LA GUERRA E IL CINEMA LA RUSSIA DELLA RITIRATA
|
|
|
I GIRASOLI
Regia Vittorio De Sica |
|
locandine e immagini sono tratte da |
http://film.spettacolo.virgilio.it/cinema/ | |
Critica "(..) Come appare chiaro, l'intento degli autori era di fare un grosso romanzo popolare, una macchina di sicura presa emotiva e commerciale. (..) De Sica raggiunge (in varie scene) l'estremo dell'effetto nell'estremo della semplicità (..) e crea l'atmosfera emotiva che permette a una tragica e splendida Loren di toccare coi mezzi più semplici tutte le corde della disperazione e della pietà (..). Un altro personaggio bellissimo la Mascia di Ludmilla Saveljeva (..) Mastroianni (..) appare talvolta disorientato (..)" (F. Sacchi, 'Epoca', 29 marzo 1970) |
Per aver diritto a una licenza di dieci giorni, che gli eviterà di partire per il fronte africano, un soldato settentrionale, Antonio, vincendo la propria ritrosia per il matrimonio sposa Giovanna - focosa napoletana. Fintosi pazzo, per non doversi più separare da lei (su consiglio di lei), Antonio viene scoperto e spedito sul fronte russo, dove, finita la guerra, risulta come "disperso". Convinta che il marito sia ancora vivo, dopo averlo aspettato tenacemente, a lungo, Giovanna parte per la Russia, lo cerca a Mosca e in Ukraina e, finalmente, lo ritrova. Salvato dal congelamento e dall'amnesia, che lo avevano colpito durante la ritirata, Antonio s'è rifatta una famiglia, unendosi alla sua soccorritrice, che gli ha dato anche una figlia. Disperata e decisa a dimenticarlo, Giovanna torna in Italia e distrugge tutti i ricordi della loro vita in comune. Qualche tempo dopo, è Antonio, sconvolto dalla sua ricomparsa, a venire in Italia per ritrovare Giovanna. Unitasi a un operaio, la donna è diventata madre a sua volta, per cui, pur confessando l'amore reciproco, lei e Antonio, decidono, per il bene dei figli, di separarsi per sempre. | |
|
Italiani, brava gente "talianski, karasciò !" Regia Giuseppe de Santis |
|
Personaggi e interpreti
Titolo russo: |
Arthur Kennedy (Ferro Maria Ferri),
fascista fanatico, con tanto di mano di legno.
Tatiana Samoilova (Sonja), Gianna Prokhorenko (Katja), Raffaele Pisu (Libero Gabrielli) è un soldatino che sogna di tornare a casa per sposare "Ginetta sua": di tanto in tanto suona l’armonica e qualche volta si diverte a sfottere i fascisti più seriosi accennando le note dell’Internazionale Andrea Checchi (colonnello Sermonti), leale comandante di un variopinto reggimento del quale fanno parte soldati provenienti da tutte le regioni d’Italia. Riccardo Cucciolla (Giuseppe Sanna),di Cerignola, nasconde sotto la coriacea scorza meridionale il suo viscerale antifascismo Nino Vingelli (sergente Manfredonia), Lev Prygunov (Loris Bazzocchi), Peter Falk (tenente medico Mario Salvioni), giovane ufficiale medico, è il tipico gagà napoletano che in guerra si trasforma in uno strano miscuglio di coraggio e di codardia: risponde all’appello dei russi che richiedono l’intervento di un medico per salvare la vita a un compagno ferito e, sulla via del ritorno, viene ucciso dai tedeschi, insieme ai partigiani che lo riportano al campo italiano Grigorij Mikhailov (partigiano), Valerij Somov (Giuliani), Gino Pernice (Collodi), Boris Kozhukhov (un maggiore), Vincenzo Polizzi (il siciliano) |
|
|
TRAMA dal Morandini Le vicende di un reggimento italiano, con soldati provenienti da diverse regioni, sul fronte russo: l'avanzata nel 1941, i difficili rapporti con gli alleati tedeschi, la disastrosa ritirata nell'inverno del 1942-43. Girato sui fiumi Don e Bug, in Bessarabia, a Odessa e a Dniepropetrovsk. G. De Santis (1917-97) persegue la sua idea di cinema popolare, ricorrendo all'impiego dei generi (commedia dialettale compresa) e delle regole per piegarli in senso ideologico e didattico: l'internazionalismo, la divisione per classi e non per nazionalità, l'antieroismo, la solidarietà tra russi e italiani poveri, la denuncia dell'assurdità della guerra. Narrazione rapsodica attraverso quadri ed episodi corali, di un'epica "bassa" impregnata di una costante vena "malincomica" con una pittoresca galleria di personaggi e di macchiette tra cui bisogna citare almeno il tenente medico napoletano di P. Falk, l'antifascista meridionale di R. Cucciolla, il contadino emiliano di L. Prygunov. |
|
1941-1943: sono gli anni della campagna italiana in Russia. Sul treno che trasporta i nostri soldati al fronte regna un moderato ottimismo, suffragato dal tepore della buona stagione. Alcuni sono certi di trovar facile gloria nella terra dei soviet. Ma i più anziani si mostrano scettici al riguardo….I rapporti tra le truppe italiane e l’esercito nazista sono alquanto tesi. Il soldato Sanna assale un nazista che vuole impedirgli di dividere il proprio pane coi prigionieri russi. Qualche tempo dopo è il colonnello Sermonti a ordinare di sparare due o tre raffiche davanti ai baldanzosi motociclisti del Reich, i quali tentavano di passare per primi su un ponte che gli italiani hanno faticosamente strappato ai partigiani sovietici. «Se voi sparare ancora su piedi tedeschi, noi sparare su teste italiane!», protesta stizzito il maresciallo nazista, masticando il suo cattivo italiano. Per i nostri soldati la convivenza quotidiana con gli alleati tedeschi è quasi insostenibile: non ne condividono l’esagerazione fanatica e il sadismo. E si rifiutano di obbedire al maresciallo nazista che ha ordinato di far fucilare una ragazza russa. La tattica dei russi consiste nell’indietreggiare, attirando il nemico verso l’interno del paese, per poi contrattaccare col favore della stagione fredda. Tra gli italiani e i tedeschi già si sente odore di vittoria, quando inizia il contrattacco sovietico. Il reggimento del colonnello Sermonti si trova in una prima linea che manca di collegamenti adeguati con le retrovie. Sotto il violento assalto dei russi, la prima linea cede di schianto. E la ritirata si rivela disastrosa, anche perché i nazisti non forniscono il carburante necessario agli automezzi: le truppe italiane sono, dunque, costrette a lunghe e sfibranti marce in una Russia imbiancata dalle tempeste di neve. E’ l’inverno del 1942: nella fuga gli uomini hanno ormai perso il conto dei giorni e non sanno nemmeno quando "festeggiare" il Natale. I soldati si disperdono in ogni direzione. Libero Gabrielli e Giuseppe Sanna, amici per la pelle, fuggono insieme, anche se non sanno bene dove andare: s’imbattono per caso in un simpatico tedesco che ha scoperto un rifugio sotterraneo pieno di viveri e li invita a dividere con lui tutto quel bendiddio. All’indomani si separeranno: Gabrielli si mette in marcia con l’intenzione di raggiungere le truppe italiane e tedesche in ritirata. Sanna e il tedesco, invece, sono decisi a consegnarsi ai russi, ma vengono colpiti a morte dalle granate che piovono da tutte le parti. Gabrielli, ex campione di marcia, prosegue imperterrito il suo cammino verso sud: incontra Sonja, una ragazza russa che ha collaborato coi nazisti e adesso è costretta anch’ella alla fuga: insieme a lei, passa una notte in un carro armato abbandonato. Per qualche tempo, poi, i due si aggirano insieme nella neve, con la speranza di trovar rifugio in un villaggio che la ragazza dice di conoscere. Ma il villaggio non esiste più e Sonja non è capace di andare avanti: Libero prosegue da solo la sua marcia. Ma la distanza che lo separa dalla salvezza è enorme e il bianco panorama nel quale si agitano bufere e tormente sembra non dover mutare mai: nemmeno lui riuscirà a scampare alla morte. |