"Diversità e accoglienza"
Alcune proposte di riflessione
Di seguito pubblichiamo una breve sintesi degli argomenti trattati nel
sussidio.
Per accedere ai testi completi è sufficiente, nella pagina "Pubblicazioni",
cliccare sull'icona corrispondente posta a sinistra del testo.
Il primo tema trattato è: Aprirsi
all'accoglienza.
Si tratta di cinque brevi annunci che parlano di accoglienza in famiglia, nella
comunità, nella carità, nei confronti di Dio.
La famiglia: luogo di accoglienza
Che tipo di comunicazione c'è nelle nostre famiglie? Dobbiamo ammetterlo:
la comunicazione non è il nostro forte, c'è molto affetto ma c'è poco dialogo, in
famiglia c'è silenzio su molti argomenti che non si affrontano perché ciò vorrebbe dire
discutere, litigare, e quindi si preferisce tacere...
Ma la diversità, che sovente ci spaventa, è invece un valore positivo, non possiamo
pensare che i nostri figli condividano sempre le nostre idee, i nostri valori, sono di
un'altra generazione, hanno modelli diversi dai nostri. Anche come coppia dobbiamo saper
apprezzare il valore della diversità, come lo scoprire che non siamo più gli stessi di
quando ci siamo sposati ma siamo cresciuti, maturati, cambiati.
Franco Garelli, sociologo
L'accoglienza nella comunità
In una grande parrocchia è difficile conoscersi tutti ma, almeno tra noi
che frequentiamo la chiesa, sarebbe importante crescere nell'accoglienza. Il primo passo
da compiere per diventare una comunità accogliente è quello di conoscerci tra noi.
Stasera, per esempio, ci conosciamo tutti? Se ci guardiamo intorno, vediamo solo volti
noti o anche persone con cui non abbiamo mai scambiato neanche un saluto?...
Una parrocchia: tanti gruppi che funzionano, ogni gruppo partecipa quasi al completo alle
attività o agli impegni che lo riguardano, ma quando il parroco propone un'iniziativa
aperta a tutti, che coinvolge l'intera comunità, i gruppi si squagliano, partecipa solo
una piccola minoranza. Quante volte ho vissuto questa esperienza come parroco!
Guido Fiandino, vicario episcopale della diocesi di Torino
L'accoglienza nella carità
Ascoltando la parabola del buon samaritano (Luca 10, 25-37) ho chiesto a
Gesù: "Fa che ti ascolti bene, che colga bene quello che mi vuoi dire".
Cercherò quindi di estrarre dal testo una serie di parole che mi hanno toccato e che
v'invito a trattenere nel cuore anche quando quest'incontro sarà finito...
Dio, nel racconto di Genesi, quando crea l'uomo dice che ciò che ha creato è cosa molto
buona. Nonostante il peccato l'uomo resta buono, qualunque cosa abbia fatto, tocca a noi
tirare fuori da quest'uomo quello che c'è di buono; su questo punto, sia come società
sia come cristiani, siamo molto deboli.
Guido Morganti, SERMIG
L'accoglienza di Dio
E' possibile usare il termine accoglienza nei confronti di Dio? È Lui che
ci accoglie o noi che accogliamo Lui?...
L'uomo da sempre ha al suo interno un'inquietudine: sa di essere "finito" ma
sente di tendere all'infinito. Da questa inquietudine nasce l'idea di un Dio creatore,
l'intelligenza permette all'uomo di accogliere il mistero di Dio. Ma la creazione può
essere fine a se stessa, la creatura può non essere destinata ad un fine eterno. Dio
allora si manifesta all'uomo nella Storia attraverso l'Incarnazione e la Resurrezione di
Gesù. In Gesù scopriamo di essere figli ed eredi...
E allora coraggio: non abbiamo paura a seguire Gesù, non pensiamo di non esserne capaci.
Egli ci ha già accolto, come il padre nella parabola del figliol prodigo, anche se noi
pensiamo di non essere ancora pronti ad accoglierlo.
Gaia De Vecchi, teologa
Santità e accoglienza
Per l'educazione che abbiamo ricevuto, il santo è visto spesso come una
persona amabile, obbediente, semplice, serena, che di fronte alle difficoltà o ai
problemi ha saputo accettarli senza ribellione e senza impazienza. Stando a questa
educazione neanche Gesù, se fosse giudicato con questo schema tradizionale di santità,
non potrebbe mai essere santo perché egli si è staccato dalla tradizione del suo tempo:
non è stato obbediente all'autorità religiosa e neppure a quella civile, ha predicato
contro le discriminazioni e i privilegi. Dobbiamo quindi correggere il nostro concetto di
santità: santa non è la persona che ha dimenticato la terra per pensare al cielo ma
quella che si è battuta per trasformare la terra in cielo...
Quando in una famiglia l'uomo ospita la donna, quando i genitori ospitano i figli, e
quando i figli ospitano i genitori, si crea un'atmosfera così viva di stima e di ascolto
che permette alle persone di sentirsi amate e stimate e quindi di avere il coraggio di
vivere questa ospitalità nei riguardi di avveni-menti, idee, differenze di cultura.
Questo è un passo sicuro verso la santità.
padre Cesare Giulio, IMC
Il secondo tema trattato è: Accogliere
le diversità.
Si tratta di due articolate riflessioni: la prima di taglio sociologico (Guido
Lazzarini) e la seconda di taglio teologico e pastorale (Claudio Giuliodori), entrambe
orientate alla famiglia.
La diversità oggi: analisi e proposte
La caduta di alcuni vecchi equilibri su cui si basava la nostra società e
cui eravamo abituati da decenni ha accelerato in questi ultimi tempi la diversità, la
contrapposizione tra le diversità.
Quali equilibri sono caduti? per esempio quelli legati all'organizzazione del lavoro, alla
contrapposizione Est/Ovest, al ruolo degli anziani, dei giovani e della famiglia...
Cambiano i rapporti tra i lavoratori, il neoassunto fa paura, i più anziani vedono in lui
un concorrente perché è probabilmente più adattabile, più fruibile. Chi sopravvive e
non viene espulso dal sistema produttivo è solo colui che supera la paura di non essere
all'altezza...
La caduta del muro, dei vecchi equilibri, ha innescato le attese di una moltitudine di
individui dell'Est europeo che ha cercato di riversarsi anche nel nostro paese...
Perché la famiglia lunga? perché manca il lavoro? perché non é sicuro? perché i
giovani con il loro stipendio non possono avere una casa comoda come quella dei genitori?
Il motivo vero è che questi giovani, maschi e femmine, sono figli della "grande
mamma italiana". Questa mamma, nei confronti dei maschi è soprattutto protettrice,
teme per i figli, e questi non hanno un padre, perché il padre c'è ma sovente è come se
fosse assente...
Siamo stati abituati ad affrontare la diversità? Direi di no: se nelle nostre famiglie
nasce un problema siamo portati a nasconderlo per paura di essere considerati diversi.
Guido Lazzarini, sociologo
La diversità: ostacolo o risorsa?
Sono convinto che, senza le diversità diventerebbe impossibile decifrare
il mistero della vita dell'uomo, il suo destino e il senso stesso della Storia...
Immagine e somiglianza non significano che l'uomo è uguale a Dio, in quanto è opera
delle sue mani, ma che porta in sé una partecipazione al mistero stesso di Dio. E questa
partecipazione si realizza attraverso la differenziazione "maschio e femmina";
questo essere creato ad immagine e somiglianza di Dio porta dentro di sé una
differenziazione che potremmo definire radicale, irriducibile: l'essere umano non esiste
se non come uomo e come donna...
La donna viene a costituire la verità più profonda del sentire umano e non è qualcosa
che viene generato dopo, perché preesiste quasi all'uomo stesso, è l'intimo dell'intimo
dell'uomo che viene posto di fronte a lui...
E' vero che nella sessualità, come in tutte le altre dimensioni umane, si percepiscono
gli effetti del peccato, ma la polarità sessuale è opera della creazione quindi del
disegno provvidenziale di Dio: guai a noi se non abbiamo chiaro questo tipo di approccio e
quindi il senso positivo della diversità!...
Il Papa afferma che Dio è conoscibile guardando ciò che Dio ha creato e al cui vertice
c'è l'essere umano maschio e femmina; guardando la polarità, la diversità, la
complementarietà, la reciprocità tra uomo e donna noi possiamo entrare nel mistero
intimo di Dio, cioè nel suo essere trinitario che è unità nella permanente insondabile
diversità delle persone divine...
Gesù compie quello che teologicamente viene chiamato "kenosis", cioè
l'abbassamento, l'annientamento, l'entrata nelle tenebre causate dal peccato; in questo
modo Cristo colma l'abisso della differenza, della diversità causata dal peccato e si
pone come ponte in grado di ri-orientare ogni diversità e di ricondurla al suo senso
originario...
Oggi, come società, siamo entrati in un duplice vicolo cieco: da una parte troviamo la
tendenza ad omologare tutto e tutti, comprese le differenze sessuali, rendendole di fatto
indistinguibili e irrilevanti, dall'altra incontriamo la tendenza alla contrapposizione,
alla separazione irriducibile. Il matrimonio cristiano tiene lontana ogni forma di
omologazione dell'uno all'altro e nello stesso tempo ogni reciproca irriducibilità...
Un grosso contributo che la Chiesa dà su questi argomenti è quello dell'educazione. La
Chiesa ha un compito che è quello di educare la coscienza di ogni credente, ma anche di
investire le sue risorse principali nell'educazione delle nuove generazioni.
Quest'educazione deve essere fatta di ascolto, di dialogo e di condivisione: questi tre
elementi costituiscono la grammatica di ogni autentico rapporto tra le diversità.
Claudio Giuliodori, responsabile Uffico Cominicazioni Sociali CEI
Questa monografia è stata pubblicata grazie ai servizi offerti dal VSSP, Centro Servizi
per il Volontariato, Sviluppo e Solidarietà in Piemonte.