Formica

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Peppe Fonti: gli alfabeti e i colori

Peppe Fonti è un inatteso, inusuale, autentico dono d'arte più che la riscoperta di un tenero amico d'infanzia.

Il suo felice e prepotente approdo all'arte è la realizzazione di una vocazione vibrante - inseguita a lungo - e di una pressante tensione esistenziale che lo hanno coinvolto non solo gioiosamente, ma anche dentro i contorni del pathos, dell'ossessione e del dramma.

Fonti ha le carte in regola ed il carisma per andare avanti. Il talento lo sorregge, la cultura figurativa lo sostiene, l'entusiasmo creativo lo nutre giorno per giorno: la "fulguratio" dell'arte, di cui Peppe ha subìto in passato, invano, il potere e il fascino, è giunta finalmente al capolinea. E l'artista, alla fine ha operato la sua scelta, senza ambiguità.

Persuasivo e sorprendente, suggestivo e calibrato, criptico e accattivante, Fonti ricompone sulle sue tele, con forte accentuazione metaforica, i frammenti intermittenti ed opposti delle emozioni - che egli rivive intensamente - con una vorticosa fluitazione di immagini e di segni, un circuito di rifrazioni decantate con linguaggio coerente, con la ricerca di una sintassi misurata e una mescolanza cronotopica e prospettica originale, compiutamente e segretamente simmetrica.

Lo scenario di Fonti è tramatura e proiezione sulla tela del processo di straordinaria, sconvolgente identificazione dell'artista con il rappresentato, giustapposizione di dati della coscienza e dell'esperienza sempre parametrati al mondo fisico.

il colore per lui, per citare Proust, "non è inerzia, né capriccio, ma necessità e vita".

Dal linguaggio di timbro impressionistico, essenziale e "colto", di questo artista, fuoriescono schegge espressioniste che esplodono o si alimentano da una ricognizione della coscienza, da una perlustrazione sofferta del vissuto e della memoria, da una maturità dolente e consapevole.

Agostino Formica

(catalogo di presentazione della personale di Tropea, 1992)