L'espresso

Le stragi della vergogna - Eccidi senza colpevoli

In Italia, nell' "Armadio della vergogna" ci sono i dossier sui massacri nazisti. A Washington, negli Us Archives, ci sono le foto recuperate dalla Quinta Armata. Eccole...

di Franco Giustolisi

Ecco l'elenco delle stragi nazifasciste commesse in Toscana, Emilia Romagna e Marche le cui istruttorie sono ancora aperte. Se ne occupa un solo magistrato. Il 22 luglio il comitato della regione Toscana guidato dal vice presidente regionale Enrico Cecchetti, si è incontrato con il procuratore generale militare Vindicio Bonagura e il procuratore locale Marco De Paolis per sollecitare un deciso intervento, Nella lista che segue sono segnalate le località delle stragi (dal 1 gennaio al 14 dicembre del 1944), e il numero presunto delle vittime, come fu computato in un primo momento. Sempre inferiore alla realtà.Provincia di Arezzo: Badicroce, 17; Falsano di Cortona San Pietro a Dame, imprecisato; San Cipriano, San Martino di Cavriglia, Valdarno, centinaia; Cornia, Civitella, San Pancrazio, centinaia; Palazzo del Pero, 20; San Polo, imprecisato; Villatalla, imprecisato; Bibbiena, 71; Padulio, 5; Sestino, Montefortino, imprecisato; Castiglion Fibocchi, 15. Provincia di Bologna: Vergato, imprecisato; Gaggio Montano, Serra di Ronchindosso, 54; Marzabotto, oltre 800. Provincia di Firenze: Collebasso, imprecisato; Rione Rifredi Castello, Villa Legacciolo, Podernuovo a Consuma, 12; Prato, Coiano San Martino, imprecisato. Provincia di Lucca: Valpromaro, 12; Certosa di Fameta, 158; Massarosa, Compignano, Nozzano, Ripafratta San Giuliano Terme, Sassaia, 64; Stazzema, S. Anna, 600. Provincia di Massa Carrara: Fivizzano, San Terenzo Monti, Bardine, Montereggio di Mulazzo, 529. Provincia di Modena: Pievepelago, 5; San Cesario sul Panaro, 11. Provincia di Parma: Borgo Val di Taro, Pione, 9. Provincia di Pesaro: Urbania, Ca' Vitaletto, imprecisato. Provincia di Pisa: San Giovanni alla Vena, Vicopisano, Asciano Pisano, 10; Vecchiano, Nodica, Migliarino, imprecisato. Provincia di Pistoia: Monsummano Terme, Padule Fucecchio, 314. Provincia di Reggio Emilia: Ciano d'Enza, 300; Casina, La Bettola, 32.

Eccole. Sono le foto dei massacri. Gente senz'armi, donne, bambini, vecchi tirati fuori dalle loro case e macellati da nazisti e fascisti. Sono i giorni terribili del nostro paese, dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945. Nel risalire l'Italia durante la fuga dal Sud verso le Alpi, gli uomini di Hitler, sia delle SS che della Wehrmacht, spalleggiati dai repubblichini di Salò, fecero qualcosa come quindicimila morti. Forse anche di più. Per decisione politica dei governanti italiani, che si avvicendarono al potere dal 1947 in poi, i nomi degli assassini, la descrizione dei loro incredibili reati, finì nell'Armadio della Vergogna. E lì, furono sepolti per oltre mezzo secolo, insieme, in molti casi, anche con le fotografie che documentavano gli eccidi. Ma queste che "L'Espresso" pubblica per la prima volta in esclusiva, vengono da altri archivi. Perla precisione dai National Archives di Washington. Classificate come materiale proveniente dal Dipartimento della Guerra, "Sezione crimini di guerra, Ufficio del procuratore" che si interessava ai crimini di guerra fascisti e nazisti. A raccogliere queste foto furono i soldati della mitica Quinta Armata del generale Mark W. Clark. Furono requisite ai prigionieri tedeschi, come anche ottenute dai parenti dei trucidati o dai pochi testimoni scampati. Quelle di Sant'Anna di Stazzema, per esempio, furono fatte da don Giuseppe Evangelista, parroco di una frazione vicina, la Culla. Appena fu informato dell'eccidio corse a Sant'Anna, all'alba del giorno seguente quello della strage (12 agosto del 1944). Ma non aveva con sé nessun apparecchio di ripresa. Tornò l'indomani, il 14, e impressionò un intero rullino, 20 immagini. Ma tale fu l'orrore che lo aveva assalito che non volle svilupparlo. Consegnò la macchina al fratello, funzionario di Pubblica Sicurezza, che la diede agli americani, ai primi di settembre.

Tutte queste foto, che si aggiungono a quelle che già esistono e fanno parte degli archivi della Resistenza, come di quelli di alcuni tribunali eli guerra che operarono nei mesi successivi alla fine del conflitto, sono arrivate in Italia grazie ad una legge varata dal governo della Toscana, la regione che ha avuto il maggior numero di morti ammazzati, ben oltre i quattromila, quasi un terzo di quelli del resto d'Italia. Scopo dell'iniziativa, varata nel 1999: promuovere un programma di interventi per salvare la memoria di quel passato di stragi. Ricercatori sono stati inviati in Germania, in Inghilterra, negli Stati Uniti. E a Washington, dai National Archives sono saltate fuori le foto che pubblichiamo.

Ma la documentazione da acquisire, non solo fotografica, è ancora enorme, compresa la trovata macabra dell'Armadio della Vergogna: chi dette l'ordine e li far sparire, per ragioni di Stato - la Guerra Fredda - ogni traccia di quei tremendi delitti? Da quando i fascicoli degli eccidi sono saltati fuori, esattamente nel maggio del 1996, è stato possibile celebrare soltanto tre processi: contro il capitano delle Ss Theodor Saevecke, colui che ordinò la fucilazione dei 15 di piazzale Loreto (furono prelevati dal carcere di San Vittore); contro il maggiore delle Ss Friederick Engel, responsabile dei massacri del Turchino, a Genova; contro il caporal maggiore Michael Seifert, un ucraino che massacrò dopo atroci torture, diciotto prigionieri del lager di Bolzano. Tutti e tre sono stati condannati all'ergastolo. Ma il primo è morto, il secondo vive in libertà nella stia Amburgo, il terzo, dato che l'estradizione è stata negata, risiede tranquillamente in Canada. Soltanto una commissione parlamentare di inchiesta potrà riuscire a chiarire tutti i segreti di questo drammatico passato. Il "Comitato per la verità e la giustizia sulle stragi nazifasciste", costituito nel settembre del 2000 a Stazzema, medaglia d'oro della Resistenza e sede del Parco nazionale della pace, ha condotto una difficilissima battaglia per arrivare alla Commissione d'inchiesta. Dice l'architetto Gian Piero Lorenzoni, sindaco di Stazzema e copromotore del Comitato: "Abbiamo dovuto superare due ostacoli particolarmente ardui. Una quasi totale indifferenza dell'informazione che privilegia evidentemente, lo dico da profano, argomenti meno impegnativi i e più attuali, e una notevole perplessità delle forze politiche che hanno capito con molto ritardo il significato, in un certo senso esplosivo, di questa vicenda. Eppure riguarda un'ingiustizia colossale che tocca centinaia di migliaia di parenti delle vittime e di concittadini, e si può dire di tutti noi italiani che attendiamo ancora di conoscere la verità e di avere giustizia". Alla Camera la proposta di legge è passata praticamente all'unanimità (un solo voto contrario di un parlamentare di An). Difficoltà si sono incontrate al Senato, il cui presidente della Commissione giustizia, Antonio Caruso, anche lui di An, aveva promesso che avrebbe fatto passare la proposta di legge in aula prima dell'estate. Ma non lo ha fatto.

L'Espresso - 13 agosto 2002

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