AUGUSTO BUONO LIBERO

L'angoscia di un peccato sconosciuto diventa una tragedia consumata nella vita quotidiana che č un'illusione passeggera fluttuante "come un torrente sempre nuovo" mentre "il mondo in ogni attimo si rinnova" (Cuper) e, quando ci si accorge che la vita e la morte non sono due categorie separate, ma l'una č il complemento dell'altra, allora, spenta la scintilla dell'anima, ci si perde nel nulla eterno.
L'ultima luce, prima del buio completo, č l'amore, una fiaccola che riaccende i sogni e le speranze, che riscalda il cuore, che vince persino la solitudine divina nell'attimo della creazione.
A livello tecnico-stilistico la meditazione e la ricerca di una pace interiore hanno condotto l'iter poetico di Augusto Buono Libero dal verso breve ed urlato ad un verso ampio, disteso, riflessivo, sussurrato e non per questo meno musicale; dal frammento e dalla istantanea fulgurazione alla poesia lunga, spesso iterativa, specchio di un meditato squarcio d'anima; infine dal monologo, dal soliloquio al dialogo frutto di un crescente amore per il teatro.
Inoltre la ricerca della parola, la creazione di un clima surreale, l'alitare di una poeticitą sottesa alla prosa, rendono tutte le sue opere teatrali e i suoi due romanzi delle lunghe poesie che si snodano per ampie metafore, per sublimi incantesimi, per fascinosi paesaggi.

a cura di Giorgio Barba