Diario

Le istruttorie

Subito dopo la guerra le potenze vincitrici sottoscrissero un accordo che consentisse di perseguire i criminali nazisti. Così nelle aule dei tribunali arrivò ufficialmente l’orrore

di Liliana Picciotto

 

L' 8 agosto 1945, a Londra, le quattro grandi potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna, Francia, con altri 19 Paesi associati sottoscrissero l'accordo sul perseguimento e la punizione dei principali criminali di guerra dei Paesi europei dell’Asse. All'atto fu unita la Carta di un Tribunale militare internazionale che determinava le competenze e i poteri del Tribunale stesso. Secondo la precedente dichiarazione di Mosca del 30 ottobre 1943, i criminali di guerra sarebbero stati estradati verso i Paesi sul cui territorio era stato commesso il crimine in oggetto per esservi giudicati, mentre soltanto i principali criminali, la cui attività non si limitava a un territorio geograficamente limitato, sarebbero stati giudicati dal Tribunale militare internazionale. Da ciò scaturì che dal 20 novembre 1945 fino al 30 settembre 1946 a Norimberga 22 accusati, principali responsabili politici, militari e industriali del Terzo Reich, furono giudicati dal Tribunale militare internazionale. Curioso è che il processo avrebbe dovuto svolgersi a Berlino e che là effettivamente si svolse la sessione inaugurale il 18 ottobre 1945, ma che si dovette spostarlo a Norimberga per la mancanza di spazi per ospitare tutti gli addetti e gli inviati della stampa internazionale. Norimberga fu scelta per il significato simbolico assunto dalla città dopo essere stata la sede dell'emanazione delle infami leggi discriminatorie del 15 settembre 1935 (legge sulla protezione del sangue e dell’onore tedesco e legge sulla cittadinanza del Reich). Il risultato fu che 12 imputati furono condannati a morte (ma Hermann Goering riuscì a suicidarsi prima dell'esecuzione e Martin Borman, mai catturato, fu condannato in absentia), 3 ricevettero la pena dell'ergastolo, 4 ricevettero pene tra 10 e 20 anni di carcere, 3 furono dichiarati non colpevoli. Pochi però ricordano che tra il dicembre del 1946 e l'aprile del 1949, sempre a Norimberga, i tribunali militari alleati intentarono altri 12 importanti processi contro organizzazioni naziste o gruppi di potere del Terzo Reich. In quel contesto, i crimini perpetrati nel sistema repressivo e nei campi di concentramento e sterminio furono presi in particolare considerazione. Tra i 12 processi, i più importanti furono: il numero uno contro medici criminali, il numero quattro contro l'organizzazione delle SS denominata Ufficio centrale per l'economia e l'amministrazione del Reich (Wvha), il numero cinque contro gli organizzatori delle deportazioni e dello sfruttamento del lavoro schiavo dei detenuti, il numero sei contro i dirigenti del gruppo industriale Ig Farbenindustrie, il numero otto contro l'organizzazione delle SS denominata Ufficio centrale per la sicurezza del Reich (Rsha), il decimo contro il gruppo industriale dell’acciaio Krupp, il dodicesimo contro il Comando supremo delle forze armate tedesche. In base agli accordi di Londra, anche la Polonia istituì un suo Tribunale nazionale supremo per giudicare i criminali di guerra che avevano agito sul suo territorio, il ministero della Giustizia creò uno speciale organo denominato Commissione centrale di studio dei crimini nazisti in Polonia. Tale Commissione lavorò a lungo, subito dopo quella sovietica, sui luoghi dove erano sorti i campi di sterminio, raccogliendo le prove materiali dei crimini come: i resti umani, i vestiti, gli oggetti portati dai deportati assassinati, i loro capelli, le loro protesi dentarie. Scavando poi nei pressi dei crematori furono ritrovate testimonianze scritte dai testimoni oculari addetti allo smaltimento dei cadaveri e sepolte volontariamente a futura memoria. Tra il 1946 e il 1948 il Tribunale nazionale supremo polacco celebrò sette processi, dei quali due specialmente dedicati al campo di Auschwitz. Il più noto fu il processo celebrato a Varsavia tra l’11 marzo e il 2 aprile 1947 contro il comandante del campo Rudolf Hoess, il secondo, contro altri quaranta imputati (23 condannati a morte, 6 all'ergastolo, gli altri a pene minori), fu celebrato a Cracovia tra il 25 novembre e il 22 dicembre 1947. Per Hoess il Tribunale nazionale supremo polacco chiese e ottenne il 25 maggio del 1946 che l'ex comandante di Auschwitz, prigioniero della polizia inglese, fosse estradato in Polonia. Egli aveva già avuto modo di parlare del genocidio degli ebrei perpetrato dentro ad Auschwitz nel corso del processo del Tribunale militare internazionale di Norimberga dove era stato citato solo come teste. Il procedimento polacco si aprì a Varsavia con l'imputazione di aver partecipato all'organizzazione criminale delle SS, di aver diretto il campo di Auschwitz dal primo maggio 1940 all'ottobre del 1943, di essere stato a capo dello speciale Ispettorato dedicato all'organizzazione della prigionia nei campi di concentramento (DI) nell’ambito del Wvha con sede a Oranienburg e di essere stato nel contempo responsabile della guarnigione delle SS di Auschwitz. Quella guarnigione colpevole degli orrendi crimini legati all'eccidio della popolazione ebraica ungherese, eccidio condotto tra il maggio e il luglio del 1944 con metodi da vero e proprio mattatoio. Hoess fu accusato della morte di centinaia di migliaia di persone, di aver abusato moralmente e mentalmente dei prigionieri, di aver sovrinteso alla rapina dei beni e degli oggetti personali delle vittime, di aver profanato i morti rimuovendone i denti d'oro, i gioielli e i capelli. Il processo, nel quale venne messo in luce il meccanismo di assassinio di massa e di sfruttamento fino all'estremo delle energie dei detenuti, riscosse un grande interesse in tutto il mondo. I dettagli furono spiegati con abbondanza di particolari e senza emozione apparente da Hoess stesso che non si appellò, come molti criminali prima e dopo di lui fecero, al principio dell'obbedienza agli ordini, ma anzi, si assunse la responsabilità di quello che era accaduto dentro ad Auschwitz. Durante la sua prigionia, Hoess scrisse un memoriale, oggi conservato presso il Museo statale di Auschwitz. Il processo si concluse il 29 marzo 1947, la sentenza fu la pena di morte per impiccagione. Venne portato al campo di Auschwitz per l'esecuzione e giustiziato il 16 aprile. I processi successivi non ebbero una simile eco. La cortina di ferro era ormai scesa a rendere impenetrabili le notizie fra due parti del mon­do, dopo di allora si seppe solo che in Polonia si svolsero altri processi contro parecchie centinaia di persone accusate di crimini di guerra e contro l'umanità, che in Unione Sovietica si svolse il procedimento penale contro il dottor Karl Clauberg accusato di aver effettuato esperimenti medici su esseri umani dentro ad Auschwitz, che egli fu condannato e poi rilasciato, ma non si conoscono ulteriori dettagli. In Occidente, le Corti di Giustizia americana, inglese e francese ebbero modo di giudicare tra il 1945 e il 1948 SS responsabili di crimini in altri campi che avevano prestato però servizio anche ad Auschwitz. In Austria tra il 18 gennaio e il 20 mar­zo 1972 fu celebrato il processo contro i due SS architetti della Bauleitung (Ufficio tecnico delle costruzioni) di Auschwitz: Walter Dejaco e Fritz Ertl, mentre anche Cecoslovacchia e Olanda ne celebrarono contro altri responsabili di Auschwitz. Un importante processo in quattro distinte parti fu celebrato tra il 1963 e il 1976 nell'ex Germania Federale, a Francoforte sul Meno contro ufficiali, funzionari e medici di Auschwitz, e svelò nuovi particolari raccapriccianti sugli omicidi di massa. Ma il procedimento, che era iniziato con grande rumore e interesse internazionale si chiuse stancamente, nella distrazione generale, 13 anni dopo. Al contrario, l'ultimo grande processo contro un responsabile di alto grado della struttura della polizia tedesca e coinvolto ai massimi livelli nella politica di sterminio del popolo ebraico europeo suscitò grande emozione ed eco internazionali: si trattò del processo contro Adolf Eichmann, iniziato nel febbraio del 1961 a Gerusalemme e trasmesso per televisione giorno per giorno in tutto il mondo. Fu un procedimento penale di grande importanza per le prove a carico raccolte dagli investigatori coadiuvati da storici di valore. Ma fu anche un avvenimento di portata etico-politica destinato ad avere effetti duraturi sulla storia futura. Sortì infatti per lo meno due effetti: risvegliò negli ebrei del mondo la coscienza di essere sfuggiti miracolosamente alla loro totale cancellazione determinando in essi un'identità collettiva di «scampati alla Shoah» (con conseguenze negative e positive sulla loro cultura che solo esigenze di spazio non ci consentono di discutere qui) e sancì la definitiva condanna del regime nazista nel comune sentire dell’umanità intera.

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da «Diario del mese», 23 gennaio 2004, per gentile concessione

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