Il Canto di Me Stesso - da Foglie d'Erba



Gente che pone tranelli e rivolge domande mi attornia,
Gente che incontro, gli effetti su di me dell'infanzia, o del quartiere della città dove vivo, o il paese,
Gli ultimi avvenimenti, scoperte, invenzioni, società, autori vecchi e nuovi,
Il pranzo, il vestito, i compagni, l'aspetto, i complimenti, le quote,
La effettiva o immaginaria indifferenza di qualche uomo o di qualche donna che amo,
La malattia di uno della mia famiglia, o mia, o cattive azioni, o perdita o scarsità di denaro, o depressioni o esaltazioni,
Lotte, gli orrori della guerra fratricida, la febbre di dubbie notizie, eventi incerti;
Tutto questo m'accade giorno e notte e da me si allontana,
Ma non costituisce il mio Io.

Credo in te, anima mia, e l'altro che io sono non dovrà mai umiliarsi a te,
Come tu non dovrai umiliarti all'altro.

Credo potrei voltare la schiena e andare a vivere con gli animali, così placidi e contenti,
Mi fermo e li contemplo per ore e ore.
Non s'affannano, non gemono per la loro condizione,
Non vegliano al buio a piangere i loro peccati,
Non mi danno disgusto discutendo dei loro doveri verso Dio,
Nessuno è insoddisfatto, nessuno impazzisce per smania di possedere,
Nessuno s'inginocchia ad un suo simile, ne ad altri della sua specie che siano vissuti migliaia di anni fa,
Nessuno è rispettabile o infelice per la terra universa.

So che ho la meglio sul tempo e lo spazio, e non fui mai misurato né mai lo sarò.

Sono il viandante perpetuo, (ascoltatemi tutti!)
I miei segni sono un impermeabile, un buon paio di scarpe, un bastone reciso nel bosco,
Nessun mio amico poltrisce sulla mia sedia,
Non ho cattedra, né chiesa, né filosofia,
Non conduco nessuno ad una mensa, a una biblioteca, alla borsa,
ma ogni uomo, ogni donna io condurrò sopra un colle,
La mia sinistra agganciata alla sua vita,
La destra che indica paesaggi di continenti e una strada maestra.
Non io né nessun altro può percorrere quella strada per te,
Devi percorrerla tu.



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