BLINK 182
Cazzeggiatori e festaioli disinibiti di tutto il
mondo seguiteli ! Perché quando si parla di masturbazione, scurrilità infantili
e scherzi scatologici nessuno al mondo batte i Blink 182, il terzetto
californiano che ha saputo dare voce pop punk al loro corrosivo umorismo
genitale e all'arte di sganasciarsi dalle risate incendiando i propri peti.
Il tutto, ovviamente, vendendo più dischi in giro per il mondo di quante
patatine abbiano mai trangugiato in vita loro. E sono molte.
La leggenda racconta che il nucleo originario dei Blink 182 –Mark Hoppus al
basso e vocals, Tom DeLonge alla chitarra e voce, e Scott Raynor alla batteria-
si forma nel 1993, quando i tre si incontrano all’annuale incontro dei
Proctologi Futuri d’America. Raccolti intorno a un fuoco, questi giovincelli
disturbati riconoscono l’uno nell’altro la passione comune nel cantare di
ragazze, amici, vita vissuta e diarrea cronica. E sempre la leggenda narra che
dopo un breve periodo passato come El Cuatro And The Cajones, band mariachi
impegnata a strimpellare ai matrimoni, compleanni e riti di circoncisione dalle
parti di San Diego, abbiano buttato al vento sombreri e poncho e abbiano
attaccato gli amplificatori, per buttarsi a promuovere il loro autoprodotto EP
“Fly Swatter” nei club di San Diego dove fanno la conoscenza dei Vandals.
Proprio la minuscola etichetta dei Vandals, la Kung Fu, permette ai Blink (non
ancora 182) di pubblicare la loro debut-cassette, BUDDHA, nel 1994.
Meno di un anno dopo i Blink sono già sotto contratto con la Grilled Cheese (una
divisione di Cargo Music) per la quale pubblicano il loro primo album "Cheshire
Cat", seguito da “Map of the Universe”. Nel 1996 firmano un contratto congiunto
con la Cargo Music e la MCA Records grazie al quale nel 1997 escono con "Dude
Ranch", il seminale album di musica hardcore thrash, con cui i Blink 182 (questa
volta si, dopo un braccio di ferro con una omonima band irlandese) partono alla
conquista dei cuori e delle anime del mondo intero con il Warped Tour a sostegno
di Pennywise e NOFX. Disco di platino in Australia, d'oro in Canada e negli
Stati Uniti ,"Dude Ranch" spinge "Dammit (growing up)", il primo singolo
estratto, nella top five dei cinque brani più presenti nell'airplay
statunitense.
Alla fine del 1998 Scott Raynor lascia la band (sembrerebbe in modo amichevole)
e viene sostituito dal tatuatissimo Travis Barker, già batterista dei Vandals,
con cui Hoppus e Delonge si mettono al lavoro attorno a “Enema Of The State”,
pubblicato nel luglio del 1999 dopo un lungo periodo passato on the road –
quello che i Blink ricordano come il Poo poo pee pee tour, giusto per rimanere
in temi di toilette ...
Grazie a singoli come “All The Small Things” e “What’s My Age Again” i Blink 182
vengono catapultati nello super-stardom dei nuovi simboli del punk-rock moderno.
Tra video ricchi di (toilet) humour in cui fanno il verso ai Backstreet Boys, a
Britney Spears e a …se stessi e le polemiche sulla loro ostentata frivolezza da
parte delle altre punk band di San Diego che li contestano per aver scelto una
pornostar per la copertina dell'album, i Blink 182 frantumano tutti i record del
precedente "Dude Ranch".
"Enema Of The State", inciso a Signature Sound, San Diego e prodotto da Jerry
Finn, già con Green Day e Rancid, vende oltre sette milioni di copie in tutto il
mondo piazzandosi per oltre un anno nei quarteri alti della classifica
Billboard's Top 200.
Il rock è il demone cattivo della gioventù dice la critica bacchettona americana
dopo il polverone sollevato nell’estate del 2000 dal video del singolo “Adam’s
Song” in cui un adolescente americano si toglie la vita e nella nota che lascia
prima di spirare cita i testi della canzone dei Blink. Ma questo non ferma le
vendite del loro tour estivo, che tocca quota 300.000 biglietti e dal quale
viene estratto il live "The Mark, Tom & Travis Show (The Enema Strikes Back)",
sempre prodotto da Jerry Finn.
Nonostante il successo del tour USA quando i Blink 182 a settembre dello stesso
anno sbarcano in Italia per l’Independent Days Festival, quello che era stato
preannunciato come uno dei concerti più attesi della stagione si trasforma in un
boomerang con il pubblico di Bologna che, dopo aver acclamato Deftones e Limp
Bizkit, li accoglie a sassate tanto che i tre devono lasciare il palco dopo aver
suonato appena tre pezzi.
La band non se ne fa un cruccio e nel giugno del 2001 esce l’attesissimo “Take
Off Your Pants And Jacket”, ancora una volta giocato sui doppi sensi che tanto
piacciono ai Blink 182 (jacket suona come jack it, che in americano significa ‘masturbati’,
ndt). Il disco vede il ritorno dei Blink 182 alle radici del loro punk rock, con
un misto di sound pop-eggiante alla “Enema Of The State” mischiato allo spirito
punk di “Dude Ranch”, ed è preceduto dall’uscita della hit “The Rock Show”, il
cui videoclip –diretto da Marcos Siega, un habitué delle cose ‘blink’- vede i
tre andare in giro per New York a distribuire i soldi dati loro dalla casa
discografica.
L’album più difficile e veloce che i Blink 182 abbiano mai fatto è la loro
consacrazione mondiale, che arriva dopo gli MTV Awards, le esibizioni al
Saturday Night Live e al Tonight Show, le copertine di Rolling Stone,
Alternative Press e Teen People, oltre all'interpretazione di se stessi in
“American Pie” e l'apertura dei Billboard Music Awards. Niente male per una band
i cui membri non hanno ancora deciso di lasciare il paese dei balocchi e
diventare grandi.
Anche se, dopo una sosta più lunga del solito che ha permesso a Barker di
realizzare un album e andare in tour con i Transplants di Tim Armstrong e Matt
Freeman dei Rancid, la band torna nel 2003 con l'omonimo album “Blink-182” che
segna un parziale allontanamento dallo stile consueto della band verso
arrangiamenti decisamente più elaborati del solito. Forse che i giovinastri
sboccati del punk sono cresciuti?