Storia del Museo

          La scoperta del giacimento

 

        

         La scoperta del giacimento fossile del Chiavon avvenne ad opera del Barone

         Achille De Zigno, appassionato cultore di storia naturale che percorse nel 1852

         i meandri del letto del torrente Chiavon.

         Questo torrente scende dalle colline pedemontane, passando per Valle di Sotto, per

         il territorio comunale di Salcedo e Fara Vicentino, verso Breganze e la pianura; la

         zona dei fossili oggetto degli scavi ottocenteschi è situata a nord del ponte che fa da

        confine tra Fara Vicentino e Salcedo, poche centinaia di metri sopra l'antico ponte di

        Isidoro.

        Ad aiutare il barone De Zigno nella ricognizione dei luoghi fu un contadino del posto,

        Giovanni Artuso, che abitava a poche centinaia di metri dal torrente, nella contrada

        "Artusi" di Salcedo.

        Giovanni Artuso, alle dipendenze del Conte Piovene, lavorò nel torrente Chiavone per

        quindici anni ed ebbe l'onore di estrarre le famose Palme Fossili e di curarne

        personalmente il trasporto, con i carri tirati dai buoi, fino alla Villa Godi di Lugo.

        Furono illustri studiosi a tessere le lodi per la pazienza, la maestria e la passione che

        animò il lavoro d'Artuso; ne parla Roberto Visani che lo definisce "industre   

        scavatore", ma soprattutto Francesco Bassani che nella monografia sui pesci fossili

        del Chiavon lo ringrazia pubblicamente.

        Fu il Conte Andrea Piovene, prioprietario della villa Godi a promuovere e finanziare il

        recupero e la catalogazione dei numerosi fossili che si ritrovavano e scoprivano lungo

        il torrente.

        I primi studiosi che scrissero dell' argomento furono l'italiano Abramo Massalongo e

        l'austriaco Jacopo Heckel.

        Visto l'interesse che suscitò la scoperta del giacimento fossile del Chiavon nel 1868

        fu convocato a Lonedo di Lugo un convegno di studiosi, al quale partecipò anche il

        ministro Quintino Sella.

      

       Il Primo museo fondato dal Conte Andrea Piovene

 

        L' estrazione della celebre "Palma Fossile" di Chiavon, iniziata nel 1863 comportò

        ben quattro anni di duro lavoro.

        Il conte A. Piovene, vista la bellezza dei fossili ritrovati e l'interesse scientifico che

        avevano suscitato, allestì presso la grande sala al piano primo della palazzina

        adiacente alla villa di Lonedo il primo museo dei fossili.

          Nel 1889 il prof. Francesco Bassani (nato a Thiene 1858 - morto a Capri 1916),

        professore di geologia presso l'università di Napoli, pubblicò una fondamentale opera

        sui pesci fossili del Chiavon, dedicata al conte A. Piovene ed a De Zigno, con bellissimi

        disegni dei pesci fossili a corredo, eseguiti dalla moglie, di origine olandese, Everdina

        Douwes Dekker.

        Grazie ai reperti che gli furono inviati da numerosi musei il prof. Bassani, trentasei

        anni dopo gli studi compiuti dall'ittiologo dott. Jacopo Heckel, che classificò sei nuovi

        specie su segnalazione di De Zigno, potè descrivere quasi tutto il materiale fossile

        estratto fino ad allora: ben 578 esemplari di pesci, che classificò in 58 specie di cui

        20 di nuova descrizione.

       

        Il Museo dei fossili riordinato dal prof. Remo Malinverni

       

        Il Museo dei fossili fu completamente ristrutturato e rinnovato dal compianto

        prof. Remo Malinverni che, divenuto proprietario della villa nel 1962 con l'acquisto

        dalla famiglia Valmarana, ne promosse il completo restauro.

        Il dott. Malinverni vista l'importanza della collezione, cercò in tutti i modi di

        valorizzarla, anche con consistenti interventi finanziari.

        L'amore, la passione e la sensibilità verso queste tematiche da parte del prof.

        Malinverni sono testimoniate da queste profonde parole che compose a

        presentazione di una piccola monografia sul Museo di Lonedo:

 

" Uomo, che ti aggiri tra queste pareti

da cui trentamila millenni di storia

delle antiche età della terra ti guardano;

Considera che tutta la storia dell'umanità,

delle sue origini, altro non è, in confronto,

che la storia di un giorno

e quella della tua esistenza la storia di un attimo,

di un istante nell'infinitO. "

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        Il Museo fu ricollocato in un nuovo spazio appositamente creato, riutilizzando le belle

        cantine con le volte a crociera della palazzina annessa alla villa.

        Anche il nuovo ingresso al Museo, che innesta nella stradina che dalla villa porta al

        parco ottocentesco, fu particolarmente studiato con la posa di due targhe

        commemorative degli scavi del Chiavon.

        La sistemazione del Museo fu curata dal prof. Giuliano Piccoli tra il 1971 e il 1972,

        che classificò gli esemplari e in collaborazione con il prof. Remo Malinverni ne

        organizzò l'esposizione in modo razionale, con nuove vetrinette, con pannelli a colori

        sulle ere geologiche che introducevano il visitatore sul periodo di formazione dei

        fossili, e con semplici didascalie sui singoli fossili.

        Il lavoro più delicato fu sicuramente lo spostamento e la ricollocazione della grande

        Palma Fossile ( Latanites Maximiliani), che fu sistemata su un lieve basamento sul

        pavimento e che è l'elemento centrale di tutto il Museo.

 

 

 

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Orario apertura: da Marzo a Novembre: Martedi, Sabato, Domenica e Festività  dalle 14.00 alle 18.00 - da Giugno a Settembre dalle 15.00 alle 19.00

Via Palladio, 44 - 36030 Lonedo - Lugo di Vicenza (VI)