La storia è racconto attraverso i libri I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati 36 EMILIA |
||
|
Le parole nascoste
1870-1881 E' l’amore impossibile - scrive Saverio Tutino nella prefazione - di una nobildonna milanese, madre di cinque figli, per il tenente dei bersaglieri Federico Alessi, un ufficiale sempre in giro per il sud a combattere contro il brigantaggio (ma i tempi del grande brigantaggio era finiti da molto). Il marito della contessa è un uomo molto più vecchio di lei, che addirittura aveva avuto una relazione con la madre. Il matrimonio non è mai decollato, malgrado la numerosa prole. Emilia per vincere la sua solitudine spirituale, scriveva e scriveva. Così, fra serate alla Scala e al Teatro Carcano, a contatto con il bel mondo milanese, trovava anche il tempo di trascorrere qualche giornata al sud col suo amore, alloggiando in alberghetti d’infima categoria. Ma l’amore vinceva tutto. Il carteggio fu riscoperto circa quindici anni fa in un baule appartenuto a Federico e servì anche a far luce, dopo 80 anni, sulla sua misteriosa morte. La contessa Emilia, affranta per la morte della madre, decise di interrompere questa relazione extraconiugale e Federico, folle d’amore, scelse di togliersi la vita. |
|
Riporto un passo del diario perchè il lettore si renda conto che i miti di cui oggi si parla, al tempo, a volte erano celebrità meno considerate e conosciute a cerchie ristrette, tanto da fare il pari con la duchessa Litta madre. (in questo caso la Eugenia Litta Bolognini amante ufficiale del Re Umberto I e unica a piangere al suo funerale 20 anni dopo ?). Non è la prima volta che mi imbatto in simili testimonianze. |
||
Ferenc o Franz Liszt era nato nel 1811. Se di Paganini si diceva che fosse la mano sinistra del diavolo a suonare il violino di lui si poteva dire che del diavolo erano entrambe le mani a suonare il pianoforte. Se fosse una deformazione naturale alla Paganini o un uso forzato non è dato sapere. Di certo sappiamo che Liszt ebbe gravi problemi a mettersi al piano in età avanzata. Le mani di Franz Liszt si trovarono, e si trovano ancora, al centro di attenzione da parte dei medici. Nel corso della sua vita, ma si aggravarono negli ultimi anni, le sue mani furono colpite da "osteoartrite": Ciò limitava la capacità di estensione della mano che arrivava a coprire una decima ed anche dodicesima. (ndr: ritengo quindi che fosse ai Bagni di Masino, 6 anni prima della morte, per questi motivi. I Bagni di Masino erano noti per la sorgiva di acqua termale, leggermente radioattiva per bagni ed irrigazioni nelle forme reumatiche, artritiche e ginecologiche cosa, quest'ultima, che le valse l'appellativo di "Paradiso delle donne"). |
Milano 31 Agosto 1880 ore 12
*si presume, vista la provenienza, che si tratti di S. Moritz raggiungibile da Chiavenna per il Maloja ma potrebbe essere anche la St. Maurice che sta fra Martigny e Montreux sul lago di Ginevra al'epoca mondana stazione climatica |
|
La contessa Emilia indica Liszt, Abate e persona rinomata per le sue avventure. Di Liszt si sa che si “sposò” due volte e una figlia, Cosima nata a Bellagio dalla "prima compagna" Marie Catherine Sophie (contessa d' Agoult e scrittrice con lo pseudonimo di "Daniel Stern"), andò in moglie a Wagner. Liszt nel corso del primo "matrimonio" cattolico vero prese gli ordini terziari minori (Abate dal 1865). Per le sue avventure e per il fatto che fosse nel Paradiso delle donne rimandiamo a una citazione rimasta ignota. " Non posso né dormire né mangiare nei giorni in cui vado da lui.. Non ho mai veduto nessuno di così perfettamente bello come egli appare quando siede al pianoforte, ed è ormai quasi un vecchio…Il suo magnetismo personale è immenso. Liszt sa l'influsso che esercita sulle persone, perché fissa sempre gli occhi su qualcuno di noi, quando suona, e credo che tenti di strapparci il cuore …".
|
sempre dalla prefazione di Saverio Tutino ...Di
Federico si sa che era nato nel 1839 da una famiglia benestante della
campagna veronese; di lei, che apparteneva a un casato della piccola media
borghesia lombarda e che era andata sposa, probabilmente molto giovane, a
quel conte dal quale aveva poi avuto cinque figli. Federico, all’inizio
della storia, era tenente dei bersaglieri, probabilmente già in quell’8°
reggimento che sarà poi il suo fino alla fine. Uno dei fatti in cui si
distinse, oltre alla repressione dei moti contadini, fu l’aiuto che diede
alla popolazione della «città eterna» durante l’inondazione del Tevere, il
28 dicembre 1870. Il primo messaggio di Emilia a Federico è del 12
settembre 1872. A quell’epoca, l’8° reggimento bersaglieri era ancora di
stanza a Palermo; e probabilmente Federico si trovava a Milano in licenza,
perché il messaggio è trasmesso a mano attraverso una cameriera — la fida
Lucia — che poi servirà a lungo da tramite fra i due amanti per gli
appuntamenti clandestini. Nella primavera del ‘73, spostandosi per nave da
Palermo a Genova, un battaglione dopo l’altro, l’8° reggimento si trasferì
a Milano. Qui rimasero per molti anni il grosso della truppa e il Comando,
mentre a turno un battaglione andava in distaccamento in Sicilia. La
prolissità del carteggio di Emilia è la prova che i due amanti non
conobbero mai la quiete di un proprio nido, ma dovettero sempre cercare
abitazioni provvisorie per incontrarsi. Il denso racconto di questa donna
separata dell’Ottocento è frutto della costante lontananza fra i due. La
separazione legale dal marito avvenne il 24 giugno 1875. La data precisa è
stata ritrovata nell’archivio di Stato di Milano. Le lettere spiegano lo
stato d’animo in cui maturò la decisione di rivolgersi al Tribunale: c’è
il disgusto per quella relazione fra suo marito e sua madre, ma c’è anche
il contrasto di mentalità e di interessi fra il conservatorismo del maturo
nobiluomo e le naturali propensioni e curiosità di lei.
Natalia Ginzburg ha scritto per la giuria del Premio Pieve: «Siamo stati colpiti dalla forza con cui appaiono le fisionomie delle persone e l’atmosfera dell’ambiente; al punto che ci siamo trovati davanti a una storia umana, densa e compiuta, in cui si rispecchia la vita di un certo ceto sociale nell’ultimo Ottocento, nei minimi particolari, e- insieme - la situazione di una coppia di adulteri, fra mille difficoltà di ogni specie che il costume di allora imponeva a una segreta vicenda d’amore. Il fascino di questo manoscritto è insieme commovente, comico e infine tragico. E benché la donna che scrive non parli che di sé, della sua famiglia, dei suoi problemi finanziari, delle sue frequentazioni e del suo amore, tuttavia il mondo italiano del tempo appare con estrema evidenza nei suoi aspetti minimi, formando intorno a questa lunga storia un quadro illuminante e veritiero». .... La sorte di Federico, per quanto nelle lettere non sia chiaramente descritta, è trasparente dal riscontro dei sentimenti e delle reazioni istintive di Emilia. Nel binocolo rovesciato che rimpicciolisce la visuale per effetto della introversione amorosa, una sorta di effetto magico trasforma a poco a poco il profilo di un personaggio in un suo ingrandimento in piena luce. Così il focoso tenente mostra tutte le sue debolezze: probabilmente corre dietro a fanciulle locali, durante i lunghi distacchi da Emilia, e si dispera per una lettera che non arriva, o impallidisce e diventa duro quando lei gli annuncia di essere rimasta incinta; teme l’abbandono, ma anche lo sposalizio. E quando riesce a diventare capitano ma non a farsi trasferire a Milano nonostante le raccomandazioni di Emilia al generale Dozza, le sue antenne febbrili devono cogliere la modificazione che sta avvenendo in Emilia, l’appassimento del suo amore. Il lato debole dell’animo di Federico, una sorta di narcisistica immaturità, esplode poi in una incontenibile disperazione quando viene definitivamente lasciato. Distrutto moralmente e fisicamente, avrà una breve storia (lo sappiamo da altri documenti) con una donna di nome Sylvania, che si strugge per lui di un amore non corrisposto. E 4 anni dopo, probabilmente quando qualcuno gli farà sapere che Emilia, rimasta vedova, sta convolando a nuove nozze con un ricco signore milanese, Federico si uccide nella casa paterna. Bandiere abbrunate, elogi funebri al combattente e al patriota che aveva cominciato a fare il soldato nei Cacciatori delle Alpi ed era entrato con Garibaldi in Lombardia ed a Como, «e a Varese valorosamente caricò alla baionetta le orde di Urban (famoso ufficiale austriaco)». I giornali dell’epoca, senza dire che si è suicidato (vedi L’Adige 5/11/1885) scrivono che «anch‘egli combatté la lunga e crudele lotta contro il brigantaggio; anch‘egli nel 1866 salì coll’entusiasmo nel cuore le colline di Custoza a consolarsi per un giorno solo nella vista gradita della sua terra per tanti anni sospirata». Aggiungono che Federico era «amato dai superiori, buono, cortese, giusto cogli inferiori...». Ma naturalmente non dicono quanto fosse insicuro e complicato il suo rapporto col mondo esterno e delicato il suo equilibrio affettivo. Nella cameretta di Federico, dopo il suicidio, rimasero pochi ritratti, e quel mucchio di lettere (che Emilia avrebbe voluto fossero bruciate) che sono state conservate per un secolo, da nipoti e pronipoti, senza che nessuno osasse parlarne ad alta voce. |