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IL COLTELLO “BERGAMASCO”

 

Casella di testo:

 

L’ELEGANZA DELLA SUA LINEA

 

La forma della lama del “Coltello bergamasco” è da sempre stata considerata, per l’armonia delle sue linee, l’efficienza del disegno e la forza che esprime, tra le più belle mai immaginate per un coltello.

La sua storia

Tracce di questo tipo di coltello, vengono fatte risalire ad un “pezzo” del 1500, montato su un corno di Camoscio, dunque a “lama fissa”, mentre in un documento del 1600 si parla di “lame grezze” prodotte nelle valli bergamasche ed esportate a Brescia per la fabbricazione di armi bianche. Documentata in quadri ed affreschi dal ‘400  in poi la linea della lama presenta una caratteristica “gobba”, la punta rialzata e l’accentuazione della rotondità del tagliente. Queste linee della lama sono rimaste pressoché invariate per oltre quattro secoli mentre per il manico dall’utilizzo come “arma” delle origini si è passati ad un utilizzo “pratico”, contadino, dei secoli scorsi, e si è passati dalla “lama fissa” al “pieghevole”, da tenere comodamente in tasca.

Un coltello dimenticato?

Terminata, verso la metà del ‘900, le sua produzione semi – industriale, erano rimasti attivi, in Valle Brembana, alcuni piccoli laboratori artigianali, riconducibili a Annovazzi Paolo, di Valtorta, Galizzi Santo, di San Giovanni Bianco, Papetti Alessandro, di Foppolo, Riceputi Giuseppe, di Carona, ed altri da scoprire. Quasi più nessuno, oggi, nella bergamasca, ne produce.

Un futuro per questo nobile dimenticato?

Oltre alla passione per l’acciaio damasco, alcuni coltellinai hobbisti bergamaschi ne ripropongono alcuni modelli. Il classico “pieghevole” è riproposto in ATS34 o in “damasco forgiato”. 

 

 

Un modello da caccia, che per il suo uso impegnativo deve essere più robusto, è riproposto nella più antica forma a “lama fissa”, sia in damasco che in acciaio inox.

 

  

Pieghevole di G. Pala in damasco forgiato da F. Galizzi
Lama fissa di F. Galizzi in damasco forgiato da B. Valoti

 

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