La storia è racconto attraverso i libri | |
21 LE ARMI SEGRETE DI HITLER e la Fiat 1100 di Romersa
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Luigi Romersa: Ugo Mursia Ed.2005 Romersa, ha 88 anni passati viaggiando, per il mondo e vivendo più sugli aerei che per terra. Ha iniziato a fare il giornalista all’età di venti anni per “La Gazzetta di Parma” prima di diventare corrispondente di guerra per “Il Messaggero” e per il “Corriere della Sera”. A guerra finita fu inviato speciale per il settimanale “Tempo”. Grande appassionato di aviazione e di missilistica, è stato vicino allo scienziato Wernher von Braun durante la preparazione del viaggio sulla luna. |
Simone Turchetti: Luigi Romersa non è uno storico di professione e questo volumetto raccoglie le memorie di un suo viaggio del settembre 1944 intrapreso per visitare la stazione missilistica di Peenemünde sul Mar Baltico, e conoscere i segreti delle nuovi armi di Hitler nella Germania nazista. Romersa avrebbe inoltre assistito a un "test atomico" condotto nella vicina isola di Rügen sul Baltico; un fatto questo che renderebbe le sue memorie molto importanti. La storia della bomba atomica tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale rimane ancora un mistero nonostante la mole di saggi storici sull'argomento. Lo ha recentemente confermato un lavoro dello storico tedesco Rainer Karlsch, in cui si sostiene che i tedeschi fossero ben più avanti di quanto finora sospettato nel progetto per la costruzione di un ordigno nucleare, e che forse avevano persino testato una bomba "sporca" in Turingia nel 1945. Tuttavia, questo saggio prende spunto dal libro di Karlsch per descrivere in maniera piuttosto inaccurata lo sviluppo della ricerca bellica in Germania. Oltre la mancanza di note e bibliografia, ci sono alcuni aspetti di questo libro che il lettore giudicherà piuttosto contraddittori, e altri che invece sconfinano nel revisionismo storico. Innanzitutto non c'è alcuna chiarezza sul ruolo di Romersa negli episodi che descrive. L'introduzione al saggio lo presenta come un "inviato di guerra" che lavorava per il Messaggero e il Corriere della Sera. Ma Romersa fu inviato in missione in Germania da Mussolini in persona negli anni bui della Repubblica di Salò (1944). Inoltre, la nota ufficiale che fu inviata a Mussolini al rientro dalla Germania lo descrive come il "Tenente" Romersa facendo sorgere il dubbio che fosse qualcosa di più che un semplice giornalista. Tuttavia in questo libro non c'è traccia della vera identità (e responsabilità) dell'autore. In secondo luogo, la storia del test atomico di cui Romersa sarebbe stato testimone è qui utilizzata per dire che la Germania perse la guerra solo a causa della miopia di Hitler, il quale ignorò o rifiutò i piani degli scienziati tedeschi. Altrimenti le loro armi avrebbero consentito alla Germania di vincere la guerra molto rapidamente. L'elenco di armi citate da Romersa è certamente impressionante: nuovi aerei a reazione, le V1 e le V2, la "bomba disintegratice" o atomica, e aerei dalla forma di dischi volanti. Ma la tesi storiografica è del tutto strampalata. Anche gli studi recenti di Karlsch e altri confermano che anche se le ricerche sull'atomica fossero state completate, esse non avrebbero cambiato il corso della guerra. Paolo Valentino…… A sostegno della tesi della bomba nazista è, per esempio anche la testimonianza di una donna tedesca della Turingia, che racconta di aver visto «una colonna di luce intensa alzarsi di notte verso il cielo e poi aprirsi a forma di albero. Nel libro (Hitler's bombe), Karlsch ha usato anche i risultati di analisi di laboratorio, fatte a spese proprie, su campioni del terreno vicino a Ohrdurf, la città della Turingia non lontana dall’esplosione, che confermano la presenza di tracce di plutonio, uranio, cesio-137 e cobalto-60. A lasciare perplessi storici e scienziati è stato l’impianto generale dell’opera, l’uso di fonti quasi sempre di seconda mano e, non ultimo, un approccio piuttosto arruffone alla fisica. |
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/atomicaihitler.htm | |
La critica a Karlsch >>>> dal libro di Romersa la trasmissione |
"The eyewitnesses he
puts forward are either unreliable or they are not reporting first-hand
information; allegedly key documents can be interpreted in various ways,"
said the influential news weekly Der Spiegel. "Karlsch displays a catastrophic lack of understanding of physics," wrote physicist Michael Schaaf, author of a previous book about Nazi atomic experiments, in the Berliner Zeitung newspaper. "Karlsch has done us a service in showing that German research into uranium went further than we'd thought up till now, but there was not a German atom bomb," he added. It has also been pointed out that the United States employed thousands of scientists and invested billions of dollars in the Manhattan Project, while Germany's "dirty bomb" was allegedly the work of a few dozen top scientists who wanted to change the course of the war. Karlsch himself acknowledged that he lacked absolute proof for his claims, and said he hoped his book would provoke further research. But in a press statement for the book launch, he is defiant. "It's clear there was no master plan for developing atom bombs. But it's also clear the Germans were the first to make atomic energy useable, and that at the end of this development was a successful test of a tactical nuclear |
E se i generali scienziati tedeschi pensavano di non essere poi così lontani dal vincere la guerra, gli italiani non erano da meno, visto che nel 1943 pensavano di attaccare gli Stati Uniti con sommergibili. Non per far danni - dice Romersa - ma solo per dimostrare che "l'America possiamo raggiungerla quando vogliamo". …..Nel maggio del 1943 i tecnici militari italiani avevano completato la costruzione dell'SM95, l’aereo che consentiva di volare da Roma a New York e ritorno senza scalo e senza rifornimento, con il quale Mussolini intendeva bombardare, si dice, la città statunitense soltanto con arance siciliane a scopo dimostrativo (ndr: una cosa a metà strada fra il carnevale d'Ivrea e il sorvolo Viennese di D'Annunziano: ma leggiamo l'ultima grande bufala di Romersa pubblicata da Il Giornale, 5/6/'05 "Io, nel bunker dell'atomica di Hitler", di Luigi Mascheroni, Alcuni dei morti di Nordhausen sfuggiti a Romersa ... PRESI LA MIA VECCHIA MILLECENTO !!!, e partii per Berlino |
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Luigi Mascheroni: Sono passati più di sessant’anni, ma quella mattina Luigi Romersa se la
ricorda ancora molto bene. La mattina in cui vide esplodere l’atomica di
Hitler. Luigi Romersa
oggi ha 88 anni, è stato un grande corrispondente di
guerra, un esperto nel campo militare, ha fatto il giro del mondo quattro
volte, sa bene cosa vuol dire «stare al fronte». Anche quella mattina di
ottobre del 1944 era in prima linea: la sua è una delle pochissime
testimonianze dirette che confermerebbero la tesi del tedesco Rainer
Karlsch, autore del libro La bomba di Hitler sull’enigmatica Wunderwaffe,
«l’arma miracolosa» del Führer, che in Germania sta dividendo gli storici
e l’opinione pubblica. Basata su una serie di documenti inediti - tra cui
il disegno di un brevetto, risalente al 1941, per una bomba al plutonio -
la ricerca di Karlsch vuole dimostrare la fondatezza di un progetto su cui
si è molto favoleggiato: quello che portò gli scienziati nazisti molto
vicino all’atomica, tanto da sperimentare l’esplosione di almeno due
ordigni - due «bombe sporche» - nei loro laboratori di sperimentazione
nucleare. È proprio in una di queste basi, a Rügen, nel Mar Baltico, che
Luigi Romersa assistette a un test di «una bomba mai vista prima». Ecco il
suo racconto. «Quando Mussolini dopo la liberazione dal Gran Sasso
incontrò Hitler, al castello di Ketrzyn, ebbe un accenno (ma l’aveva avuto
anche al primo test della V1) sulla sperimentazione di alcune
armi “speciali” da parte del Terzo Reich. Hitler fu molto discreto e non
scese in particolari: riteneva gli italiani incapaci di mantenere i
segreti. Così, un giorno il Duce mi mandò a chiamare». Era la fine del ’43 (per il 44 vedi dopo), e Romersa aveva 26 anni, era un ufficiale e corrispondente di guerra del Corriere della Sera. In quel momento viveva a Salò. «Il Duce aveva il suo ufficio a Gargnano, nella Villa delle Orsoline, uno studio modesto, erano finiti ormai i fasti di Palazzo Venezia. Mi ricevette in una stanza misera, una grande vetrata che dava sul lago, la bandiera della Rsi in un angolo. Mi disse (Mussolini): “Voglio che Voi andiate in Germania per una inchiesta, ufficialmente di carattere giornalistico, su quello che stanno facendo i tedeschi nel campo delle armi segrete”. Mi firmò due lettere, una per Goebbels, ministro per gli Armamenti, e una per Hitler, nelle quali mi presentava e garantiva per la mia persona. Così, presi la mia auto, una vecchia Millecento !!!, e partii per Berlino. Durante il viaggio mi fermai mezza giornata a Dresda, ed era ancora intatta. Al mio ritorno, non c’era più: spazzata via dai bombardamenti. (Ndr: Dresda venne distrutta la notte del 13 febbraio 1945 e la presunta seconda esplosione atomica ebbe luogo il 4 marzo del 1945. Cercate di risolvere l’indovinello e ... mettetevi in una Fiat 1100 forse vi vien meglio la soluzione). Comunque, a Berlino mi misi in contatto con il colonnello Morera, il nostro addetto militare, e poi mi presentai nell’edificio dell’ambasciata italiana. Da lì telefonai a un amico della propaganda militare che mi condusse da Goebbels. Gli presentai la lettera di Mussolini e lui chiamò il quartier generale del Führer. Venni ricevuto anche da Hitler, il quale mi diede l’autorizzazione di visitare la base di Peenemunden, dove conobbi Wernher von Braun, “l’uomo dei missili”, colui che nel 1969 avrebbe “regalato” la luna agli americani. A Peenemunde, dove mi portarono con un aereo militare (la 1100 l'aveva parcheggiata in piazza a Berlino), potei vedere tutto quello che i tedeschi stavano realizzando nel campo degli armamenti: i sottomarini che non avevano bisogno di emergere per caricare i motori, in modo da evitare gli attacchi degli aerei alleati, i Messerschmitt 163 e i Messerschmitt 262 che raggiungevano i 970 chilometri orari grazie al motore a reazione...». Sono le «armi segrete» dei nazisti di cui Romersa scrisse abbondantemente sui giornali già a partire dalla fine degli anni Quaranta. Ma l’arma più potente che vide, un’arma che ancora non aveva nome, fu proprio la bomba che lo storico tedesco Rainer Karlsch dice essere «l’atomica di Hitler». Era la mattina del 12 ottobre 1944. «Mi condussero sull’isola di Rügen, nel Mar Baltico, in una zona vicino alla base di Peenemunde, dove veniva svolta la maggior parte della ricerca missilistica. È lì che ho assistito a questa esplosione eccezionale, una carica che adesso posso dire “atomica”, mentre allora si parlava di “bomba disgregatrice”. Vidi una luce abbagliante, poi un intero bosco scomparire. L'esplosivo era appoggiato su dei castelletti fissati nel terreno. Io, ripeto, non parlavo di “atomica”. Non sono uno scienziato o un fisico, ma ciò a cui assistetti era un esperimento identico a quello dei francesi quando nel dopoguerra iniziarono a munirsi di un arsenale atomico. Io ero all’interno di un bunker di cemento armato insieme a un gruppo di alti ufficiali tedeschi. Uscimmo molte ore dopo l’esplosione, indossando degli scafandri di amianto per proteggerci dalle radiazioni. Era un sistema completamente nuovo di combattere. Nessuno ancora disponeva di armi del genere. Cosa penso di quella esplosione? Fu qualcosa che all’epoca non si poteva confrontare con nulla, almeno fino a quando due bombe chiusero la guerra in Giappone, a Hiroshima e Nagasaki». Un ordigno simile fu testato nel marzo del ’45 in Turingia, a Ohrdruf, dove Karlsch ha raccolto dei campioni di terreno che sembrano confermare tracce di plutonio e uranio. «Non voglio giudicare la ricerca di Karlsch, né scendere nel campo degli scienziati - dice oggi Romersa, che affiderà presto i suoi ricordi a un libro in uscita da Mursia, Uomini, armi e segreti della seconda guerra mondiale - Io sono solo un giornalista !! che ha dimestichezza con il lato tecnologico della guerra. A quanto pare però i documenti di Karlsch confermano la mia testimonianza. Dopo quello che vidi, però, capii una cosa. Ed è questa: se i tedeschi avessero avuto ancora 7-8 mesi e se non avessero perduto i pozzi di petrolio in Romania, la guerra - mi creda - si sarebbe trasformata in qualcosa di ancora più crudo di quello che fu. Non ci sarebbero stati vincitori, ma si sarebbe giunti a un compromesso...». E dopo, cosa accadde? «Quando tornai in Italia feci una lunga relazione a Mussolini, dove spiegai i mezzi che avevo visto, le armi in azione, la loro efficacia, le persone che avevo incontrato. Riferii tutto, insomma. Il Duce aveva un interesse enorme per la mia missione. Eravamo nel suo studio, e prese molti appunti». Gli stessi che usò per il suo ultimo discorso pubblico, il 16/12/1944, al Lirico di Milano, quando annunciò un imminente attacco tedesco: un attacco definitivo con bombe e missili di potenza straordinaria capace di distruggere città intere in un istante. Tratto da "Io, nel bunker dell'atomica di Hitler", di Luigi Mascheroni, Il Giornale, 5/6/'05 |
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Estratto del discorso di Mussolini al Teatro Lirico di Milano......... http://www.mussolinibenito.net/discorso al teatro lirico di milano.htm .. Vi è stato un periodo in cui la conquista di Parigi e Bruxelles, la resa a discrezione della Romania, della Finlandia, della Bulgaria hanno dato motivo a un movimento euforico tale che, secondo corrispondenze giornalistiche, si riteneva che il prossimo Natale la guerra sarebbe stata praticamente finita, con l'entrata trionfale degli Alleati a Berlino. Nel periodo di tale euforia venivano svalutate e dileggiate le nuove armi tedesche, impropriamente chiamate «segrete». Molti hanno creduto che grazie all'impiego di tali armi, a un certo punto, premendo un bottone, la guerra sarebbe finita di colpo. Questo miracolismo è ingenuo quando non sia doloso. Non si tratta di armi segrete, ma di «armi nuove», che, è lapalissiano il dirlo, sono segrete sino a quando non vengono impiegate in combattimento. Che tali armi esistano, lo sanno per amara constatazione gli inglesi; che le prime saranno seguite da altre, lo posso con cognizione di causa affermare; che esse siano tali da ristabilire l'equilibrio e successivamente la ripresa della iniziativa in mani germaniche, è nel limite delle umane previsioni quasi sicuro e anche non lontano. Niente di più comprensibile delle impazienze, dopo cinque anni di guerra, ma si tratta di ordigni nei quali scienza, tecnica, esperienza, addestramento di singoli e di reparti devono procedere di conserva. Certo è che la serie delle sorprese non è finita; e che migliaia di scienziati germanici lavorano giorno e notte per aumentare il potenziale bellico della Germania. …E indice eloquente dello spirito della nazione è la percentuale dei volontari dell'ultima leva, che raggiunge la quasi totalità della classe. La Germania è in grado di resistere e di determinare il fallimento dei piani nemici. Minimizzare la perdita di territori, conquistati e tenuti a prezzo di sangue, non è una tattica intelligente, ma lo scopo della guerra non è la conquista o la conservazione dei territori, bensì la distruzione delle forze nemiche, cioè la resa e quindi la cessazione delle ostilità. Ora le Forze Armate tedesche non solo non sono distrutte, ma sono in una fase di crescente sviluppo e potenza…..
Sull'argomento
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/atomicaihitler.htm
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