Triangolo rosso

Secondo il Centro internazionale “Simon Wiesenthal”

Ancora liberi e impuniti dieci criminali nazisti

 

Ad oltre sessant’anni dalla fine della guerra ci sono ancora in circolazione criminali nazisti? Secondo il Centro internazionale “Simon Wiesenthal” dieci di loro sono tuttora liberi e impuniti. Se ne conoscono i nomi e si ritiene anche di sapere dove vivono in assoluta tranquillità. Ad affermarlo è Efraim Zuroff che, dopo la morte di Wiesenthal, ha assunto la guida del Centro, famoso per avere contribuito in maniera decisiva alla cattura di molti criminali nazisti, compreso Adolf Eichmann. Zuroff si dice convinto della possibilità di catturarli e di poterli processare: “Per il mondo, ma soprattutto per i paesi che ancora chiudono gli occhi e negano il loro ruolo nella seconda guerra mondiale, i processi ai ‘top ten’ sarebbero un momento decisivo di giustizia e di presa di coscienza. Ma la mancanza di volontà politica di consegnare questa gente alla giustizia, dopo decenni, è ancora il nostro nemico più tenace. Siamo all’ultima occasione di fare giustizia, non ne verranno altre”.

 

L’ultima occasione per far giustizia

 

Ecco i loro nomi: Ivan Demjanjuk, responsabile di innumerevoli esecuzioni nei campi di sterminio di Sobibor e Majdanek, espulso dagli Stati Uniti, sotto inchiesta in Polonia; Alois Brunner, vice di Adolf Eichmann, responsabile di oltre centomila deportazioni e di centinaia di assassinii, da decenni in Siria dove ha organizzato la polizia segreta; Sandor Kepiro, ex ufficiale ungherese con un ruolo attivo nella deportazione degli ebrei ungheresi, vive a Budapest dove è in corso un’inchiesta nei suoi confronti; Erna Wallisch, responsabile di efferati crimini a Majdanek, vive in Austria, le cui autorità rifiutano di aprire un procedimento di estradizione; Aribert Heim, medico della morte, autore di orrendi esperimenti, dopo i quali le vittime venivano uccise; Milivoj Asner, capo della polizia croata nel corso della guerra, responsabile di centinaia di esecuzioni, vive in Austria e anche per lui le autorità competenti rifiutano l’estradizione in Croazia; Mikhail Gorshkov, bielorusso, responsabile di innumerevoli deportazioni, espulso dagli Usa, indagato in Estonia; Algimantas Dailide, lituano, responsabile di arresti, torture, esecuzioni, condannato in Lituania ma la sentenza non è stata eseguita; Harry Mannil, responsabile di persecuzioni e di esecuzioni di ebrei, vive nel Venezuela; Karloy Zentaj, ungherese, responsabile di innumerevoli persecuzioni a Budapest, vive in Australia, dove ha presentato appello contro la richiesta di estradizione. Dunque, in Polonia e in Ungheria, paesi dove infiniti sono stati gli orrori mostruosi del nazismo, sono in corso inchieste giudiziarie che non si capisce che cosa debbano accertare, visto che i delitti degli imputati sono più che documentati. L’Austria, addirittura, rifiuta l’estradizione per criminali del calibro di Erna Wallisch e di Milivoj Asner, capo della polizia ustascia, che ha coperto di sangue l’intera Croazia, negli anni in cui furoreggiava il boia Ante Pavelic. Indagini sono anche in corso in Estonia e in Lituania, i due paesi baltici dove decine e decine di migliaia di ebrei sono stati massacrati. Perché tutto questo? “Ci sono forme di aiuto cospirative per gli ultimi nazisti – dice Zuroff – come quelle messe in piedi da organizzazioni nostalgiche vicine ai neonazisti quali ‘Stille Hilfe’, aiuto silenzioso. Però il problema più serio è quando governi e magistratura, pur davanti a prove schiaccianti, non si muovono. I tedeschi si muovono, ma in Austria è scandaloso. Se chiediamo informazioni in Austria, il 95 per cento delle telefonate di risposta sono telefonate antisemite”. E tuttavia l’erede di Wiesenthal non demorde ed è, anzi, nonostante tutto, ottimista. Dice, infatti: “Adesso, con la nostra operazione, le speranze di acciuffarli, di sbatterli in galera e processarli sono buone. Sappiamo o supponiamo di sapere dove sono. Abbiamo prove inconfutabili a loro carico”. La conclusione è che questi ‘top ten’ non dovrebbero sfuggire al loro giusto castigo.

Triangolo Rosso, dicembre 2006

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