"La comunicazione.
Strumento indispensabile per conoscere l'altro, gli altri, il mondo"
Quattro articolate relazioni sulla comunicazione: di coppia, genitori-figli,
tra generazioni, famiglia e mass-media
Di seguito pubblichiamo una breve sintesi degli argomenti trattati nel
sussidio.
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Introduzione
Ogni singolo tema è stato sviluppato in modo da essere condivisibile al
di là delle credenze religiose dei singoli e si chiude con una serie di domande per il
lavoro di gruppo. Per chi lo desidera segue un'ultima parte in cui si dà una lettura di
fede del tema e indicazioni su alcuni passi della Scrittura per la riflessione personale o
di gruppo.
La comunicazione nella coppia
La coppia è una realtà complessa. Per affrontare la relazione è
importante conoscere quali sono i canali di comunicazione.
Quando due o più persone comunicano, si scambiano messaggi su più canali: il verbale, il
para-verbale, il non verbale.
Nella relazione è importante non fermarsi al verbale, ma porre attenzione ai messaggi che
ci vengono dall'altra persona sotto forma di gestualità, espressioni mimiche, tono della
voce, silenzi. La sola attenzione al contenuto verbale non aiuta a entrare in relazione
con l'altro. Anche il perdurare di certi atteggiamenti può essere indice di un messaggio
non verbale, di non sempre facile valutazione...
Nella relazione di coppia, applicare il Doppio Ascolto significa, per esempio, dire alla
moglie: "mi sento irritato dal tuo comportamento" invece di "tu mi
irriti". Cercherò poi di chiedermi perché quel suo comportamento mi irriti...
Per valorizzare il Doppio Ascolto, dopo aver ascoltato l'altro e aver ascoltato la
reazione in me, è importante riuscire a chiarire la situazione formulando delle domande
che possano aiutare l'altro a riportare a galla quanto della sua esperienza ha usato per
verbalizzare il suo problema: p.e. "Cosa significa per te sentirti trascurata?"
Oppure "Cosa significa per te sentirti giudicato?".
La proposta cristiana ci invita a pensare l'uomo anche come essere relazionale,
naturalmente aperto all'altro, come Dio non è solitario, chiuso nel suo
"cielo", ma relazione intra trinitaria di amore che si comunica all'uomo. Il
concetto di uomo a immagine di Dio è proprio questo: siamo a Sua immagine perché come
Lui, in modo analogico, siamo aperti alla relazione e all'amore.
Rosanna Briada, mediatrice familiare
La comunicazione genitori-figli
Ci saremo sicuramente chiesti cosa spinge un bimbo appena nato a cercare
le braccia dell'adulto; questo comportamento ha incuriosito molti psicologi dell'età
evolutiva, che hanno provato a studiarlo comparandolo con quello di altri cuccioli del
regno animale. Sin dai primi giorni di vita, si assiste infatti alla formazione di un
"legame di attaccamento" tra il bambino ed il suo "caregiver", ossia
la persona che si prende cura di lui...
Non è un legame di dipendenza, bensì affettivo, intimo e duraturo che garantisce al
piccolo vicinanza, protezione e sicurezza...
Si delinea così un nuovo stile educativo definito "autorevole", giusto
equilibrio tra regole e dialogo. Regole chiare, convincenti, flessibili e condivise, che
sopperiscono al bisogno di limiti e di confini da parte dei ragazzi, dialogo aperto,
ascolto prima che giudizio. L'adulto assume una funzione "supportiva": ascolta,
è presente, normativo, accompagna il figlio nelle sue esperienze ma lo aiuta a fermarsi
prima del rischio, dà indicazioni e ne favorisce l'autonomia in quanto dimensione
esistenziale strategica...
La religione paterna invece è quella che non soddisfa sempre il desiderio, che è
"altra", che propone una realtà che non sempre combacia con i desideri
dell'uomo. Ma è di capitale importanza capire che la paternità di Dio è altamente
responsabilizzante, in quanto comandamento di amare l'altro, non infantilistica dipendenza
da lui.
Mirella Turello Sasso e Cecilia Giordana, psicologhe
La comunicazione intergenerazionale tra adulti
Tra le sfide evolutive della famiglia vi è un compito molto importante:
la cura dell'anziano malato. Occorre precisare la differenza tra i "grandi
anziani" (ultra ottantenni) e gli altri, ancora socialmente attivi e in buona salute.
Il primo vive spesso condizioni di disagio e di malattia cronica, in cui diventa
indispensabile la cura e la dipendenza dall'altro. Per affrontare tale problema egli ha
bisogno della famiglia...
L'evento "malattia grave" viene vissuto come momento cruciale e, se da un lato,
provoca l'emergere di valori come solidarietà, cura e sostegno, dall'altro riattiva
l'emergere di vecchie rivalità.
Occorre prendere le distanze da una visione romantica ed irrealistica della cura dei
genitori ad ogni costo. L'aiuto fornito dipende molto più dalla storia relazionale che
genitori e figli hanno condiviso negli anni che dalla gravità della malattia...
La generazione di mezzo si trova in una situazione di ponte molto stressante. Ad essa
fanno riferimento almeno altre due generazioni per ricevere aiuti materiali, psicologici,
affettivi, cognitivi e morali.
Le due generazioni che ruotano intorno a quella di mezzo condividono il vissuto di
profonda ristrutturazione esistenziale. L'anziano deve compiere un lavoro di integrazione,
che lo porti all'accettazione della sua vita passata e presente; il giovane deve rendersi
indipendente ed autonomo per costruire il suo futuro.
Alla generazione di mezzo spetta il compito di "assistere" i membri della sua
famiglia in questi grandi cambiamenti, supportando attivamente i genitori che stanno
invecchiando e nello stesso tempo facendo spazio alla nuova generazione che sta
nascendo...
È necessario che la famiglia diventi sempre più consapevole della ricchezza della sua
vocazione e della portata politico-sociale che racchiude in sé: conoscendo i rischi a cui
è sottoposta e le sfide a cui è chiamata può tramutare in forza le sue fragilità e la
sua provvisorietà, traendo spunto da Colui che si è fatto debole fino alla morte per
vivere l'amore totale e gratuito.
Alessia Nota, psicologa
La famiglia e i mezzi di comunicazione di massa
"La TV tende a proporre delle rappresentazioni polarizzate della
famiglia, nelle forme più tradizionali (e idealizzate) oppure in quelle più patologiche
(famiglie allo sbando, distrutte, comunque critiche e piene di conflitti)...
Nei media la verità è sparita da tempo. Il flusso informativo non solo manipola la
realtà, ma ci nasconde la realtà del mondo.
I mezzi di comunicazione di massa (stazioni radio, stampa scritta, canali televisivi e
Internet) si stanno accorpando sempre più, in architetture espansive, per costituire
gruppi mediatici a voca-zione mondiale...
In altri termini, i gruppi mediatici presentano oramai due nuove caratteristiche: la prima
è che si occupano di tutto ciò che passa attraverso la scrittura, l'immagine, il suono,
e diffondono il tutto attraverso i canali più diversi (stampa scritta, radio, televisione
hertziana, via cavo o via satelli-te, Internet e ogni sorta di reti digitali); la seconda
è che questi gruppi sono mondiali, planetari, globali e non più soltanto nazionali o
locali...
In questo rapporto di forze impari tra famiglia e mass media si può affermare che la
famiglia possiede in se stessa una auto-referenza ideale che nessuna istituzione statale o
imprenditoriale possiede...
Le famiglie possono, pertanto, avviare autonomamente dei processi di de-colonizzazione
dell'immaginario: l'informazione dev'essere decontaminata. Così come è stato possibile
produrre alimenti "bio", a priori meno contaminati degli altri, abbiamo bisogno
di una sorta di "bio-informazione"...
Accostarsi alla Bibbia non è quindi un'operazione priva di rischi: se non ci caliamo
nello spirito del tempo, nella cultura o meglio negli scontri tra culture che lo segnano,
negli ideali religiosi e politici che l'attraversano non riusciamo a cogliere il messaggio
che il testo ci vuole comunicare.
Fabrizio Floris, sociologo
Questa monografia è stata pubblicata grazie ai servizi offerti dal VSSP, Centro Servizi per il Volontariato, Sviluppo e Solidarietà in Piemonte.