La Distensione Immaginativa

da RIZA Scienze


La distensione immaginativa costituisce una modalità tecnica sorta dalle esigenze e dalle esperienze connesse tanto al lavoro clinico quanto alle esperienze didattico formative particolarmente in ambito psicosomatico degli Istituti H. Bernheim e Riza.

Dalle esigenze del lavoro clinico essendo infatti emersa la difficoltà del trattamento dei cosiddetti malati psicosomatici in cui sintomi legati a lesioni organiche sì intrecciano con manifestazioni di disagi e conflittualità psicologico-relazionali in una sincronicità di espressioni difficilmente decodificabili e, quel che più conta, ancor più difficilmente trattabili.

L'esperienza clinica ha infatti evidenziato come il tradizionale bagaglio di conoscenze del medico e lo strumentario terapeutico - fondamentalmente biologico - da esso posseduto non sia adeguato alle esigenze della terapia.

D'altro canto né la tecnica psicoanalitica "ortodossa", né la psicoterapia analitica, né le varie forme di psicoterapia a impostazione dinamica (e anche comportamentale) hanno prodotto apprezzabili risultati in questo campo. In ambito psicosomatico in definitiva le terapie a livello esclusivamente verbale risultano altrettanto inadeguate di quelle esclusivamente somato-farmacologiche.

Da tutto ciò l'esigenza di ricorrere a tecniche in grado di poter agire sia a livello "somatico" sia a livello psicologico, cioè a livello dell'articolazione simbolica dei vissuti del paziente coinvolto nell'esperienza di una relazione interpersonale di tipo terapeutico.

La consapevolezza dei dati prima citati e l'esperienza del lavoro clinico, anche ricorrendo a tecniche di distensione e immaginative, hanno portato alla progressiva strutturazione della distensione immaginativa. Essa risulta suddivisa in fasi o momenti, tra loro articolati nel seguente modo:

  • fase della contrazione / distensione immaginata:
    presa di coscienza,
    • da parte del soggetto, del proprio corpo (situato in una posizione comoda: divano-poltrona-lettino) ottenuta attraverso la focalizzazione dell'attenzione sulle sensazioni collegate ai punti di contatto del corpo col supporto che l'accoglie. (Ciò con la finalità di iniziare il viraggio dell'orientamento mentale spostandolo dalla percezione dei dati della realtà esterna verso una sempre maggiore soggettività dei vissuti.)
    • Esecuzione programmata di una serie di contrazioni muscolari (attività) in vari distretti somatici, seguiti da periodi - di maggiore durata ~ di detenzione muscolare (passività) con la finalità di addestrare il soggetto a cogliere le differenze tra i momenti di contrazione muscolare da attività (tensione) e quelli di detensione da inattività (rilassamento).

    L'allenamento alla percezione dei punti di contatto del corpo e l'orientamento mentale sulle sensazioni che ne risultano hanno la finalità di coinvolgere il corpo intero, e le sue parti, nella produzione dell'attività immaginativa intesa come capacità di rappresentarsi mentalmente oggetti, persone, ambienti, scene che, al momento, non sono presenti nel campo percettivo del soggetto.

    La contrazione e detensione muscolare dei vari distretti corporei, oltre ad attivare la dinamica attività-passivítà che è una delle caratteristiche della tecnica considerata, rende più facilmente comprensibile e realizzabile il rilassamento imperniato sulla detensione muscolare.

    Per ottenere ciò si ricorre a un'utilizzazione semplificata della tecnica di Jacobson.


  • fase della contrazione/distensione immaginata:

    consiste nella ripetizione della fase precedente (contrazione/distensione) senza però eseguire i movimenti ma solo immaginando di farli.

    Questo per accentuare e affinare la capacità immaginativa del soggetto (è più facile rappresentarsi mentalmente azioni, atti, ecc. compiuti da poco o con cui si ha familiarità) collegata al corpo proprio che caratterizzerà il lavoro terapeutico.


  • fase dell'inventario corporeo:

    costituisce la parte essenziale della tecnica e consiste in una sorta di "passeggiata immaginativa" lungo il corpo del soggetto. Iniziando dalla parte più distale del corpo (i piedi) il soggetto (dapprima con la guida dell'operatore, poi da solo) orienta la mente sui vari segmenti del proprio corpo lasciando che da questo atteggiamento (non si tratta né di pensare, né di volere, ma di "lasciare accadere" in relazione al "nominare" le parti) emergano sensazioni... percezioni... immagini... Attraverso formulazioni "ambigue" la passeggiata immaginativa fa poi riferimento alla bocca (che si costituisce come interno per l'esterno e come esterno per l'interno) per un "accesso immaginativo" verso il dentro, verso l'interno. Al termine di tale "accesso" e dopo avere ricostruito immaginativamente la globalità del corpo (esigenza sempre presente durante tutta l'esperienza) si fa riferimento alla funzione respiratoria cogliendola nella realtà dell'aria "che entra e che esce" e nell'espressività analogica e simbolica del "dentro/fuori".

    Sempre facendo riferimento all'oppositività costituita da un termine e dal suo contrario si somministrano input che, pur facendo riferimento alla funzione respiratoria, posseggono una elevata valenza simbolica (dentro/fuori; alto/basso; pieno/vuoto; pesante/leggero; chiaro/scuro…).


  • verbalizzazione dei vissuti:

    In ogni seduta e a ogni fase del lavoro, l'esperienza di focalizzazione corporea costituita dalle varie fasi è preceduta e seguita da momenti di verbalizzazione dei vissuti del soggetto.

    Questa componente, sempre essenziale del lavoro, svolge una funzione particolarmente importante nella fase dell'inventario.


  • costruzione del testo:

    Questa fase prevede che la produzione immaginativa emersa durante l'esperienza costituisca un testo (verbale e/o scritto) che viene "letto" in riferimento agli aspetti: formale e contenutistico.

  • L'aspetto formale viene valutato secondo la tendenza dell'attività immaginativa a manifestarsi privilegiando diversi canali sensoriali ai cui estremi si trovano quelli collegati al "vedere" e quelli collegati al "sentire"; tra questi estremi si collocano i dati relativi al colore, al movimento, alle valutazioni e osservazioni personali.

    Questa modalità di lettura del testo non riveste un carattere di rigidità quantitativa ma vuole rappresentare un dato relativo ad alcune tendenze più o meno costanti e modificabili durante la terapia.

    I contenuti vengono letti e riferiti a tre parametri: L'integrazione dei vari dati ottenuti permette di elaborare delle ipotesi interpretative da confrontare col paziente nel luogo dei vari incontri per dare luogo al discorso terapeutico nella sua globalità.

    Appare evidente come, in questa tecnica, "la distensione" non si pone come fine terapeutico, ma viene considerata quale mezzo per la produzione immaginativa su cui operare a livello psicoterapeutico. La distensione immaginativa è quindi da classificare tra le tecniche "scoprenti"

    Se volessimo indicare quali possano essere le ipotesi teoriche che, oltre ai riscontri sul piano clinico, supportano l'utilizzo di questa tecnica in ambito psicosomatico, potremmo fare riferimento ad alcuni punti di vista relativi al manifestarsi della patologia psicosomatica.

    Vi è infatti una certa concordanza, secondo il punto di vista dinamico, nel ritenere il paziente cosiddetto psicosomatico un individuo che, nonostante un'apparente buona integrazione nel contesto sociale, presenta una situazione psicoemotiva personale "disturbata" a un livello di profondità maggiore, e pertanto con modalità di funzionamento mentale più arcaico, di quanto non si verifichi nel soggetto cosiddetto nevrotico.

    Queste modalità relativamente arcaiche di funzionamento del mentale, sarebbero caratterizzate da una carenza della capacità di simbolizzazione e di elaborazione delle emozioni, tenute dentro o mandate giù, con conseguente restringimento della espressività comunicativa individuale possibile solo a livello di sintomatologia somatica.

    Come agisce e dove agisce

    Il rilassamento, nella sua connotazione di stato e relazione interpersonale a mediazione corporea, permetterebbe di agire tanto a livello di commutazione biofisiologica correlata alla situazione di detensione muscolare (funzione trofotropica), quanto a livello di componenti psicoemotive attivate dalla particolare relazione interpersonale instaurata.

    L'atmosfera di tipo regressivo, connessa al vissuto dell'esperienza di passività in relazione con l'"altro'' può attivare animazioni di tipo fantasmatico, a partenza corporea, non facilmente provocabili in esperienze terapeutiche di altro tipo.

    Il carattere sensoriale di queste animazioni fantasmatiche rende più facilmente coglibili le tensioni emozionali che ne sono alla base, mentre la prevalenza dell'elemento visivo delle stesse permette una loro traduzione verbale in misura maggiore di quanto non lo possa fare una concettualizzazione esclusivamente centrata sul pensiero astratto.

    Il loro essere correlate a particolari vissuti corporei può infatti far ipotizzare che costituiscano un'espressione meno mediata dell'attività endopsichica profonda del soggetto.

    La verbalizzazione dell'esperienza, nel contesto della relazione terapeutica può fornire ricco materiale idoneo sia all'elaborazione di ipotesi interpretative da parte del terapeuta, sia a possibilità di insight per il paziente.

    Inoltre la possibilità offerta, nel contesto terapeutico, di tradurre l'esperienza immaginativa nelle diverse forme dei linguaggio verbale può rendere più fluida l'articolazione tra ambiti differenti di simbolizzazione: quelli legati all'organo corporeo e quelli propri delle comunicazioni attraverso la parola.

    Partendo da questi elementi, e sempre fondandosi sui dati clinici, si può affermare che la tecnica della Distensione Immaginativa possa essere utile secondo diverse prospettive:

  • quella di poter disporre di un ulteriore mezzo di intervento tanto a livello diagnostico che (psico) terapeutico in tutti quei disturbi o affezioni in cui appare più accentuata la "somatizzazione" delle emozioni con riduzione delle capacità di simbolizzazione anche a livello verbale

  • quella di rendere possibile un allenamento a comunicare sul duplice registro immaginativo (corporeo/verbale)

  • quella di fornire al paziente la possibilità di un progressivo abbandono delle modalità difensive a livello somatico tramite l'acquisizione di un progressivo allenamento al rilassamento

  • quella di poter costruire una cornice entro cui inserire la comportamentalità psicoterapeutica in una accettabile costanza di setting

  • quella di aprire spiragli al terapeuta di quanto certe somatizzazioni possano costituire barriere difensive contro la possibile evenienza di scompensi psicotici

  • quella di offrire allo psicoterapeuta una modalità di verifica del lavoro svolto, sia a livello di riflessione personale quanto di supervisione: la registrazione, trascrizione, decodificazione tramite l'analisi del testo, permettono di evidenziare sequenze comunicative bipersonali significative in relazione alle motivazioni inconsce sia a livello di proposta da parte del terapeuta, che di risposta, anche a livello somatico da parte del paziente.


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