La storia è racconto attraverso i libri I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati 35 |
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Vittorino Tarolli la medaglia d'oro Maria Boni Brighenti
Collana: I libri della prima guerra mondiale |
EROI DELLA GRANDE GUERRA Maria Boni nasce a Roma il 3 settembre 1868. Di distintissima famiglia romana, promessa sposa fin da giovanetta a Costantino Brighenti, poté realizzare il suo sogno d’amore solo nel 1914. Il maggiore Brighenti viene all’epoca distaccato in Libia presso un comando di truppe coloniali e Maria non rinuncia dopo anni a separarsi ancora dal sogno della sua vita. Ha 46 anni e non è più una giovinetta quando giunge in Libia alla Vigilia per noi del conflitto mondiale. Pur conscia dei pericoli che la situazione di guerra (ma li in Libia la guerra non era mai terminata) avrebbero portato, decise di divenire, per speciale concessione del Governo della Colonia, assistente alla truppa, prodigandosi in ogni modo al nuovo compito. Nell’aprile 1915 il maggiore Brighenti assunse il comando del presidio di Beni Ulid, capoluogo degli Orfella, col II battaglione libico da lui stesso formato. Maria rimasta a Tarhuna nonostante il pericolo si riservò di raggiungerlo al più presto ma le successive tragiche vicende di quel tempo glielo impedirono. Il 10 maggio gli arabi in rivolta assediarono Tarhuna, impedendo ogni possibilità di rifornimenti alle truppe del presidio. Dopo un mese di resistenza, durante la quale Maria Brighenti, instancabile, prodigò le sue cure ai feriti ed agli ammalati, aggravatesi la situazione per la scarsezza di viveri, medicinali e munizioni, fu deciso dal comando di forzare il blocco e tentare il ripiegamento su Tripoli. La tragica ritirata lungo le aspre vie del Gebel ebbe inizio la notte del 17 giugno 1915. La colonna, formata da reparti nazionali e libici, seguita da un convoglio di non combattenti con fanciulli e donne, tra le quali Maria Brighenti, giunta nel vallone di Ras Msid fu attaccata e circondata dai ribelli. La lotta andò avanti per ore ma ben presto la colonna fu sopraffatta e i componenti massacrati. L’eroica Maria Brighenti, ferita da un colpo di rimbalzo aveva rifiutato ogni aiuto per prodigarsi nell’assistenza ai feriti ed ai morenti dividendo con essi gli ultimi sorsi di acqua della sua borraccia: cadde il 18 giugno ripetutamente colpita, trascinata dietro una duna e finita selvaggiamente. |
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Sul Carso, sul Piave, sull'Adamello, sulle Dolomiti, sul Grappa come sul Montello. Su ogni fronte della Grande Guerra non sono mancati casi di eroismo ad opera di soldati che hanno messo la loro vita a disposizione della patria. Non semplici militari, di per sé già disposti a cadere sul campo di battaglia, ma uomini di grande ardire, forti di un coraggio che li portò a intraprendere con sconcertante serenità e grande determinazione operazioni impensabili per i loro commilitoni. Lo Stato ha donato loro la massima onorificenza militare, una medaglia d'oro in cui ogni italiano ripone ancora oggi profondo orgoglio e immutata riconoscenza. Massimiliano Magli. |
Tutto era cominciato diversi mesi primi, quando un piano preordinato aveva messo in campo tutte le bande ribelli alla macchia (Fezzan) e dormienti entro i confini protetti della Colonia. Questi alla fine del 1914 si erano notevolmente ridotti e si limitavano in Tripolitania ad un semicerchio dalla regione degli Orfella fino al confine tunisino lungo il Gebel e aveva come capisaldi Gadames, Misurata, Beni Ulid, Mista, Nalut. Di invio di altre truppe non si parlava proprio. Per alleggerire la situazione il Col. Miani organizzò una sortita con una colonna composta da cinque bande (300 uomini a piedi e 220 a cavallo), un battaglione del 2° bersaglieri, il XV battaglione eritreo, il II battaglione libico (Brighenti), due compagnie del IV battaglione libico, una batteria nazionale, una batteria indigena, uno squadrone di Savari e un plotone di meharisti. A fine aprile gli italiani ebbero violenti scontri che si tramutarono ben presto col tradimento delle bande nella disfatta più nota come Casr Bu-Hadi. 18 ufficiali morti e 25 feriti, 252 uomini di truppa metropolitana morti e 141 feriti, 234 indigeni coloniali morti e 296 feriti. Il presidio di Beni Ulid al comando del maggiore Brigenti si difese valorosamente dal 6 maggio al 5 luglio. Brighenti, dietro consiglio del comando di Tripoli, il 5 luglio, concluse a buoni patti la resa, che avvenne il 7, dopo un inutile e sanguinoso tentativo degli ascari libici di aprirsi il passo con le armi. Il marito, fatto prigioniero, non reggerà alla nuova situazione aggravata dalla perdita della consorte e dopo un anno si toglierà la vita. | |
Un’ interessantissima introduzione storico-statistica permette di comprendere la genesi della decorazione, di cui vengono riportati gli statuti, e le modalità di conferimento. Qui vengono analizzati le disparità di frequenza relative al grado, e si fa un interessante confronto sulla provenienza geografica, relativizzata anche ai casi di codardia, aprendo la via ad una serie di considerazioni a volte non propriamente edificanti. Sette appendici documentali varie, tra cui si segnalano quelle sugli Arditi, sui MAS, sui Volontari Ciclisti Lombardi, completano l’opera. A.L.P. |
recensione libreria militare
Una meritoria opera di recupero della memoria viene effettuata con questa che speriamo sia la prima di una lunga serie di opere sui decorati, sia della Prima sia della Seconda Guerra Mondiale. Certamente, la scelta dei decorati da includere nella raccolta è assai ardua, di fronte a centinaia di atti di valore che vanno ben al di là dell’umana immaginazione. Va riconosciuto al Tarolli di aver compiuto una difficile ma rappresentativa scelta, in quanto sono presenti, ufficiali o soldati che siano, il fante (Baruzzi e il Gen. Gonzaga del Vodice - addirittura due M.O.), l’alpino (Lunelli - irredento - e Giordana), il bersagliere (Riva di Villasanta), il marinaio (Costanzo Ciano), l’aviatore (Francesco Baracca), il granatiere (Setti), l’ardito (Albertini e Tandura), il cappellano (Don Mazzoni - una M.O. nella I ed una nella II Guerra Mondiale), la donna (Boni Brighenti) e, a comprendere idealmente tutti i caduti, il milite ignoto. Di ogni decorato si danno cenni biografici, una sintetica esposizione delle sue esperienze di guerra e la motivazione del conferimento, oltre ad essere raffigurati con un pregevole disegno e con alcune foto. |
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la medaglia d'oro a Maria Boni Brighenti |
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Data e Motivazione del conferimento della Med. d'Oro al V. M. alla memoria: 11/2/1917 «Durante il lungo blocco di Tarhuna, fu incitatrice ed esempio di virtù militari; con animo elevatissimo e forte, prodigò sue cure a feriti e morenti, confortandoli colle infinite risorse della sua dolce femminilità. Il 18 giugno 1915, seguendo il presidio che ripiegava su Tripoli, rifiutò risolutamente di porsi in salvo, volendo seguire le sorti delle truppe; più volte colpita da proiettili nemici, mentre soccorreva feriti e incuorava alla lotta, moriva eroicamente, in mezzo ai combattenti. Fu di fulgidissimo esempio. Tarhuna, mag.-giu. 1915». |
la serie commemorativa libica riservata alla "conquista" italiana |
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1915 | ||
Maria Boni Brighenti non è l'unica donna medaglia oro, come si trova scritto on line. Ha avuto l'alta onorificenza (pur se in ritardo) anche la portatrice Maria Plozner Mentil Le Portatrici erano adibite per i rifornimenti sino alle prime linee, con carichi di 30/40 kg. Furono compensate con una lira e mezza per viaggio. Tre di loro rimasero ferite e una fu colpita a morte: Maria Plozner Mentil che "riposa" nel Tempio Ossario di Timau accanto ai resti di 1764 combattenti. Con la Legge 263/1968, alle "Portatrici" è stata conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto per riconosciuti meriti combattentistici. Il I ottobre 1997 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro le ha conferito "motu proprio" la medaglia d'oro al Valor Militare. http://www.donneincarnia.it/ieri/portatricicarniche.htm |
12 Gennaio: è ripresa Misurata. ... Anche nella zona di Tarhuna ben presto scoppiò la ribellione e furono tagliate le comunicazioni telegrafiche. A stento e dopo accaniti combattimenti riuscì da Azizia il tenente colonnello ROSSOTTI con una colonna forte di 6 compagnie, 1 squadrone, un battaglione eritreo ed una batteria, riuscì ad arrivare a Tarhuna; ma dietro di lui le comunicazioni furono nuovamente chiuse dai ribelli, i quali, il 21 maggio, attaccarono la colonna Monti che tentava di riaprirle e la costrinsero a ritornarsene ad Azizia con 11 ufficiali e 150 uomini di truppa di meno. |
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A riaprire le comunicazioni con Tarhuna fu allora mandata da Homs, una forte colonna agli ordini del colonnello CASSINIS; ma questa, giunta a Kussabat, vi fu bloccata dai ribelli e si dovette alla colonna del maggiore Balocco se si riuscì a ristabilire le comunicazioni tra Kussubat ed Homs. Il 17 giugno, il colonnello CASSINIS, appreso che il presidio di Tarhuna avrebbe il giorno dopo ripiegato su Tripoli per Uadi Sart, mosse verso Tarhuna per dargli man forte, mentre da Azizia usciva per sostenere il presidio medesimo una colonna agli ordini del tenente colonnello MONTI, il quale giunse combattendo quasi all'Uadi Megenin, donde però dovette ripiegare alla sua base per non essere sopraffatto dai ribelli che lo fronteggiavano sempre più numerosi. Il 18 il colonnello Cassinis, avendo udito un forte cannoneggiamento, che s'andava allontanando da Tarhuna verso Tripoli, credendo che il presidio si fosse aperta la strada e non avesse più bisogno d'aiuto, rientrò a Kussabat. Invece il presidio di Tarhuna, composto di 1500 italiani e 700 indigeni, comandato dal tenente colonnello ANTONELLI, iniziato il ripiegamento il 18, non riuscì ad aprirsi la strada, e attaccato a Suk-cl-Ahad da forze superiori alle sue, si sbandò. Nel combattimento fornirono mirabili prove di valore la signora MARIA BRIGHENTI, moglie del maggiore * BRIGHENTI, distaccato a Beni-Ulid, che cadde come una condottiera mentre incitava i soldati alla lotta. Quelli che non caddero sul campo, in parte furono fatti prigionieri, in parte riuscirono a raggiungere Azizia. da http://cronologia.leonardo.it/storia/a1915l.htm Da icsm storia di Emilio Bonaiti:...Finalmente il 21 giugno il Gen. Tassoni, resosi conto della situazione ormai disperata, ordinò la ritirata generale alla costa: "[…] un'ora di ritardo potrebbe essere fatale", scriveva nel suo dispaccio. Il presidio di Garan si ritirò ordinatamente, quello di Yeffren, senza essere attaccato, abbandonò per strada armi, munizioni, vestiario, ebbe dispersi 36 nazionali e, dopo una marcia penosissima di cinque giorni, soccorso lungo la via, arrivò a Zavia. Lo stesso avvenne per i presidi di Giosc e Fessato. Dei 2235 uomini della colonna ne arrivarono a Zuara 250. La colonna senza essere attaccata si disintegrò, lotte furibonde avvennero ai pozzi, i soldati gettarono le armi, vi furono casi di suicidio. A Zintan il presidio si difese dal due al dieci luglio, tentò una sortita, sopraffatto si arrese. Su 180 soldati ne sopravvissero una cinquantina. Da Nalut la colonna Galiani, composta da 835 uomini, si ritirò su Zuara. Galiani assunse il comando della retroguardia, che, attaccata dai ribelli, pur impacciata dalla carovana, si difese con ordine marciando in quadrato. Il resto della colonna si sfasciò, il suo comandante trattò la resa, ma alcuni reparti combattendo sconfinarono in Tunisia, seguiti da Galiani. Il dieci luglio anche il presidio di Gadames, ai confini con l'Algeria, si pose in salvo nella colonia francese. Nella Gefara il quattro luglio fu disposto lo sgombero del ridotto di Fonduk ben Caschir, raggiunto da una colonna partita da Tripoli dopo duri combattimenti. Il 15 luglio fu nominato governatore della Tripolitania il generale Giovanni Ameglio già governatorato della Cirenaica. La ritirata continuò. Sliten fu abbandonata il nove luglio, Sirte il 16, Zuara Marina e Zavia nello stesso mese, nel successivo agosto Misurata per via mare. Le perdite furono gravissime: 30 cannoni, 30.000 fucili, grandi quantità di munizioni. Ad esse si aggiungeva il rifiuto dei soldati libici di continuare a combattere contro i ribelli. |