La storia è racconto attraverso i libri

I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati

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 Diego Vicini

L'8° BERSAGLIERI e la guerra in AFRICA SETTENTRIONALE (1941-1943)

TAMARI EDITORI in Bologna

  Pag 484 e segg. Brani e riassunti:
L’ordine di Rommel diretto al comando del XX C.A. alle ore 14,45 del 2 novembre diceva testualmente:
«A nord infuria la battaglia decisiva che sarà continuata domani: l’Ariete deve intervenire. Si ordina che:
1) un terzo dell’Ariete raggiunga immediatamente la zona Deir Abu el Hiqeif;
2) il rimanente della divisione dovrà seguire al tramonto nella stessa zona.
Alle ore 6 del giorno 3 la divisione deve trovarsi ben riposata sul campo di battaglia in zona sud di Tell Aqqaqir .
Il gen. De Stefanis, a partire dalle ore 0 del 3 novembre prenderà il comando unico delle divisioni motorizzate e corazzate italiane. È molto importante che il primo terzo della Divisione muova subito e marci a grandi intervalli mentre la rimanente massa della Divisione, mediante piccoli movimenti, finga forze più considerevoli ancora nella vecchia zona».
L’ordine aggiunge di tenere larghi intervalli e di fare quanta più polvere possibile nello stile Rommel.
Esso venne subito trasmesso telefonicamente al gen. Arena (Ariete) e nel tardo pomeriggio la grande unità iniziò il suo trasferimento verso il nord (vedi in piantine 16 e 16 bis), lasciando in posto, alle dipendenze del X C.A., il Nizza Cavalleria (L3) e, per deficienza di mezzi di trasporto, il III e il V battaglione /8° bersaglieri, 3 batterie del 132° artiglieria (2 da 105/28 e i da 75/27) e 1 pezzo da 88/25.
L’Ariete in movimento comprendeva pertanto: il comando dell’8° con il XII btg; il 132° carristi su 3 btg. (IX, X, XIII) con 120 carri M; il 132° art. su 2 gr. smv. da 75/18 (15 pezzi), i gr. da 75/27 (2 btr.), i gr. misto (1 btr. da 105/28, 2 btr. da 90/53, 1 btr. da 88/45). Per la pista rossa, la scorciatoia Ariete (q. 101), piegò poi a ovest-nord/ovest per la Tonnen piste. Nella notte si ammassò sotto il ciglio settentrionale di Deir el Harra, a nord di Pass for cars e Water Hole, zona dove stazionava il comando del XX C.A. in procinto di spostarsi. All’alba del 3 comparvero nel cielo i scintillanti squadroni dei Liberator. Ricorda il ten. Merla del 24° battaglione genio del XX C.A., immesso nella divisione nella stessa notte con una stazione radio di potenza:

- Ma l’Ariete fra gli scoppi e il polverone marcia ordinata, sicura, alla sua ultima battaglia. Brava gente! Saranno stati, penso, poco più di duemila (i carri, pezzi di artiglieria e semoventi, bersaglieri, carreggio). Le macchine, tra autocarri della divisione e del comando del XX, sono alcune centinaia e procedono in colonne parallele ed intervallate. I grappoli di bombe si abbattono qua e là, sollevando cumuli di fumo e polvere e appiccando qualche incendio, ma il movimento non si scompagina (la 7° cp del XII Bersaglieri avrà 8 morti e numerosi feriti). Ben presto volgiamo ad est. Incrociamo lunghe file di soldati italiani che marciano verso ovest. Anch’essi, come il X CA., hanno avuto ordine di raggiungere il meridiano di Fuka. Sono, e ce n’era di che, visibilmente affaticati. Molti volgono il capo a guardarci, senza parlare. Non ricordo le mostrine. Forse erano i resti della Trento, forse era la Bologna. Incontriamo anche, fermi presso alcuni autocarri, un gruppo di bersaglieri superstiti del 12° reggimento. Essi ci ragguagliano brevemente sulla battaglia di ieri, con volti segnati, ma fieri»

Un attacco notturno al saliente di Tell Aqqaqir era stato per ora sventato dagli 88 tedeschi. Nelle prime ore del giorno, nel dubbio che a Berlino non avessero ben afferrato la reale situazione descritta in un suo messaggio, Rommel aveva deciso di inviare il suo ufficiale d’ordinanza, ten. Berndt, presso il Fuhrer per fare intendere che era opportuno lasciare all’armata piena libertà d’azione. - l’A.C.I.T. (armata corazzata italo tedesca) avrebbe resistito e combattuto su posizioni intermedie, evitando combattimenti decisivi, finché il rapporto di forze non lo avesse consentito o finché il grosso dell’armata stessa non fosse stato trasportato in Europa. Dopo il fallito attacco notturno a Tell el Aqqaqir il C.T.A. ("Deutsches AFRIKAKORPS" o Dak), contava solo 30 carri efficienti, e il XX C.A di suo i 20 della Littorio del 12° Rgt. Bersaglieri. Vista la prudenza del nemico Rommel ordinò, quindi, il raggiungimento delle posizioni arretrate di Fuka, con movimento per settori, cominciando da nord, con assoluta precedenza per le truppe non motorizzate dei settori settentrionale e centrale. Il XXI C.A. (gen. Navarrini), con le divisioni Trento e Bologna, doveva iniziare subito lo spostamento, mentre la brig. par. Ramke e il X C.A. (gen. Nebbia), con le divisioni Brescia, Folgore e Pavia in fondo al deserto, sarebbero rimasti, per il momento, sulle posizioni raggiunte. Sulla fascia costiera, il X btg /7° bersaglieri si era portato all’altezza del km 150

De Strefanis

Nella convinzione che la vita di un popolo sia continuità e che esso debba conoscere e serenamente valutare il suo passato, nel quale affondano le radici il suo presente ed il suo avvenire, dedico il libro ai giovani di questa e delle future generazioni.
Ricostruendo con scrupolo e con intento di obiettività le vicende dell’8° reggimento bersaglieri in Africa Settentrionale, nel quadro delle operazioni belliche del 1941-1943, ho inteso rendere giusto riconoscimento alla dedizione e al sacrificio di quanti militarono nelle sue file, idealmente accomunandoli a tutti i soldati d’Italia, che, in nome della Patria, compirono il loro dovere in quello scacchiere operativo.
Esprimo gratitudine all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito per avere agevolato le mie ricerche e consultazioni presso i suoi archivi. Ringrazio i numerosi reduci del reggimento e di altri reparti per la collaborazione fornitami a mezzo di diari, memorie e relazioni sui fatti d’arme vissuti.
Sono riconoscente al gen. Montemurro, valoroso comandante dell’8° nella prima fase della campagna, il quale ha messo a mia disposizione il suo prezioso archivio.
GEN. C.A. AUS. DIEGO VICINI
(già comandante dell’8° bersaglieri negli anni '63 e '64) - Vignola (MO), sett. 1977

Rommel  al Gen. Arena, (che gli faceva presente la nostra scarsa efficienza) "Generale, conosco la vostra divisione meglio di voi, l’Ariete ha ancora delle possibilità, fermerà per un giorno gli inglesi”: e così fu.…

- Rommel: «A sud-est e a sud del comando si vedevano grandi nuvole di polvere, Qui si svolgeva la disperata lotta dei piccoli e scadenti carri italiani del XX Corpo contro 100 carri armati pesanti britannici che avevano aggirato il fianco destro scoperto. Come riferì più tardi il magg. von Luck, da me mandato con il suo reparto a tamponare la falla tra gli italiani e il C.T.A., i primi, che rappresentavano ormai le nostre più forti truppe motorizzate, combatterono con straordinario valore.Uno dopo l’altro i carri esplodevano o s’incendiavano mentre il violentissimo fuoco dell’artiglieria nemica ricopriva le posizioni della fanteria e dell’artiglieria italiane. La sera il XX corpo italiano, dopo valorosa lotta, era annientato. Con l’Ariete perdemmo i nostri più anziani camerati italiani, ai quali, bisogna riconoscerlo, avevamo sempre chiesto più di quello che erano in grado di fare con il loro cattivo armamento»

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  Per portare indietro la fanteria appiedata, dei 1.500 camion chiesti da Rommel, ne arrivarono 100 e al X C.A 19 !!
In ciò va ricercata, per gran parte, la causa non della sconfitta, che era ormai inevitabile, ma dell’entità delle perdite subite, specie dalle unità italiane.
- Alle 13,30 arrivò l’ordine di Hitler “vincere o morire ad El Alamein”: ”... Con piena fiducia nella vostra personalità di capo e nel valore delle truppe tedesche e italiane ai vostri ordini, il popolo tedesco segue con me l’eroica lotta difensiva in Egitto. Nella situazione nella quale vi trovate non può esservi altro pensiero che continuare a resistere, non cedere di un sol passo e gettare nella battaglia ogni arma, ogni combattente di cui si possa ancora disporre. Considerevoli rinforzi di unità aeree saranno inviati in questi giorni al comandante in capo del sud. Anche il Duce e il Comando Supremo faranno il massimo sforzo per farvi giungere i mezzi per il proseguimento della lotta. Nonostante la sua superiorità numerica, anche il nemico arriverà alla fine delle sue forze. Non sarebbe la prima volta nella storia che la volontà più forte trionfa dei più forti battaglioni det nemico. Alle vostre truppe non potete indicare altra via se non quella che conduce alla vittoria o alla morte»
Rommel rimase impietrito anche quando dagli Italiani (DELEASE Mar. Cavallero) arrivò lo stesso messaggio
addolcito da “Rifornimenti vengono spinti con ogni mezzo, via aerea et via mare”. Rommel ligio alla subordinazione ordinò la sospensione del ripiegamento già iniziato. Le posizioni sulle quali resistere ad oltranza dovevano essere quelle già occupate nel primo sbalzo, all’altezza del meridiano n. 850. Egli si rese conto che al Quartiere Generale del Fuhrer e al Comando Supremo in Roma non avevano ancora capito con sufficiente chiarezza come stavano le cose in Africa. Che, in effetti, così fosse lo dimostra lo stesso Cavallero nel suo Diario allorché, sotto la data del 3 novembre, scrisse che gl’inglesi dovevano ormai essere al limite delle forze e che Rommel era nelle migliori condizioni poiché aveva le forze riunite alla mano e disponeva di non meno di 250 carri !!!. Cavallero concludeva, poi, affermando: «La situazione già seria è tesa ora all’estremo limite, ma non è disperata e Rommel potrà risolverla È la sua battaglia: ha benzina e munizioni !!. Il nemico crede di avere esaurito le sue riserve e fa l’ultimo sforzo» L’ordine di sospendere il ripiegamento e di rioccupare le posizioni testé abbandonate provocò, presso le unità che lo ricevettero, dapprima incredulità e poi sconforto. La div. Trento, che ancora non aveva iniziato il movimento verso Fuka, si trovò a dover resistere ad oltranza su di una linea priva di opere difensive, senza riserve di munizioni (già avviate verso ovest) e con scarsità di viveri. Il gen. Masina protestò dicendo che era pazzesco pretendere una resistenza in quelle condizioni. La div. Bologna si era incamminata a piedi alle ore 14 ed ufficiali dello SM del C.A. vagarono nel deserto durante la notte per ricercarne il comando ed i reparti. Quando si sentirono dire che avrebbero dovuto ritornare indietro, là di dove erano partiti, quei soldati guardarono con occhio esterrefatto coloro che li incitavano in questo senso, convinti di avere a che fare con degli squilibrati. Le unità più vicine alle posizioni abbandonate riuscirono a riportare in linea qualche reparto, ma nel complesso ne risultò una situazione di grande confusione, che agevolò, nella giornata successiva, il raggiungimento dei suoi obiettivi da parte del nemico.

La fine della divisione «Ariete» (Deir el Murra - Bir el Abd: 4 novembre 1942)
Il XX C.A., la sera del 3 novembre, ricevette l’ordine di schierarsi per le ore 6, 15 del giorno 4 nella zona tra la depressione di Deir el Murra e Bir el Abd (Tavola n. 33). Da quell’ora in poi, tutte le truppe dell’A.C.I.T. in grado di combattere dovevano resistere sul posto sino all’estremo. Nel pomeriggio del giorno 3, intanto, il gen. Montgomery, avuta già la sensazione di sintomi di cedimento da parte dell’avversario, ordinò che, nel quadro del suo intendimento espresso il giorno precedente circa l’apertura di una nuova breccia a sud di Tell el Aqqaqir, fossero effettuati, a intervallo di tempo, tre attacchi preliminari. Il primo, iniziato alle 17,45 e avente per obiettivo un tratto della Pista Ariete a circa 4 chilometri sud di Tell el Aqqaqir, si concluse in un fallimento e con la perdita di 32 carri Valentine. Il secondo, effettuato alle ore 2,30 del 4 novembre, raggiunse il suo scopo, cioè l’occupazione di un tratto della stessa pista, 8 chilometri a sud della medesima località. Il terzo, infine, iniziato alle ore 6,15, portò all’occupazione di q. 43, senza che i tedeschi opponessero seria resistenza. L’8° armata si impadronì così della zona di Tell Aqqaqir due giorni dopo la data prevista. Intanto, però, stava ammassandosi il grosso delle sue forze per l’attacco decisivo, contro i resti dell’A.C.I.T., che, secondo gli ordini, risultò quel mattino così schierata, da nord a sud.
- 90° div. leggera: da Teli el Sahlabi a Teli el Gora;
- 21a div. corazzata: da Teli el Gora a q. 47 di Teli ei Mansfra;
- 15° div. cor. e aliquota cor. della div. Littorio, da detta altura a q. 35 di Deir el Murra. Il C.T.A. disponeva di 22 carri, la Littorio di 20 M 13
- Ariete, immediatamente a sud della l5a con circa 100 carri M13 tra Deir el Murra e Bir el Abd
Gli elementi della div. Trento (XXI C.A.), che avrebbero dovuto trovarsi sulla destra dell’Ariete, a Bir el Abd, risultarono a sud-ovest di alcuni chilometri e l’8° bersaglieri dovette ripiegare la sua ala meridionale per coprire quel fianco. Sulla sinistra, i reparti tedeschi erano di scarsa consistenza, diluiti su ampia fronte. A tergo della Divisione erano dislocati elementi residui del 66° rgt. f Trieste, a sud di Sidi Suweil, e del 12° bersaglieri (2 compagnie) 5 chilometri più a ovest.
Su un fronte di 8 chilometri, da Tell el Aqqaqir verso sud, era schierato il X C.A. britannico 1°, 10° e 7° cor. (meno IV brig. cor. leg.); più a sud, anch’essa alle dipendenze del X C.A., si trovava la 2° neozelandese rinforzata dalla IV brigata leggera. circa 650 carri. A nord di Tell el Aqqaqir, la 51° divisione e, nel settore costiero, la 9° australiana avrebbero svolto azione di rastrellamento. Nel settore meridionale, il XIII C.A., svolgendo azione a fondo verso occidente, doveva inseguire le unità italiane, che, per la penuria dì automezzi, ben nota anche agli inglesi, difficilmente sarebbero sfuggite ad una triste sorte. Alle ore 8 di quel 4 novembre, dopo un’ora di possente preparazione di artiglieria, 60.000 uomini dell’8° armata inglese mossero all’attacco su un fronte di ca. 30 km, dal mare a Deir Abu el Hiqeif. La 9° australiana cozzò contro la 90° leggera tedesca, che ne sostenne brava mente l’urto, e la 51° Higland rastrellò una zona ormai sguarnita di truppa. Le divisioni corazzate 1a e 10a attaccarono il C.T.A. in corrispondenza di Tell el Aqqaqir, premendo in particolare contro la collinetta di q. 47 di Tell el Mansfra, punto di giunzione tra la 21a e la 15 corazzata. Più a sud, la 7 corazzata (XXII brigata e aliquote della VIIl) incappò nella div. Ariete che si era schierata con il IX btg. carri (ten. col. Mazzara) e il V gr. smv. Da 75/18 (cap. Folchi) a sinistra, il X btg. carri (cap. Grata) e il VI gr. smv. (ten. col. Pasqualini) al centro, il XII btg. bers. (magg. Bernasconi) e il gr. da 75/27 (2 btr.) a destra, il XIII btg. carri (ten. col. Baldini) in riserva.
Ben presto, iniziato il fuoco delle loro artiglierie, gli inglesi si aprirono ed avanzarono gravitando sulla fronte del X battaglione carri. Arrestatisi a circa 1.500 metri, dalle loro inconfondibili sagome di Sherman iniziò un preciso tiro al bersaglio contro i carri italiani, impossibilitati a reagire per l’insufficiente gittata dei cannoni. Alle ore 7,30, i reparti della divisione ricevettero l’ordine di resistere sul posto. Alle ore 8, i mezzi corazzati britannici, in numero di circa 200, mossero all’attacco. Sulla sinistra del X battaglione, il ten. Ricevuti andò loro incontro con il suo plotone, ma chi riusciva ad intaccare in qualche modo quella massa di ferro era il fuoco dei semoventi. Verso le 9, il battaglione, la cui situazione apparve insostenibile, ottenne l’autorizzazione ad arretrare di 1 km a S:O, schierandosi all’altezza del IX. La pressione avversaria diminuì, ma i carri del X erano già ridotti da 31 a 16 e quelli del V gruppo semovente a 3. Alle 10,30, la 2 divisione neozelandese e la IV brigata leggera impegnarono il XII bersaglieri e allargarono il loro movimento aggirante a sud di Bir el Abd, in direzione di Bir Murkheisin.
Il battaglione era schierato, da sinistra a destra, con l’8a compagnia (ten. Castellari), la 9 (ten. Muzi) e la 7 (sten. Rao-Torres). Per parare la minaccia avvolgente dei neozelandesi intervennero tutte le artiglierie della divisione, mentre uno spostamento dell’8a compagnia sull’estrema destra del battaglione non poté essere effettuato per l’impossibilità di sganciarsi. Alle ore 10,30, gli attaccanti rinnovarono lo sforzo, specie contro il IX battaglione carri e i resti dei due gruppi semoventi.

 «I nostri carri, poiché non si incendiavano tanto facilmente, furono ridotti a colabrodo» (ten. Castellari l’8a compagnia bersaglieri). ”Devo sottolineare il valore dei nostri carristi e dei nostri artiglieri sui semoventi. Nessun carro e nessun semovente, di quelli visti da me, è ripiegato: sono stati squarciati o bruciati (sten. Quagliardi). Questa circostanza fece pensare all'impiego da parte inglese di armamento particolare. Alle ore 12, una compagnia del XIII battaglione intervenne sulla sinistra del IX, appoggiata dal V gruppo semovente e dal gruppo misto di artiglieria, che già aveva perduto una batteria da 90/55 e quella da 88/55. Alle 14, si sviluppò un altro attacco frontale in forze e alle 15 i mezzi avversari scivolarono lungo il fianco meridionale dello schieramento, creando le premesse per l’accerchiamento della divisione.
Alle 15,30 del 4 novembre, con l’ultimo messaggio essa riferì la sua drammatica situazione. - Carri armati nemici fatta irruzione a sud dell’Ariete. Con ciò Ariete accerchiata. Trovasi circa 5 km nord-ovest Bir el Abd. Carri Ariete combattono -
A Tell el Manfsra era stato catturato il gen. von Thoma insieme a circa 300 uomini. Alle ore 13 più a sud, la 2° divisione neozelandese aveva travolti gli sparuti resti della div. Trento ed inseguiva con la IV brigata leggera la div. Bologna. La div. Ariete ricevette allora l’ordine di ripiegare nella zona di q. 78 di El Ruweisat (20 km circa a NO di Deir el Murra e circa 14 a SO di El Dab’a). Nel frattempo, però, aliquote di carri inglesi avevano investito le posizioni del XII/8° bersaglieri, incuranti del fuoco dei piccoli cannoni da 47/32. I resti dell’8a e della 9° compagnia riuscirono alfine a sganciarsi, ma quelli della 7°, attaccati sul rovescio e privati degli automezzi andati distrutti, dovettero soccombere. Alla sera giunse sia da Hitler che da Mussolini l’autorizzazione per Rommel ad agire secondo i suoi intendimenti. Le ventiquattro ore sottratte al ripiegamento, però, pesarono gravemente sulla bilancia delle perdite.
Si erano per ora salvati - Comando Divisione, Comando 8° bersaglieri con 200 uomini, Comando 132° carristi con 31 carri, Comando 132° artiglieria con 17 pezzi per metà inefficienti.