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dalla presentazione di Giuseppino Mincione:
Ognuno di noi cerca
di fare un consuntivo della propria esistenza, specialmente quando
si è fuori dall'agone della vita per affermarsi, per correre
insieme con gli altri e magari per distinguersi da essi, quando
cioè le lotte sono finite e l'esistenza scivola verso il
traguardo finale.
Don Antonio Pintori già negli anni 1990 aveva sentito .sorgere
"il desiderio di un bilancio di ciò che abbiamo compiuto
e di ciò che in meglio avremmo voluto concretizzare a gloria
di Dio e ad elevazione dell'uomo ".
Sono parole che egli scrisse alcuni anni fa in poche note intitolate
"Un ricordo e un auspicio". Oggi queste note vengono
poste quasi a chiusura di un libro (pag. 230), che egli è
andato preparando e che vedrà le stampe prossimamente col
titolo "IL RACCONTO DELLA MIA VITA". Dal 1990 sono trascorsi
ancora otto anni e don Antonio Pintori ha già compiuto
ottant'anni, che porta abbastanza bene, ed è ancora pieno
di vitalità e di desiderio di fare e di realizzare, anche
se le forze, come è solito ripetere, vanno diminuendo.
Ma vuole raccontarsi e dire ciò che ha fatto e ciò
che non ha potuto realizzare.
Nella Premessa al volume (p. 9) egli così dice: "Mi
accingo a scrivere alcune memorie della mia vita, dopo aver varcato
la soglia dei miei ottant'anni, ai quali mai pensavo di arrivare
". A questo punto fa un atto di umiltà e di riconoscenza
al Signore, che ha voluto allungargli i giorni della sua esistenza
terrena, nonostante la sua fragile salute, e ciò il Signore
avrebbe fatto per dare a lui il tempo di purificare la sua anima
dai suoi non pochi difetti e per renderlo "meno indegno del
dono del sacerdozio ". Un bell'atto di umiltà e di
gratitudine verso Dio, che lo ha voluto sacerdote e gli ha allungato
la vita per farlo operare a fin di bene.
Egli è stato, è, e sarà sacerdote in eterno,
alla maniera di Melchisedech, secondo l'espressione biblica: Tu
es sacerdos in aeternum, secundum ordinem Melchisedech (Salmo
109,4); e don Antonio ha operato sempre come sacerdote di Dio,
in ogni campo in cui è venuto a trovarsi. E vero che a
8-9 anni diceva di voler fare il muratore o il fabbro, ma la vera
vocazione si palesò ben presto, poiché in quinta
elementare egli manifestò alla madre Clarice ed alla zia
materna Elisabetta il proposito di voler entrare in .seminario
per diventare sacerdote. E sacerdote fu, tanto che ricevette la
sacra ordinazione il 21 dicembre del 1941, disse la prima messa
nel seminario di Sulmona il giorno seguente ed il I ° gennaio
del 1942 celebrò la messa solenne a Palena, suo paese natale.
Io
eviterò di narrare la sua vita, che si può cogliere
minuziosamente nel suo libro, dove l'Autore narra con dovizia
di particolari tutte le fasi del suo sacerdozio e tutte le iniziative
intraprese, le opere compiute e quelle che non ha potuto compiere,
perché dovette lasciare la parrocchia di Rivisondoli per
motivi di salute, dopo 33 anni di ministero sacerdotale impiegati
proficuamente in quel paese. Una cosa che non gli riuscì
di compiere in quella parrocchia è "la costruzione
di una casa destinata anche ad ospitare sacerdoti per un periodo
di riposo ", perché le pratiche non andarono in porto
nel 1975 (p. 119). Così pure egli non potè realizzare
una casa a favore della gioventù, nonostante avesse acquistato
già il terreno. Anche a Palena nel 1964 avrebbe voluto
realizzare un Centro di Addestramento Professionale, su sollecitazione
della Giunta Comunale di quel Comune, ma il Vicario Generale della
Curia di Sulmona consigliò a don Antonio di non accettare
la proposta "per ragioni pastorali". Ma per tutto il
resto don Antonio Pintori può veramente vantarsi di essere
stato un realizzatore di opere che hanno lasciato un'impronta
ed a lui hanno meritato gratitudine e lodi. Basterebbe ricordare
il suo ruolo di pioniere nella grandiosa istituzione del Presepe
Vivente di Rivisondoli, che ebbe inizio nel 1951 e che è
stato poi portato avanti con sempre maggiore successo e reclamizzato
dai giornali e dalle televisioni. Altra bella istituzione è
il Centro di Promozione Culturale Abruzzo Est, da cui è
scaturito il Festival Nazionale "I Canti della Montagna ".
Egli, figlio di un paese di montagna e per 33 anni parroco di
un paese di alta montagna, ha avuto sempre nel cuore quelle zone
montane e ad esse ha voluto dedicare il Festival "I Canti
della Montagna " da quando lasciò la parrocchia di
Rivisondoli nel 1975 ed approdò sulla riviera adriatica.
Così dal mare il suo cuore tornava alle cime immacolate
e ricche di ispirazioni spirituali e capaci di purificare gli
animi. Tale Festival gli ha consentito di realizzare un corposo
volume di ben 400 pagine (1988), contenenti parole e musica dei
canti eseguiti, e cassette con incisi i canti più noti.
Le edizioni de "I canti della montagna" continuano ancora
per la gioia del Prof Pintori e di quanti vi concorrono. Ora queste
sono creazioni destinate a durare nel tempo, ma egli ha prodigato
la sua attività di sacerdote anche per istituzioni scolastiche
e per colonie marine e montane; ha dato la sua opera di ministero
sacerdotale non solo alla sua diocesi di Sulmona, ma anche a quella
di Pescara e, per alcuni mesi, a quella di Chieti. Ha avuto udienze
con diversi Papi, quali Pio XII, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo
II; ha avuto rapporti con cardinali, quali Tedeschini, Aloisi
Masella, Confalonieri e Fagiolo; ha potuto collaborare con Vescovi
ed Arcivescovi; ha conosciuto ed interessato, per aiuti a favore
delle sue istituzioni, il Presidente della Repubblica Giovanni
Leone e gli Onorevoli Spataro, Gaspari, Natali, ecc.. In una parola,
don Antonio Pintori, sempre con l'espressione di profonda umiltà,
bussava a tutte le porte e avvicinava tutte le persone influenti,
spinto dal "desiderio di fare del bene" e "con
l'ansia di realizzazioni forse superiori" alle sue forze.
Me egli ammette pure e confessa che in tutto ciò era "mosso
da un pizzico di ambizione" (p. 120).
Però tale ambizione,
sia pure minima, è spesso la molla che spinge ad operare
ed a realizzare opere destinate a durare, cosa che si è
verificata con don Antonio Pintori. Egli narra con compiacimento
tutte le cose fatte e portate a termine e lo fa con una prosa
piana e semplice. Più volte ritorna sugli argomenti o perché
narra direttamente o perché rilascia delle interviste o
perché fa delle relazioni o perché le stesse cose
vengono riportate dai giornali. Una considerazione a parte merita
il diario che egli ha scritto durante la missione negli Stati
Uniti per incontrare persone nate a Rivisondoli, a Palena ed in
altri paesi d'Abruzzo. È stata una missione compiuta dal
parroco per avere contributi da quegli immigrati con cui poter
ricostruire chiese ed opere abbattute dalla furia della guerra
nel nostro paese, e per gettare le basi della istituenda Opera
R. S. "Alto Sangro ". A differenza dell'altra prosa,
questa del diario si distingue per la sua stringatezza, incisività
e celerità nel ricordare persone, città e fatti
relativi al viaggio, dove non manca di rilevare la differenza
tra le città degli Stati Uniti del Nord, piene di fumo
e di aria nociva e la limpidezza dei paesi d'Abruzzo. In quella
occasione egli, come figlio e sacerdote, offre un omaggio di preghiera
e di gratitudine sulla tomba del padre Luigi, morto ancor giovane
in una miniera per salvare la vita ad un compagno di lavoro. Queste
pagine di diario, che vanno da p. 57a p. 91, meriterebbero una
pubblicazione a parte sia per la differenza di taglio stilistico
.sia per i ricordi cui sono legate. Ma don Antonio Pintori, col
cuore pieno di nostalgia e di gratitudine, nelle prime pagine
del suo libro ci presenta la sua Palena e l'ambiente in cui egli
ha trascorso la sua infanzia e fanciullezza prima di entrare in
seminario. È veramente un omaggio filiale verso il suo
paese d'origine, del quale descrive e rievoca tutti i particolari
con le case, le chiese, le piazze, le persone, i giochi, gli amici,
la devozione profonda della gente, i riti religiosi celebrati
con fasto dai sacerdoti del posto, le Confraternite, le consuetudini,
la montagna, la Porrara, il fiume Aventino, i compagni e gli amici
con cui giocava, insomma tutto quello che ha riempito il suo cuore
e la fantasia di bimbo e di fanciullo. In queste pagine egli ricorda
anche gli anni di sofferenza, passati durante la guerra e lo sfollamento,
quando era ricercato dai tedeschi come "prete di Badoglio
". A questi ricordi egli lega le persone amate, la madre
Clarice, la zia Elisabetta, i fratelli, i nonni materni e tante
figure, umili ma caratteristiche.
Alla sua permanenza
a Rivisondoli lega invece il ricordo del fratello Giuseppe, morto
prematuramente, della zia Elisabetta e della giovane parente Adriana,
che è stata sempre amorevolmente vicina alla zia ed ai
due fratelli. Ma don Pintori ricorda tutti quelli che ha incontrato
sul suo cammino e con i quali ha lavorato, perché di tutti
vuol lasciare un segno. Egli è stato benvoluto da tutti,
per questo ha potuto festeggiare con gioia i quarant'anni e poi
il Giubileo d'oro del suo sacerdozio, con l'omaggio di parenti
ed amici, Ecco, tutto questo è racchiuso nel volume di
oltre 250 pagine di don Antonio Pintori, che si apre con una Premessa
dell'Autore e con la Prefazione del suo amico fraterno generale
Riccardo Gentile. Ma esso contiene anche omaggi di amici scritti
in versi ed in prosa, nonché versi suoi e del fratello
Giuseppe. Insomma "IL RACCONTO DELLA MIA VITA"
merita di essere letto, perché vi rivive tutto un lungo
periodo di tempo, durante il quale don Antonio Pintori è
passato benefacendo, come si legge negli Atti degli Apostoli (10,38).
Egli, sacerdote, è stato mandato come operaio nella vigna
del Signore (Matteo, 20,1), per cui, applicando il significato
dell'etimologia della parola, ha sempre "operato" per
il bene degli altri e per la gloria di Dio. Per tutto questo don
Antonio Pintori ha avuto riconoscimenti ed onorificenze dalla
Chiesa, dallo Stato e dagli uomini, cose che giustamente gratificano
la sua persona.
Pescara, luglio 1998
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