la Repubblica

"Basta sangue e basta demonizzare noi ebrei"
Il presidente dell'Unione comunità ebraiche italiane chiude il dibattito sulla foto della bimba israeliana uccisa
di Amos Luzzatto

Il drammatico caso di Shalevet, piccola fiamma (come dice il suo nome) spenta prematuramente con violenza, ha sollevato, con la pubblicazione delle immagini, reazioni contrastanti, spesso appassionate ma anche con tentazioni a generalizzare, a ricorrere a stereotipi, a giustificare giudizi storici e politici che suonano troppo spesso irrispettosi del dolore dei genitori. Il Forum di Repubblica.it, come tutti gli altri, ha funzionato come una cartina di tornasole. Abbiamo letto giudizi ottimi che sono stati i benvenuti, ma anche espressioni di scarso raziocinio scritte da uomini preda di opinioni rudimentali; purtroppo non mancano mai, lo sapevamo, ne abbiamo avuto una conferma. I giudizi aggressivi antisemiti e antisionisti che - fra gli altri - abbiamo letto, non credo possano essere causa, ma sono certamente conseguenza di una cultura antiebraica diffusa che è purtroppo sopravvissuta al 1945 e che non solo non tiene conto del nostro reale desiderio di non vedere più cadere bambini, né israeliani né palestinesi, né ebrei né musulmani né cristiani; ma che, con fiumi di parole esagitate, attribuisce a oscuri poteri (e sempre agli ebrei) biechi disegni, complotti internazionali, e naturalmente genocidi (per controbilanciare e giustificare la negazione della Shoah di cui portiamo ancora le cicatrici). Possiamo ricordare pacatamente che da secoli noi ebrei siamo stati accusati di aver ucciso bambini cristiani per nutrirci del loro sangue, di complottare contro l'umanità mentre proprio noi venivamo cacciati, e rinchiusi nei ghetti, uccisi senza difesa sul Reno, in Spagna, a Trento, in Russia e altrove? Possiamo farlo, ma forse non è questo il momento. Forse la reazione più giusta a queste immagini, a questo dolore, dovrebbe consistere nelle parole del defunto primo ministro israeliano Izchak Rabin all'avvio del processo di pace: "No more tears and bloods" (basta con le lacrime e il sangue). Ricordiamo ancora come gli tremasse la voce mentre pronunciava quelle parole? Ebbene, quella deve essere l'unica speranza possibile oggi, soprattutto in un'Europa che è fuori, ma al tempo stesso tanto vicino alla contesa del Medio Oriente. Dalla quale non si esce con nessun genocidio, ma certamente neppure con la demonizzazione degli ebrei dello Stato di Israele.

Da la Repubblica, 6 aprile 2001, per gentile concessione

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