l'Unità

«Ricordare il 25 aprile votando no al referendum»

Prodi: mobilitiamoci contro lo stravolgimento della Costituzione. Sì dell’Unione, protesta l’Udc – Calderoni vuole bandiere a mezz’asta: «Col centrosinistra al governo è un giorno di lutto».

di Maria Zegarelli

 

POLEMICHE Il 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo, deve essere un'occasione per difendere la Costituzione. E votare «no» al referendum sulla Devolution. L'invito parte dal premier in pectore Romano Prodi in un messaggio agli italiani apparso sul suo sito Internet alla vigilia del 61° anniversario della Liberazione. Ed è subito polemica. Parte per primo l'ex ministro Roberto Calderoli - quello delle "porcate" - che invece invita a listare l'Italia a lutto, con le bandiere a mezz'asta. Lo seguono pezzi di Cdl in ordine sparso. Il Professore scrive sul suo sito www.romanoprodi.it: il 25 aprile «rammenta a tutti noi anche l'urgenza di difendere la nostra Costituzione. La riforma costituzionale, che la destra ha portato a conclusione senza un confronto parlamentare, stravolge il senso del lavoro della Costituente del 1947 che seppe far prevalere l'interesse generale su quello delle parti e il bene di tutti sulle divisioni ideologiche». Davanti c'è il referendum, altro cruciale appuntamento con le urne. Per questo «è importante ricordare in questa giornata che la partecipazione popolare al prossimo referendum sia la più ampia possibile e che il no a questa sbagliata riforma costituzionale arriva da ogni parte d'Italia». Prodi ricorda il senso che a questa festa ha sempre attribuito il presidente della Repubblica, Ciampi, il ruolo svolto 61 anni fa, «dalle forze partigiane e comuni», e dalle «truppe degli alleati», ma anche e soprattutto «il contributo del popolo: delle donne e degli uomini che con coraggio, con eroismo e con generosità seppero mettere al primo posto il bene delle propria Patria, la dignità dell'uomo, i propri ideali di libertà e giustizia». E per la seconda volta dopo il risultato elettorale Prodi si rivolge ai giovani: «È ricordando quegli uomini e quelle donne che oggi penso ai nostri giovani. Ai quali rivolgo, con affetto, una raccomandazione. Non lasciatevi portare via la storia. Essa vi appartiene. Non lasciate che il sacrificio di chi ha vissuto prima d voi pensando anche a voi, venga dimenticato». Oggi, come 61 anni fa, il senso della parola libertà, scrive il Professore, «deve essere simbolo di fratellanza e di pace, non di lotta politica "contro". E dobbiamo essere degni di quanto abbiamo ricevuto dai nostri padri: l'Italia, un nuovo Paese». Per Calderoli è troppo. Lutto, ci vuole il lutto, dice. Parole fuori luogo, talmente grosse, talmente "legaiole" da far dire a Marco Follini - che non condivide tuttavia il legame che Prodi fa tra Liberazione e referendum -, coinquilino Cdl, ma in caduta libera di consensi in casa propria, l'Udc, che sono del «tutto dissennate le dichiarazione di Calderoli che parla di regime». Lorenzo Cesa, segretario del partito, dice che Prodi divide il Paese, mentre il ministro uscente Carlo Giovanardi sorvola come fosse una farfalla sulle frasi di Calderoli e si posa come elefante su quelle di Prodi: «Forse non si rende conto dell'enormità della sua dichiarazione, che ripropone il peggior settarismo di chi inquinò la lotta al nazifascismo con obiettivi totalitari, mostrando ieri e oggi disprezzo per tutti coloro che non ne condividono le certezze ideologiche». Secondo il senatore di An Domenico Nania sarebbe stato «l'Ulivo a stravolgere la Costituzione del '48... ». La maggioranza risponde a stretto giro di posta. Maurizio Migliavacca a nome dei Ds, fa sapere di appoggiare l'iniziativa di Prodi : «Il 25 aprile è da sempre il giorno in cui si festeggia la Liberazione dell'Italia, ma anche il giorno in cui si richiama l'attenzione su quei valo­ri di libertà, di uguaglianza e di unità che stanno alla base della Costituzione. Più che mai questa festa è l'occasione per esortare a un comune impegno sui valori costituzionali dell'Italia democratica. In nome di questi valori è giusto chiedere agli italiani di bocciare, nel prossimo referendum, una riforma approvata a colpi di maggioranza che stravolge la Costituzione, moltiplica i possibili conflitti tra i vari livelli istituzionali e divide, anziché unire, il Paese». Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi, condivide «le parole di Prodi e la necessità di cancellare una devolution che spacca il paese». Per Franco Monaco, Dl: «Quella della Liberazione è festa di tutti gli italiani. Ma il nesso storico e idea­le tra Liberazione e Costituzione ci impone di fare di questa ricor­renza l'occasione per dare il via al­la campagna per il no al referen­dum sulla Costituzione di Calderoli». Una nota dell'Ulivo: «Con il centrodestra la menzogna viene eretta a metodo. Gli esponenti della Cdl dimenticano che l'obiettivo della Bicamerale, a cui il Polo aveva partecipato in maniera piena e convinta, era quello di modificare solo una parte circoscritta della Costituzione; con la riforma approvata dalla Cdl si è invece cambiata in maniera unilaterale e caotica la seconda parte ovvero la forma di Governo e la forma dello Stato, con il solo scopo di tenere insieme il centrodestra».

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«Le bandiere della Liberazione: la nostra storia, i nostri valori»

L'INTERVISTA TINO CASALI Il presidente dell'Anpi: una grande festa di libertà e concordia

 

Milano - La difesa della Costituzione. Tino Casali si è impegnato anima e corpo, con lo stesso ardore e lo stesso coraggio che lo avevano spinto l'8 settembre del ‘43 a scegliere la strada della lotta partigiana per restituire all'Italia libertà e democrazia, prima nel sud della Francia, poi attorno a Pavia al comando della Divisione Antonio Gram­sci. Presidente dell'Anpi, a ottantacinque anni, sarà oggi, un'altra volta, in piazza del Duomo, a Milano.

Quante manifestazioni per il 25 Aprile ha visto Tino Casali?

«Quante ne ho viste? Sarebbe meglio chiedere quante ne ho organizzate. Tutte».

Quella di oggi come sarà?

«Speriamo appassionata e partecipata, come sempre. Ci dirà quanto valgono in questo paese i valori, che la Resistenza aveva animato. E quanto siamo riusciti a ripulirei dalle scorie di un passato ormai lontano, che ha lasciato tuttavia tracce dietro di sé. Sarà una giornata, che dovrà marcare quanto ancora il popolo italiano crede nella sua carta costituzionale, ricordando la rinascita di questo paese nella libertà, contro quanti intendono manometterne i principi. Pensiamo ovviamente al prossimo appuntamento, al referendum...»                               .

Non avete timore di schierarvi in quella che di fatto si presenta come una competizione politica?

«Ci siamo schierati da tempo, apertamente, io stesso in prima fila, abbiamo aperto le nostri sedi al comitato organizzatore del referendum, abbiamo contribuito alla raccolta delle firme. C'è un filo tra la lotta di Liberazione, la Costituzione e il nostro presente: non vogliamo che questo filo si spezzi, come sta tentando la destra con la sua riforma».

Sarà insomma insomma una giornata di memoria ma soprattutto di politica e qualcuno aggiungerà di divisione...

«Il 25 Aprile è giornata di festa per l'Italia e per tutti gli italiani. È una giornata di pace e di unità. Sbaglia chi volesse in nome della pacificazione cancellare la memoria e cancellare le differenze tra chi ha combattuto e magari è morto per la libertà e la democrazia e chi si è trovato sul fronte opposto, con il fascismo e con il nazismo e con i loro disvalori».

Diceva di pace e di pacificazione. La Francia ha il suo 14 luglio, la sua festa nazionale. Il 25 Aprile diventerà mai la nostra festa della repubblica?

«È dal luglio del 1945 che se ne parla. Da allora si sono fatti tanti passi, ma il cammino non si è ancora compiuto; per le ragioni che sappiamo».

Lei, presidente Casali, li ha visti tutti i 25 Aprile della nostra repubblica. Ricorderà i più difficili...

«Certo che li ricordo: quando si ruppe il patto della Resistenza, ai tempi di Scelba, nel decennale della Liberazione, o poi all'epoca di Tambroni, tra la repressione a sinistra contro gli stessi che avevano partecipato alla Resistenza, quando mandavano in galera i partigiani, e il risorgere di ombre fasciste. Ricorderò con particolare il 25 Aprile del Sessantesimo, l'anno scorso con il presidente della repubblica, Ciampi, grazie al suo straordinario impegno perché con forza venissero confermati quei valori per i quali avevamo combattuto. I pericoli non sono cessati: in questo paese c'è qualcuno che ancora vorrebbe cancellare questo giorno di festa. Finora non ci sono riusciti e questo resta sempre un giorno di grande mobilitazione».

Tanto è vero che l'ex ministro e candidato sindaco a Milano Letizia Moratti s'è fatta viva, chiedendo che alla manifestazione non comparissero bandiere rosse...

«Ma Letizia Moratti, che sarà presente, si è poi corretta: ha spiegato che avrebbe voluto vedere bandiere tricolori in maggior numero. Le abbiamo spiegato che le bandiere rappresentano quanti hanno partecipato a quella lotta e che le bandiere rosse sono poi quelle che rappresentano una forza che tanto ha contribuito alla Liberazione e alla rinascita dell’Italia. Le nostre bandiere sono le bandiere dei partiti che si unirono nel Comitato di liberazione nazionale. Sarebbe assurdo, adesso, sessant'anni dopo, pensare di riporle da qualche parte. Pensare che dopo sessant'anni si debbano escludere le bandiere che non piacciono a un personaggio piuttosto che a un altro è del tutto fuori luogo. E questo 25 Aprile non è diverso da quelli che l'hanno preceduto e che hanno espresso valori fondamentali di libertà e di concordia tra gli italiani. Poi gli oratori sul palco diranno quello che ritengono di dire». o.p.

l’Unità, 25 aprile 2006

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