La macchina e le sue parti

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  Standarta anteriore:  
    movimenti e regolazioni  
      a che cosa servono i "movimenti"

           

  I movimenti di decentramento orizzontale (shift), verticale (rise/fall), di basculaggio sull'asse orizzontale (tilt) o sull'asse verticale (swing), sono molto utili in una serie di situazioni.
   
  Una prima applicazione è per rendere dimensionalmente corretta l'immagine fotografica di oggetti situati su un piano non parallelo al piano della pellicola. In questo modo si interviene sulla prospettiva, modificandola nel modo che il fotografo desidera.
   
 

Usando una macchina con ottica priva di movimenti (una normale reflex, ad esempio) la fotografia di un oggetto alto ripreso dal basso avrà la classica deformazione "a piramide", alla quale ormai siamo abituati e talvolta di una certa suggestività. Ma non è un'immagine "fedele", nel senso che altera i rapporti dimensionali tra i particolari collocati a distanze diverse.  L'alterazione è particolarmente evidente quando si usa un obiettivo grandangolare.

Non si avrebbe alterazione "a piramide" se potessimo tenere la macchina "in bolla", cioè perfettamente orizzontale e quindi parallela all'oggetto verticale. Ma in questo caso non riusciremmo a riprendere tutto l'oggetto.

 
 
 
 
 
  
     
 

L'effetto di deformazione non si verifica se, tenendo il piano della pellicola ed il piano focale dell'obiettivo parallelo all'oggetto, spostiamo l'obiettivo, in questo caso verso l'alto.

La stessa procedura si può applicare quando l'oggetto è spostato a destra o a sinistra. Se necessario, si può ricorrere alla composizione dei movimenti (ad esempio, obiettivo spostato in alto a destra).

Il risultato sarà un'immagine perfettamente fedele nelle sue proporzioni all'oggetto ripreso.

 
     
  Queste correzioni si eseguono controllandole dal vetro smerigliato e sono molto facilitate se su di esso sono stati tracciate delle linee di riferimento verticali ed orizzontali.
   
   
  E' vero che possiamo ottenere gli stessi risultati apparenti anche in digitale, correggendo la prospettiva con gli strumenti di trasformazione immagine presenti nei programmi di elaborazione grafica.  Tuttavia questo risultato viene ottenuto al costo di uno "stiramento" dei pixel, che il programma rielabora secondo proprie logiche. Insomma, è una forzatura, che non sempre dà risultati perfetti.
     
    Ma la possibilità di "movimenti" si rivela utile anche quando abbiamo oggetti posti a varie distanze e vorremmo che tutto fosse a fuoco. 

Quello che normalmente si fa, con le macchine fisse, è di restringere il più possibile il diaframma, giocando sulla distanza iperfocale e sulla profondità di campo.

Vi è invece un secondo metodo, possibile solo se la fotocamera possiede i "movimenti", ed è appunto basato su spostamenti verticali ed inclinazioni della piastra portaobiettivo, indipendentemente dall'apertura focale utilizzata.

     
  E' un'immagine tratta da uno degli articoli di H.M. Merklinger, citato nei "Riferimenti" in fondo a questa pagina.

Sono perfettamente  fuoco, anche a grande apertura, sia il piano più vicino che il piano più distante.

     
   Questo "trucco" è l'applicazione di alcune regole dettate da Theodor Scheimpflug, un capitano dell'esercito austro-ungarico che, all'inizio del '900, si pose il problema di come rendere cartograficamente corrette le riprese fatte da macchine portate in alto da palloni aerostatici.
 
     
  Dai suoi studi nacque appunto la "regola di Scheimpflug", la quale sostanzialmente dice che "quando il piano su cui giace il soggetto, il piano nodale posteriore dell'obiettivo e il piano focale si incontrano in un unico punto, si ottiene la piena messa a fuoco del soggetto indipendentemente dal diaframma utilizzato".  
   
  In realtà, questa prima regola dovrebbe essere integrata da una seconda regola, che viene esposta negli articoli di H. M. Merklinger elencati nei "Riferimenti" in fondo a questa pagina.
   
  Ma condizione fondamentale perché si possano utilizzare i "movimenti" (decentrando o basculando l'obiettivo) è che l'obiettivo utilizzato abbia sufficiente "copertura", cioè che il suo "cerchio d'immagine" (all'interno del quale si colloca il negativo fotografico) sia sufficientemente ampio da riempire il fotogramma anche quando l'obiettivo viene spostato. Il "cerchio d'immagine" è cosa ben diversa dalla "lunghezza focale" dell'obiettivo e, a parità di lunghezza focale, due obiettivi diversi possono avere, a seconda della tecnica costruttiva, diversi "cerchi d'immagine".
Questo aspetto è trattato più ampiamente nella pagina relativa agli obiettivi.
   
  La Crown Graflex consente di eseguire "movimenti", anche se non di ampiezza notevole. Sono però sufficienti, con obiettivi che abbiano un "cerchio d'immagine" abbastanza ampio (superiore a 163mm, che è la diagonale del fotogramma 4x5"),  per consentire ottimi risultati nella fotografia di monumenti, panorami, paesaggi o nella fotografia macro. Ma per esigenze maggiori, come nell'esempio fotografico sopra visto, può essere necessario ricorrere al banco ottico, in cui è possibile il movimento anche della standarta posteriore e quindi del portapellicola.
   
   
  Riferimenti:

Una trattazione sommaria sui "movimenti" ed i loro effetti in un articolo di Michele Vacchiano

La trattazione online più completa sull'uso dei "movimenti" per correggere la prospettiva e modificare la messa a fuoco è negli articoli di Harold M. Merklinger, tra i quali sono da segnalare in particolare quello specifico sulla regola di Scheimpflug, compresi i link ad esso collegati.

Sempre di H. M. Merkingler, due volumi sono disponibili online: The INs and OUTs of focus   e Focusing the view camera ; sono scritti in modo abbastanza tecnico, ma sono fondamentali per evitare le perdite di tempo e gli sprechi di "imparare attraverso gli errori". Nel secondo si parla anche di un'altra regola (a suo avviso, "regola cardine", complementare a quella più nota esposta più sopra e ugualmente desunta dal lavoro di T. Schiempflug), di ancora più facile applicazione per ottenere la messa a fuoco contemporanea di oggetti posti su piani diversi. Naturalmente, un elemento essenziale è la possibilità di eseguire "movimenti" con la fotocamera. L'argomento è discusso anche in un altro articolo di Merkingler, al quale può collegarsi un ulteriore articolo.

   
   
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