Dott. Ottalevi Flavio
Medico Nucleare
INDICE (alcuni esami medico-nucleari):
a) Neoplasie maligne primitive dell'osso
a) Scintigrafia delle ghiandole salivari
b) Scintigrafia
gastro-esofagea
SCINTIGRAFIA
SCHELETRICA
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E' una delle metodiche di imaging medico nucleare più comunemente utilizzate. Essa sfrutta la caratteristica di alcuni radiofarmaci di concentrarsi nell'osso in modo proporzionale alla vascolarizzazione e alla attività osteoblastica. Permette, quindi, di valutare il grado di attività metabolica dello scheletro e di riconoscere qualsiasi lesione che provochi un'alterazione distrettuale del turnover metabolico dell'osso.
Ha il pregio di permettere l'esplorazione contemporanea di tutti i distretti scheletrici, in breve tempo, con bassa irradiazione e con elevata sensibilità diagnostica.
Altri vantaggi non trascurabili sono la semplicità di esecuzione, la non invasività e il basso costo.
Il radiofarmaco, comunemente un difosfonato marcato con 99mTc (700-800 MBq), viene somministrato al paziente e.v.; non è necessario il digiuno.
Il paziente viene quindi idratato per os o e.v. ed è istruito ad urinare frequentemente, al fine di ridurre il tempo di permanenza del radiofarmaco in vescica.
Per ottenere la
massima qualità delle immagini è essenziale acquisirle non prima di 2-3 ore
dalla somministrazione del radiofarmaco perchè in tal modo si permette la
massima concentrazione dello medesimo nell'osso e la contemporanea riduzione, a
livelli ottimali, della radioattività in circolo e nei tessuti molli
("fondo").
Sono possibili diverse tecniche di acquisizione:
Scintigrafia
totale corporea ("total body")
La più comune. Consiste nell'acquisizione delle immagini dell'intero apparato
scheletrico per mezzo di una scansione del paziente nelle proiezioni anteriore
e posteriore dopo 2-3 ore dall'iniezione, eventualmente seguita
dall'acquisizione di immagini in dettaglio nelle proiezioni opportune.
Scintigrafia
distrettuale
Consiste nell'acquisizione di immagini planari, in più proiezioni, relative ad
un solo distretto scheletrico.
Tomoscintigrafia
(SPET)
Consiste nell'acquisizione di immagini tomografiche relative ad uno o più
distretti scheletrici, mediante l'impiego di una gamma camera tomografica. Tale
metodica, pur non migliorando la risoluzione spaziale, aumenta il contrasto
delle immagini, facilitando il riconoscimento e la localizzazione di eventuali
lesioni, specie se interessanti la colonna vertebrale o le grosse articolazioni
(spalla, anca, ginocchio).
Scintigrafia trifasica
Impiegata in casi selezionati, ad esempio ove si sospetti una patologia
flogistica, comprende:
I. Prima fase (perfusoria): contemporaneamente alla somministrazione del radiofarmaco viene acquisita una serie di immagini sequenziali, per evidenziare il primo transito del radiofarmaco nel distretto esplorato.
II. Seconda fase (all'equilibrio ematico): 3-5 minuti dopo l'iniezione viene acquisita l'immagine relativa alla distribuzione del radiofarmaco omogeneamente distribuito nella circolazione sanguigna e negli spazi extracellulari.
III. Terza fase (tardiva): 2-3 ore dopo l'iniezione si acquisisce l'abituale scintigrafia corporea totale o distrettuale.
La scintigrafia scheletrica viene utilizzata da più di 30 anni. Durante questo periodo è stata impiegata una gran varietà di radiofarmaci, come gli analoghi cationici del calcio (85Sr, 87mSr, 131Ba, 135mBa), terre rare (153Sm, 157Dy, 171Er) chelate con HEDTA, anione fluoro (18F) e fosfati e fosfonati legati a 99mTc.
I più usati sono:
- I kit di
preparazione contengono agenti stabilizzanti (antiossidanti come l'acido
ascorbico o gentisiaco) che prevengono l'ossidazione dello stagno. Quando
immesso nel kit di preparazione, il 99mTc pertecnetato viene ridotto dallo
stagno dalla valenza +7 a +4 potendo così legarsi al difosfonato.
- Nel soggetto normale circa il 50% del difosfonato iniettato si lega allo
scheletro e la restante parte viene eliminata per via urinaria nelle prime 5-6
ore.
- Il miglior rapporto tra l'attività ossea e l'attività nei tessuti molli si
ottiene circa 3 ore dopo l'iniezione. Tale tempo può risultare più lungo, in
caso di ridotta funzione renale.
- Il principale meccanismo di legame dei fosfati sull'osso è il
chemioadsorbimento che avviene per mezzo di legami chimici nelle regioni di
flessione e di dislocazione sulla superficie dei cristalli di idrossiapatite.
Lo stagno e il 99mTc vengono idrolizzati e si legano all'osso o separatamente o
assieme sotto forma di idrossido di stagno e diossido di tecnezio. Le grandi
superfici di idrossiapatite idratata, presenti ad esempio nei centri di
crescita o nelle lesioni ossee metabolicamente attive, permettono un maggiore
chemioadsorbimento e quindi mostrano maggiore capacità di concentrare il
radiofarmaco. Probabilmente il 99mTc-MDP si lega anche con la matrice org anica, gli enzimi e i
recettori enzimatici, ma l'entità di tale legame, e quindi la sua importanza,
non sono ancora ben conosciute.
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· Indispensabile condizione di normalità è la simmetria. · Aree fisiologicamente sedi di maggiore
rimaneggiamento (come ad esempio le articolazioni sternoclaveari o la
sincondrosi sacro-iliaca) appaiono normalmente più "attive". · La visualizzazione dei reni è normale se non
sono trascorse più di 4 ore dalla iniezione. · Aree di inserzione muscolare (specie in
soggetti con masse muscolari sviluppate), o articolazioni sottoposte a
maggior carico (come l'articolazione scapolo-omerale relativa all'arto
dominante), possono apparire ipercaptanti. · Nei pazienti pediatrici, le cartilagini di accrescimento appaiono nettamente iperattive e devono risultare ben delimitate e simmetriche; si evidenziano, inoltre, comunemente le suture craniali. |
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Quadri scintigrafici patologici:
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· La maggior parte dei processi patologici dello scheletro sono ipercaptanti i difosfonati perchè determinano una reazione osteoblastica. · Le lesioni ipocaptanti sono molto più rare e possono risultare difficilmente riconoscibili. · E' inoltre possibile che i difosfonati si concentrino in maniera significativa nei tessuti molli, in corso di determinate condizioni patologiche quali il carcinoma della mammella e le sue metastasi linfonodali e, in minor misura, in altre neoplasie maligne dei tessuti molli (specie se sono presenti aree di necrosi), nell'ascite o nei versamenti pleurici neoplastici, nella miosite ossificante, nell'infarto miocardico, in sede di iniezione intramuscolare, nelle ustioni, nelle calcificazioni ectopiche, e nei depositi di amiloide. |
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In caso di metastasi o di focolaio neoplastico non osteogenico, attorno alla neoplasia, che può contenere zone di necrosi, si sviluppa generalmente un aumentata attività osteoblastica reattiva che provoca l'iperconcentrazione del radiofarmaco. Raramente tale reazione può essere assente, come nel caso di pazienti molto defedati o in forme indifferenziate a rapida evoluzione.
Più frequente nei soggetti di sesso maschile,
rappresenta circa un quinto delle neoplasie maligne primitive dell'osso.
Presenta un primo picco di incidenza at torno ai 20-30 anni e un secondo verso
la sesta decade di vita. Nella metà dei casi è localizzato al ginocchio, negli altri casi interessa
più spesso le metafisi
delle ossa lunghe e il
bacino.
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E` caratterizzato da un'importante attività osteoformativa e capta il
radiofarmaco in maniera molto marcata. Tipicamente la scintigrafia mostra, in
fase di perfusione, un'iperemia intensa e disomogenea in tutto l'arto
interessato e in fase tardiva un'intensa, estesa e disomogenea ipercaptazione,
a volte con aree ipoattive centrali. Spesso l'ipercaptazione deborda dal
profilo corticale invadendo i tessuti molli contigui. L'indagine può
evidenziare anche metastasi nei tessuti molli, in particolare nei polmoni. E`
evidente come la scintigrafia sia particolarmente utile in corso di stadiazione
perchè la presenza di metastasi ossee modifica l'approccio terapeutico. Nel
successivo follow-up, l'indagine è raccomandata per la ricerca di eventuali metastasi
ossee.
Neoplasia di origine cartilaginea più frequentemente localizzata nei centri di ossificazione epifisari delle ossa
lunghe. Nella metà dei casi colpisce al di sopra dei 40 anni ed è raro
nell'età
pediatrica.
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Il tumore può distruggere la corticale e invadere i tessuti molli adiacenti. Il
sintomo iniziale è costituito da dolore articolare.
La scintigrafia permette di distinguere tra la forma midollare e quella
esostotica. Nella forma midollare sono presenti chiazze a distribuzione
irregolare di moderata ipercaptazione; in quella esostotica, invece, si
evidenzia una marcata ipercaptazione focale. La scintigrafia ossea è utile
soprattutto nei casi localizzati alla colonna, perchè permette di riconoscere
più precocemente la lesione rispetto alle indagini radiologiche di routine.
Prende origine da una cellula mesenchimale primitiva. E` la seconda neoplasia
maligna dell'osso nell'infanzia e nell'età giovanile: metà dei casi insorgono
tra 10 e 20
anni.
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Generalmente origina nel femore o nella tibia (regione diafisi-metafisaria) e si estende lungo le ossa lunghe
seguendo la distribuzione midollare.
La presenza di metastasi scheletriche, evidenziabili con la scintigrafia e già
presenti nel 10% circa dei pazienti al momento della diagnosi, è un segno
prognostico negativo.
.
Le manifestazioni cliniche sono simili a quelle di una osteomielite: dolore,
febbre e
leucocitosi.
.
Generalmente la scintigrafia trifasica mostra un'intensa ipercaptazione del
radiofarmaco in tutte le tre fasi e appare difficile la diagnosi differenziale
nei confronti della osteomielite. A tal fine, può essere utile associare una
scintigrafia con 201Tallio o 99mTc-MIBI che si concentrano nella neoplasia in
modo preferenziale rispetto alla forma
flogistica
.
A differenza dell'osteosarcoma, l'ipercaptazione ossea del radiofarmaco è
omogenea ed è rara la captazione da parte dei tessuti molli contigui.
E' la più comune neoplasia maligna dello scheletro nell'età
adulta
.
L'indagine scintigrafica con difosfonati, in presenza di queste patologia, è
poco sensibile perchè le localizzazioni neoplastiche sono generalmente
accompagnate da una reazione osteoclastica e da una ischemia locale; il
riconoscimento di aree ipoattive, caratteristiche di tale processo patologico,
risulta molto difficile.
L'indagine radiologica resta quindi il principale strumento diagnostico per
valutare l'interessamento scheletrico. La scintigrafia può essere utile per
valutare aree difficilmente esplorabili con la radiografia, come le coste e lo
sterno
.
In alcuni casi è utile l'associazione della scintigrafia scheletrica con la
scintigrafia midollare che è in grado di evidenziare le zone di infiltrazione
neoplastica del midollo.
La scintigrafia scheletrica con difosfonati, comunque, risulta utile nel
follow-up dei pazienti, perchè la comparsa di lesioni ipercaptanti, è indice di
viraggio della malattia al maggior grado di malignità.
I tumori che metastatizzano
più frequentemente sull'osso sono:
La scintigrafia ossea è molto più sensibile della radiografia per individuare le metastasi (RX negativo nel 30-50% dei pazienti con scintigrafia positiva) e si stima attorno al 5% il numero dei falsi negativi, generalmente affetti da mieloma multiplo, cancro della tiroide, alcuni tumori anaplastici o da lesioni metastatiche puramente litiche, senza una reazione perifocale reattiva.
Il 90% delle metastasi sono multiple e sono localizzate:
- 40% vertebre
- 30% coste e sterno
- 10% pelvi
Di più
difficile interpretazione è la lesione solitaria, che è maligna nel 50% dei
pazienti con neoplasia conosciuta.
Può aiutare la localizzazione:
- frattura traumatica benigna (40%)
- esito di radioterapia (25% )
- ipercaptazione di natura diversa o non determinata (25%)
Un quadro
particolare di malattia metastatica è il "Super scan" o beautiful bone scan che può essere la
conseguenza di una diffusa micrometastatizzazione, più frequentemente osservata
in caso di carcinoma prostatico e possibile, anche se più raro, nel cancro
della mammella, del polmone, della vescica e nel linfoma. Consiste in una
scintigrafia ossea con aumentato contrasto tra osso e tessuti molli, che
presentano assenza pressochè totale di radioattività, associata alla mancata
visualizzazione dei
reni
.
Solitamente l'ipercaptazione ossea non interessa la calotta cranica e le ossa
lunghe, caratteristica che può distinguere l'ipercaptazione diffusa da
micrometastatizzazione da quella possibile in alcune malattie metaboliche,
quali l'iperparatiroidismo, l'osteomalacia, la fibrodisplasia, nelle quali
l'ipercaptazione può interessare tutti i segmenti scheletrici.
La scintigrafia ossea viene anche usata per valutare la risposta alla terapia. L'aumento del numero, delle dimensioni o del grado di attività delle lesioni sono segni di progressione della malattia, mentre, in caso di terapia efficace, si osserva una riduzione dei segni o un quadro invariato.
In rari casi in risposta ad un trattamento efficace si osserva un aumento di attività delle lesioni (Flare phenomenon). Ciò è dovuto a aumentato flusso sanguigno causato dalla risposta infiammatoria e dall'aumentato turnover dell'osso nuovo. Tali segni scompaiono entro 3 mesi.
Non si può
distinguere una forma benigna da una maligna sulla base dei segni scintigrafici
.
La lesione benigna spesso appare solo poco più captante dell'osso circostante,
mentre la lesione maligna spesso mostra una intensa captazione; tuttavia
l'intensità della lesione non può predire il risultato istopatologico. Tumori
ossei benigni come l'osteoma osteoide o il tumore a cellule giganti possono
mostrare una captazione intensa come o più di una lesione maligna o
metastatica.
E' una lesione
ossea dolorosa caratterizzata dalla presenza di un piccolo nido di tessuto
osteoide calcificato in uno stroma connettivo vascolarizzato, circondato da
osso
sclerotico
.
E' più frequente nei maschi dai 7 ai 25
anni
.
Più frequentemente interessa le ossa lunghe, anche se non é raro
l'interessamento vertebrale; sedi sporadiche sono le coste, le ossa tarsali o
carpali, le scapole, le patelle, il cranio etc.
Provoca un dolore che aumenta la notte e si riduce con l'uso di salicilati o
con l'esercizio.
La scintigrafia ossea è molto sensibile nell'evidenziare tale neoplasia e un quadro normale virtualmente esclude
l'osteoma osteoide.
Con rarissime eccezioni l'osteoma osteoide accumula avidamente il MDP nella
scintigrafia trifasica.
I segni scintigrafici sono:
· iperattività in fase di perfusione e di "pool ematico";
· un'area focale nettamente ipercaptante (il nido), in fase tardiva
Rappresenta
meno del 5 % di tutte le neoplasie primitive dello
scheletro
.
Nel 90 % circa dei casi è benigno ma spesso presenta recidive. Nella metà dei
casi è situato nelle epifisi-metafisi degli arti inferiori.
Quasi tutti i tumori a grandi cellule rivelano un'intensa captazione dei
difosfonati
.
Nelle immagini di perfusione molto spesso si può osservare un'area fotopenica
centrale circondata da marcata ipercaptazione, dovuta alla imponente reazione
osteoblastica attorno alla neoplasia.
TOMOSCINTIGRAFIA
MIOCARDICA DI PERFUSIONE
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2. Radiofarmaci marcati con 99mTc
I più
utilizzati sono il 99mTc-MIBI (Metossi-Iso-Butil-Isonitrile)
e la 99mTc-Tetrofosmina.
Entrambi entrano nella fibrocellula per diffusione passiva e/o trasporto
facilitato e la loro distribuzione iniziale è proporzionale al flusso
coronarico regionale. L'indice di estrazione è pari a circa il 50-65%.
Scompaiono dal plasma entro cinque minuti entrando nella fibrocellula
miocardica dove sembra si leghino ai mitocondri e a proteine del citosol. Tale
legame è relativamente stabile e quindi, al contrario del tallio, non presentano
una significativa ridistribuzione. L'impiego di questi radiofarmaci tecnetati
implica numerosi vantaggi (rispetto al 201Tl) ed alcunisvantaggi:
VANTAGGI
· Grazie alle migliori caratteristiche dosimetriche del 99mTc,
si possono somministrare attività molto più elevate rispetto al 201Tl,
ottenendo quindi immagini di qualità superiore, specie se vengono acquisite con
tecnica SPET.
SVANTAGGI
· Se si vuole eseguire l'indagine a riposo e dopo sforzo è necessario praticare due distinte somministrazioni del radiofarmaco al paziente, preferibilmente in due giorni diversi.
L'indagine in condizioni basali (a riposo) viene eseguita somministrando al paziente 80-100 MBq di Tl-201 o 700-800 MBq di 99mTc-MIBI (o 99mTc-Tetrofosmina) per via e.v. periferica. Nel primo caso l'acquisizione delle immagini scintigrafiche, planari o SPET, deve iniziare entro pochi minuti, mentre nel secondo caso può iniziare in un intervallo compreso fra 30 e 90 minuti circa. La durata dell'acquisizione varia da 20 a 40 minuti circa, a seconda se viene utilizzata una gamma camera con due od una testata.
L'indagine in condizioni di "stress" può essere eseguite stimolando il flusso coronarico con uno sforzo fisico tramite cicloergometro o tappeto ruotante, oppure per via farmacologica, somministrando un'infusione di dipiridamolo. Per poter ottenere risultati correttamente valutabili è indispensabile che lo sforzo sia "massimale", deve cioè essere raggiunta una frequanza cardiaca pari ad almeno l'85% di quella massima teorica, calcolata per l'età del soggetto, secondo la formula:
Frequenza Cardiaca Massimale = 220 - anni di età
Al picco dello
sforzo, o nel caso che lo stesso debba essere interrotto per stanchezza fisica o
comparsa di sintomi o segni elettrocardiografici di ischemia miocardica, viene
iniettato il radiofarmaco e viene proseguito lo sforzo (se possibile) per
almeno un altro minuto, in modo che il radiofarmaco possa raggiungere il
miocardio in condizioni di massimo flusso coronarico.
Le successive modalità di acquisizione delle immagini scintigrafiche
differiscono in modo sostanziale a seconda se sia stato impiegato 201Tl o un
radiofarmaco farmaco Tecnetato:
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Che informazioni fornisce?
I dati
acquisiti con tecnica tomoscintigrafica (SPET) vengono elaborati in modo da
ottenere tre serie di immagini corrispondenti a sezioni del miocardio orientate
lungo i seguenti piani:
Nell'immagine
seguente è riportata un'immagine relativa a ciascuna dei tre gruppi di sezioni
SPET, con il corrispondente riferimento anatomico.
PAGINA INIZIALE
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Utilizzando
un'apposita tecnica di elaborazione dei dati SPET, si possono ottenere
particolari immagini circolari chiamate "bull's
eye" o "mappe
polari" che permettono di evidenziare, su un'unica immagine, le
informazioni riguardanti la perfusione di tutte le regioni del miocardio
ventricolare sinistro. Guardando l'immagine, la porzione centrale corrisponde
alla regione apicale e la porzione esterna corrisponde alla base del
ventricolo; nelle quattro aree NORD, EST, SUD e OVEST è rispettivamente
evidenziato il quadro perfusorio della parete ANTERIORE, LATERALE, INFERIORE e
SETTALE. Su queste immagini può anche essere riportato, a titolo indicativo, il
territorio di distribuzione delle arterie coronariche.
Se viene eseguito il test da sforzo, si confronta l'immagine "bull's
eye" dell'indagine da sforzo con la corrispondente a riposo e si ottiene
un'immagine "differenza" che pone in risalto eventuali zone
ischemiche (in cui la perfusione a riposo è migliore di quella dopo sforzo).
Per aumentare l'accuratezza diagnostica dell'indagine è, inoltre, possibile
ottenere dati quantitativi confrontando le immagini "bull's eye" con
quelle contenute in un "data base" di soggetti normali di
riferimento. A tal fine è però essenziale che venga utilizzato un "data
base" ottenuto impiegando lo stesso tipo di apparecchiatura, radiofarmaco
e tecnica di elaborazione, nonchè differenziato per sesso, fasce di età e
costituzione corporea.
L'esempio sotto riportato mostra: a SN,
un'immagine "bull's eye" ottenuta elaborando una scintigrafia
miocardica con 99mTc-MIBI acquisita dopo sforzo cicloergometrico, in un soggetto normale; a DX le analoghe immagini dopo sforzo e
a riposo ottenute in un paziente con necrosi
apicale ed ischemia della regione settale, meglio evidenziata
nell'immagine "differenza".
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Immagini "Tridimensionali (3D)"
Un'altra possibile tecnica di elaborazione delle immagini SPET prevede la ricostruzione tridimensionale (3D) del miocardio ventricolare. Le immagini 3D, pur non aumentando il contenuto di informazioni delle immagini tomoscintigrafiche tradizionali, rendono più semplice e "immediata" l'interpretazione del quadro scintigrafico anche all'occhio dei meno esperti, facilitando la localizzazione e la quantificazione dell'eventuale danno miocardico.
L'esempio
sottostante mostra la ricostruzione 3D di una scintigrafia miocardica
perfusoria, con 99mTc-MIBI, in un paziente con necrosi ed ischemia residua in
sede antero-apicale (territorio di distribuzione della discendente anteriore).
E` evidenziato il ventricolo SN, da un punto di vista antero-apicale:
nell'immagine da sforzo si riconosce un'area di netta ipoperfusione,
interessante la regione centrale della parete anteriore e la punta, che si
riduce parzialmente a riposo; nell'immagine sulla destra è visualizzata in
rosso l'area che si riperfonde (ischemica), mentre resta in nero l'area
necrotica.
Immagini "GSPET"
Con il
miglioramento tecnologico delle apparecchiature impiegate, ed in particolare
con l'impiego di gamma camere multitesta e collimatori dedicati, che migliorano
la sensibilità senza compromettere il potere risolutivo, è oggi possibile
acquisire le scintigrafie miocardiche perfusorie anche con tecnica "Gated SPET" (GSPET).
In analogia con quanto descritto per l’angiocardioscintigrafiala tecnica GSPET
prevede che l'acquisizione delle immagini venga sincronizzata con il segnale
elettrocardiografico del paziente. Il ciclo cardiaco viene suddiviso in
intervalli (generalmente 8) per ciascuno dei quali viene acquisita una serie di
immagini tomoscintigrafiche. Al termine dell'indagine si ricostruiscono le
sezioni tomoscintigrafiche che evidenziano la perfusione miocardica in
telediastole, in telesistole e nelle altre fasi del ciclo cardiaco virtuale. E`
quindi possibile ottenere contemporaneamente informazioni sulla perfusione e
sulla dinamica globale e regionale della parete ventricolare, che permettono di
osservare se una zona apparentemente ischemica è anche dissinergica o, al
contrario, se una zona ipocinetica è normo o ipo-perfusa. Quest'ultima
eventualità (regione miocardica ipocinetica, ma normoperfusa) si può verificare
in presenza di "miocardio stordito",
condizione fisiopatologica che può conseguire ad un trattamento di
rivascolarizzazione coronarica precoce, in un infarto miocardico, e sembra
dovuta al sommarsi degli effetti di un'ischemia acuta transitoria con quelli
della riossigenazione improvvisa.
APPARATO
GASTRO-INTESTINALE
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Scintigrafia
delle ghiandole salivari
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Qual’ è il quadro scintigrafico normale?
· In un soggetto normale si evidenzia una progressiva, simmetrica concentrazione del radiofarmaco nella ghiandole parotidi e sottomandibolari, che si svuotano rapidamente dopo la stimolazione con succo di limone.
E` qui di seguito riportato un esempio di quadro scialo-scintigrafico
normale:
Scintigrafia
gastro-esofagea
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· E' una indagine medico nucleare che permette di valutare la motilità esofagea sia in orto che in clinostatismo
· L'esame consiste nel far deglutire al paziente, a digiuno da 12 ore, prima in orto e poi in clinostatismo, un bolo di 5 ml di un cibo semiliquido (omogeneizzato di frutta) in cui vengono sciolti circa 50 MBq di un colloide d'albumina marcato con 99mTc.
· Tra l'acquisizione in orto ed in clinostatismo si fa bere dell'acqua per pulire l'esofago da eventuali ristagni del radiofarmaco. Si acquisisce per 300 secondi in matrice 64x64. Per i primi 30 secondi si acquisiscono quattro immagini al secondo e per i successivi 5 minuti una immagine ogni 15 secondi.
· Permette di studiare la peristalsi esofagea, evidenziando e quantificando eventuali rallentamenti nel transito del bolo radioattivo lungo i tre segmenti dell'esofago (prossimale, medio e distale).
Quali sono le principali indicazioni cliniche?
Le informazioni che questa metodica è in grado di fornire possono risultare particolarmente utili nell'iter diagnostico delle patologie che possono essere associate ad una dismotilità esofagea; in particolare:
In un soggetto normale più del 90 % del radiofarmaco transita ed esce dall'esofago in pochi secondi.
· normale uno svuotamento esofageo > 75%, 5 min dopo la deglutizione del bolo radioattivo
· leggermente patologico uno svuotamento compreso tra il 75% ed il 50%
· discretamente patologico uno svuotamento compreso tra il 50% ed il 25%
· nettamente patologico uno svuotamento < 25%
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SCINTIGRAFIA RENALE SEQUENZIALE
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Esistono due importanti varianti rispetto alla metodica standard:
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Che informazioni fornisce?
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· Analisi quantitativa della perfusione
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· Fase corticale:
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· Fase di escrezione:
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Ultimo aggiornamento 24.1.2010