Giuseppe Ulbrich 12/10/1883 04/11/1889 colonnello Giovanni Chavasse 05/11/1889 11/12/1892 colonnello Italo Galli 12/12/1892 20/07/1897 colonnello Emilio Clericetti 22/07/1897 25/01/1902 colonnello Tullio Masi 26/01/1902 10/01/1907 colonnello Giovanni Butturini 10/01/1907 13/03/1910 colonnello Giuseppe Regondi 21/03/1910 30/12/1911 colonnello Luigi Agliardi |
Il Col. Ambrogio Viviani è nato a Cremona il 28 ottobre 1929; figlio del colonnello dei bersaglieri Francesco Viviani ha vissuto in molte città d'Italia seguendo il padre nei vari trasferimenti. Terminato il Liceo Scientifico nella città natale è entrato in Accademia con il 6° Corso. E' lui stesso ad aver dichiarato di aver scelto la carriera militare spinto dalla figura del padre, deportato in campo di concentramento negli anni della Seconda Guerra Mondiale e deceduto successivamente alla liberazione. Sottotenente Alfiere al 3°Reggimento Bersaglieri, subalterno del Ten. Pontieri, Tenente Comandante di compagnia con i Colonnelli Guercio, Sturchio , Falzetti, Emanuele. Capitano Comandante di compagnia per tre anni al 4° Corazzato, comandante per due anni del XXVIII battaglione bersaglieri, ha prestato servizio alla Brigata di cavalleria, alla Brigata paracadutisti, allo Stato Maggiore Difesa ed Esercito. Ha comandato il 3°Reggimento Bersaglieri dal 1974 allo scioglimento il 20 ottobre 1975. Nei trent'anni di servizio ha frequentato le Scuole di Guerra italiana e tedesca, l'Istituto Stati Maggiori Interforze, il Centro Alti Studi Militari e ha il brevetto di paracadutista civile, militare italiano e tedesco e quello della Special force degli Usa. E' stato Addetto Militare nella Repubblica Federale Tedesca, in Danimarca e Olanda. Al momento della pubblicazione del presente volume è Comandante della Brigata meccanizzata "Goito". E' stato dal '70 al '74 capo del controspionaggio dei Servizi Segreti italiani (SISMI). Dimessosi per protesta contro il Ministro della Difesa Giovanni Spadolini, si è interessato anche di politica quale deputato eletto nelle file del Partito Radicale nella X legislatura e passato poi al Movimento Sociale Italiano. Si è laureato in Scienze Strategiche presso l'Università di Torino Si dedica a studi e ricerche storico-militari. | |
in memoria dell'editore Nunzio Schena |
http://www.softweb.it/catalogo/NUNZIO-SCHENA-Dotoli.pdf |
Questi i titoli delle sue opere
principali: Storia del 3° Reggimento bersaglieri, Schena Ed., 1980 Storia di Oleggio - Cronaca dal 218 a. C. Al 1963 d. C., 1982 Cronaca e storia del Corpo dei bersaglieri, Piazza Ed., 1983 Storia dei Servizi Segreti Italiani, ADN-Kronos Ed., 1986 Manuale della controspia, Mondadori Ed., 1988, pubblicato anche in Russia ed in Polonia Storia della Massoneria lombarda, Bastogi Ed., 1992 La battaglia di Novara, Ass. Bersaglieri novarese Ed., 1994 Magenta, 4 giugno 1859 - dalle ricerche la prima storia vera, Zeisciu Ed., 1997 La linea Cadorna (con Roberto Corbella), 2000 Il Sesto (131º) corso 1949-1951, Accademia militare di Modena, 2001, Zeisciu Centro Studi Ed. Storia di Rive Vercellese, 2006 Magenta, 4 giugno 1859 - dalle ricerche la prima storia vera, Edizione speciale per i 150° anni della Battaglia di Magenta, Zeisciu Ed., 2009 Per l'Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi", sono state inoltre realizzate le seguenti pubblicazioni: La battaglia si Sant’Antonio Operazione Roma 1870 I servizi segreti piemontesi nel Risorgimento Luci e ombre della Repubblica Romana del 1849 L’eccidio di Fantina |
Con la guerra il brigantaggio ha un sussulto di
riorganizzazione e i battaglioni vengono di nuovo turnati in operazioni
di rastrellamento ma anche per sopire (tranquillizzando il Papa) le mire
di Garibaldi su Roma (Mentana). Il III battaglione fa servizio a Terni
(confine) e aspetta gli eventi. Da Parma non è infrequente vedere i
reparti che si dispiegano per esercitazioni nelle montagne disabitate
del Reggiano e per i tiri al poligono di Sassuolo (Mo) poi
dell'Accademia di fanteria. Questi sono
anche anni di manifestazioni sociali al Nord sulla grave crisi
finanziaria ed economica in cui è caduto il Regno dopo anni di guerre e
di spese. Il III battaglione raggiunge la Sicilia a fine maggio del
1869. Il V da Parma viene trasferito a Milano nel 1869 poi a Palermo. Il XII (12°) viene mandato a Lanciano il 25 settembre 1866 dove resta 3 anni.
Quando rientra a Parma svolge manovre (4/9/1869) sul Ticino. Il XXIII
dalla sua sede di Monza raggiunge l’Emilia dove son in atto disordini
sociali gravi (tassa del macinato) poi sostituisce i battaglioni
decimati dal colera in Sicilia. Il III, V, XII e XXIII
(23°) andranno dal 1871
a formare il neo 8° reggimento (dal 1883 i quarti battaglioni
andranno a formare altri 2 reggimenti es. il 12°
reggimento coi battaglioni 21°, 36°
e 23° ma ne verranno sciolti 4 dal 37° al 40°).
Il XVIII di stanza a Salerno non partecipa ai fatti di Roma e rientra a Parma nel 1871. Il XX raggiunge già dal 17 agosto 1866 Palermo dove è in atto una rivolta poi una epidemia di colera. Qui perde 1/3 dei propri uomini (11 medaglie D’argento e 11 di bronzo (ex menzione onorevole)). Rientra nel 1869 per riorganizzarsi. Il XXV viene una prima volta inviato nel Cilento e una seconda a Celano (24/5/1869) a sostituire il XII. A settembre del 1870 il XXV presidia i confini pontifici ma non si spinge oltre. Il XXXVIII dalla sua sede di Bassano raggiunge la Sicilia da dove viene turnato dal III il 16/6/1869. Dopo una ulteriore missione a Palermo nell’autunno rientra a Parma. Il XLIII passa al sud 4 anni in azioni antibrigantaggio. Rientra ad Alessandria l’8 ottobre 1870, dopo Porta Pia. A fine anno tutti i battaglioni che eccedono il numero 40 vengono sciolti. Il 3° reggimento effettivo si costituisce quindi il 31 dicembre 1870 sui battaglioni XVIII, XX, XXV e XXXVIII (i primi tre resteranno poi i battaglioni tradizionali per 70 anni). La spedizione di Roma Il problema di Roma capitale che ormai si trascinava da anni non si era potuto risolvere politicamente né con la Francia, che garantiva il papato, né con Pio IX chiuso ad ogni concessione. Nell'estate del 1870 si delineava l'occasione favorevole: la guerra franco-prussiana iniziava e si concludeva rapidamente il 1° settembre con la sconfitta della Francia, la prigionia di Napoleone III e la proclamazione della Repubblica. Nel precedente mese di aprile gli ex sovrani di Napoli, persa evidentemente ogni speranza, avevano lasciato Roma e dopo aver peregrinato per Vienna e Trieste s'erano rifugiati a Parigi. L'opinione pubblica era sempre più irrequieta e in Calabria un figlio di Garibaldi, con una inconsulta quanto breve sommossa, era giunto a proclamare la Repubblica. |
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Le operazioni iniziali del XII battaglione bersaglieri |
Il XII (12°) ed il XX
(20°) Battaglione Bersaglieri del 3° Reggimento
erano gli unici acquartierati a Parma e al “Si va a Roma” lo stupore fu
tanto. I reparti sono da qualche giorno rientrati dalle grandi
manovre e tranne il V, in sede a Milano, sono gli unici del 3°
reggimento a
trovarsi al nord. Qualche cosa comunque si era già saputo e gli
Ufficiali lo avevano spiegato durante le istruzioni; di giornali non se ne
trovavano e d'altra parte pochi sapevano leggere. La novità è comunque
accolta con grande entusiasmo, Roma è sempre Roma e anche all'ultima
recluta delle classi dal 1844 al 1848, da poco chiamate alle armi, non
dispiace affatto una simile avventura e una guerra vera.
Dalla lettera del tenente del XII battaglione Alberto Crispo Cappai in data 21 settembre 1870 -Carissimo Padre Il 9 partimmo da Amelia improvvisamente alla volta di Narni e da questa con una marcia forzata a Magliano ove tutti speriamo di passare il confine a Ponte Felice. Dopo poche ore di soggiorno ci viene l’ordine di portarci a Ponte .. (Sfondato ?) presso Fara. L’indomani un altro ordine dalla Divisione (12a) c’impone di ritornare indietro a Magliano. Dopo giorni di soggiorno in questa passammo finalmente i confini a Ponte Felice sul Tevere. Un grido di gioia sfuggì dai nostri petti nel calcare l’usurpato terreno di S. Pietro. Dopo 2 ore di marcia giungemmo a Civita Castellana, ove un piccolo forte con una guarnigione di circa 200 zuavi ci presentò la prima resistenza. L’artiglieria nostra già messa tosto in posizione incominciò a salutare con granate la bandiera bianco gialla, mentre il mio battaglione per strade incassate girò alla corsa il forte sotto il fuoco della fucileria e si presentò sul fianco sinistro del medesimo. Nel momento che noi eravamo per aprire il fuoco la bandiera parlamentare bianca sostituì quella del Papa e noi dovemmo con rammarico rinchiudere le cartucce nelle giberne. |
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Così dal numero unico di "Illustrazione Italiana" in
occasione del 50° (1886) di fondazione del Corpo - F.lli
Treves Editori Mi. - LA PRESA DI PORTA PIA Il 12 settembre una compagnia del 12° e una del 35° erano all'avanguardia al Passaggio del ponte di Borghetto (12 a divisione Magg. Gen. Gustavo Mazè de la Roche) |
Si proseguì per Marta e Toscanella su Corneto. Il XX
Battaglione Bersaglieri occupò per primo, alle ore 9,30 del 13
settembre, il paese di Corneto (l’attuale Tarquinia). La Divisione al
completo (la 2a) occupò, poi, Civitavecchia il giorno 16, mentre i tre
Battaglioni Bersaglieri operarono al centro della Tolfa passando per
Monteromano. Il giorno 18, il XX e gli altri due Battaglioni
Bersaglieri, furono trasportati, via ferrovia, a Ponte Galeria ed il 19
settembre la Divisione, attraverso la via Aurelia Vecchia, si trovò a
tre chilometri da Porta San Pancrazio.
Le operazioni di avvicinamento a Roma s'erano svolte nel modo migliore e
volutamente con una certa lentezza per dare tempo al Papa di riflettere
sulla situazione. Le truppe italiane erano state accolte festosamente
quasi ovunque specie nelle città e nei paesi. I contadini erano per lo
più stupiti e curiosi. Come sempre i bersaglieri erano quelli che
attiravano maggiormente l'attenzione. Roma terminava allora al Colosseo,
Quirinale, San Pietro; il Tevere non aveva argini; la città che contava
circa 200.000 abitanti, era totalmente priva di servizi pubblici con
poca illuminazione a gas o petrolio. L’attacco della 9a div. (btg. XXVI
(26°)
e XLIV (44°)) e
13a div. (XVI (16°) e XXXVI
(36°)) servono a togliere l’attenzione su quello della 12a che
punta al cuore di Roma. La 11a (XXI (21°)
e XXXIV (34°)) sulla Salaria, la 9a a S. Giovanni, la 13a
San Lorenzo mentre la 12a è sulla Nomentana. Al mattino del 20 settembre 1870 iniziò l’attacco, la 12a Divisione si trovò sulla via Nomentana verso Porta Pia e Castro Pretorio, la 2a Divisione su Porta San Pancrazio e Porta Portese. Il XX Battaglione alle ore 6,30 del mattino, avanzò tra le vigne ad Est del Vicolo della Nocetta rispondendo alla nutrita fucileria dei soldati pontifici, alle ore 10 i papalini alzarono bandiera bianca. Solo a sera il XX, spostandosi verso Sud-Est, entrò in Roma da Porta Portese occupando le carceri e, nella notte, rimosse il terrapieno che occupava Porta San Pancrazio (con la 4a Compagnia, occupò villa Pamphili). Nella stessa mattinata del 20 settembre intanto il XII s'era portato alla destra della sua 12a Divisione, insieme alla Brigata Modena. Alle 9.30 raggiunge il Casino Torlonia e alle 10,30 circa, dopo che i cannoni ad avancarica in bronzo rigato cal. 120 mod. 1863 hanno aperto la breccia, superate le linee occupate dalla fanteria, insieme al XXXIV battaglione bersaglieri (Magg. Pagliari) che è alla sinistra della Divisione, si slancia con alla testa la 4a compagnia verso la breccia scalando le rovine ed entra in Roma |
Il 2 ottobre ebbe luogo il Plebiscito e il voto fu solennemente proclamato alle ore 17 del 6 ottobre nella sala maggiore del Campidoglio. I “SI” furono 40 785 ed i “NO” solamente 46. Vittorio E. II, Re d’Italia, farà il suo ingresso ufficiale in Roma Capitale il 2 luglio 1871.
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Sempre dalla lettera del tenente del
XII battaglione Alberto Crispo Cappai - Finalmente dopo molte ma
inutili trattative di diplomazia militare il 20 alle 9,16 del mattino,
la nostra batteria (parlo sempre della 12a divisione alla quale
appartengo poiché delle altre non conosco gli eventi) aprirono il fuoco
a Porta Pia per aprire una breccia nei bastioni e poter quindi montare
l’assalto. Volli sempre, mentre il nostro battaglione era indietro al
coperto, seguire i movimenti dei nostri pezzi in posizione e ciò per
provarmi, per vedere così che effetto facevano su di me le cannonate che
ci controbattevano i papalini. Fui soddisfatto della prima prova , calmo
e indifferente seguivo collo sguardo le granate che arrivavano e che
scoppiavano a pochi metri da noi: dopo una mezz’ora i nostri bravi
artiglieri smontarono i pezzi nemici e fecero mano ai lavori di Breccia.
Dopo 6 ore (dall’inizio delle operazioni) alle 11 la breccia ancora
fumante era aperta. Il segnale generale dell’attacco fu suonato ed il
nostro battaglione s’avvicina alle mura. Tutt’ad un tratto un Generale (xxxx)
ci grida: Bersaglieri non lasciatevi pigliare la palma dalla linea.
Questa infatti per una scorciatoia minacciava di precederci. Allora
facciamo gettare gli zaini, abbandoniamo la strada coperta ed
entriamo in aperto campo battuto dai fuochi incrocicchiati dei
bastioni.. Questo spazio di 200 metri fu percorso alla corsa veloce,
senza mai abbassare la testa: mi fermai due volte per riunire la mia
mezza compagnia …poi
alla fine…. Cadorna salutò il
nostro battaglione che per primo si impossesso di Roma dicendoci:
Bersaglieri siete i primi soldati del mondo ! e ciò in presenza
dell’intera divisione. Qui siamo (oggi) accampati al Monte Pincio e quanto
prima saremo acquartierati …… Alla sera strade e piazze, nonché osterie, erano piene di soldati e cittadini festanti. La 2a Divisione fu subito sciolta: rientrerà nella sede di Parma il 28 dicembre. Il 22 settembre il XII da Roma si porta a Santa Agnese e da qui a Monterotondo per ritornare a Roma il 4 dicembre; il 28 è impiegato in città al soccorso della popolazione civile colpita dalla inondazione del Tevere. Il XII ed i suoi caduti sono ricordati sulla lapide che nel 1975 ancora esisteva sulle mura di Porta Pia; i bersaglieri del battaglione ebbero 1 Croce di Savoia, 7 Medaglie d'argento e 10 Menzioni onorevoli (bronzi). Al primo gennaio 1871 il 3° reggimento è così dislocato: Comando, Stato Maggiore e Compagnia Deposito a Parma, dove si trovavano dal 21 novembre 1866: XVIII, XX, XXXVIII a Parma che avevano raggiunto rispettivamente il 21 maggio 1871, 28 dicembre 1870, 29 settembre 1870; XXV nella zona di Capua in servizio d'ordine pubblico. Le nuove leggi del 1871 apportano alla organizzazione militare profonde innovazioni in tutti i campi. Di diretto interesse per il Reggimento sono: la carabina Rermington modo 68 presa ai papalini (in numero limitato), la ferma ridotta da 5 anni a 4, con obbligo personale al servizio militare (prima uno poteva farsi sostituire), l'istituzione della "Milizia provinciale" (Mobile e Territoriale ) che sostituisce la Guardia Nazionale esistente dal 4 agosto 1861 per l'ordine pubblico, alla quale vengono assegnati per 8 anni dopo la ferma i bersaglieri della 1a categoria e per 5 anni quelli della 2a categoria, cioè quelli che hanno fatto servizio militare solo per poche settimane, la creazione dei Distretti destinati alle funzioni di Depositi di leva e di centri di mobilitazione e di istruzione delle reclute. Il 1870 è anche l'ultimo anno nel quale gli Ufficiali dei bersaglieri portano il piumetto verde che diventa uguale a quello della truppa e il gonnellino. Ciò non dispiace mentre invece dà notevolmente fastidio l'allungamento della mantellina disposto prima per i sottufficiali e poi per la truppa. Ancor più da fastidio l’azzeramento della numerazione dei battaglioni (si assume come la fanteria I, II, III, IV). Tale numerazione dovrà rimanere per diversi anni anche se in verità poco rispettata. |