Osservando questa immagine, Forni Avoltri ci appare un sogno appoggiato in una valle incantata. Ma è così bella la nostra Carnia? Si, perchè è ancora naturale la sua fisionomia contornata da boschi e stupende montagne. A differenza di altre zone turisticamente sviluppate, come il vicino Cadore, la raccolta semplicità dei luoghi parla sì di povertà, ma ti fa vedere in primo piano un ambiente che sopravvive intatto all'incalzare dei tempi, che tutto consumano. E' una natura "riservata" , parsimoniosa e silenziosa che ha forgiato il carattere dei suoi abitanti, penalizzati da distanze, da collegamenti stradali inadeguati, dal clima rigido e dall'orografia, ma tenacemente fedeli al loro essere carnici, nonostante tutto, alle tradizioni che purtroppo sono quasi scomparse ed alla caratteristica e antichissima parlata con la finale in "o".

(immagini di Valeria Romanin)


CARNIA

 

Tomaso Pelliciari in "Forni Avoltri" (Arti Grafiche Friulane 1973) così ha descritto la Carnia e questa zona:

Lasciata in basso la pianura, dove mille attività fervono ed ogni giorno la rinnovano, ed entrati a Tolmezzo ed oltre, nelle valli del Tagliamento, del Degano, del But e Chiarsò, si prosegue attraverso un paesaggio immobile e senza tempo.

Carnia fresca e ombrosa.

Carnia verde.

Una tavolozza completa delle più impensate sfumature di verde, un caleidoscopio fantasmagorico di variazioni dello stesso colore, ora cupo ed ora brillante, ora intenso ed ora smorzato, ora fresco ed ora caldo , ora tendente al giallo, più in là tendente al grigio, all’azzurrino, al bruno, all’aranciato: ma pur sempre verde, verde!


 

 


 

La Carnia è però anche regione povera, senza ferrovie, percorsa da strade piuttosto tormentate nonostante portino a tre importanti valichi quale il Passo della Mauria verso il Cadore, e quale il Passo di Monte Croce Carnico verso l’Austria, nonchè la prosecuzione da Forni Avoltri per il Comelico con la Sella di Cima Sappada.
La Carnia è anche una regione pulita  decorosa, soprattutto immune da snobbismi, che vuole difendersi (e speriamo così anche nel futuro) da false sciccherie, da attrezzature presuntuose che offendono la castità del paesaggio e la castigatezza del carattere carnico.

Qui tradizioni, parlata, edicole o semplicemente “Cristi” ci testimoniano la validità ed originalità di un’ereditaria abilità artigiana, una semplicità di usi e costumi che è dato raramente di incontrare.
I vecchietti medesimi che troverete nelle piazzuole dei villaggi li rivedrete fermati dal pennello o dalla sgorbia, in funzione di modelli; così le donne reduci dagli sfalci, liberate dal giogo della gerla ricolma, potrete riconoscerle nei severi tratti delle Madonne frescate od intagliate.
Natura e fede, compenetrate indissolubilmente, traspaiono nei canti popolari pieni di abbandoni, sulla nota costante della malinconia.

 

 

Il carattere tipico della Carnia è dovuto al suo naturale isolamento tra il Tagliamento e le altre montagne.
E’ oltremodo significativo, fra tutte le testimonianze di arte popolare, un vecchio bassorilievo una volta incastrato nella parete esterna della chiesa di San Giorgio che dal suo colle domina la conca di Comeglians.
Il bassorilievo rappresenta una donna seduta intenta a filare la lana.
La piccola pietra incisa dà un’esatta idea come nei tempi sia rimasta affermata una economia ed una industria domestica autosufficiente.

Questa è la Carnia, quella vera, quella cioè “di cà da l’ago”.

 

Carnia.....
....un tappeto di smeraldo  sotto al cielo il monte par
 (Giosuè Carducci “In Carnia”)

  

 

FORNI AVOLTRI

 

Tra i vari paesi quello che forse meglio esprime le caratteristiche proprie della Carnia è Forni Avoltri, che rievoca un mondo quasi fantastico e fiabesco.

E’ il centro più settentrionale  e vi si arriva lungo la Statale 355 che unisce la Carnia al Comelico, è  quindi l’ultimo centro della Val Degano o Canale di Gorto.

Occupa un’area di 80.407 mq e confina con la Provincia di Belluno (Sappada),  con l’Austria (Carinzia) e con i comuni di Paluzza, Rigolato e Prato Carnico.

E’ uno dei Comuni più elevati di tutta la Regione infatti Forni Avoltri capoluogo è a m. 900 s.l.m., Frassenetto 1.088, Sigilletto 1.142 e Collina 1.250.

 

E’ diviso dal torrente Degano nelle due frazioni di Forni e Avoltri. Il significato del nome Forni  deriva dai forni di minerali che nel passato si estraevano dalle miniere del monte Avanza. Il significato di Avoltri invece dovrebbe derivare dalla sua posizione di “oltre” l’acqua (ab oltre).


Case di Forni Avoltri

 

 

 

 

 CAVE DI MARMO

 

La zona di Forni Avoltri è caratteristica per la produzione del pregevole Fior di Pesco che viene ricavato nei pressi della località di Pierabech dai calcari devoniani ricristallizzati per debole metamorfismo. Deve il suo nome alle delicate macchie roseo.violacee dovute a pigmentazione ematitico-manganiesifera che talora interrompono il fondo bianco, grigio o cinereo azzurrognolo.

Viene esportato anche in America dove edifici importanti quali ad esempio  il Tribunale di NewYork o le Twin Towers divenute  tristemente famose.

Da altre cave della sone come a Sigilletto e a Collina invece si estrae il Grigio Carnico, grigio chiaro, scuro solcato da vene bianche.

 

 

MINIERE ABBANDONATE DELL’AVANZA

 

 


(monte Tuglia)

Le Miniere ora abbandonate del Monte Avanza ebbero in passato una notevole importanza: un documento storico attesta la presenza nella zona dell’Alta Val Degano di minerali già nel 778 quando veniva donato al Monastero di Sesto il paese carnico “...quale dicitur Furno, cum omni pertinentiam ut est in terris, pratis, silvis, pomiferis, montibus, aquis, astalariis, casis, curtis, ferro et ramem”.
Testimonianze molto antiche risalgono all'epoca dei Franchi. Successivamente l'attività estrattiva di Forni Avoltri venne confermata da una concessione patriarcale a Nascimbene di Scardafavae compagni: "...di mettere in attività le miniere che erano in antico ad Avoltri, permettendo loro di fare legna nel bosco di Luza ed altrove dal Ponte Tremolo fino a Sappada e dalle cime dei monti fino al Degano con l'obbligo di pagare ogni anno al Patriarca 50 soldi grossi veneziani e 1500 libre di ferro per i cavalli patriarcali e di una libra di pepe per l'uso di un mulino". (P. Paschini)
 

 


Chiuse fra il 1939 e il 1943, contavano 400 operai impiegati nel 1876, alle dipendenze della Società Veneta Montanistica. Ma l'attività aveva periodi alterni. Infatti vent'anni dopo Vidale Giacomo  in una lettera inviata al suo compare Felice Gerino in Germania, scriveva: "... in riguardo ai lavori delle miniere sono principiati con poca giente ma si spera che quando sarà la prossima primavera se troveranno qualche cosa impiegheranno più operai... "

I minerali metallici presenti nel giacimento del monte Avanza sono la tetraedrite prevalente, accompagnata da galena, blenda, pirite e rara calcopirite in ganga di baritina, calcite e quarzo.
Circa i tenori della mineralizzazione sembra si riscontrassero i seguenti valori: rame 6%, antimonio 2%, piombo 2,5%, Ag 500 gr t .


            

Tîr des cidulos
IL LANCIO DELLE CIDOLE

 

Una volta all’anno e precisamente la vigilia di San Giuseppe i giovani coscritti dell’anno, salgono su un’altura in prossimità del paese (Tops) e accendono uno grande fuoco dove poi incendiano “lEs cidulos”, rotelle di faggio con un buco al centro, che incandescenti vengono lanciate a valle  facendole roteare con un bastone. Le schegge, ricadendo, lasciano una scia di faville così che sembra di vedere una pioggia di stelle.

Il lancio è accompagnato dal canto della dedica, infatti ad ogni cidulo corrisponde una coppia, di fidanzatini veri o in molti casi anche di inguaribili scapoloni che vengono scherzosamente abbinati a altrettante “signorine”. Il tutto in un’atmosfera festosa, scherzosa e allegra.

 

 

 inverno: atmosfere ovattate e magiche...

 

 

 

CENNI STORICI E
SOCIO-CULTURALI


Per chi risaliva la pianura friulana per oltrepassare le Alpi, l'alta Carnia era sicuramente di difficile accesso. Eppure le sue valli furono attraversate dalle popolazioni celtiche, poi da quelle romane e dalle longobarde che diedero inizio agli insediamenti umani.
Proprio grazie allo sfruttamento delle miniere in questa zona gli abitati divennero stanziali.

L'abitato di Avoltri (Avultro, Avoltro) è più antico di quello di Forni /Furno, Alfurno). Infatti Avoltri per la sua posizione era un punto di snodo per l'accesso al Norico attraverso il passo Veranis da una parte, e al Cadore attraverso la "Cleva" e il passo di Sappada.. Già in epoca patriarcale esisteva qui una muta, ossia il punto di pedaggio doganale per chi introduceva mercanzie.
La popolazione del luogo, per decreto patriarcale veniva esentata dai tributi e dall'obbligo di fornire uomini per l'esercito, in cambio della continua sorveglianza del passo di Fleòns e Veranis. Anche la Repubblica di Venezia mantenne alla località gli stessi privilegi.

Un punto debole per la sopravvivenza degli abitanti era costituito dall'orografia: frane e continue inondazioni creavano grossi problemi agli abitanti che rimanevano spesso isolati, finchè la Serenissima progettò e fece costruire nel 1762 la strada detta del Monte Croce o di San Candido. La garanzia costituita da una strada più sicura avrebbe garantito percorsi e traffici tra Friuli e le popolazioni tedesche, attraverso Pusteria e Comelico. Naturalmente la manutenzione della strada rimase a carico dei comuni interessati.
A determinare le alterne fortune di Forni Avoltri e la necessaria stabilità di percorrenza viaria,  fu principalmente l'attività estrattiva delle
miniere del monte Avanza.
Le miniere furono la risorsa principale per la gente del luogo fino al 1939-1943, quando l'attività estrattiva terminò a causa degli eventi della " guerra mondiale. (vedi miniere)
L'esistenza di Forni Avoltri dunque è testimoniata dai documenti relativi alle miniere che parlano di Furno (documento risalente all'epoca di Carlo Magno). Contrariamente a quanto da Niucolò Grassi venne sostenuto, Furno è  Forni Avoltri e non Forni di Sopra (Forni Savorgnani) in quanto in quest'ultima località non vi è riscontro di una qualche  realtà di interesse giacimentologico e non vi è alcuna traccia di attività estrattiva. (G.B. Carulli - Antiche miniere della Carnia - Studi Tolmezzini - 1981)

 

 

 

 

 

 

 

 

Altri passaggi alpini tramite Collina erano conosciuti anticamente, per altri motivi di lavoro, da coloro che si spingevano oltre confine per apprendere nuovi mestieri e praticare il commercio. Si tratta dei venditori ambulanti, i cosiddetti "cramârs" o "materialisti", molto noti e provenienti da  tutta la Carnia. Trasportavano mercanzia di ogni genere e ovunque per mezzo della "crascegno" (o crassigne), un mobiletto di legno con cassetti su più piani, caricato sulle spalle (vedi immagine di esemplare del Museo Carnico di Tolmezzo). Era un lavoro non privo di rischi e difficoltà (sentieri e valichi di montagna, deperibilità di alcune merci, incognita dei viaggi).
Ma molti materialisti della Val Degano e di Forni Avoltri e frazioni si insediarono in paesi lontani dove continuarono a svolgere l'attività commerciale.

 

La vita di paese nei secoli, veniva scandita dalle stagioni e dai ritmi dei lavori agricoli e pastorali. La stagione invernale, lunga e rigida, costringeva a rimanere nelle case a preparare attrezzi, strumenti di lavoro.
La vita sociale naturalmente fu influenzata dalle regole imposte da Stati e potentati che si avvicendarono nel possesso del territorio. L'inevitabile scomparsa delle più antiche tradizioni legate allo stile di vita agro-pastorale, non ci impedisce di ricordare il ruolo delle Pievi e delle Parrocchie che furono sicuro punto di riferimento fino dalle epoche più remote per l'intrinseca  struttura ed i forti vincoli patriarcali.

"Degli elementi  certi sulla vita delle comunità locali("Tracce di storia per immagini", Tullio Ceconi 1996)  li possiamo ricavare prima del 1770 d. C. dai Capitoli, ovvero dalle regole scritte che si davano i Comuni. In essi venivano riportate le principali norme per il Governo della Vicinia (comune) e per gli abitanti. A capo della Vicinia stava il Meriga o Capo del Comune, coadiuvato dai Giurati o Consiglieri; costoro erano eletti dagli originari del Comune e avevano il compito di fare rispettare le leggi e gli statuti.
Un chiaro esempio sono i "Capitoli dell'Onorando Comune di Sigiletto e Frssanetto" il cui testo fu registrato a Tolmezzo il 18 gennaio 1783 dal notaio Giuseppe Camozzini e controfirmato dai giudici Ferdinando Camozzini e Francesco Driussi.
I capitoli si configurano come le prime forme organizzate di gestione della Cosa pubblica ed hanno contribuito alla formazione civica delle comunità locali.
Anche grazie a ciù si svilupparono la partecipazione e la solidarietà tra i cittadini a favore di coloro che si trovavano in disgrazia o in stato di estremo bisogno.
Ciò succedeva in occasione degli incendi che molto spesso avvampavano e distruggevano ogni cosa mettendo i proprietari in condizioni di assoluta indigenza.


1916: la borgata Samassa va a fuoco sotto un bombardamento austriaco
Nella notte del 14 novembre 1846 la borgata Campo fu completamente distrutta (11 case e 15 fienili) e grande fu la solidarietà dei paesani verso coloro che persero tutto ciò che avevano, ma non fu sufficiente. Infatti, avendo avuto una vasta eco il fatto, giunsero a Forni Avoltri aiuti dalla Diocesi di Udine, di Venezia, di Feltre-Belluno, di Padova, di Concordia, di Treviso e di Verona.
La copertura dei tetti era allora costituita prevalentemente da "scandole" di legno. Ciò rappresentava un perenne pericolo e creava non poche preoccupazioni"
   
   

("Lis sisilis" in formato midi è di Pivute dai Bìntars)