5° incontro dei Gruppi Famiglia nel Vicariato di C. di Godego a Vallà
18 Febbraio 2001

Un Dio fantasia infinita che non smette di stupire e progettare
Dare sempre un senso nuovo alla vita

Dottor Giovanni Scalera
Il titolo di questo incontro è esaltante per chi sa dire cose interessanti ed ha incuriosito anche me. Provo a dire quanto mi ha fatto venire in mente, poi magari parleremo insieme per aggiungere altri aspetti.
Abbiamo appena cantato Laudato sì, Signore mio che è un po’ l’elaborazione del Cantico delle Creature di S. Francesco ed è l’esaltazione della fantasia di Dio.

La fantasia dell'uomo
Qualche volta ci si stupisce quando i bambini chiedono: "Chi ha inventato questa cosa? Chi ha inventato quest’altra?" Oppure come la mia nipotina che voleva sapere chi fosse la persona che ha inventato più cose di tutti? Naturalmente ci sono delle persone che hanno tanti brevetti; ce n’è una che ha collezionato più di 500 brevetti e tra questi anche brevetti importanti come la lampadina, il fonografo. Quando si pensa a queste persone ci si fa l’idea di qualcuno che ha un eclettismo che ricorda quello di Archimede Pitagorico dei fumetti.
Se noi andiamo a guardare un po’ la nostra storia ci rendiamo conto di alcune cose. Leonardo ad esempio intuì che l’uomo poteva volare con una macchinetta. Egli disse che l’uomo, facendo leva su di essa, si sarebbe librato in aria e l’avrebbe soggiogata. Ma non aveva fatti i conti con alcune grosse complicazioni: - ci sarebbe voluta una forza sovrumana, - ed anche ci fosse riuscito non aveva previsto il moto reattivo per il quale la sua macchina si sarebbe girata su se stessa in senso contrario al movimento dell’elica. Sono stati necessari 500 anni perché la sua intuizione si realizzasse, ossia per vedere l’elicottero. Così con il telefono di Meucci ci sono voluti 60 anni dall’essere intuito al diventare applicazione. La televisione 18 anni, la penicillina 12 anni, il transistor 3 anni, il microprocessore 1 anno. Ora si fanno le invenzioni mirate e si fa tutto in tempi brevi.
Tutto questo che cosa significa? È il segno che esiste una grande fantasia che sta nell’uomo e che lo rende capace di tutte queste opere, lo rende diverso da tutto il resto del creato che lo circonda.

La fantasia di Dio
Se noi pensiamo a Dio che ha creato tutte queste cose come ci viene descritto nel libro della Genesi dove si dice che il primo giorno Dio creò il cielo e la terra e "vide che era cosa buona", e di seguito le altre cose create, e per ognuna di esse "vide che era cosa buona". Ma tutto quello che ne veniva fuori, almeno in apparenza, era inanimato, compresi gli animali. Gli animali hanno una caratteristica sconcertante, hanno un DNA in cui sta scritto il loro messaggio biologico che li differenzia da specie a specie, da animale ad animale, per il quale sono obbligati a fare determinate cose, solo quelle e non altre. Ecco perché un segugio si muove solo se sente l’odore di lepre altrimenti se ne sta sdraiato. Questi attributi fanno si che negli animali non esistano grandi capacità di adattamento. Gli animali per adattarsi o per cambiare la loro struttura genetica hanno bisogno di secoli. Solo in tempi lunghissimi si può osservare qualche cosa di diverso dalla loro struttura originale. Non è così nell’uomo perché è imparentato con il divino. L’uomo è un animale molto lento nell’acquistare la sua autonomia però ha delle forme di sviluppo sorprendenti. Un bambino quando nasce ha 700 g. di massa cerebrale, da adulto questa massa si moltiplicherà per quattro, mentre il peso corporeo si moltiplica per 20/25 volte. Sicuramente la massa più formata all’inizio è quella del cervello e del suo sistema nervoso. Questo fatto fa si che, nonostante tutto, il bambino sia un piccolo genio già alla nascita. Però rispetto ad altri animali parla tardi, cammina tardi, acquista autonomia tardi, mangia da solo tardi, mette i denti tardi, ha ancora bisogno di un sacco di tempo.
Tutto questo però fa si che il suo sviluppo sia un continuo crogiolo di sorprese. I genitori, qui si entra nella migliore fantasia di Dio, che cosa possono immaginare di quanto avverrà di un bambino appena nato? Possono coltivare i sogni più ambiziosi ma sicuramente quel bambino sarà una sorpresa continua per tutti, diverso da ogni immaginazione perché è persona nuova capace di decisioni autonome.

Il linguaggio umano
Virgilio nelle Bucoliche descrive il comportamento delle api ed il suo trattato è ancora attuale perché da duemila anni a questa parte le api non hanno per nulla mutato il loro comportamento.
Le api continuano ancora a parlare nella stessa maniera, gli uomini invece per leggere il libro di Virgilio hanno bisogno di una traduzione dal latino.
Che cosa dicono gli antropologi a proposito del linguaggio dell’uomo? Una cosa veramente curiosa ed interessante. L’uomo ha usato questo linguaggio e ne ha tirato fuori uno strumento diverso da come lo usano gli animali. L’ape dice all’altra ape: se vuoi i fiori con lo zucchero devi fare 200 metri in questa direzione.
L’uomo invece usa altre modalità di linguaggio e queste sono in evoluzione continua, tanto che noi abbiamo imparato non solo a parlare, ma abbiamo imparato anche due caratteristiche fondamentali che stanno dietro al linguaggio: la simbologia e la metafora. Questi sono aspetti particolarmente curiosi del nostro modo di esprimerci. Secondo quanto diceva Aristotele: "E’ verità dire dell’essere che è e del non essere che non è". I nostri epistemologi dicono oggi che noi possiamo senza mentire dire dell’essere che non è o del non essere che è perché possiamo usare dei sistemi metaforici di linguaggio che sono basati ad esempio sull’ironia. Se qualcuno mi chiede com’è questa penna e io gli rispondo: bellina. Non ho detto che è brutta e neppure che è bella. Si capisce benissimo che è un oggetto che non mi piace. Nessuno ha torto e nessuno ragione. Qui noi scopriamo che dove l’uomo si imparenta veramente con il divino e scopre il massimo della sua fantasia è nella capacità di costruire dei simboli.
I simboli dell’uomo quali sono? L’animale fa la tana per ripararsi, l’uomo non si accontenta di mettere uno sull’altro quattro mattoni ma chiama l’architetto perché vuole che la sua casa sia anche accogliente. L’animale caccia e mangia. L’uomo non si accontenta di mangiare ma ha inventato l’arte culinaria e l’arredamento perché vuole che il momento del mangiare sia anche un momento di condivisione. Vuole star bene a tavola insieme, non solo nutrirsi. L’uomo a differenza dell’animale non si accoppia solo per riprodursi, si unisce perché ha bisogno di dimostrare tutta la sua carica di tenerezza, la carica di amore che sono il corollario del momento dell’unione. Capite che in questo senso la strada che l’uomo ha fatto è una strada indefinita della quale non si riesce a vedere i confini.
 
Chi è per noi Dio?
Un gruppo di giovani durante un’uscita formativa si impegnò a riflettere sulla domanda: "Chi è per te Dio?". Le risposte furono diverse in base alla sensibilità di quei ragazzi: - è la sorgente dell’amicizia, - è colui che da la forza di lottare, - è speranza, - è regola di vita, - è colui che ci ha dato la capacità di comunicare, - è spinta verso il futuro, - è ordine.
Dio crea il mondo partendo dagli animali; non li fa a sua immagine, ma con un DNA che contiene messaggi compulsivi.
Con la creazione dell’uomo Dio si "sbizzarrisce" e da un piccolo saggio della sua fantasia infinita che la nuova creatura riscopre ogni giorno nella vita quotidiana. Un raggio della luce di Dio ci cade addosso ogni volta che ci fermiamo a pensare:
- all’amicizia, come a una realtà che non ha schemi né confini
- alla capacità di lottare per non arrendersi mai ai propri limiti
- alla speranza che in qualunque momento e in qualunque prova può essere alimentata
- alle regole ricevute che ci permettono di essere a nostra volta creatori
- al dono di saper comunicare (parlare / ascoltare), arricchiti dalla capacità di elaborare simboli e metafore
- alla spinta a proiettarsi sul nuovo e non a modellarsi su quanto già acquisito
- a desiderare tutto ciò che, creando un ordine, si contrappone al caos.

Il grande bisogno di comunicare i propri sentimenti: le gioie, le speranze, le sofferenze interiori. L’immagine e somiglianza con Dio nell’uomo si manifesta proprio in questo suo bisogno e capacità di dire e di ascoltare, di creare cioè un rapporto di intimità e di amicizia con le persone che gli vivono accanto. L’amicizia è la capacità di generare gioia, di regalare qualche cosa di noi che crei vita nell’altro.
Noi sentiamo parlare talvolta di deserto. Ci sono diverse maniere di vedere il deserto: da sognatori, da turisti,…da realisti. Il deserto vero è quel luogo dove la persona si trova sola, senza risorse perché nel deserto non cresce nulla. Ci può essere un deserto geografico, ma anche un deserto interiore nel quale una persona si trova a vivere una realtà di grave isolamento anche se è circondata da una folla di uomini. Il deserto è dentro la persona apatica, nella persona che ha grande mancanza di orientamento nella vita, nei momenti di profonda delusione. Pensiamo ai discepoli di Emmaus. "Noi speravamo che…". Avevano perso la loro dimensione, la fiducia in Gesù ed in se stessi, avevano perso le sicurezze.
Dio è anche speranza e come speranza ci infonde una grande capacità di non arrenderci mai ai nostri limiti. La nostra religione ha regole molto severe, codificate nei dieci comandamenti, e molte di esse sono anche leggi civili, però il Vangelo non si accontenta di queste regole del non fare, dice anche: "Beati…". Dichiara fortunati coloro che soffrono, che hanno fame, ecc. Fortunati coloro che sanno fare di più, ad esempio che riescono ad amare chi li odia. L’uomo assomiglia a Dio in questo: nella capacità di superamento continuo del limite. L’uomo ha una grande spinta creatrice e si proietta continuamente verso il futuro, non si accontenta di modellare la sua vita sul già acquisito.
L’uomo è simile a Dio particolarmente perché capace di amare. È l’attributo che più lo avvicina a Dio. Amare significa uscire da se stessi per dar vita al bene al di fuori di sé.
Nel primo libro della Genesi c’è una espressione di fuoco se letta oggi: "Il Signore prese l’uomo e lo mise nel giardino perché lo coltivasse e lo custodisse". Quattro verbi: prese, mise, coltivasse e custodisse tracciano tutto il percorso ed il programma dell’uomo. È come quando si parla della costituzione italiana che con 140 articoli forma la base di tutta la legislazione. Tutte le leggi non devono essere in contrasto con questi 140 punti.
Mi domando se noi nel nostro modo di progredire, con la nostra fantasia, con le nostre capacità coltiviamo davvero e custodiamo per bene questo giardino esattamente come il Signore ce lo ha consegnato. Qui ci possiamo mettere di tutto: dal buco dell’ozono alla mucca pazza. La nostra fantasia rompe gli argini per andare nel settore che fa parte del nostro tornaconto, non rispettiamo le regole.
C’è un aspetto poi dove un giovane diceva: la nostra somiglianza con Dio si contrappone al caos. Questa frase principalmente significa che Dio è ordine. Quale sia l’ordine di Dio non lo sappiamo ma sicuramente Dio è ordine. Tutto quello che non è ordine è caos.
Quando qualcuno varca la soglia della stanza dello psicologo perché sta male, lo psicologo ha tre grossi limiti che non può violare: non dare giudizi, non dare consigli, non dare farmaci. Ma allora che dottore è? Il male che la gente ha in genere è interiore, ossia ha dentro di se un grande disordine e non sempre ha il coraggio di guardarsi dentro e di mettere ordine. Ad esempio noi sappiamo che una grande forma di amore e di rispetto è accettare la diversità dell’altro. L’altro è diverso perché è fatto dalla fantasia di Dio, non è fatto secondo uno stesso uguale clichet. Ne deriva che qualcuno non può dire: "Ti voglio bene a patto che tu sia così o cosà!". In questo caso io mi sostituisco a Dio. E’ come dire: "Ti voglio bene a patto che tu sia a mia immagine e somiglianza!". Molte coppie vanno male perché c’è in loro la pretesa che il partner non sia quello che è ma quello che vorrebbero che fosse, ossia la loro proiezione.
Tanti si rendono conto con gli anni di aver sposato una persona che non è quella che si aspettavano e ne rimangono delusi. Tante volte diciamo una cosa e ne pensiamo un’altra. Si mente, si finge magari per entrare nelle grazie del partner. Molte volte ci sono delle coppie che arrivano a fare delle scelte, convinte che l’altro abbia gli attributi da loro desiderati.
Bisogna allora ogni tanto fermarsi per guardarsi dentro.
Tante volte dico alle persone che vengono da me: lei non deve chiedermi consiglio, piuttosto si guardi dentro se c’è ordine o se c’è qualcosa che la fa star male.

Darsi una regola di vita
Come si fa? Occorre dividere la giornata in piccoli momenti per capire che cosa ci fa star male.
Per arrivare al colmo della fantasia noi (quelli che seguono la mia stessa corrente di scuola) usiamo uno strumento molto utile per la vita religiosa e si presta tantissimo anche per il quotidiano. Lo strumento è la così detta regola di vita. Per spiegare la regola di vita prendo come esempio un bambino che combina marachelle dalla mattina alla sera, la mamma lo sgrida e lui dice: "Mamma, ti prometto, da domani sarò buono!" La mamma prende per buona la promessa perché vede che da parte del bambino c’è il dolore, il dispiacere per quello che è successo e la voglia di cambiare. Quando si arriva ad una certa età e si oltrepassa la fascia dell’età evolutiva e si entra in quella in cui siamo creatori, non si può dire: da domani sarò buono...! Non ha nessun senso, si fa come Pinocchio quando disse: oggi imparo a leggere, domani a scrivere, dopo domani conto fino a venti, e non fece assolutamente niente. Bisogna fare un’altra cosa: si prende la nostra giornata e si esaminano i punti fragili di questa giornata.
Alle persone che vengono da me e mi chiedono di questa regola di vita spiego con un esempio: due atleti, un centometrista e un maratoneta, alla fine della gara se vincono hanno una medaglia uguale. La differenza quale é? Quello che ha fatto i 100 metri ha viaggiato a 38 Km/ora, il maratoneta a 22 Km/ora. Succede che per queste gare bisogna organizzare la propria vita considerando tutte le possibili capacità di recupero di tempo perché ogni piccola frazione può aiutare a fare un tempo migliore. Perciò si deve andare a letto ad una certa ora, alzarsi ad un’altra, mangiare quello e non quell’altro, allenarsi in un certo modo. Ognuno dei due con un programma diverso a seconda della propria specialità. Se non si ottiene un buon risultato non si abbandona tutta la tabella in blocco ma si valuta che cosa va modificato.
Quando si va a letto e si fa l’esame di coscienza che cosa si dice? "Un’altra giornata mediocre come sempre." Come se non avessi fatto nulla di buono. Perché questo pessimismo? Perché la nostra giornata si divide in due contenitori, da una parte ci sono le cose che non vanno e che risaltano agli occhi, dall’altra le cose che vanno bene che poi sono quelle normali. Se si esce di casa e si rispetta il verde e il rosso del semaforo non sto a dirmi: come sono bravo! Sono cose normali. Ma se passo con il rosso e mi prendo 250.000 di multa più ritiro patente questo non mi va giù! La nostra vita allora si divide tra il male e il normale. Per questo alla fine della giornata il bene non viene considerato perché è normale. Non serve molto fare propositi vaghi come il "domani sarò migliore" né lamentarsi di ciò che non è stato fatto. La mia fantasia si appiattisce. Occorre invece fissare un punto preciso sul quale intervenire. Solo allora lo posso verificare alla fine della mia giornata.
Così la mia giornata acquista ogni giorno un sapore diverso: è quello che si contrappone al caos, è quello che da senso all’ordine, è quello che in qualche modo permette ad ognuno di noi di non arrendersi mai di fronte all’appiattimento e poter dire con estrema gioia: siamo veramente imparentati con Dio perché siamo ricchi e dotati di fantasia.