Come si usa | |||||
regolare l'esposizione | |||||
La Graflex Crown Graphic non ha,
naturalmente, alcun sistema esposimetrico incorporato, occorre quindi
servirsi di un esposimetro esterno che, secondo i "nostalgici", dovrebbe
essere anch'esso d'epoca, possibilmente al selenio e preferibilmente
quello di marca GE costruito per la Graflex. Naturalmente, un moderno esposimetro esterno, anche solo discreto, potrà rendere un servizio migliore. Sconsigliabile è invece l'utilizzo dell'esposimetro incorporato in una macchina reflex, per il rischio che sia stato calibrato secondo le specifiche caratteristiche della macchina e della linea di ottiche del produttore. Nella scelta dei valori di esposizione occorre tener conto che le ottiche di grande formato lavorano decisamente meglio con diaframmi compresi tra f/11 ed f/22; valori aperti al massimo possono far peggiorare notevolmente la qualità ai bordi, che (specialmente nel 4x5") rischiano di non essere coperti dal "cerchio d'immagine" dell'obiettivo. Valori più chiusi di f/32 rischiano invece di produrre fenomeni di diffrazione. L'utilizzo dei "movimenti", essendo questi possibili nella Crown Graphic solo in misura ridotta (e tuttavia efficace), di solito non incide sull'esposizione. D'altra parte, le grandi dimensioni del negativo rendono possibile l'uso di pellicole rapide, che hanno una grande latitudine di posa. Qualche problema può sorgere nella fotografia ravvicinata e macro, dato che il soffietto viene notevolmente allungato e quindi il cono di luce si disperde su una superficie maggiore. Esistono formule e regole per rettificare la lettura esposimetrica sulla base del fattore di ingrandimento, ma la regola migliore è forse solo l'esperienza, dato che la fotografia macro propone spesso forti squilibri tra aree chiare ed aree scure, difficilmente discriminabili da un esposimetro esterno se non di tipo specifico per questo genere di misurazioni. Può tuttavia essere utile un semplice regolo per determinare in via empirica il fattore moltiplicativo dell'esposizione. In realtà, i risultati migliori si avrebbero misurando la luce
direttamente sul vetro smerigliato. Esposimetri adatti a questo
scopo sono in commercio, nuovi od usati, prodotti ad esempio dalla Sinar
o come accessorio del Gossen Lunasix, ma ad un prezzo elevato. Lavorando con ottiche con una certa anzianità vi è infine un fattore
di cui è necessario tenere conto: l'accuratezza e la precisione dei
tempi di esposizione effettivamente forniti dall'otturatore. E'
necessario non farsi illusioni: si tratta di otturatori meccanici il cui
funzionamento è affidato ad un gioco complesso di svariate molle,
ingranaggi, camme. Spesso sono rimasti inattivi per anni o per decenni e
non con le molle "in riposo"; ossidazioni, ispessimenti dell'eventuale
lubrificante originario o di quello sconsideratamente usato da un
precedente possessore possono aver determinato gravi alterazioni nei
tempi effettivi. |
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Riferimenti: Sull'esposizione in macrofotografia, in relazione all'aumento della distanza obiettivo-pellicola, un articolo (in inglese) di Robert B. Hallock, originariamente in http://www-unix.oit.umass.edu/~rbhome/bellows15.pdf . Sullo stesso argomento, un articolo di Michele Vacchiano, originariamente in http://www.michelevacchiano.com/articoli/b08.pdf . |
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