|
I moderni apparecchi fotografici, facilitano
molto il controllo dell'esposizione. I loro sistemi di misurazione della luce,
ci risparmiano gran parte del lavoro.
Ma l'apparecchio fotografico, non avrà sempre ragione, per questo, dobbiamo
imparare a conoscere i limiti dell'elettronica della nostra fotocamera. E
dobbiamo metterci in testa che l'esposizione che ci fornisce l'esposimetro
(misuratore di esposizione), della nostra reflex, rappresenta quasi sempre un
valore di riferimento sul quale ragionare prima di scattare la nostra foto.
Non dimentichiamo che il fine dello scatto è il raggiungimento di
quell'immagine che abbiamo pre-visualizzato nel nostro cervello. Gli esposimetri
degli apparecchi fotografici, anche se raffinatissimi, funzionano secondo regole
fisse, mentre l'esposizione della pellicola richiede una scelta creativa, che
solo il nostro cervello e la nostra esperienza, ci possono dare.
Siamo noi che dobbiamo decidere come interpretare l'esposizione che ci da'
l'esposimetro della nostra reflex, ignorando, se necessario l'automatismo.
Un buon esposimetro deve dare una esposizione tecnicamente corretta, che
rappresenti il giusto compromesso tra la quantità di luce necessaria per le
zone chiare e per quelle scure della scena inquadrata.
In genere il risultato sarà soddisfacente, qualche volta però una determinata
parte della scena sarà per noi più interessante del resto.
Altre volte invece l'esposimetro della nostra reflex può essere influenzato da
particolari condizioni di luce, che falsano in maniera anche rilevante, i dati
che ci presenta.
Ma tutto questo, l'esposimetro non può saperlo, ed è qui che entra in gioco la
nostra esperienza e la nostra capacità di vedere, di leggere la scena che
abbiamo davanti agli occhi e di interpretare la distribuzione della luce nella
scena. Per poi scegliere la giusta combinazione tra l'apertura del diaframma e
il tempo di otturazione.
Tutte le reflex prodotte negli ultimi 25 anni,
sono dotate di un sistema esporimetrico denominato TTL (trough the lens - attraverso l'obiettivo).
Fotocellule sistemate all'interno dell'apparecchio, leggono la luce dopo che
questa è passata attraverso l'obiettivo. Gli esposimetri indicano come
"corretta", l'esposizione che produce il soggetto con tonalità medie,
tra lo scuro e il chiaro, al fine di far risaltare quanti più particolari
possibili e di dare l'esposizione adatta per quasi tutti i soggetti.
Questo accade poiché tutti gli eposimetri delle reflex sono tarati su una
particolare gradazione di grigio che in una ipotetica scala che va dal bianco
assoluto, al nero pieno, si trova nell'esatta metà. Tale gradazione denominata,
grigio medio, riflette esattamente il 18%
della luce che la colpisce. L'esposimetro della nostra fotocamera quindi, non fa
altro che portare ogni zona della scena più chiara o più scura, ad un valore
che si avvicini quanto più possibile al grigio medio.
Tale principio è stato studiato in maniera assai approfondita, da Ansel
Adams, maestro della fotografia di paesaggio. Egli ha legato esposizione
e lavoro in camera oscura, fino a giungere alla famosa teoria del SISTEMA
ZONALE.
Naturalmente esistono anche esposimetri separati che consentono di effettuare
misure molto più precise, di quello presente all'interno della reflex. Questi
congegni hanno una sensibilità alla luce maggiore, infatti consentono di
indicare tempi di esposizione che, nei modelli più raffinati, arriva anche a
qualche decina di minuti.
Questo tipo di esposimetri, il cui costo
spesso supera quello di un'intera reflex, consentono di "leggere",
anche la luce flash, altrimenti non misurabile e di effettuare esposizioni molto
precise con scarti nell'ordine del quarto di diaframma!
Tipi di lettura dell'esposimetro delle
reflex.
Esistono 3 tipi fondamentali di lettura che un esposimetro può
eseguire:
- misurazione media a prevalenza centrale
-
misurazione spot
-
misurazione a settori
La misurazione media a prevalenza centrale
effettua una lettura della luce sull'intera scena inquadrata, dando però una
prevalenza alla zona centrale del soggetto. Questo significa che la
lettura verrà condizionata maggiormente dall'area (non molto vasta intorno al
10 % della scena inquadrata) centrale.
Questo tipo di lettura è utile quando il soggetto principale è sempre presente
al centro dell'inquadratura.
La misurazione spot effettua una lettura molto
stretta (anche 2 soli gradi!) al centro dell'area inquadrata, dando importanza
solo a questa zona e ignorando tutto il resto. E' un tipo particolare di lettura
che consente misurazioni molto precise e per questo utilizzata dai
professionisti. Però se non si ha particolare confidenza ed esperienza si
incorre facilmente in errori rilevanti che possono compromettere il buon esito
dell'immagine che avevamo in mente. Normalmente si opera in questo modo: si
sceglie attentamente la zona sulla quale effettuare la lettura, una volta
effettuata la misurazione si memorizza l'esposizione, si ricompone
l'inquadratura originale e si scatta.
La misurazione a settori è quella più in voga
negli apparecchi degli ultimi 10 anni. In questo tipo di fotocamere la cellula
dell'esposimetro e suddivisa in tante zone che leggono altrettante zone
dell'area inquadrata. Le lettura così effettuate vengono elaborate da un veloce
microprocessore e comparate con migliaia di valori precedentemente memorizzate
in fabbrica dal costruttore.
Questo tipo di lettura è sempre più raffinato e consente di cavarsela
egregiamente nella maggior parte delle occasioni, anche se in particolari
situazioni , come il controluce, niente può superare l'esperienza e il
raziocinio. Il sistema assai innovativo, è stato presentato sul mercato dalla
Nikon che lo ribattezzò: "MATRIX", all'inizio la scena era suddivisa
in poche zone (3), ma con gli anni i costruttori si sono sbizzarriti ed ora sono
presenti alcuni modelli di reflex che consentono questo tipo di lettura su
14(Minolta) e 40 (Canon) zone. Qualche tempo fa' è uscita sul mercato la nuova
super professionale Nikon, la F5, che effettua la lettura suddividendo l'intero
campo inquadrato in migliaia di puntini e riuscendo, addirittura, a percepire i
colori di ognuno di essi !!!
Lettura
multizona, approfondimenti.
Altra innovazione presente ormai in tutte
le reflex è data dal legame tra la messa e fuoco e la lettura esposimetrica. In
pratica, il sistema esposimetrico lavora in stretto collegamento col sistema di
messa a fuoco, percependo il punto in cui è stata effettuata la messa a fuoco e
dando più importanza ad esso per la lettura della luce.
Sottoesposizione -
sovraesposizione
- esposizione
corretta
Sottoesposizione
Quando l'ago o i led presenti nel mirino della nostra
reflex indicano
il segno "meno" o viene comunque segnalato un valore
negativo sul
display della fotocamera, la fotografia risulterà troppo
scura. |
|
Sovraesposizione
Quando invece, sarà indicato un valore
positivo, la foto risulterà
troppo chiara. |
|
Esposizione
corretta
Quando invece il valore indicato sarà
corrispondente allo "0" (zero), la foto risulterà esposta
in maniera corretta. |
|
Abbiamo però
capito che questo valore è suscettibile di variazioni anche rilevanti derivanti
dalla nostra capacità di leggere la luce e di interpretare i dati
dell'esposimetro.
|
La corretta esposizione
|
La corretta esposizione è quella che ci permette di arrivare ad
ottenere l'immagine che abbiamo in mente.
Non ci stancheremo mai di ripetere il concetto di pre-visualizzazione, che è
uno tra i più importanti dell'intera teoria fotografica.
Cominciamo con l'impostare il funzionamento
della nostra reflex in manuale, cioè potendo scegliere deliberatamente
qualsiasi valore di tempo e di diaframma da impostare sulla nostra reflex.
Il primo passo da compiere è quello di capire qual'è il soggetto principale
della scena che abbiamo davanti agli occhi. In quanto tutta l'inquadratura si
svilupperà intorno ad esso. Può essere qualsiasi cosa, una persona, un albero,
una costruzione, una macchia di colore.
La lettura deve essere effettuata su questo soggetto. Dobbiamo però stare
attenti al colore del soggetto e alla sua posizione rispetto alla luce.
Il colore influenza enormemente la lettura
esposimetrica, ad esempio, se il nostro soggetto è scuro, il nostro esposimetro
essendo tarato, come già detto, su un valore medio, darà un valore utile a
rendere l'immagine più chiara. Ciò può non essere quello che avevamo in mente
e per questo dobbiamo dare un'esposizione minore di quella fornitaci
dall'esposimetro della nostra reflex.
Il soggetto poi, può trovarsi in una zona assai chiara o scura dell'immagine,
la lettura quindi ne risulterà influenzata e quindi falsata. Dobbiamo quindi
effettuare la nostra misurazione su una zona diversa dell'immagine per poi
ricomporre l'inquadratura originale e scattare.
Naturalmente non possiamo riportare in questa sede valori assoluti in quanto
esistono infinite situazioni di ripresa e di luce. Sta al nostro occhio e alla
nostra esperienza il compito di analizzare la luce e le ombre presenti nella
scena e di percepirne l'importanza che esse avranno nell'immagine che
desideriamo ottenere, agendo sul pulsante di scatto.
Se non si è sicuri del risultato è meglio eseguire una serie di scatti con
esposizioni diverse. Sovraesponendo e sottoesponendo rispetto alla lettura
dell'esposimetro. Con le pellicole diapositive è bene non esagerare aumentando
o diminuendo l'esposizione di massimo un diaframma. Con le pellicole negative si
può arrivare anche a 3 diaframmi, in quanto la loro latitudine di esposizione
è maggiore.
Tale modo di operare viene definito con il termine " bracketing
" o anche con l'espressione " esposizione a
forcella".
|
|
|