La storia è racconto attraverso i libri

I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati

Sette anni in Tibet (Fuga dall'India)

 Heinrich Harrer

Sette anni in Tibet  e North Face i Films

 

Recensione: Storia di un viaggio che, partendo da premesse di svago e divertimento ( ndr: nella realtà la missione faceva parte di un ciclo che aveva come fine la scoperta delle radici del Reich, ma questo è un aspetto che nessuno dei critici e spettatori del Film sapeva o ha definito), diviene incubo da internamento e privazione... Ma, ciò che deve piacere di questo romanzo non è lo stile narrativo, bensì la ricchezza avvincente delle situazioni narrate, dei ricordi proposti, dei paesaggi che scaturiscono da luoghi magnifici. Il libro si conclude poi col canto del cigno del Tibet rimasto per secoli indipendente e conquistato militarmente dai cinesi nel 1950. La lotta di resistenza protratta per anni è stata piegata dalle armate cinesi con oltre 80.000 morti (dirette) e oltre un milione negli anni a seguire per carestie e stenti. Tutto questo con la consapevole accondiscendenza dei paesi cosiddetti liberi (liberi tutt’ora di intrattenere rapporti d'affari e di visite diplomatiche col "genocida" cinese). Si costituiva da questo momento un governo in esilio del Dalai Lama che ha sede a Dharamsala, nell’Himachal Pradesh in India.

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Heinrich Harrer, morto nel 2006, donò alla sua città di nascita la sua collezione etnologica. Qui sono esposti oggetti del Tibet e di altri paesi del Himalaya, del Sudamerica, dell'Africa, della N. Guinea, del Borneo, cosi come l'equipaggiamento per le spedizioni. Immancabilmente il visitatore stesso diventerà uno scopritore e imparerà a conoscere insieme all'esploratore le varietà culturali del nostro mondo. MUSEO HARRER Bahnhofstr. 12 Hüttenberg Carinzia (Austria) Aperto da aprile a ottobre, dalle ore 10- alle 17; visita con guida (tedesco, inglese o italiano) anche possibile da novembre a marzo. Info +43 4263 8108 ;

Da una intervista al Dalai Lama "There were about ten Europeans living in Lhasa throughout my childhood. I did not see much of them and it was not until Lobsang Samten brought Heinrich Harrer to me that I had a chance to get to know an inji as Westerners were known in Tibet. Heinrich Harrer turned out to be a delightful person with blond hair such as I had never seen before. I nicknamed him Gopse, meaning 'yellow head'. As an Austrian, he had been interned during the Second World War, a prisoner of the British in India. But somehow he had managed to escape with a fellow prisoner named Peter Aufschnaiter. Together they made their way to Lhasa. This was a great achievement, as Tibet was officially out of bounds to all foreigners. It took them about five years living as nomads before they finally reached the capital. When they arrived, people were so impressed with their bravery and persistence that the Government permitted them to stay. Naturally, I was one of the first to hear of their arrival and I became quite curious to see what they were like, especially Harrer, as he quickly developed a reputation as an interesting and sociable person. He spoke excellent colloquial Tibetan and had a wonderful sense of humour, although he was also full of respect and courtesy. As I began to get to know him better, he dropped the formality and became very forthright, except when my officials were present. I greatly valued this quality."

office@harrermuseum.at  From: Freedom in Exile, the Autobiography of the Dalai Lama http://www.tibet.com/  sito ufficiale del governo in esilio del Tibet
My Life in Forbidden Lhasa By Heinrich Harrer -Escaping from internment in India to the sacred capital of Tibet, an Austrian became the Dalai Lama's trusted tutor (Originally published in the July 1955 National Geographic - testo in Inglese della fuga a Lhasa http://ngm.nationalgeographic.com/2008/05/tibetans/harrer-text

 associazione Italiana Tibet http://www.italiatibet.org  http://www.consapevolezza.it/tibet/tibet_index.asp  

Lhasa da un disegno di Harrer

Harrer (born July 6 1912) era alpinista, campione di sci, attore di film di montagna, conquistatore dell'Eiger  nel 1938 e SS.

He competed at the Berlin Olympics in 1936. Harrer made the first ascent of the North Face of the Eiger, Switzerland with Anderl Heckmair, Fritz Kasparek and Ludwig Vorg in July 1938 and became a member of the SS. Austria had become part of Germany in March (12) of that year. .... With the start of World War II, Harrer was interned in 1939 by British colonial authorities during an expedition for climbing the Nanga Parbat in India. He escaped in 1944 with Peter Aufschnaiter into Tibet, where he spent seven years and became a friend of the young Dalai Lama.

All’inizio degli anni ’40 il Tibet è un’oasi di pace al centro di un continente sconvolto da guerre e rivoluzioni. Cina comunista contro nazionalista, Cina contro Giappone, Inglesi contro Indiani di Gandhi. Cinesi e Americani contro Giapponesi. Nel 1945 il Giappone sconfitto e umiliato dall’olocausto atomico di Hiroshima e Nagasaki, si arrende alle potenze alleate. Pochi anni dopo (1947) l’Inghilterra è costretta ad abbandonare la sua colonia indiana che si divide, in un bagno di sangue, in due stati rivali: il Pakistan musulmano e l’Unione Indiana a grande maggioranza induista. In Cina nel 1949 termina una delle più sanguinose guerre civili che la storia ricordi e il Partito Comunista prende il potere guidato da Mao Tse Tung. E’ lo stesso Mao, mentre celebra a Pechino la nascita della Repubblica Popolare Cinese, ad affermare con forza che il Tibet dovrà essere riconquistato alla Madrepatria Cinese e strappato alle “forze imperialiste”. A Lhasa le affermazioni del leader comunista non giungono inaspettate. Il governo tibetano aveva già avuto sentore dei propositi della nuova classe dirigente cinese e aveva, invano, cercato di ottenere la solidarietà internazionale. Americani e Inglesi si chiamano fuori, non ci sono interessi commerciali in gioco. Il Primo Ministro Indiano Nehru tutto, tranne che guastare i rapporti con la Repubblica Popolare Cinese e la neonata ONU non ha nulla in mente. Il 7 ottobre 1950 le truppe cinesi attaccano la frontiera tibetana in sei luoghi diversi e travolgono facilmente la debole resistenza del suo piccolo esercito. A Lhasa il governo e l’intera popolazione vengono presi dal panico. In novembre, sotto l'incalzare degli eventi, sono conferiti i pieni poteri al Dalai Lama nonostante abbia solo 16 anni. Mai nella storia il Tibet era stato governato da un Dalai Lama così giovane. Dopo essere penetrato in territorio tibetano, l'esercito cinese non avanzò oltre le regioni nord orientali forse temendo una reazione internazionale. Nell'aprile 1951 il governo del Dalai Lama inviò in Cina una delegazione che era autorizzata ad esporre il punto di vista di Lhasa e ad ascoltare le posizioni cinesi ma non poteva firmare alcun accordo. A Pechino però, i tibetani furono sottoposti a minacce di vario genere e venne loro impedito ogni contatto con le autorità di Lhasa. In queste condizioni la delegazione tibetana fu costretta a firmare un trattato.

LUGLIO 1938 - L'EIGER DI HARRER

E' attribuita a lui e ad altri tre, Fritz Kasparek, Ludwig Vörg ed Andreas Heckmair la prima ascensione della parete Nord dell'Eiger (3970) agibile solo in Estate, ma funestata da continue cadute di sassi e valanghe, nonchè tragedie umane di cui la più clamorosa è quella di 2 anni prima di Tony Kurz che raccontiamo più sotto (ora per le mutate condizioni di tempo e per l'attrezzatura è più facile d'inverno). I 4 di sopra erano i componenti di due cordate unitesi e di cui Harrer costituirà la coda per il recupero dei materiali, ma indispensabile il suo contributo per la via di discesa di cui lui solo era a conoscenza. Sulle montagne bisogna andarci ma anche tornarci.

Harrer: "Credo che nessuno di noi, che scalammo quel bastione di roccia e ghiaccio alto milleottocento metri, abbia mai, neppure per un attimo, temuto per la propria vita. Ma dopo essere tornati sani e salvi dall'avventura abbiamo sentito con maggiore consapevolezza il privilegio di essere vivi. La fiducia in sè stessi è la qualità più preziosa che un uomo può possedere, ma non è un dono gratuito. Meno di tutti la possiedono i presuntuosi. Per conquistarla, infatti, bisogna avere imparato a conoscersi in situazioni estreme, in quei momenti della vita in cui è possibile gettare uno sguardo "dall'altra parte". E bisogna essersi esaminati con fredda lucidità, per capire che cosa si è provato, pensato e fatto in quelle circostanze".La cosa grandiosa della montagna è che non tollera menzogne. Lassù non si può mentire neppure con se' stessi

   

IL FILM

Critica: Il Film tratto dal libro-diario narra una storia vera epica ed allo stesso tempo personale. E’ il 1939, vigilia di guerra. L’arrogante e presuntuoso alpinista austriaco Heinrich Harrer (Brad Pitt), tessera nazista, organizza una spedizione per scalare una delle vette più impervie dell’Himalaya, il Nanga Parbat. Sopravvissuti ad una tempesta di neve, Harrer ed i suoi compagni di scalata vengono fatti prigionieri dai soldati inglesi e rinchiusi in un campo di prigionia in India. Nel frattempo, infatti, in Europa è scoppiata la guerra. Dopo vari tentativi Harrer riesce a fuggire insieme al compagno Peter Aufschnaiter (David Thewlis), con il quale raggiunge il Tibet da dove spera di aprirsi una via di fuga. Qui, nella Città Proibita di Lhasa, scopre un mondo affascinante e stringe amicizia con un bambino che cambierà la sua vita, il piccolo Dalai Lama…Un’opera ambiziosa, questa di Annaud, che si trasformerà in presa di coscienza per un uomo che sosteneva le idee naziste. Come sempre, però, nel regista francese lo spettacolo prende il sopravvento, e lo splendido contesto ambientale (la solare fotografia è di Robert Fraisse) fatica a conciliarsi con la visione occidentale del regista, per quanto le intenzioni sincere (come la giusta accusa politica) siano meritevoli. Qua e là, comunque, il film riesce ad infondere il giusto piglio spirituale. La conversione di Harrer (il bel B. Pitt) da nazista egoista, spavaldo e muscolare ad adulto mite, buono e gentile è enunciata senza sfumature, ma non raccontata. Sfilacciato, prolisso e un po' tedioso anche nelle sue parti semidocumentaristiche nell'esotismo quotidiano di Lhasa.  Critiche e recensioni non sono del webmaster ma tratte dai migliori siti

  http://www.angelsofmars.it/Nazismo/svastiche sul graal.htm LE SS IN TIBET

Jean Jacques Annaud 1997
Produzione: Mandalay Entertainment
Sceneggiatura: Becky Johston
Fotografia: Robert Fraisse
Musica: John Williams
Interpreti:
BRAD PITT HEINRICH HARRER
DAVID THEWLIS PETER AUFSCHNEITER
JAMYANG JAMTSHO WANGUCHUK DALAI LAMA
MAKO KUNGO TSAR
INCEBORGA APKUNAITE INGRID HARRER
DANNY DENZONGPA REGGENTE
AMA ASCHE DONGTSE TASHI
DUNCAN FRASER UFFICIALE BRITANNICO
JETSUN PEMA GRANDE MADRE
LHAKPA TSAMCHOE PEMA LHAKI
DORJEE TSERING DALAI LAMA A 4 ANNI
SONAM WANGCHUK DALAI LAMA AD 8 ANNI
B.D. WONG NGABO JIGME
VICTOR WONG L'AMBAN CINESE

La Deutsches Ahnenerbe – Studiengesellschaft für Geistesurgeschichte (Eredità tedesca degli antenati del mondo indogermanico di razza nordica) sorse il 1 luglio 1935 per iniziativa del Reichsführer Himmler. L’ Ahnenerbe nacque sotto il patronato congiunto delle SS e del Ministero dell’Agricoltura per una istituzione scientifica che fornisse solide basi alla dottrina del Partito. La teoria del guerriero del primo e del contadino non durò a lungo. L’unica menzione pubblica fatta da Himmler circa la Ahnenerbe si trova in un discorso del gennaio 1937. Himmler disse che “esso ha anche l’incarico di effettuare ricerche scientifiche in collaborazione con l’Istituto Ahnenerbe. Così – proseguì il Reichsführer SS – ad Altchristenburg abbiamo scoperto una fortezza su una superficie di trenta iugeri. (…) Dal punto di vista scientifico e dottrinale, il nostro compito consiste nello studiare queste cose senza falsificarle, in maniera obiettiva. Le scoperte fatte dall’Istituto Ahnenerbe ad Altchristenburg hanno rivelato l’esistenza di sette strati (…) Tutte queste cose ci interessano, perché rivestono la massima importanza nella nostra lotta ideale e politica”.

Sorsero quindi in seno alla Ahnenerbe una cinquantina di dipartimenti, ciascuno dei quali si dedicava a un particolare settore d’indagine: canti, danze etc… Nel 1938 la Ahnenerbe organizzò una spedizione in Tibet. Il capo della spedizione, lo Hauptsturmführer SS dr. Ernst Schäfer, era un biologo e zoologo che già nel 1930-’32 e nel 1934-’36 aveva partecipato a un paio di spedizioni in Cina. Tornato in patria, Schäfer aveva avuto modo di esporre a Himmler la sua idea di una spedizione in Tibet. Il Reichsführer accolse entusiasticamente l’idea di Schäfer e assunse il patrocinio dell’iniziativa. Oltre a Schäfer, facevano parte del primo gruppo quattro Obersturmführer SS: il capocarovana “tecnico” Edmund Geer, l’antropologo ed etnologo Bruno Beger, il geografo e geomagnetologo dr. Karl Wienert, il fotografo e operatore cinematografico Ernst Krause. Scopo ufficiale della spedizione era lo studio della regione tibetana dal punto di vista antropologico, geografico, zoologico e botanico. Ma a Himmler importava anche stabilire un contatto con l’abate di Reting, diventato Reggente del paese nel 1934, un anno dopo la morte del tredicesimo Dalai Lama. Il quattordicesimo Dalai Lama, quello attuale sarebbe stato insediato solo nel 1950. … .. poco prima del Natale del 38 gli uomini del Reich si dirigono verso Lhasa con una nuova carovana. Varcano la soglia della “città proibita” il 19 gennaio, accompagnati da un alto ufficiale tibetano e accolti dalle massime autorità; La visita a Lhasa doveva durare 14i giorni; ma l’intesa stabilitasi tra le SS e le autorità lambiste è tale, che il governo tibetano non lascia partire i propri ospiti prima di aprile. Una decina di animali da soma dovette essere impiegata solo per il materiale di interesse etnologico (costumi, tende, un aratro, un telaio ecc.), al quale si aggiungevano i 108 volumi di Scritture buddiste donati dal Reggente al governo del Reich. Si trattava verosimilmente del Kanjur (bka’-gyur), versione tibetana del Canone, che nell’edizione di Derge (Sde dge) consta per l’appunto di 108 volumi. Oltre a ciò, la spedizione portava con sé più di 4.000 uccelli impagliati, più di 500 teschi di animali, esemplari zoologici viventi, piante d’ogni genere, semi vegetali. Alla fine di quel medesimo mese d’agosto del 39 (quando rientrò la spedizione) si sarebbe dovuta concludere anche la terza spedizione tedesca sul Nanga Parhat (m. 8.114), guidata da Peter Aufschneiter, che era partita nel maggio 1939. Sorpresi in territorio indiano dallo scoppio della guerra (3 settembre), Peter Aufschneiter e Heinrich Harrer, il campione dei giochi olimpici del 1936, furono internati in un campo di concentramento britannico. Evasi nel 1944, raggiunsero il Tibet, dove ottennero asilo. Claudio Mutti

   

 

NORTH FACE (Nord Wand)

Directed by Philipp Stölzl; written by Christoph Silber, Rupert Henning, Mr. Stölzl and Johannes Naber, based on a script by Benedikt Roeskau; director of photography, Kolja Brandt. Cast: Benno Fürmann (Toni Kurz), Johanna Wokalek (Luise Fellner), Florian Lukas (Andi Hinterstoisser), Simon Schwarz (Willy Angerer), Georg Friedrich (Edi Rainer) and Ulrich Tukur (Henry Arau)

LUGLIO 1936 - L'EIGER DI KURZ

La prima salita dell'Eiger risale all'11 agosto 1858 da parte dell'alpinista irlandese Charles Barrington con le guide Christian Almer e Peter Bohren. Ne seguirono altre ma mai dal versante Nord che, più pericoloso per varie cause, venne affrontato negli anni '30 del secolo scorso. Nel 1934 una prima spedizione salì fino a 2900 metri poi si ritirò (ne mancavano ancora 1000). Nel 1935 la salita fu tentata da un'altra cordata tedesca, composta da Karl Mehringer e Max Sedlmeyer. I due raggiunsero quota  3.300 m, ma furono sorpresi dal maltempo, che li bloccò in parete, dove morirono. Nel 1936 il tentativo di Kurz che costituisce la trama del film North Face. Andreas Hinterstoisser e Toni Kurz, e gli austriaci Willy Angerer ed Edi Rainer incontratisi in parete decisero di unire le forze nel tentativo di violare la via nord pur avendo scarsità di mezzi e impari esperienza. Hinterstoisser riuscì ad oltrepassare il passaggio chiave della via, un lungo traverso esposto che oggi porta il suo nome (traversata Hinterstoisser). Angerer ferito alla testa ritenne gli fosse possibile salire alla cima diventando però da quel momento un peso per gli altri. Quando decisero di ridiscendere si compì la tragedia, perché la discesa è spesso più difficile della salita e loro avevano eliminato le corde nei punti più difficili. Quasi alla fine della discesa, il gruppo fu appunto travolto da una valanga: Angerer, Rainer ed Hinterstoisser morirono immediatamente, mentre Toni Kurz morì di sfinimento il giorno successivo, nonostante i tentativi di salvarlo da parte di una squadra di soccorso appositamente uscita dalle “finestre” della ferrovia dell’Eiger (Jungfraubahn). 

TRAMA
Luglio 1936. Siamo alla vigilia dei giochi Olimpici di Berlino ( 1/16 agosto) e Hitler ha promesso la medaglia d’oro a chi scalerà la parete nord dell’Eiger. Due militari (Toni Kurz e Andi Hinterstoisser) bavaresi delle truppe di montagna si prendono un congedo, ma non per ragioni ideologiche, per scalare la montagna considerata impossibile. L'ascensione, che ha inizio a metà luglio, attira le attenzioni della stampa dell'epoca anche per la presenza di tante altre squadre fra cui anche una italiana (nelle realtà non contemporanea bensì successiva di 2 anni). La fidanzata di Kurz, Luise Fellner, apprendista e fotografa a Berlino in un giornale nazista viene incaricata ad insaputa dei due di seguire le scalate. Anche un’altra cordata con due esponenti della SA (Sturmabteilung la madre di tutte le organizzazioni naziste), gli  austriaci Edi Rainer e Willy Angerer sono pronti a salire. L’Austria non fa ancora parte del Reich e la SA è fuori legge in quel paese. E’ tutto materiale propagandistico, che dopo il fallito putsch del 1934, fa gola al nazismo.
If Luise Fellner is the movie’s moral compass then Henry Arau (Ulrik Turkur) is the acceptable face of nationalism. Through Henry we can see how Germany’s national fervour would develop from pride to fanaticism. There are times when we are right beside him – such as when the german climbers succeed with the Henterstoisser Traverse – “This is HISTORY!” he tells his fellow onlookers. However such empathy doesn’t last and when he starts on about the annexation of Austria, we want to leave the room with Luise.

Della “storia vera”, che costituisce il sottotitolo al film, noi non conosciamo nulla perché i protagonisti sono tutti morti (la giornalista è inventata) e le uniche testimonianze sono quelle dei giornalisti con binocoli sulla terrazza dell’Hotel (ma per diversi giorni la montagna era coperta)  e delle guide alpine elvetiche che tentarono un goffo salvataggio. Gli scalatori che si avventuravano in parete venivano avvisati che alle guide non competeva alcun obbligo di salvataggio. Il Comitato Centrale del Club Alpino Svizzero non le riteneva infatti responsabili se avessero rifiutato di andare in soccorso ad eventuali scalatori in difficoltà.

 

LA FASE FINALE

http://it.wikipedia.org/wiki/Eiger

La complessità della ricostruzione filmica ha richiesto uno sforzo notevole da parte del direttore della fotografia Kolja Brandt e dell'operatore che, camera a spalla, sono diventati a loro volta scalatori per dar vita a un'estetica realistica, di tipo documentaristico, stando incollati agli attori impegnati in difficoltose riprese. Buona parte del film è stata girata in condizioni estreme, a -10 (ma la tempesta di neve era finta), utilizzando tre diverse montagne come location vista la reale pericolosità dell'Eiger, tutt'ora

http://www.climbing.ie/exped/eiger/eiger.html

Kurz rimasto solo in parete riuscì ad attirare l’attenzione del guardiano della ferrovia all’Eigerwand, che chiamò i soccorsi a valle. Una squadra di soccorso composta da Hans Schlunegger e dai fratelli Christian e Adolf Rubi si recò alla “finestra” della galleria, da cui salì sulla parete. I tre riuscirono a raggiungere un punto a circa 100 m sotto Kurz, ma non poterono andare oltre, a causa delle pessime condizioni del tempo e della parete. Il giorno seguente, 22 luglio, la squadra di soccorso, a cui s'era aggiunto Arnold Glatthard, tornò sulla parete, e, grazie anche alle migliorate condizioni del tempo, riuscì a raggiungere un punto a soli 40 m da Kurz. Questi era sopravvissuto alla notte all'aperto ma era semicongelato. La squadra però non se la sentiva di salire e dissero a Kurz di scendere con una corda che gli avrebbero fatto avere se lui calava un cordino di cui era però sprovvisto. Dopo cinque ore!!! di lavoro, Kurz riuscì a legare insieme i tre trefoli (che costituiscono la corda grossa), ed a calarli fino ai soccorritori; questi legarono al cordino una corda intera e del materiale da armo (martello, chiodi, moschettoni); non avendo però una corda di lunghezza sufficiente !!, legarono insieme due corde (con un grosso nodo). Kurz recuperò la corda, la fissò alla parete, e cominciò a scendere, dopo aver fatto passare la corda in un moschettone fissato ad un anello di cordino intorno al suo corpo. Superato un tetto aggettante, scese nel vuoto per un tratto, ma quando incontrò la giunzione delle corde dovette bloccarsi: il grosso nodo infatti non passava attraverso il moschettone !!!. Kurz tentò disperatamente di far passare il nodo, di scioglierlo, di passarvi sotto,  spronato in continuazione dalla squadra di soccorso, ma inutilmente. Dopo parecchi tentativi, infine, Kurz disse a voce chiara e ben discernibile: "Ich kann nicht mehr" ("non ne posso più"), e si lasciò morire.

LUGLIO 1938 - L'EIGER

 DI HARRER

 

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La Montagna (due: Eiger e Monch 4105) è attraversata dal tunnel della ferrovia progettato da Adolf Guyer-Zeller, che unisce il Kleine Scheidegg (2061 m) allo Jungfraujoch (3454 m).  La Jungfraubahn è una  ferrovia a scartamento ridotto con alimentazione a corrente trifase. La ferrovia ha due stazioni intermedie in galleria all'interno dell'Eiger, la Eigerwand e la Eismeer, che rappresentano due punti panoramici rispettivamente sulla parete nord dell'Eiger e sul ghiacciaio di Grindelwald (Grindelwaldgletscher). La stazione di partenza a Kleine Scheidegg offre un'ottima visuale della parete nord dell'Eiger, e permette quindi di seguire (con l'ausilio di cannocchiali e binocoli) le cordate che ne tentano la salita. Ha altri sbocchi o camini (tamponati) usati al tempo per scaricare il materiale di scavo che va ad aggiungersi a quello friabile di parete rendendola pericolosa. La parete presenta ampie zone di neve perenne e ghiacciai, ed è soggetta a numerose frane, distacchi e scariche di pietre, soprattutto nella stagione estiva, a causa del disgelo diurno. La scalata della parete Nord fu poi vinta nel ’38 dalla cordata mista austro-tedesca, composta dai tedeschi Andreas Heckmair e Ludwig Vörg, e dagli austriaci Fritz Kasparek e Heinrich Harrer. Vi fu anche un tentativo italiano, da parte degli alpinisti di Valdagno Bartolo Sandri e Mario Menti; partiti il 21 giugno 1938, i due morirono cadendo in prossimità della "fessura difficile", nella parte bassa della parete. Nel 1957 vi fu un'altra tragedia che ebbe vasta risonanza con le cordate di Claudio Corti, Stefano Longhi e Nothdurft, Mayer. Stefano Longhi rimase sull'Eiger, appeso alle corde, per due anni, e fu recuperato solo nel 1959 ( maggiori notizie qui  al rigo 66 http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm ). I corpi di Nothdurft e Mayer furono ritrovati nel 1961, alla base della parete ovest. I due erano quindi riusciti a raggiungere la vetta, a notte fonda, per poi morire durante la discesa, di sfinimento o travolti da una valanga. Corti si salvò ma venne accusato da Harrer (prima del '61) che poi ritrattò in parte l'accusa che l’italiano avesse “provocato” la morte dell'altra cordata tedesca che stava con loro.