l'Unità

Ciampi commosso al Ghetto di Roma, ricorda la Resistenza. «La Costituzione stella polare»
di red

Carlo Azeglio Ciampi parla dell'Olocausto al Ghetto di Roma, con la voce rotta dall'emozione. «La memoria dell'Olocausto deve essere tenuta viva perché la storia che si dimentica si ripete. Questo il significato del Giorno della Memoria: ricordare gli orrori del passato affinché non possano ripetersi», dice il Presidente della Repubblica davanti alla piccola folla riunita al Portico d'Ottavia, alla cerimonia per il 60° anniversario del rastrellamento nazista nel ghetto di Roma. Non fu una vacanza o un pranzo di gala: duemila ebrei furono deportati, e solo diciannove tornarono.
Carlo Azeglio Ciampi è commosso. Rappresenta l'Italia ma anche quella generazione che c'era. E ricorda quanti come lui sii rifiutarono di rispondere alla chiamata dell'esercito di Salò. Ciampi passò un inverno sulle montagne abruzzesi insieme ad un amico, Beniamino Sadun, un ebreo che oggi rivede nel massimo momento della memoria. Forse è anche per questo che l'emozione è più forte, la memoria vissuta negli sguardi dell'amico. Così ricorda quelli come lui, come loro, «gli antifascisti fuggiaschi, la Resistenza armata». Il Capo dello Stato chiude oggi un anno di percorso nel ricordo, un viaggio nella memoria dedicato a quel periodo terribile che vide la fine del fascismo e la distruzione, almeno apparente, di ogni civiltà. Lo chiude con una visita al Ghetto di Roma, che il 16 di ottobre del 1943 venne rastrellato dai nazisti. E lo chiude dicendo che «ricordare vuol dire ricordare tutto», «non solo l'atrocità nazista, l'inganno del riscatto mediante la consegna dell'oro, la razzia degli ebrei nel Ghetto, la loro deportazione nei campi di sterminio». «Vuol dire anche ricordare la parte che ebbero le disumane leggi razziali come premessa e fondamento del patto di acciaio fra l'Italia fascista e la Germania nazista, che precipitò l'Italia nel disastro della guerra e costò la vita a tanti nostri compatrioti e gravi distruzioni a tutto il paese». Vuol dire anche «ricordare che tutto questo nacque da un regime dittatoriale che aveva cancellato ogni libertà e perseguitato coloro che si erano opposti alla dittatura». La Costituzione, scandisce,«è la stella polare dell'Italia democratica, lo scudo della nostra libertà». Anche dal sindaco di Roma, Walter Veltroni, che ringrazia il Capo dello Stato per «l'immenso amore che porta all'Italia», per «i principi su cui la nostra patria è stata edificata». E fra le basi del presente il sindaco di Roma indica proprio quello che avvenne nel Ghetto sessanta anni fa. È una «ferita che non riusciamo a chiudere», riconosce, «il Ghetto è Roma, gli ebrei romani sono Roma. Questa è la nostra storia, questo sangue è il nostro sangue».

Da l'Unità, 16 ottobre 2003, per gentile concessione

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