Evangelista Menga
dal castello di Copertino
all'assedio di Malta

di Lucio Maiorano

recensione a cura di Giorgio Barba




Copertina libro Nemo propheta in patria: nessuno è profeta nella sua patria, anzi succede spesso che chi ha ben meritato sia trascurato o dimenticato, se non addirittura obliato proprio dai suoi concittadini. E' il caso di Evangelista Menga di Copertino, ingegnere e progettista di alcune fortificazioni, tra le quali i castelli di Copertino, di Mola di Bari e di Barletta, concepiti e costruiti in base a nuovi canoni imposti dalle armi da fuoco e dall'utilizzo dei cannoni durante le battaglie. Ma se il castello di Copertino nel tempo non ha subito lunghi assedi o attacchi militari di una certa rilevanza tali da mettere a dura prova le strutture difensive, altre fortezze, progettate dallo stesso Menga, hanno resistito e offerto protezione durante uno degli assedi più cruenti della storia dello scontro tra l'Islam e la Cristianità: l'assedio di Malta nel 1565.
La scoperta nella Biblioteca nazionale di Malta a Valletta di un documento che attesta la presenza di Evangelista Menga a Malta durante l'assedio dei Turchi di Solimano il Magnifico ha dato l'occasione a Lucio Maiorano di approfondire l'argomento e di inquadrare il Menga nella giusta ottica per una rivalutazione storica, qualora ce ne fosse bisogno, e per l'attribuzione di un adeguato riconoscimento da parte dei copertinesi. Il Maiorano con il suo libro "Evangelista Menga, dal castello di Copertino al grande assedio di Malta" (Adriatica Editrice Salentina, Lecce) descrive epicamente l'impari battaglia tra i cavalieri di Malta e i Maltesi guidati da Jean Parissot de la Vallette, e i musulmani guidati dall'ammiraglio Piali, da Mustafà Pascià, comandante dell'esercito, e dal re di Tripoli, il pirata Draguto.
E' in quest'occasione, come attesta il documento, che il Menga non solo diede prova della sua perizia di architetto, ma del suo valore di soldato, combattendo in prima persona contro il nemico e meritando uno stipendio di trecento scudi per tutta la vita per aver "faticato non risparmiando alcun rischio e pericolo nell'assedio".
Così la storia personale del Menga si intreccia con la storia della cristianità in un momento di crisi e di paura per i regni cristiani d'Europa. Se fosse caduta Malta, il Mediterraneo sarebbe passato sotto il controllo dell'Islam, che avrebbe sferrato un attacco a Roma, attraverso la Sicilia e il Regno di Napoli.
L'assedio di Malta cambiò il corso della storia e nel 1571 i turchi vennero sconfitti a Lepanto in una memorabile battaglia navale.
Ma ciò che il Maiorano mette in luce è lo scontro tra due culture differenti, quella dei musulmani e quella dei cavalieri di Malta, la cui origine risale al 1099, quando venne creato da Gerardo de' Sasso (o di Tune) l'ordine degli Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme. E se in un primo momento compito dei cavalieri era quello di ospitare e rifocillare i pellegrini e di curare i malati, successivamente, a causa dell'aggressività e dell'intolleranza dei musulmani, essi si trasformarono in un ordine cavalleresco: frati con la spada in mano, pronti a difendere i cristiani in ogni parte del mondo. Da Gerusalemme ad Acri, a Cipro, a Rodi e infine a Malta gli ospitalieri si sacrificarono sino alla morte per combattere il turco in una sorta di alleanza tra cavalieri di diverse nazionalità, testimoniata dalle otto lingue in cui erano divisi (italiani, aragonesi, castigliani, portoghesi, francesi, provenzali, inglesi, tedeschi) tante quante erano le punte della croce amalfitana del loro stemma (che rappresentano anche le otto beatitudini).
Gli "uomini neri", così li chiamavano i musulmani a causa del loro mantello, erano temibili in battaglia, sia sulla terraferma, quando difesero i regni cristiani d'oltremare, creati durante la prima crociata, sia sul mare allorquando si trasferirono a Cipro e a Rodi, ma leali e generosi nel dimostrare riconoscenza a chi prestava loro aiuto. L'Ordine degli Ospitalieri, dopo l'assedio e la presa di Rodi, divenne Ordine di Malta per volontà di Carlo V, che regalò ai cavalieri, risparmiati a Rodi proprio da Solimano il Magnifico, Malta e le isole limitrofe.
Il Menga giunse a Malta nel 1560 al seguito di Carlo V ed ebbe il compito di rafforzare i bastioni dell'isola e di disegnare le fortificazioni dello "Spur". Durante l'assedio il Menga, insieme con gli altri ingegneri e architetti, partecipò alle operazioni di difesa delle fortezze e si distinse nella distruzione di un ponte costruito dai saraceni per penetrare nel forte di San Michele. Alla fine dell'assedio, il gran maestro dell'Ordine dei cavalieri di Malta concesse al Menga un vitalizio di trecento scudi l'anno per tutta la vita e probabilmente il titolo di "Cavaliere magistrale" o di "Cavaliere di Grazia", titoli che erano assegnati a chi si era distinto per meriti particolari. Ecco spiegato anche il motivo per cui gli abitanti di Malta definiscono il Menga "il Maltese", infatti i cavalieri dell'Ordine acquisivano per diritto la cittadinanza. Le città maltesi vennero ricostruite grazie agli aiuti economici della cristianità e fu edificata anche una nuova città, La Valletta, ad opera di Girolamo Cassar, discepolo del Menga.
E mentre i cavalieri di Malta contribuirono alla sicurezza nel Mar Mediterraneo sino al 1798 (anno in cui Napoleone conquistò l'arcipelago quasi senza colpo ferire, costringendo i cavalieri a rifugiarsi a Roma dove operano tuttora soprattutto nel campo della solidarietà), Evangelista Menga scomparve dalla scena pubblica. Di lui non si seppe più nulla, forse - azzarda il Maiorano - si ritirò in preghiera a Gozo, una delle isole maltesi o probabilmente ritornò a Copertino. Il resto della sua vita è offuscato dalle nebbie della storia, tanto che i copertinesi lo hanno quasi dimenticato e poco, in proporzione al suo valore, hanno fatto per ricordarlo.



TITOLO: Evangelista Menga
dal castello di Copertino
all'assedio di Malta
AUTORE: Lucio Maiorano
CASA
EDITRICE:
Adriatica Editrice Salentina
PAGINE: 120
DATA DI
PUBBLICAZIONE
1999