La propulsione a endoreazione
IL CAMPO
DI UTILIZZAZIONE DEI « RAZZI»
Si definisce
« razzo » qualsiasi missile non guidato, provvisto di endoreattore, nel quale
la combustione avviene in un tempo ridotto (inferiore a due minuti).
Caratteristica
dell'endoreazione è che, a differenza degli altri sistemi di propulsione, non
utilizza l'aria esterna né come comburente, né, come massa reattiva, ed è per
questa sua particolare caratteristica che un razzo trova nel volo alle grandi
altezze (al disopra dei 30.000 metri) ed in particolare nel volo
interplanetario, dove maggiore è la rarefazione dell'aria, il suo campo ideale
di utilizzazione.
Inoltre,
dati per risolti i problemi legati alla barriera
termica, il razzo è l'unico mezzo che, allo stato attuale, è capace dì
funzionare ad un elevato numero di Mach,
in quanto la sua velocità di spostamento non è legata a, particolari problemi
di aerodinamica, ma dipende quasi esclusivamente dalla pressione interna della
sua camera di combustione. La stessa cosa non avviene invece nei turbo-stato‑reattori,
per i quali esiste un numero di Mach ed una pressione di camera « optimum »
aldilà delle quali le prestazioni dell'apparecchio diminuiscono. Ed ancora,
poiché la combustione può avvenire a pressioni piuttosto alte (dell'ordine. di
30 atm.), possono essere liberate quantità di energia relativamente grandi in
rapporto al volume di miscela impiegata, ciò che si traduce in pratica in forti
spinte; cosa che per ora non è ottenibile con altri sistemi di propulsione.
Ma se
questi sono i vantaggi dell'endoreazione, il rovescio della medaglia è
rappresentato dal fatto che il razzo, non utilizzando l'aria esterna, deve
portare con sé, oltre al combustibile, anche il comburente di cui necessita.
E’ questa
una servitù molto gravosa, perciò il fabbisogno di comburente aumenta
notevolmente con il crescere della velocità ed, in proporzione, aumenta quindi
il quantitativo di comburente da trasportare in volo.
Tale
soggezione ha una notevole importanza, in quanto condiziona la durata di volo
di un razzo e ne limita l'impiego ai soli casi in cui occorrono forti spinte
per un tempo piuttosto breve.
Infatti,
la quasi totalità delle armi terra‑terra o terra‑aria sono
propulse, alla partenza, da un vettore ausiliario a razzo (booster) che le
porta, a raggiungere, in pochi istanti, velocità supersoniche.
Oltre che
dal punto di vista dell'impiego i razzi si possono classificare anche per la
natura fisica della miscela combustibile impiegata.
Secondo
questa seconda classificazione i razzi si dividono principalmente in due
categorie: razzi a liquido e razzi a polvere.
Nei primi
il combustibile ed il comburente sono immagazzinati sotto forma di liquido; nei
secondi il propellente (miscela di combustibile e comburente) è immagazzinato
sotto forma di blocchi compressi di polvere, dove il combustibile ed il
comburente sono già preventivamente mescolati nelle dovute proporzioni.
Nei razzi
a liquido la miscela propulsiva si forma man mano che essa brucia nella camera
di combustione, dove il carburante ed il comburente sono direttamente
iniettati o a mezzo di particolari pompe, o a pressione di gas, essendo i
rispettivi serbatoi tenuti sotto pressione.
Facendo
astrazione dalle qualità energetiche del propellente impiegato, una osservazione
si rende necessaria a priori.
Un razzo
a liquido alimentato da pompe, azionate a loro volta da una turbina, può
funzionare per tutto il tempo che si desidera, purché la sua camera di combustione
e lo scarico siano debitamente raffreddati. La stessa cosa non è invece
possibile per i razzi alimentati da serbatoi sotto pressione o per quelli a
polvere.
Infatti,
nel caso di un motore alimentato a pressione, la quantità di gas che si può
immagazzinare è limitata dal peso dei recipienti che aumenta, sino a divenire
proibitivo, con l'aumentare della pressione. Nel caso dei razzi a polvere è la
velocità di combustione che ne condiziona la durata, in quanto, essa non può
essere tanto lenta quanto sarebbe desiderabile ed i blocchi di combustibile,
per varie ragioni, non possono superare certe dimensioni.
Questo
fatto, che in apparenza sembrerebbe di scarsa importanza, è spesso determinante
invece, per un particolare razzo, nella scelta del propellente da impiegare.
Infatti,
sarà preferibile usare razzi alimentati da gruppi di turbo-pompe in tutti i
casi in cui è richiesta una durata di volo relativamente lunga, ad esempio un
motore di crociera per un'arma terra‑aria o un motore principale di
un'arma aria‑aria a lunga gittata; riservandosi l'uso di un razzo alimentato
a pressione di gas o a polvere per quei casi in cui è richiesta una forte
spinta iniziale, ma di breve durata: come potrebbe essere quello di un «
booster » iniziale di uno stato‑turbo‑reattore o di un altro razzo
Naturalmente,
tali concetti d'impiego non sono assoluti, ed in pratica si verifica sovente
che si hanno applicazioni che sono in contrasto con quanto detto. Ad esempio il
« Vanguard » ha per « Booster » un Viking azionato da turbo‑pompe, mentre
l'ultimo stadio è formato da un razzo propulso a polvere; l'Aerobee ed il
Veronique (razzi di ricerca per le grandi altezze) sono propulsi da motori a
pressione di gas; il « Terrier » è propulso a polvere, ecc.
I RAZZI A
PROPELLENTE SOLIDO
In primo luogo,
il razzo a propellente solido è il più semplice dei sistemi di traslazione
autonoma che l'uomo conosca. Esso non possiede alcun pezzo in movimento, non
pompe, non valvole, non parti rotanti.
Un razzo
a propellente solido si compone essenzialmente di tre elementi: il carico di
propellente (di forma cilindrica), detto candela
o grano, la camera di combustione e l’eiettore (ugello).
Un altro
elemento egualmente necessario è il dispositivo di accensione, che può presentarsi
sotto la forma di una piccola carica pirotecnica, situata il più delle volte
nello scarico, che, innescata elettricamente, brucia rapidamente liberando, in
un tempo estremamente breve, il calore necessario a provocare la combustione di
tutta la superficie del blocco propellente.
Dal punto
di vista militare, i vantaggi logistici di tali razzi sono evidenti:
disponibilità tattica immediata, immagazzinamento facile, manutenzione ridotta
o nulla, nessun immagazzinamento e nessuna manutenzione a piè d'opera del
carburante o carburanti pericolosi, eccellente adattamento alla tecnica della
costruzione in grande serie e al controllo della qualità.
Dal punto
di vista civile, l'impiego che se ne può fare può essere distinto in due
categorie: quello classico e quello così detto a «generatore di gas».
Alla
prima categoria appartengono gli elementi IATO, i razzi sonda, i razzi di
propulsione per carri sui binari, i razzi di ricerca, anti‑grandine,
anti‑incendio, di segnalazione, pirotecnici ecc. Invece gli avviatori di
turbo‑motori, i generalori d'energia ausiliare, gli utensili di foramento
dei pozzi di petrolio, gli estintori ecc. rientrano nella categoria, dei
generatori di gas.
PROPELLENTE
SOLIDO O A POLVERE
Quando si
parla di moderni razzi a propellente solido, i propellenti che di solito
intervengono sono principalmente di due tipi: propellenti solidi omogenei o
colloidali e propellenti solidi eterogenei o composti.
I
propellenti solidi omogenei sono sistemi chimici a reazione unica nei quali l'ossigeno
è incorporato chimicamente al combustibile. Generalmente sono sotto la forma di
elementi appartenenti al gruppo dei nitrati: entrano in questa categoria le
nitrocellulose (propellenti a base unica) ed i composti nitrocellulosa‑nitroglicerina,
(propellenti a doppia base).
I
propellenti omogenei sono generalmente solidi e facilmente trasformabili in
candele o grani mediante semplici processi di lavorazione meccanica. Tuttavia,
in pratica, si ricorre a dei solventi che, riducendoli in soluzioni, ne
permettono in seguito la fusione in stampi.
I
propellenti eterogenei o composti sono sistemi chimici a reazione multipla.
Essi si compongono di una mescolanza intima in cui interviene:
a) un
composto ricco d'ossigeno detto comburente (il più delle volte un sale
cristallino inorganico);
b) un
composto generalmente ricco in contenuto di carbonio ed idrogeno, detto
carburante;
c) diversi
additivi per il trattamento a caldo, e necessari alla stabilità ed alla
regolazione catalitica dell'andamento della combustione.
Il
nitrato d'ammonio (NH4N03), il perclorato
d'ammonio (NH4Cl04) ed il
perclorato di potassio (KClO4) sono dei
comburenti tipici; l'asfalto, le resine ed i caucciù sintetico sono dei
carburanti tipici.
I
carburanti usati nei propellenti solidi devono possedere una proprietà
importante: devono cioè aver l'attitudine a saper agglutinare le particelle di
comburente fra di loro. Inoltre il composto deve risultare di proprietà
fisiche tali da permettergli di resistere alle contrazioni provocate dalle variazioni
di temperatura che si possono avere nei magazzini di conservazione, ed in
pari tempo resistere alle variazioni di pressione ed accelerazione che si
verificano nel corso del lancio. Per questa ragione, non sono troppo numerosi i
carburanti che possono essere incorporati nei propellenti solidi, in quanto,
mentre alcuni sono dei buoni carburanti non sono buoni agglutinanti, ed al
contrario altri sono degli ottimi agglutinanti e mediocri carburanti. S'intende
che i migliori carburanti per propellenti sono quelli che possiedono al
massimo le due qualità.
Non
esiste una differenza sostanziale, dal punto di vista della reazione chimica,
fra la combustione di una polvere o la combustione di una miscela formata da
due liquidi. In tutti e due i casi si tratta di una semplice reazione chimica:
quella di un ossidante su uno o più riducenti.
Dal punto
dì vista pratico, invece, una polvere offre sui liquidi dei notevoli vantaggi:
può essere immagazzinata e maneggiata molto più facilmente; generalmente non
è corrosiva, né danneggia la respirazione; non pone problemi di iniezione e
non richiede dispositivi di alimentazione e, a parità di massa, possedendo
teoricamente una maggior densità, occupa un minor volume della maggior parte
dei liquidi.
Tuttavia,
perché una polvere possa servire allo scopo, deve possedere particolari qualità
meccaniche quali: la compattezza necessaria, la possibilità di essere
preformata in blocchi da poter essere riprodotti in serie ed in dimensioni
convenienti, la stabilità, la possibilità di essere lavorata alle macchine, la
possibilità d'immagazzinamento, ecc.
Quindi,
una polvere risulterà da un compromesso tra le qualità energetiche che si
desiderano ottenere e le qualità meccaniche che si è costretti a rispettare.
D'altra
parte, è anche da tener presente che i componenti di una polvere combustibile
sono piuttosto limitati proprio per le qualità meccaniche che si devono
conferire al composto, per cui è prevedibile che l'evoluzione dei razzi a
polvere sarà meno rapida dell'evoluzione dei razzi a liquido, dove, almeno per
ora, vi è maggior possibilità di scelta.
La
mescolanza propulsiva solida più antica che si conosca è la polvere nera. Dopo
il Medio Evo, sin alla scoperta della nitroglicerina, verso la metà del XIX
secolo, essa fu il solo esplosivo conosciuto. La polvere nera è costituita da
una mescolanza compressa di nitrato di potassio, carbone e zolfo. La sua composizione
data dal XII secolo ed è poco evoluta; oggi, non viene più usata che per
l'accensione (miccia).
Il suo
posto, è stato preso dalle polveri classiche così dette a doppia base, perché
contenenti essenzialmente nitroglicerina e nitrocellulosa.
In queste
polveri la nitroglicerina, che è un liquido, gioca il ruolo di gelatinizzante,
ma è anche il costituente più energetico. Aumentando il tenore di
nitroglicerina, diminuisce, quindi, il consumo specifico ed aumenta la
temperatura di combustione, ma parallelamente diminuiscono le qualità meccaniche
della polvere.
Polveri
di questo tipo, in particolare la S. D. (senza dissolvente) e la balistite sono
ancor oggi normalmente impiegate. Queste polveri sono perfettamente idonee per
la propulsione di macchine di modeste dimensioni, perché presentano l'inconveniente
di non poter essere realizzate in grandi blocchi.
In questi
ultimi anni, una nuova famiglia di polveri ha fatto la sua comparsa; si tratta
di polveri composte a base di perclorato. Queste polveri sono costituite da
grani annegati in una resina sintetica, che gioca il ruolo di combustibile, e
si prestano molto bene ad essere modellate in blocchi di grandi dimensioni,
inoltre presentano il vantaggio di un basso costo di fabbricazione. E’ molto
probabile che allo sviluppo di queste polveri sia affidato il futuro dei razzi
a propellente solido.
Come
abbiamo già precedente accennato, una polvere è il risultato di un compromesso
tra le qualità energetiche che si desiderano e certe esigenze di varia natura
che devono essere rispettate.
Come per
una combinazione liquida, così per una polvere, la scelta dei suoi componenti è
limitata dalla temperatura di combustione del composto.
Infatti,
poiché le camere di combustione dei razzi non sono raffreddate, difficilmente
potremo usare polveri la cui temperatura di combustione superi i 3200‑3500°
K e di conseguenza anche il consumo specifico, che da tale temperatura dìpende,
non può essere rìdotto.
Nella
tabella più sotto riportata, sono posti a raffronto i consumi specifici di
alcune polveri in funzione della temperatura di combustione.
Un altro
parametro molto importante che ci guida nella scelta di una polvere, è la
velocità di combustione. Si sa che essa è funzione della pressione in camera
di combustione, ma nessuna relazione universale è stata ancora trovata per
mettere in evidenza questa funzione. In via d'approssimazione possiamo dire che
essa varia come una potenza dell'ordine di 0,4‑0,7 della pressione in
funzione della temperatura di combustione della polvere ed a seconda della composizione
chimica di essa.
Tabella
di confronto fra alcune polveri dii impiego usuale.
|
S. D. |
Balistite J.P.N. |
Polvere a base di C104NH4 |
Polvere a base di NO3NH4 |
NO3H +
kerosene rapporto di scoppio 20:1 |
Temperatura di combustione in
°K |
2170 |
3200 |
2700 |
1700 |
3000 |
Velocità teorica di eiezione in
m/sec. |
2100 |
2360 |
2190 |
1860 |
2300 |
Peso specifico in t/m3 |
1,59 |
1,61 |
1,75 |
1,55 |
1,32 |
Nell ultima colonna sono riportate per confronto le caratteristiche di una miscela propulsiva liquida NO3H (pressione di combustione 20 atm).
Con le polveri
attualmente in uso, si possono ottenere velocità di combustione comprese fra 4‑5
m/m per secondo, ma gli studi in atto fanno sperare che si possa scendere anche
a velocità di 2 m/m per secondo per pressioni di funzionamento di 25 kg/cmq.
Quindi, riducendo
la pressione, si può ridurre la velocità di combustione, ma purtroppo quella
non puo essere portata al di sotto di certi valori, almeno per il volo alle
basse quote. Alle altissime quote, non è invece la stessa cosa, perchè essendo
la pressione ambiente quasi nulla, pressioni di camera anche deboli potrebbero
essere accettate; però in tal caso la limitazione è imposta dalle dimensioni
dello scarico, le quali naturalmente crescono con il diminuire della
pressione, e dalla pressione «minimum» di combustione della polvere.
Fra le
nuove polveri a base di perelorato, sorte negli ultimi anni, una in
particolare, appartenente alla famiglia del « boro », ha attirato l'attenzione
dei tecnici per le sue caratteristiche di alto potere energetico a parità di
altri requisiti.
Si tratta
del « decaborano » il cui sviluppo ha portato la capacità d'impiego delle
polveri, dai missili a «corta gittata» a quelli a «media gittata» e si spera possa essere impiegata anche per
i missili a «lunga gittata».
La
possibilità per un combustibile di sviluppare, bruciando, un alto potenziale
energetico, dipende principalmente dalla sua effettiva capacità di
ossidazione.
Nel caso
di una macchina che aspira l'aria dall'esterno, il problema non presenta
particolari difficoltà, non così invece è per il caso di una polvere, in
quanto si tratta d'incorporare in essa, con l'ossidante, tutto l'ossigeno
necessario alla combustione, pur mantenendo ad essa le necessarie
caratteristiche meccaniche e di sicurezza.
Le
maggiori difficoltà incontrate sono stato proprio quelle relative alla
sicurezza, poichè i componenti di un propellente ad alto potenziale tendono ad
essere reattivi e sensibili agli urti.
In
generale, un carburante deve possedere particolari requisiti quali: alto
potere calorifico per unità di peso e di volume, facile approvvigionamento, semplice
manutenzione, sicurezza d'impiego, basso costo di produzione. Disgraziatamente,
la maggior parte dei carburanti non rispondono all'insieme di queste
condizioni, poichè queste proprietà si escludono a vicenda.
Tuttavia
i borani (che sono composti di boro ed idrogeno) sembrano apparentemente
soddisfare tutte queste condizioni, ad eccezione della modicità di prezzo, e
per di più, da esperimenti fatti, è risultato che essi danno un rendimento in
energia superiore del 10‑15% a quella dei propellenti liquidi, tipo
ossigeno‑kerosene, ottenendo nel contempo una più bassa pressione di
funzionamento.
Una delle
caratteristiche più importanti per un carburante è quella di possedere un
elevato potere calorifico.
Tra i
vari tipi di idrocarburi possibili, quelli composti da elementi più leggeri
sono quelli che presentano anche il più elevato potere calorifico.
Tuttavia,
alcuni di essi come l'idrogeno e l'idruro di berillio, pur presentando un potere
calorifico superiore ai borani, hanno dovuto essere scartati per le difficoltà
pratiche d'impiego che essi presentano.
Fra i
composti idrogeno‑boro quelli che attualmente sembrano godere di
maggiore interesse sono il pentaborano (B5H9) ed il decaborano
(B10H14). Per unità di peso, l'energia calorifica del
pentaborano è maggiore di quella del decaborano, ma la proporzione è inversa
nel caso dell'energia calorifica a parità di volume.
Pertanto,
l'impiego dell'uno o dell'altro sarà determinato, a seconda dei casi, o da un
problema di peso, o da un problema di spazio.
Un'altra
importante caratteristica dei Borani è che posseggono una maggior rapidità di
combustione; cosa questa che permette l'adozione dì camere di combustione più
corte, con conseguente riduzione di tutto l'apparato motore.
Allo stato attuale, i borani, sono impiegati nei soli razzi, non potendo ancora essere impiegati nei turbo‑reattori, perchè i residui solidi della combustione provocano l'erosione delle camicie delle turbine. Inoltre, il loro prezzo di produzione è ancora troppo elevato.
I RAZZI A PROPELLENTE LIQUIDO
Abbiamo
già accennato in che cosa consista la principale differenza fra razzi a
propellente solido e razzi a propellente liquido. Nei primi, la combustione è
data da una miscela propellente allo stato solido pre‑formata; nei
secondi, è data da una miscela che si forma all'atto stesso della combustione
con la mescolanza del carburante e del comburente, che sono tenuti allo stato
liquido in recipienti separati.
La
maggior semplicità di funzionamento dei razzi a propellente solido porterebbe a
far pensare che questi avrebbero dovuto avere sugli altri, sin dall'inizio,
uno sviluppo preponderante, ma la maggior disponibilità di carburanti liquidi
ad alto potere energetico e la risoluzione di alcuni problemi connessi con la
combustìone di un propellente solido, hanno fatto sì che si verificasse il caso
inverso.
Ad esempio, per ovviare ai problemi di peso e di calore, che sorgono negli apparati di combustione a lunga durata, si è dovuto far ricorso all'uso dei propellenti liquidi. Infatti, tali problemi sono resi di più semplice risoluzione perché le camere di combustione di questi razzi possono essere più leggere e più piccole che non quelle dei razzi a propellente solido.
La
maggior parte dei motori a combustibile liquido sono del tipo rigenerativo.
Tali
rnotori, raffreddati rigenerativamente, sono costruiti con camera di
combustione a doppia parete con aperture separate per il carburante ed il comburente.
Il carburante,
prima di entrare nella camera di combustione, scorre fra le due pareti della
camera raffreddandone la superficie interna, consentendo così l'uso di camere
con pareti sottili e permettendo, nel contempo, tempi di combustione
considerevolmente più lunghi.
Un
ulteriore vantaggio del raffreddamento rigenerativo è dato dal fatto che il
carburante, prima dell'iniezione, viene pre‑riscaldato.
Inoltre,
non sempre i razzi a propellente liquido richiedono un sistema di accensione,
perchè molte miscele si auto‑accendono quando i due elementi, carburante
e comburente, si mescolano nella camera di combustione.
Abbiamo
visto anche che esistono due tipi di razzi a propellente liquido: quelli muniti
di motore alimentato a pressione e quelli muniti di motore alimentato a mezzo
di pompe.
Nei
primi, i serbatoi del carburante e del comburente sono collegati ad un terzo
serbatoio a pressione che contiene gas inerte od aria ad alta pressione.
Questo gas è portato a pressione ridotta nei due serbatoi e spinge il carburante
ed il comburente nel motore.
Dal
momento che i razzi funzionano con una pressione di camera sino a 30 Kg/cmq, è
ovvio che i due serbatoi debbono essere tenuti ad una pressione alquanto
superiore (circa il doppio) per assicurare il flusso dai serbatoi alla camera
di combustione, con il risultato di un serbatoio piuttosto pesante, che avviene
per razzi di una certa dimensione, di un peso proibitivo.
Per
ovviare a questa situazione si fa uso del sistema di alimentazione a pompe.
Nelle
attuali condizioni di sviluppo i sistemi a pressione sono economici soltanto
fino a razzi dal peso complessivo di 5 Tonn.
Il
sistema di alimentazione a pompe è essenzialmente uguale al sistema di
alirnentazione a pressione, ad eccezione del fatto che il serbatoio della pressione
è sostituito dalle pompe. Le pompe, per funzionare, hanno bisogno di una
sorgente di energia che, generalmente, è costituita da un generatore di vapore
che fa azionare una turbina collegata alle pompe stesse.
Concludendo,
il sistema a pompe presenta rispetto al sistema a pressione i seguenti vantaggi
ed inconvenienti:
In
ambedue i sistemi, però, i serbatoi non possono essere tenuti riforniti per
lungo tempo e pertanto debbono essere immagazzinati a vuoto.
I
COMBUSTIBILI LIQUIDI
La scelta
di un combustibile o carburante liquido è in funzione delle sue qualità
energetiche, e dell'utilizzazione del reattore che si vuol costruire.
Se si
trascura la resistenza dell'aria l'incremento di velocità di un elemento
propulso a razzo è dato dalla formula:
Δv = c. log
(m/m1) g . t
dove c è la velocità di uscita
efficace del getto, m il peso iniziale dell'elemento, m1 il peso
finale, cioè a fine funzionamento (vale a dire il peso iniziale dell'elemento meno
il peso del combustibile), t il tempo di funzionamento e g l'accelerazione
media di gravità terrestre.
Le
prestazioni di un razzo sono dunque funzione della velocità d'eiezione dei gas
e del peso del liquido immagazzinato.
Si dimostra facilmente, dall'eguaglianza di cui sopra, che se Δv è piccolo, i due parametri giuocano un ruolo di pari importanza, se Δv è grande, l'importanza relativa al peso dei liquidi diminuisce rispetto a quello della velocità d'eiezione del gas.
Se noi
vogliamo realizzare un veicolo astronautico, un satellite artificiale o
un'arma strategica a lunga portata, dovremo dunque ricercare essenzialmente
dei miscugli a basso consumo specifico, pena la realizzazione di macchine
mostruose. Al contrario se vogliamo costruire un acceleratore di decollaggio,
un missile terra‑aria o terra‑terra, cercheremo il miglior
compromesso tra il consumo specifico e la velocità d'eiezione.
Indipendentemente
da queste considerazioni dovrà esser tenuto anche conto dei parametri legati
alle condizioni di utilizzazione.
Per
macchine del 1° tipo, queste condizioni avranno molta minore importanza che per
le altre. Infatti, si tratterà probabilmente di lanci poco numerosi, fatti, di
massima, ad un'ora ben precisata e da una piattaforma fissa. Per macchine
tattiche al contrario, le servitù sono di un altro ordine: questi apparecchi
sonò previsti per essere utilizzati in grande quantità ed in un qualsiasi
momento, in condizioni che possono essere precarie e da personale non
specializzato. Le questioni di sicurezza e di comodità di impiego prendono
dunque in questi casi importanza considerevole.
Infine,
altre limitazionì intervengono sulla scelta di una mescolanza propulsiva,
dovuta alle condizioni nelle quali si effettua la reazione. Una combinazione
che, per esempio, conduca ad una temperatura di 4.000° K non potrà essere presa
in considerazione perchè non possediamo dei materiali capaci di resistere a
temperature così elevato.
Come
noto, una miscela combustibile è composta essenzialmente di un ossidante e di
un carburante: esamineremo qui di seguito alcune proprietà e caratteristiche
dei principali ossidanti e carburanti che entrano in combinazione nelle miscele
propulsive liquide.
GLI
OSSIDANTI
L'ossidante
è l'elemento principale di una mescolanza propulsiva, non perchè esso giuochi
un ruolo più importante nella reazione, ma perché non ne esiste che un numero
relativamente limitato, di reattività molto nettamente differenziata.
Se si
guarda una classificazione periodica degli elementi, si constata clie i corpi
semplici più ossidanti sono: l'ossigeno e il fluoro. E’ dunque logico
scegliere come comburente uno di questi corpi, sia allo stato puro, sìa un suo
portatore interessante.
Praticamente,
oggi, il fluoro e i derivati del fluoro pongono dei problemi di manipolazione
che non sono stati ancora completamente risolti ed, a parte qualche prova al
banco, non si è a conoscenza che esistano realizzazioni, clie ulilizzino uno di
questi prodotti. L'impiego del fluoro e dei suoi derivati è pertanto particolarmente
interessante dal solo stretto punto di vista energetico. Il fluoro dà, infatti,
con uno stesso combustibile, dei consumi specifici migliori di quelli ottenuti
con l'ossigeno liquido.
Tutte le
macchine attualmente in servizio utilizzano dunque come comburente sia
l’ossigello puro che un suo derivato che, in generale, è l'acido nitrico o
l'acqua ossigenata.
L'OSSIGENO
LIQUIDO
Di tutta
la famiglia dei composti dell'ossigeno, è l’ossigeno puro che dà i consumi specifici
più bassi (ad eccezione dell'ozono che semibra un po' migliore ma che anche
esso pone problemi di fabbricazione e di manipolazione che sono ancora lontani
dall'esser risolti).
Esso è
dunque ben adottabile per impiehi in macchine di lunga gittata visto che il suo
elevato tasso d'evaporazione ne impedisce l'impiego pratico per armi tattiche.
A parte i problemi derivanti dalla sua evaporazione, il suo immagazzinamento
non presenta particolari difficoltà, non è corrosivo, nè tossico, la sua
produzione, come quella dell'aria liquida, è classica ed il suo prezzo modesto.
L'ACIDO
NITRICO
L'acido
nitrico porta a consumi specifici maggiori dell'ossigano liquido di circa il
10%, come può essere constatato dalla tabella che segue, ma la sua densità è
più elevata (1,5 invece di 1,15).
Esso converrà dunque meglio per macchine di media o corta portata. L'aereo pilota Trident, per il quale è previsto per qualche minuto il volo a razzo a velocità di 2 Mach; il missile terra‑aria Nike; i razzi sonda Aerobee e Veronique; funzionano per esempio con questo ossidante.
L'interesse
maggiore che presenta l'acido nitrico è l'attitudine ad infiaimmarsi
spontaneamente a contatto di numerosi combustibili. Citiamo fra essi alcune
amine (Anilina, Xilidina, Tritilamina, Idrazina ecc.), alcuni corpi a
struttura pentagonale, gli eteri vinilici, ecc. Questa proprietà è
particolarmente interessante, poichè permette d'eliminare la sorgente d'energia
connessa con l'accensione.
Tabella
dei consumi specifici in Kg/Tonn. Di alcune miscele combustibili (Rapporto di
scoppio 25/1)
|
Fluoro |
Ossigeno
liquido |
H2O2 85% |
NO3H |
Kerosene |
|
3.92 |
4.34 |
4.33 |
Trietilamina |
|
|
|
4.16 |
Idrazina |
3.35 |
3.66 |
4.14 |
4.02 |
Dimetilidrazina |
|
3.77 |
|
|
B2H6 |
|
3.44 |
|
|
B5H9 |
|
3.77 |
|
|
LiBH4 |
|
3.44 |
|
|
I consumi indicati corrispondono ad un rapporto di mescolanza “optimum”
Una
caratteristica essenziale di una tale mescolanza propulsiva, detta anche mescolanza
«Ipergolica », sarà dunque il tempo di accensione, vale a dire il tempo
necessario all'accensione della miscela dopo l’incontro dei due getti. Questo
tempo deve essere il piú breve possibile e non oltrepassare una ventina di
millesimi di secondo, senza di che una quantitá troppo grande di miscela sarà
introdotta nella camera di combustione e provocherà la sua esplosione al
momento dell'accensione.
L'acido
nitrico presenta due inconvenienti gravi, è corrosivo e pericoloso a
maneggiarsi. Per immagazzinarlo, si ricorre a cisterne di alluminio puro o
acciaio inox; e trattamenti fosfotizzanti e passivanti possono diminuire
considerevolmente gli effetti della corrosione. La sua manipolazione necessita
di guanti e vestimenti speciali, ma praticamente essa può essere assicurata da
personale non specializzato, dopo una rapida formazione e senza grandi rischi.
L'ACQUA
OSSIGENATA
L'acqua
ossigenata impiegata nei razzi è concentrata al tasso compreso fra 85/90%. Dal
punto di vista delle prestazioni essa è assolutamente confrontabile con
l'acido nitrico, come si vede dalla tabella riportata e praticamente
s'indirizza ad uno stesso domani di utilizzazione. La scelta fra uno o l'altro
tipo di ossidante sarà dunque fatta su criteri di manipolazione e di prezzo.
La
caratteristica principale di questo liquido è d'essere instabile e questo
quanto maggiore è la sua concentrazione.
La sua
decomposizione è provocata e attivata da dei catalizzatori, in particolare, i
metalli rari, la schiuma di platino, il permanganato di calcio o di sodio in
soluzione acquosa. Questa proprietà è altresì messa a profitto nei reattori a
razzo che utilizzano l'acqua ossigenata pura. Infatti, decomponendosi sotto
pressione su un catalizzatore essa dà luogo a formazione di vapore d'acqua ed
ossigeno libero che, espulso, fornisce la spinta necessaria (Walter T. 500, de
Havilland Sprite, ecc.).
Il suo
immagazzinamento e la sua manipolazione sono molto più delicati dell'acido
nitrico, nonostante che l'acqua ossigenata sia meno corrosiva e meno tossica.
Nella misura che si sa eliminare questo inconveniente, stabilizzando per
esempio l'acqua ossigenata, questa presenta una proprietà molto interessante.
L'ossigeno risultante dalla sua decomposizione s'infiamma spontaneamente a
contatto del Kerosene. Questa proprietà è sfruttata nei missili, nei quali
l'eventualità di una esplosione a bordo presenta evidentemente minore
importanza che non in un intercettore pilotato.
I
COMBUSTIBILI
Ai comburenti ora esaminati,
possono associarsi numerosi combustibili di cui la chimica organica fornisce
d'altra parte una riserva infinita.
Se si cercano le alte
prestazioni, vale a dire velocità di eiezione le più grandi possibili, una
osservazione s'impone: i miscugli gassosi che danno una forte eiezione sono
evidentemente quelli il cui volume specifico è molto grande, vale a dire quelli
a debole forza molecolare.
I composti della chimica organica
particolarmente interessanti saranno dunque, in generale, quelli relativamente
ricchi di idrogeno, ben s'intende a parità di temperatura di combustione.
Effettivamente l'idrogeno puro conduce a consumi specifici molto bassi, ma il
suo interesse è discusso in ragione della sua bassa densità e pertanto del
volume necessario al suo immagazzinamento a bordo. Altri portatori d'idrogeno
anche interessanti sono: l’idrazina pura N2H4, ed un suo
derivato, attualmente molto in voga, la dimetilidrazina N2H2 (CH3)2.
In pratica, però, si utilizza
sopratutto, in associazione con l'ossigeno liquido o l'acqua ossigenata, il
Kerosene o altre frazioni della distillazione del petrolio, così come i primi
alcoli della serie grassa, anche perchè questi prodotti hanno un costo di
produzíone meno elevato, perchè dispongono alla base di grandi installazioni
industriali di produzione. L'impiego del Kerosene con l'acido nitrico è anche
favorevolmente considerato, purchè si faccia avvenire l'accensione iniziale del
razzo con un combustibile ipergolico. Questa soluzione ha evidentemente, in
rapporto al miscuglio acqua ossigenata Kerosene, l’inconveniente di necessitare
di un piccolo impianto a parte per il prodotto ipergolico, ma, per contro, è
particolarmente interessante dal punto di vista sicurezza di funzionamento e
manipolazione.
Allo stato attuale delle cose, i
combustibili che sembrano riunire i migliori compromessi fra i differenti
criteri clie sono stati esposti, sono la dimetilidrazina, la trietilamina (pura
o in miscuglio), l'alcool furfarilico e il Kerosene.
G. Lo.