Documenti dell'ANED di Milano

QUADERNI DELLA MEMORIA 2/02

“MISCHA” L’AGUZZINO DEL LAGER DI BOLZANO

Dalle carte del processo a Michael Seifert

a cura di Giorgio Mezzalira e Carlo Romeo

Circolo Culturale ANPI di Bolzano

 

Memoria e libertà

 

“La storia di ogni paese insegna quanto sia facile seppellire gli ideali, innalzando marmi a coloro che li osservarono”. Sono parole di Arturo Carlo Jemolo, grande giurista e storico di matrice cattolica, che si leggono in uno scritto del 1960 sulla lotta di liberazione ‘43-’45. La Resistenza italiana è stata oggetto negli anni duri seguiti alla rottura dell’unità antifascista, negli anni della guerra fredda, di aggressioni e di falsificazioni, che le forze democratiche hanno saputo respingere. Il tentativo di annullare o deformare valori e significati dei grandi periodi storici – tali in quanto vissuti nella coscienza popolare – è fenomeno ricorrente. Ma falliti i tentativi di rovesciamento della realtà, vie più subdole vengono imboccate: si finisce per accettare formalmente le vicende storiche, ma le si svuotano dei loro pregnanti valori, per relegarle nei musei di storia antica. Vani espedienti. Le grandi svolte dei popoli non si cancellano, vivono e orientano, preservate da cedimenti retorici. Così per la Resistenza contro il nazifascismo. La partecipazione di massa di operai, di contadini, assieme agli strati attivi del ceto medio, dell’intellettualità, dei militari – carattere distintivo della Resistenza italiana – costituisce nella nostra storia un evento di eccezionale rilevanza, gravido di benefiche conseguenze. La presenza di ceti popolari all’iniziativa patriottica diviene una conquista definitiva, che né il Risorgimento, né i decenni seguiti all’unità d’Italia avevano conosciuto. Si è discusso e si discute tuttora sulla più intima natura e formazione della Resistenza italiana. Si sostiene da parte di taluno che all’appuntamento per la costituzione delle formazioni partigiane ci si è ritrovati senza cartolina precetto. Certo, la Resistenza è stata anche la conseguenza di una grande spinta spontanea, popolare. Non vi può essere movimento dell’ampiezza e forza che assunse il nostro partigianesimo, che non sorga da un impulso spontaneo. Ma è errato ignorare o sottovalutare il contributo per molti aspetti decisivo che a questa spinta e alla sua capacità di consolidamento avevano dato per lunghi anni i gruppi e le organizzazioni clandestine antifasciste, che nemmeno nei momenti più preclusivi del ventennio si erano minimamente sottratti alla cospirazione, alla lotta. Il Fascismo era stato oppressione, anticultura, retorica, follia imperiale e razzista al servizio di ben distinti interessi delle classi dominanti. Ma pur in condizioni tanto avverse, le tradizioni gelosamente raccolte dalle forze illuminate del paese si confrontavano fecondamente con le grandi concezioni politico-sociali, con i grandi movimenti eticoculturali che avevano profondamente animato le genti dalla Rivoluzione francese in avanti. La Resistenza, che darà vita alla Repubblica democratica, alla Costituzione, è stata l’incontro di queste sofferte componenti ideali penetrate di forza nella nostra storia. Incontro, sia chiaro, che non è stato apertamente spontaneo, disteso, non è stato un idillio. Incontro passato attraverso vicende difficili, ma salutari, tali da promuovere comprensione definitiva verso la situazione nazionale di ordine storico e attualistico. Ma oggi? Negli anni attuali di “revisionismo dei fondamenti democratici” c’è chi vorrebbe che la Resistenza sia stata un trascurabile incidente della vita italiana. Ignobile disegno di contraffazione, vano tentativo di oscuramento. Al di là di turbamenti, di incertezze politiche del periodo che viviamo, la difesa degli indistruttibili principi di giustizia e libertà, di autentica democrazia – consacrati da corsi e ricorsi della storia – è forte, connaturata nel nostro popolo.

Andrea Mascagni

ANPI Bolzano

da www.deportati.it

sommario