La storia è racconto attraverso i libri |
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di Salvator Gotta |
I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati PICCOLO ALPINO |
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L’epurazione colpisce ancora il
“Piccolo Alpino”? |
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Salvator Gotta nasce a Montalto Dora (Ivrea) da una famiglia borghese. Compie gli studi regolari, per poi entrare nel mondo della letteratura e del giornalismo. Nel 1915, si arruola volontario fra gli alpini per combattere al fronte. Tale esperienza gli servirà da spunto per il suo romanzo più amato, "Il Piccolo Alpino". Tornato dalla guerra, torna a penna e carta. Gotta aderisce al fascismo, il suo nome rimarrà legato al regime come autore delle parole dell'ex inno degli Arditi poi usato anche dai fascisti "Giovinezza". Pubblica molte opere legate al fascismo e all'Italia del periodo, come "Mistica-Patria" del 1932. Il figlio Massimo andrà in Russia col Savoia. Dopo la 2° Guerra Mondiale e la caduta del Regime Fascista, Gotta non rimane nell'ombra, continuando a scrivere dalla sua casa di Portofino fino alla morte, avvenuta nel 1980 a 92 anni. | ||||
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“Strinse sul petto il bimbo che singhiozzava senza più ritegno, chiamando ad alta voce la mamma e il papà perduti. Tu sei con me, con noi. Ora hai tanti papà e tanti fratelli che ti vogliono bene: gli Alpini. Tu conosci gli Alpini, vero? In questi ultimi mesi sei vissuto in mezzo a loro, hai imparato ad apprezzarli e ad amarli. Ebbene, fin che resterà un Alpino in Italia, tu non avrai ragione di temere. Sei il più piccolo, ma sei un Alpino anche tu, provato al dolore della montagna, destinato alla montagna. Resta con noi: troveremo sempre mezzo di tenerti con noi, anche in guerra. Impari troppo presto il tuo dovere di soldato: ma sono certo che saprai comportarti non meno eroicamente dei tuoi fratelli più grandi. Ora non piangi più, vero? Bravo! Bravo! Guarda là Pin che mi dà ragione. Vedi come muove la coda?. Sulla soglia era apparso Pin che guardava Giacomino con occhi inquieti, scodinzolando. Anche gli ufficiali erano commossi. Tutti vollero accarezzare il fanciullo e tutti gli dettero qualche cosa: cioccolato, pasticche di menta e anche delle monete.”
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Trama Dal libro sono stati tratti un film “Piccolo Alpino” (1940) di Oreste Biancoli con Elio Sannangelo* (vedi sotto critica) e uno sceneggiato “Mino il giovane alpino” prodotto per la Rai nel 1986 da Gianfranco Albano (sceneggiatura Rulli e Petraglia: per farlo passare in televisione l’avevano trasformato in una fiction a luci rosse, come si dice liberamente tratta dal romanzo) Tra gli interpreti della fiction, Guido Cella, Mario Adorf, Ottavia Piccolo, Barbara May, Simona Cavallari. Protagonista è Giacomino Rasi, adolescente fantaccino nella prima guerra mondiale, eroe fascista (come abbiamo visto), che attraverso i disastri della guerra, insegue un ideale di pace e democrazia. Trasmesso la domenica sera.
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Aosta, 24 Dicembre 1914. Il Signor Michele Rasi, la moglie ed il figlio,
di nome Giacomino decidono di compiere un'escursione particolarmente
impegnativa in montagna. Nonostante i consigli degli abitanti, si mettono
in marcia. In alta quota, vengono sommersi da una valanga. Giacomino
piange la sventura, che gli ha strappato la mamma ed il babbo. Dopo aver
camminato molti chilometri, si ripara in una casetta isolata composta da
una famiglia di contrabbandieri senza scrupoli, Bastian e Rita. L'unico
che lo protegge è il figlio di questi ultimi, Rico. Giacomino viene
ospitato dalla famiglia, a patto che si sappia guadagnare il cibo: dovrà
contrabbandare anche lui. Il piccolo si rivela un vero asso in ascensioni
e camminate. Tutto procede a meraviglia fino al giorno in cui arriva
l'ordine di mobilitazione per la guerra, nel maggio del 1915, che provoca
l'improvvisa partenza di Rico. Giacomino ed il fedele cane Pin seguono con
un giorno di distanza Rico ad Aosta, dove diventerà la mascotte della
truppa, per la sua tragica storia. Riceve anche una piccola divisa da
alpino, che lo contraddistinguerà d'ora in poi. Decide di seguire la
brigata di Aosta anche sul Carso dove compirà gesta mirabolanti: guiderà
un drappello all'attacco, farà prigioniero un austriaco e si guadagnerà
l'affetto dei soldati sempre accompagnato dal cane Pin. A Fiera di
Primiero conosce Nane, un bambino figlio di un cieco morto malmenato da
alcuni soldati nemici perchè creduto una spia, che segue anche lui
coraggioso Giacomino. Entra fra i primi a Trento, e lì viene sorpreso
dalla Vittoria del 4 Novembre 1918. Durante i festeggiamenti, Giacomino
ritrova come per miracolo il padre, tenente di fanteria. Rientrato a
Milano, Giacomino riprende i contatti con i suoi coetanei, anche se il suo
cuore rimarrà sulle montagne del Carso. Dopo qualche mese, la madre di
Giacomino fa ritorno dalla Svizzera, dove si trovava ricoverata in un
manicomio, ed a poco a poco, sorretta dall'affetto dei cari, ritornerà ad
essere quella di sempre. Il libro termina con la cerimonia del Re che
consacra Giacomino un eroe, appuntandogli la medaglia d'oro al petto. |
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finale [...] E come quel lieto giorno finì tra suoni e canti di festa, così questo mio racconto termina, cantando la gloria del piccolo Alpino. Fanciulli d'Italia che avete seguito le vicende di Giacomino Rasi, io mi debbo ora congedare da voi; vi saluto e non senza malinconia. Giacomino ha smesso da un pezzo di fare la guerra, è un bravo ragazzo che studia e obbedisce e ama i suoi genitori. Sarà certo domani un cittadino esemplare. Vorrei che lo imitaste, o Fanciulli d'Italia; è il più bel modo di ricordarlo e di volergli bene. Vorrei che lo imitaste, ora, in pace, studiando disciplinati e obbedienti, pronti sempre a seguire l'esempio della sua generosità, del suo ardire e del suo spirito di sacrificio, quando la Patria in pericolo avesse bisogno di voi. La medaglia d'oro che splende sul petto di Giacomino è, oltre che un simbolo di gloria, un simbolo di speranza: la Patria fonda le sue più alte speranze soprattutto su voi, o Fanciulli d'Italia. | ||||
*"(...) La prima parte del film è buona la seconda molto di meno. Protagonista è Ennio Sannangelo, la cui recitazione segue le sorti del film, da prima vivace e spontanea, in seguito diventa sbandata e alquanto declamatoria. L'ambiente degli alpini è reso con vivo senso della realtà e con piacevole umorismo, ci si sente la mano di uno che se ne intende e ricorda le scene migliori di "scarpe al sole" (...)". (A. Frateili, "La tribuna", 3/12/1940) Note: dialoghi Paolo Monelli e Dino Falconi. |
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http://www.radiomarconi.com/marconi/marcia/giovinez.html
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Da Cimetrincee Commento Federico Pizzi Come ho già spiegato nella mia introduzione, il “Piccolo Alpino” è stato, non apertamente, ma di fatto, epurato da tutte le case editrici del dopoguerra, fra cui la Mondadori, detentrice della totalità dei diritti di ristampa. L’ultima edizione risale al 1966, corredata però dai disegni dell’edizione del 1926, che terminava con la cerimonia di Re Vittorio Emanuele III che dona a Giacomino la medaglia d’oro, in un tripudio di bandiere sabaude. E’ chiaro dunque perché nessuno abbia più avuto il coraggio di ristampare il libro: per non essere oggetto di contestazioni politiche. A mio parere, però, queste accuse sono totalmente gratuite, in quanto nel “Piccolo Alpino” troviamo sì una vena patriottica forte, ma anche la messa in risalto di Caporetto, del dispotismo di un generale, etc.: tutti elementi che il fascismo cercò di nascondere con accuratezza. Rimane comunque un interrogativo: del perché la casa editrice voglia tenere nascosta questa opera così semplice e genuina, commovente e piacevole allo stesso tempo, che (veramente!) non presenta alcun insegnamento sbagliato. Anzi, in un celebre capitolo, Giacomino fa prigioniero un soldato austriaco che però cura con affetto, donandogli del pane e parte della sua razione. Se il romanzo fosse stato veramente “fascista”, l’autore non avrebbe esitato a far passare il nemico per un assassino senza scrupoli, facendo partire dalla pistola di Giacomino un colpo. E’ incredibile un fatto: nonostante siano passati quasi 40 anni dalla sua ultima stampa, il “Piccolo Alpino” rimane nei cuori dei meno giovani, che narrano l’avventura di Giacomino ai bambini. E nonostante siano passati più di 40 anni, l’Associazione Nazionale Alpini non si è data ancora per vinta, dedicando a Montalto Dora un monumento al “Piccolo Alpino” ed al suo autore, e chiedendo costantemente la ristampa del libro o la cessione dei diritti d’autore all’A.N.A. Concordo pienamente e plaudo all’iniziativa: il “Piccolo Alpino” deve ritornare in tutte le case, come semplice romanzo di avventure per i più giovani, e come fedele ritratto storico di un periodo così drammatico della nostra storia. |