...Uno
stralcio dal libro-catalogo...:
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"Zampognari" |
...E'possibile
capirlo approfondendo la conoscenza di Arduino fino ad intravedere
l'uomo che in lui guidava la mano al pittore. Per questa via,
arrivando a scorgere le angosce che negli ultimi anni lo rodevano
fino alla prostrazione a causa di un faticoso adattarsi a condizioni
esistenziali che non sentiva aderenti alla sua dimensione interiore,
e non già perchè anacronisticamente rifiutasse il
presente quanto piuttosto l'indiscriminato diffondersi di certo
edonismo materialistico, si finisce con l'interpretare alcune
sue espressioni piuttosto come una sorta di ostentazione e di
esasperazione di concetti, quasi intese a far apparire esclusivi
i pur molteplici legami che lo univano con il passato, che come
una vera e propria enunciazione di principi programmatici. Del
resto, man mano che dall'insieme dell'opera è possibile
dedurre le principali ragioni delle sue scelte linguistiche, non
raramente pronte a dichiarare ramificazioni composite e non sempre
disgiunte dalle realtà coeve, un'accusa di refrattarietà
di fronte ai problemi contemporanei ed al rinnovarsi delle poetiche
parrebbe risultare troppo pesante e forse anche poco calzante
per Napoleone.
Furono proprio certi atteggiamenti da lui assunti specie negli
ultimi anni, a far pensare ad un disadattamento psicologico,,,
riferitogli, non senza qualche esagerazione di tono, come ad un
"uomo restio ad accettare la civiltà delle macchine
ed incapace di riconquistare lo stato di natura"
. Essi suggerirono persino l'idea che,l'ansia di liberazione dai
conflitti interiori si accampasse fra le motivazioni della sua
pittura, e diedero luogo all'ancor meno accettabile ipotesi che
la sua opera, traducendosi in ,una via di rifugio per le proprie
pene, tendesse ad esprimere "la propria ed altrui sofferta
esperienza".
Sennonchè, ripercorrendo l'iter della ricerca di Arduino,
il suo iniziale impegno appare volto a sviluppare in chiave personale
i modi e le forme maturati sulla scorta di principi collaudati
attraverso tutta un'insigne tradizione fino ai suoi maestri e
a reimpostarli non senza rinnovare il suo linguaggio attraverso
conseguimenti derivati dall'evolversi della cultura e del gusto
contemporaneo a cui attingeva certo meno inconsapevolmente o arcignamente
di quanto desse più tardi a vedere.
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"Venerdi
Santo" |
Alla stessa maniera una analisi
più attenta sembra pure destinata a correggere molte delle
perplessità che ad un primo impatto potrebbero affacciarsi
a proposito della produzione della maturità e del periodo
successivo. Se infatti dal volgere degli anni Cinquanta in poi
Napoleone si direbbe sostanzialmente arroccato sugli esiti precedenti,
certi apporti di maggiore freschezza e di più disinvolta
libertà di dettato, che di frequente si insinuarono nelle
sue prove, sembrano presentare il segno di una intima e peculiare
evoluzione.
I suoi dipinti si traducono in molti casi nella rievocazione ora
festosa ora accorata di un mondo amato e perduto, e perciò
stesso non in una meccanica trasposizione di situazioni oggettive,
quanto bensì nel recupero di una dimensione della fantasia
e dello spirito. Volendo probabilmente ribadire proprio questo,
che è uno degli aspetti predominanti della sua ispirazione
e della sua creatività, egli venne, fra l'altro definito
"poeta di un mondo raccolto in esilio ed in attesa".
La sua pittura, tuttavia, non si limita al recupero di una dimensione
lontana e sognata, giacchè assai spesso le ragioni della
sua opera si fanno più complesse, proprio perchè
essa, sia pure "nei limiti di una sapienza tecnica tradizionale,
rivendica una sua attualità".
In quale direzione sia poi da ricercare la ,sua attualità,
lo evidenzia in buona sostanza quella "inquadratura
di storia recente" che a Carlo Emanuele Bugatti parve
"necessaria per poter capire l'opera di Arduino Napoleone,
e che vale qui la pena di richiamare per qualche tratto.
II Bugatti, che fra l'altro diresse la rivista "Arte/Nuova
Critica Europea", aveva conosciuto Napoleone nel 1961, quando
questi "era un pittore già affermato che veniva
cogliendo in quell'anno uno dei riconoscimenti più importanti:
il premio ITALIA 61, a Torino".
Rammentando che l'ondata della contestazione culturale e giovanile
italiana germinava già il quel 1961 anche se avrebbe dato
le sue prove più eclatanti nel '68, egli sosteneva che
"in effetti, la cultura italiana non aveva alcuna necessità
di attendere le teorizzazioni marcusiane poichè la teoria
della sottosituazione era già per noi una realtà
da toccare con mano: un nord ricco ed un sud sottosituato, privo
di ipotesi di situabilità per l'assenza di industrie e
per l'arretratezza dell'agricoltura, falciato in più dalla
piaga dell'emigrazione.
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Arduino
Napoleone a Chieti |
Il terzo mondo era metà di noi stessi.
In quel 1961 Arduino Napoleone rappresentò per me e forse
per molti altri uomini di cultura italiani il testimone per immagini
(e non per allusioni) di una realtà dolorosa, che il nostro
paese avrebbe dovuto affrontare e risolvere per attuare quella
Costituzione che era l'espressione della volontà popolare
resistenziale.
In termini di impegno Arduino Napoleone costituiva altresì
una testimonianza alternativa alle concezioni montanti della contestazione
totale, rappresentata dalle avanguardie informali (e successive
filiazioni). Arduino Napoleone credeva nel colloquio con aggancio
non so quanto cosciente alle contemporanee idee che Bagolini esprimeva
nei suoi corsi universitari di Teoria dello Stato presso l'Università
di Bologna e sottintendeva con la chiarezza delle sue immagini
una volontà di raccordare le volontà, che necessariamente
si sarebbe sottratta poi al massimalismo rivoluzionario di una
contestazione destinata ad emarginarsi sempre più attestandosi
su posizioni di sterilità e di isolamento politico nei
confronti della stessa sinistra popolare italiana (cattolica e
marxista).
Diciamo, con il senno del poi, che Arduino Napoleone aveva inteso
per la rara capacità d'intuizione - che è virtù
dell'artista - che un problema profondo, quello del sud, avrebbe
potuto essere risolto solo dalla volontà di tutto un popolo,,.
Nè l'ampia nota è priva di allusioni al carattere
del Pittore e al tipo di impegno che questi scelse per se in anni
in cui , come è noto, l'essere "impegnati" equivaleva
ad una professione di idee dal complesso ventaglio di valenze
culturali e politiche, talora idonea anche a favorire l'inserimento
in un circuito di agganci e che per molti si rivelò utile
complemento per ascendere agli onori di una ribalta diversamente
inattingibile. Napoleone invece fu un artista legato alla grande
tradizione figurativa meridionale, che vive isolato. Non fa politica.
E lontano dagli ambienti della cultura (impegnata) italiana. Ha
inseguito una sua via personale all'impegno. Il suo è un
lavoro culturale ed estetico insieme. Ma è un lavoro che
per avere un senso, ha un senso solo nella dimensione della storia
della sua gente (...): la povera gente d'Abruzzo dignitosa nella
sventura, misera d'una miseria necessitata, laboriosa di un lavoro
che non può dare i frutti del riscatto, paziente per la
speranza della giustizia.
Si può quindi concludere, in adesione a quanto Lionello
Venturi ribadiva alle soglie degli anni Quaranta introducendo
una delle sue opere più note che forse non sfuggì
neppure a Napoleone, come, nel tentativo di "ricostruire
la personalità dell'artista» e nello sforzo di "comprendere
se essa si sia assorbita nella propria immaginazione creatrice,
la via più proficua da seguire debba partire dalla considerazione
di fondo che "l'immaginazione di un artista non lavora
nel vuoto, ma in un mondo storicamente concreto".
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Veduta
di Palena |
Inoltre, poiché "un pittore non inventa linee,
forme e colori", visto che "egli ha imparato
dai suoi maestri, dai suoi compagni, da pitture del passato, e
che il più delle volte "fa la sua scelta" proprio
sulla base di queste componenti, si rende indispensabile rintracciare
nell'opera di Napoleone il segno della formazione scolastica e
delle predilezioni elettive che lo indussero a seguire certi indirizzi
a preferenza di altri. L'approfondimento di queste radici potrebbe
oltretutto fornire un contributo utile a chiarire alcune fra le
ragioni che determinarono in lui quel consapevole e spesso caparbio
rispetto per i valori del passato, attraverso il quale mediò
la sua visione lirica della realtà ed espresse una sua
peculiare misura del tempo presente, ma che d'altro canto valse
pure a farlo sentire un isolato ed un solitario, come mostrò
persino nei modi scelti per vivere la sua quotidianità.
II che comporta anche la necessità di scandagliare fra
le esperienze di vita e di valutare il peso delle problematiche
sottese dalla sua realtà quotidiana tenendo ancora nel
debito conto il fatto che per ogni pittore "l'ambiente
in cui vive condiziona la sua cultura, i suoi ideali, il suo atteggiamento
religioso"..
Ripercorrendole attraverso la chiave
di lettura che richiede la peculiare scelta linguistica si scorge
nelle prove di Arduino la valenza di un messaggio animato da una
propria efficacia, che, prendendo l'abbrivio dalla narrazione
appassionata di un mondo amato e perduto, trova spesso, e specie
ove il pittore pare affrancarsi dalla più stretta sudditanza
all'ordito narrativo, pagine di pittura fine a se stessa, la cui
efficacia prevalentemente si affida alla funzione animatrice di
un colore autonomamente inteso e non privo talora di squarci dal
limpido e puro cromatismo. Si tratta di momenti pittorici che
assumono un ruolo fondamentale e centrale in molti suoi dipinti
anche rispetto alle proposte tematiche, che in diversi casi peraltro
si rivelano occasione piuttosto che motivo portante o nodale della
sua creatività, come suggerisce l'impressione, rapida e
succosa, della Vaporiera sul molo, che mostra il piglio di una
personalità e di una sua forza pittorica, per quanto neppure
essa immemore per certi versi di Siviero. Ma soprattutto lo pone
in evidenza l'impostazione disinvolta, larga e succosa di Lontananze
( l'opera
in copertina), che non a torto egli annoverò
fra i suoi "dipinti importanti», nella
coscienza di come questa tela equivalesse a "qualcosa che
va oltre la solita ricetta paesistica, fino a tradursi nella più
pura interpratazione di un profondo stato d'animo.
Attraverso i neri grassi e lucidi, chiamati a scandire in questa
prova le ocre e i bruni delle erbacce, per lo più evocate
con l'affine foga degli impasti spessi riservati alle pietraie
risolte in brani di più larga e fervida materia cromatica,
focalizza con abilità i valori del colore nella luce e
nella mobilità dell'aria aperta. Sicchè, risolvendo
in chiave personale certe memorie cammaraniane e sivieriane che
anche in questo caso si intravedono, riesce ad annotare con efficacia
pittorica e descrittiva i particolari di una terra arida e ingrata
e, quindi, lo slargare a perdita d'occhio della piana.
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"La
piana di Palena" |
Nell'altra ampia tela ispirata pure a La piana di Palena,
che ribadisce anche come egli non fosse nuovo al paesaggio dal
vasto orizzonte prediletto anzi in diversi casi, ritornano, oltre
l'ombra densa che inumidisce i verdi e i bruni del primo piano,
le medesime brulle pietraie a schiudere la distesa dei sassi e
dell'erba ingiallita che si protrae fino ai monti lontani avvolti
da un cielo di nuvole inquiete. Non vi ricorrono, però,
nè gli stessi umori ne vi si respira la stessa libertà
di fattura di Lontananze, per quanto vi si potrebbe riconoscere
una sorta di impressionismo del tutto personale che sembra derivare
direttamente dalla pittura di genere a cui fa anche pensare la
solitaria presenza dei suoi "anti-eroi" che pure qui
«sembra nascondano il volto, come per rimanere anonimie.
Nella foggia, questa volta, dei grandi massi bianchi calcinati
dall'Aventino, sono di nuovo le pietraie a ripresentarsi con una
forza di cromatismi e di impasti dalla diversa freschezza, ma
con non minore efficacia, fra le scansioni rapide e succose del
Ponte nella valle, una tela compresa fra le poche che il Pittore
conservò per se.
Non mancano dunque elementi idonei a lasciar condividere l'idea
che, "frutto di una lunga e coscienziosa applicazione",
la sua pittura avesse finito con il raggiungere uno stile che
rappresenta una felice fusione tra la lezione tradizionale e l'inquieta
sensibilità moderna, e che, pertanto, la sua produzione
non debba venire considerata «esclusivamente un epigono
del passato".
Spesso comunque il ventaglio degli argomenti prescelti riporta
ai luoghi d'origine, come accade nella bella scansione cromatica
della Veduta di Palena, oppure àncora il Pittore alla nostalgia
del mondo perduto, di cui rivisita continuamente situazioni ora
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La Novena di
Natale . |
bucoliche, ora intimistiche, il più delle volte riconnesse
alla pace più sognata che reale di una dimensione locale,
ai caratteri ed ai personaggi del paese natio, all'epopea di un
Abruzzo pastorale ed incontaminato. E' il caso per esempio
della Novena di Natale
, un soggetto che Napoleone riprese più volte fino all'ultima
edizione, realizzata con matite colorate poco prima di morire,
ed in cui instancabilmente tentò di ricostruire l'immutato
fascino che su di lui continuarono sempre ad esercitare le antiche
tradizioni natalizie, trasfigurando in questo caso la Chiesa di
San Cataldo di Palena, alla volta della cui porta illuminata rivedeva
ancora avviarsi, nelle mattine o nelle sere precedenti la Notte
Santa, i personaggi della sua infanzia.....
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