La storia è racconto attraverso i libri

Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito

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La marchesa Gemma Guerrieri Gonzaga

 

nata de Gresti di San Leonardo

di Luisa Pachera   

Edizioni Osiride  ISBN 978-88-7498-109-0

 

Alla messa mattutina del patrono (sagra) di S. Leonardo in Sarnis* nella omonima chiesetta, Rosina Franchini scoppiò a piangere. Era il 6 novembre 1914 e sul fronte della Galizia dopo un primo avvio favorevole i Russi s’erano ripresi i terreni perduti. Molti austriaci erano caduti prigionieri e fra questi molti trentini. Rosina non aveva più notizie di Eugenio, uno dei suoi 4 figli, da giorni e l’unica era un messaggio della Croce Rossa Internazionale, molto superficiale e impreciso. Poteva anche essere prigioniero, ma non specificava in quale stato era.
- Al termine della predica di Don Fiorino, predica che s’intonava alle tristi circostanze del tempo, udii un singhiozzo mal represso, un pianto soffocato da un fazzoletto sulla bocca da parte di una donna con il velo in testa, che più tardi riconobbi come Rosina Franchini nata Rizzi, abitante a Masi d’Avio, uno dei “Tredici masi”, compresi tra Vo sinistro e San Leonardo in Sarnis. Anche se educazione e pietà inducono a non convergere l’attenzione su chi vive momenti difficili, la curiosità di tanti era rivolta verso quella donna così addolorata. (così racconterà il figlio Anselmo)
Due erano le cerimonie della Sagra: una religiosa con Messa cantata e il Rosario con bacio della Reliquia al pomeriggio – l’altra quella privata fatta dei soliti pranzi coi parenti e giochi (bocce, tombola o carte). Ma quest'anno non era tempo con le notizie che giungevano. Ogni giorno in qualche casa del comprensorio di Avio si piangevano i morti.
Ultima dei quattro figli di Oddone de Gresti di San Leonardo e di Emilia d'Asart, Gemma de Gresti
(San Leonardo, 11 novembre 1877 - Rovereto, 14 marzo 1928) sposa nel 1893 Tullio Guerrieri Gonzaga. Rimasta vedova nel 1902 con un figlio di 7 anni è lei che manda avanti la grande tenuta vitivinicola pur non risiedendoVi. Passano gli anni e la festa del patrono, condivisa da tutti nella piccola cappella è l'occasione per incontrarsi, popolo e nobiltà riunito nella solenne celebrazione: è qui alle 10,30 di quel venerdì 6 novembre 1914 che inizia la nostra storia.

*In questi "Campi Sarni" (cerni), come vengono chiamati con riferimento al luogo  -  Sardis o Sarnis - dove nel 589 furono celebrate le nozze del re dei Longobardi Autari con la figlia del re dei Bavari Teodolinda.

   

Dalle note dell’autrice: La vita e l’opera di una grande donna in una biografia che è anche un romanzo e una raccolta di documenti storici. Gemma de Gresti Guerrieri Gonzaga è una donna fortunata, nasce a San Leonardo nel Trentino meridionale nel 1873, in una famiglia dove non le mancano gli affetti e neanche i mezzi per vivere bene, negli agi e nelle amenità senza preoccuparsi di quanto le sta attorno. La sua esistenza non sarà così. Durante la Grande guerra lei si fa artefice di una grande impresa, quella di rintracciare i soldati austriaci di lingua italiana prigionieri in Russia, di metterli in contatto con le loro famiglie e, più tardi, di farli rientrare in Italia. Sono migliaia. Nel primo dopoguerra si occupa della ricostruzione del territorio trentino devastato dal conflitto, degli ospedali, scuole e asili distrutti e svuotati, dell’integrazione del Sudtirolo nel nuovo contesto nazionale, della fondazione della Campana dei Caduti di Rovereto e di molto ancora. La morte la coglie ancora giovane e in piena attività, mentre affronta da protagonista gli avvenimenti del suo tempo. Era il 1928.

**Anselmo Guerrieri Gonzaga (1895 /1974), volontario di guerra, tenente, medaglia d’argento e di bronzo al v.m..

Presa dal pianto la Marchesa s’avvicina e apprende che altri tre figli della Rosina sono in condizioni critiche: 2 sono feriti e un altro non dà comunque notizie. Le sue conoscenze, il suo rango le permettono di contattare gente che in Russia può informarsi. Eugenio Franchini viene rintracciato e con lui altri di cui si inizia la pubblicazione ripetuta in elenchi sui quotidiani locali. Eugenio Franchini, diventa quindi il soldato Ryan” da portare in salvo. È lui il perno su cui inizia a ruotare tutte una fitta rete di contatti di centinaia e centinaia di altri prigionieri, che risponderanno all’appello. Ma l’Italia non è ancora entrata in guerra e quei canali che lei ha attivato attraverso l’Italia (abita a Torino e con lei collaborano Michele Kaminka, insegnante di russo, Casimiro Lazowsky, polacco russo e il console onorario di Russia a Torino, Giovanni Gorini che utilizza la valigia diplomatica) non le permettono, ora che il fronte passa vicino ad Avio di continuare a comunicare dopo il 24 maggio col Trentino.
- Queste informazioni alimentarono, come ben si può immaginare, una nutrita corrispondenza anche con le famiglie dei prigionieri, ognuna delle quali invocava il suo intervento per far giungere al congiunto lontano le proprie notizie, pacchi e denaro. Il 24 maggio 1915 tutto questo immenso lavoro di corrispondenza, che si svolgeva a Torino venne bruscamente interrotto con le Province Irredente a seguito delle iniziate ostilità belliche contro l’Austria-Ungheria. Un nuovo dramma per migliaia di persone irredente.
(**Anselmo Gonzaga)
Si sa che una delle prime proposte dello Zar alla neutrale Italia di “restituire”, se non alle loro terre al regno, questi uomini è andata a vuoto per evidenti motivi politici. Dopo questa data la situazione può considerarsi cambiata e il primo a farsi carico di ciò deve essere il governo italiano nella persona del suo primo ministro Salandra e del ministro agli esteri Sonnino. I nomi dei prigionieri sono tanti, ricevono regolarmente pacchi e questo li fa crescere ogni giorno in un passaparola da campo a campo (27 in totale) nonostante le distanze. Ma nemmeno lei può immaginare i numeri totali che comprendono altre regioni tributarie i uomini come la Venezia Giulia e il litorale. La sua insistenza viene premiata quando finalmente una prima missione parte per la Russia nell’estate del 1916.

 

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Nell’ottobre i primi due bastimenti carichi di italiani, scortati da navi da guerra russe ed inglesi, salpano verso Dover via Polo Nord; da lì giungeranno, in treno, sani e salvi a Torino dove ad attenderli c'è alla stazione la marchesa Soccorritrice, accompagnata dall’On. Comandini, sottosegretario in rappresentanza del Governo e dal prefetto di Torino, S. E. Ricci. Ma l'opera non poteva considerarsi finita. A queste persone (quasi 5.000) si aprivano  in prospettiva solo campi di raccolta che se non avevano la durezza di quelli di prigionia erano pur sempre simili. I mezzi che lo stato italiano poteva disporre dopo quasi 2 anni di guerra erano sempre più miseri, ma migliori di quelli in Russia. - E in attesa e colla speranza di ritornare al più presto alle loro case a alle loro terre, essi trovarono momentaneo lavoro a Torino, nelle industrie di guerra, prime fra tutte alla Fiat, perché mia madre diede la sua assicurazione personale, la più ampia, al Senatore Giovanni Agnelli, che nessun prigioniero avrebbe compiuto atti di sabotaggio. Giovanni Agnelli credette a mia madre e giustamente, perché nessuna azione deleteria infatti fu mai compiuta da parte di un solo dei tanti irredenti. (Anselmo Guerrieri Gonzaga) . In Russia s’era intanto avviata la fase di raccolta di questi uomini in un unico campo a Kirsanoff. Nel momento peggiore per la Russia (marzo 1917) giungeva a Mosca una nostra seconda missione che dovrà disbrigare nelle more della Rivoluzione il rimpatrio di un ancor più consistente numero di prigionieri. Gemma de Gresti collaborò poi nel dopoguerra alla costituzione dell'Associazione reduci dalla Russia.

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