SIESTA Records



Siesta è una label dedicata all'universo del pop, sorta nel giugno 1992 a Madrid, Spagna, per volere di Mateo Guiscafré, Manuel Torresano e Ignacio Cavanilles (quest'ultimo lascia e in seguito si aggiunge Sara vom Bruch).
Siesta Records si anima con gli stessi propositi delle leggendarie etichette pop e rock degli anni ottanta come Sarah, Cherry Red ed annessa Él Records.
Attinge alcuni autori e la filosofia, quindi destino, alla base. “To replace money with imagination”.

Di quelle sigle conosciamo esemplari virtù da mostrar serena disillusione, ché son fulgori nati da eccezionali contingenze di spirito, tempi ed astri cui si può solo tornare abbandonandosi ai ricordi.
Ma Siesta è label quanto mai motivata a non far vivere di rimpianti. Nelle sue oltre 180 pubblicazioni all'attivo volge la realtà in sogno, visione, desiderio.
Sogno e più in specifico, memoria, infanzia; costanti nella poetica del catalogo dei madrileni.
Concorrono distinti aspetti artistici a comporre un florilegio di colori e forme fantasiose (nei digipack sontuosi, preferiti ai jewel box); visuali ma anche musicali e di spirito: escapismo, ozio, bellezza, distinzione dagli altri, al di là e al di sopra.
Deliri di suoni e visioni con base la cultura anglo mediterranea.
Un idealismo ardente quanto Él; un individualismo forse più essenziale e piano ma con identici riferimenti artistici, affinità surreali, capriccio, umorismo e ironia.
Durante questi undici anni di attività Siesta ha battezzato artisti poi divenuti celebri, ha accolto e conferito ulteriore prestigio a volti noti. E anche, ha intrapreso un'attività di recupero e rivelazione, attraverso raccolte o ristampe di opere del passato di inestimabile valore storico.


Seguono dieci album del catalogo di Siesta, opportuni per l'approccio, con la cautela dell'arbitrarietà di scelta di chi scrive...


LA BUENA VIDA Soidemersol

Di questa band avremmo potuto celebrare Panorama, la cui ardente invettiva melodrama apre in bella evidenza e un'avvenenza da accecare lo sguardo, falciare il respiro.
Non fosse che Soidemersol è esempio ancor più raro, lavoro nobile e definitivo per classe, lignaggio.
Una natura luminosa che emerge limpida si innalza unica e maestosa.

Occasione irripetibile dunque, modello di razza che chiunque vorrebbe vantare nella propria scuderia.
Ci si è affrettati a definire La Buena Vida dei Belle And Sebastian ispanici, niente di più depistante.
L'arte degli scozzesi è la fatalità che indaga spazi impressionistici, diafani e trasognati, un rimirare storditi, remissivi, disincantati.
Per tradizione l'allure degli spagnoli doveva mostrarsi in un sentimentalismo denso, concreto, barocco. Un vero tormento esistenziale, acceso e trasfigurato come un melò di Sirk (o dell'ultimo, straordinario Almodovar, restando in terra ispanica).
Una poetica di trepidazione e afflizioni, conseguenze, ardori brucianti, celebrazioni di oblii, inflessioni liriche. Ma anche di rinascita, sollievo, ritorno alle terre natali.
Il romanzo Soidemersol dice tutto questo e solo i conterranei Le Mans, più marini e candidi sapranno in quegli anni, eguagliarne la carica immaginaria.

 



AUTORI VARI- Algebra Spaghetti /e/ Simultaneous Ice Cream

come dichiarano gli stessi artisti, Siesta/Reverie è una “label devoted to music for children or adults who retain a playful sensibility (don't we all?)”.
In questo progetto troviamo riuniti una serie di autori noti o meno noti (Louis Philippe, Simon Fisher Turner ecc), con nomi fittizi secondo l'usanza di Él Records (London Pavilion, Bellissimo! ecc).
Ci si imbatte in nick come Monday Sinclair, Sunshine Day, Mild Euphoria, Maria Napoleon, Lollipop Train, Today's Pop Symphony (alcuni di essi poi in proprio in seguenti episodi della serie Reverie).
Ovviamente c'è sotto lo zampino di Mike Alway patron della Él ad avviare il progetto Reverie con l'intento di restaurare una repubblica dei sogni e dei ricordi dell'infanzia, con Siesta opportuna compagna d'intenti, attese, sogni.
Algebra Spaghetti é il prototipo, il primo frutto di questa alleanza. Producono Louis Philippe e Richard Preston. Con un po' di…fantasia si può considerare Algebra Spaghetti un piano unico e rivoluzionario, un'immersione nella memoria che non sporga mai oltre la tenera età, quella di cui poco o nulla viene rimpianto o mantenuto nell'età adulta.
Agli artisti viene chiesto di rivisitare con un senso deviante e memore una serie di cover (per lo più sconosciute) di esponenti pop anni sessanta. Algebra Spaghetti è dunque una landa di canzoncine e nenie primordiali, ultra melodiche, variamente giocose, ingenue, entusiaste, spensierate, impertinenti.
Ci si trova catapultati in un ambiente apertamente affabulato e ovattato, ma è tale la carica immaginifica che stimola subitanea adesione e imitazione.
[Sarà poi turno di Simultaneous Ice Cream, piu che un seguito è medesimo atto].



BEAUMONT- This Is…


Paul Stewart e Keith Girdler furono un tempo animatori di un gruppo straordinario dal nome Blueboy.
Mai avrebbero potuto permettersi di ridiscutere la già perfetta natura della propria arte.
Questo nuovo progetto sorto nel 2000 mostra nel nome Beaumont il solo elemento di novità, la materia è la stessa di sempre.
E'la stessa spirituale consapevolezza ad invaderli, una veste più elegante e formale ma ancora quei peculiari afflati nostalgici, quei medesimi acri aromi, quell'avvolgente, memorabile emotività. Allestimenti forse più sofisticati e scenografici, descrizioni paesaggistiche che palesano colori tenui, percezioni cinematografiche. Sogni trascinati dal vento e dal mare, abissi argentei, azzurri chiarori lunari.
This is Beaumont è nuovo mirabile germoglio, una prova pop di misura e perfezione quasi misteriose, incisivo per scrittura e compiutezza stilistica.
Amore e tormento, false apparenze, vespertine distanze, assenze.
Imprevedibilità e fantasia in un mandolino che apre il baccanale di introduction, con tutti i suoi enfatici riflessi di luce. Come resistere poi alla favolistica e cullante malìa di hey barbara con una struggente e lasciva inflessione morriconiana in coda, a suggellare un'autentica gemma.
O la divertita parentesi del theme from, la lucentezza mediterranea di girle, i languori acrilici di girls and maths, gli abbandoni di his London, i moti di energie di love is...1968, passioni che scompaiono in city pretty a restaurare toni splendenti e cortesi dei Marden Hill.
"love is like a plane...let's fly it"

 



FREE DESIGN- Umbrellas


Da quasi quarant'anni i Free Design debbono ottenere un riconoscimento davvero obiettivo sul proprio lavoro.
Con una straordinaria operazione filologica Siesta ha provveduto a compilare tre corpose raccolte di 20 brani l'una, preziosissime per ovviare alla mancanza delle ristampe dei dischi ufficiali della band.
Consiglieremmo di partire da Umbrellas, ultima delle tre cronologicamente, perché proprio questa capitò fra le nostre mani e nelle orecchie per prima, e per prima rese consapevoli di stare al cospetto di un gruppo fondamentale nel pop.
I brani da citare sarebbero molti, sarebbero tutti. Basti ravvisare qui, da parte nostra, la presenza di una consistente e importante fetta della musica pop, la migliore mai concepita.

Il gruppo dei fratelli e sorelle Dedrick operò in stanza a New York tra il 1967 e il 1973 dopo aver conseguito il diploma musicale a Manhattan. Pubblicarono sette dischi che trascuravano le mode e precorrevano le età, attraverso un composto sapiente quanto inconfondibile di madrigali pop, preziosi equilibri armonici, intrecci vocali e corali misti che levitano da soli o su un tappeto di liquidi strumentali.
E arrangiamenti, tintinnii e rintocchi fiabeschi, che dispongono le composizioni di un tempo e di uno spazio altri, propri e congeniti, ancora oggi ineguagliabili.

L'esordio delle alchimie Free Design si ha nel 1967, l'anno storico del rock, ma scommettiamo che pochi ricorderebbero di nominare Kites Are Fun, autentico e immortale prodigio pop.
Per chi è tra i memori, parrà ingrato ma anche impossibile prescindere da quei delicati, innaturali acquarelli nostalgici e malinconici, leggeri come aquiloni, flebili come barchette di carta in un lago, che deflagrano come cascate sulla sensibilità.
Impulsi di affetto (più che di amore) a prevalere, gioia e tenerezza, amicizia fraterna e ricordi d'infanzia.
Oltre a saper comporre di proprio, i Dedrick (tutti vocalisti, Chris, chitarra, fiati, compositore principale, Sandy tastiere, Bruce ed Ellen, Stephanie fiati ecc.) pescavano fra le perle del pop dell'epoca, alla maniera di Fifth Dimension ed altri: Simon & Garfunkel, Beatles, Laura Nyro, sempre con l'accortezza di rielaborare creativamente, per non incappare in sterili didascalismi.


HOLIDAY Cafe Reggio
Holiday è il progetto di un quartetto di New York capitanato da Josh Gennet (chitarra/voce) e Andrew Park (basso/voce), assieme con Matt Snow (chitarra) e Calvin Chin (batteria), conosciutisi all'università di Yale, abbracciano gli strumenti e prendono in prestito il nome da un album di Magnetic Fields.
Il loro repertorio é fatto di pop spensierato che vanta una resa memorabile e possiede il calibro e la statura del classico istantaneo, forte di sensi sbarazzini e innocenti; deliziose futilità che definiranno, lì a poco, il genere twee.

Sin dai primi singoli, tra 1993 e '94, Holiday propongono una forma amatoriale, semplice e atmosferica, fatta di strumenti strimpellati e cantilene estatiche, a ben vedere meticolosamente compiute, da potersi accostare alle composizioni del McCartney solista prima maniera oltre che al migliore Evan Dando.
In tre anni e tre dischi, gli Holiday han saputo come farsi ricordare e rimpiangere. Lo scioglimento del '96 avviene in seguito al secondo Lp, “Ready, Steady, Go!”, ricco di gemme come "sylvia", "prostitutes in town", "everything you say".

“Cafe Reggio” pubblicato di lì a poco, si fa sintesi ultima, tra i dischi twee-pop istintivi e atmosferici più memorabili degli ultimi anni. E' costituito in parte da recenti capolavori minimali (pur con horns, trumpets..) guidati da una voce diafana e dolce come “well enough alone”, “just follow”, “there's a place”, “sherman”, e in parte di inediti risalenti al primo periodo, quel '93 in cui i quattro appena formatisi erano in cerca di identità e contratto discografico e si ispiravano a certo powerpop modello Lemonheads.
Tra questi brani spicca la sincopata “happy if you knew it” e una versione slowcore di “candy” di Stephen Merritt.
Cafe Reggio è davvero un piccolo capolavoro pop imperdibile, un disco di culto che non si dimentica. Fu edito da SpinArt nel 1997 e recentemente ristampato da Siesta, che ha aggiunto diversi brani estratti dagli Lp precedenti realizzando una summa impeccabile di quest'arte seducente e discreta, lieve e spaesata.

Gennet e Park hanno preso parte come session men a progetti altrui: Jason Morphew (entrambi), Harvey Williams (Gennet).


EGGSTONE Spanish Slalom
Sullo splendore dell'opera di questi tre svedesi, sulla loro impareggiabile capacità di allestire seducenti visioni pop che dai primi anni novanta riverberano ogni dove, s'è detto altrove su questo sito.
Qui limitiamo dunque a testimoniare Spanish Slalom fra i patrizi di Siesta.
Spanish Slalom é una preziosa apologia/antologia di Eggstone, la cui generosa inclusione di rarità, alternative e 45 giri (diesel smoke, dreamer, my trumpets) impone conoscenza.

RITA CALYPSO Apocalypso (Siesta, 2003)
Rita Calypso è una misteriosa apparizione femminile non meglio identificata come tale Ana Laan, creatura deliziosa dalla voce sinuosa e affabile.
C'è poi la mano dell'insostituibile arrangiatore bossa Ramón Leal e forse, l'erudizione e l'arte del sequitur del co-fondatore della label Siesta, Mateo Guiscafré.

I tre si dividono equamente il merito della pubblicazione di Apocalypso, tra i cover album più belli di sempre.
"Apocalypso" disvela tredici gemme, molte delle quali sconosciute (where do I go?, Mary, The end), disperse nelle foschie dei sixties. Un'operazione filologica di grande valore per la musica pop, cui Siesta è puntualmente avvezza, unitamente alla performer d'assoluta eccezione, in grado di calarsi nell'anima di ciascuno dei brani.

La già immensa “paper mache" di Bacharach/David infonde un abbaglio di tastiere ed archi che lascia ammirati, ma si ascoltino anche le deliziose “kinky love”, la toccante, spettacolare “where do i go?”, la suprema "I'll cry myself to sleep" (la cui versione di Sandie Shaw era da groppi alla gola), la baloccosa “sugartown” e la superba “settlement boy” frutto del supremo genio di Chris Dedrick dei Free Design (scritto per la sorella e riedito come bonus sulla ristampa di "Heaven/Earth", 1970).
La dolcissima “never was a love like mine” chiude mirabilmente questa compilazione.
ancora, sempre, Let's pretend...

Nella propria sensuale, straziante interpretazione, Ana/Rita apporta sguardi bambini, sensi primordiali, un candido increspato da brezze saudade di spessore ora autunnale, ora primaverile, secondo l'occorrenza.
Lievi orchestrazioni "postprandiali", tastiere, corde e organi memori, tra Jazz e Easy testimoniano e rifioriscono un inestimabile patrimonio musicale.


GIRLFRENDO - Surprise! Surprise! It's Girlfrendo

Il debutto per gli svedesi Girlfrendo è a base di pop britannico tout-court. Una festosa celebrazione dell'avvenente epoca swinging nonché parodia della moda brit-pop con un fascino ambiguo. Uno sguardo diverso, un’essenza provocante, sfacciata ma anche lucida. C'è parecchia fisiognomica scandinava in questo album: mareggiate sentimentali, strascichi che lasciano vuoti incolmabili (delicatessen, sad birthday song, 12); o più vaste riflessioni sul quotidiano, ove bruciare nostalgici afflati della memoria (first kiss feelings vs everyday sensations, air, cat heaven).

 

 



THE LEGENDARY JIM RUIZ GROUP - Sniff

Qualsiasi amante del pop anni ottanta, in particolare di Aztec Camera, The Bible, Marine Girls, non potrà che accogliere i due album di Jim Ruiz con stupore ed entusiasmo.
Perché lui a Minneapolis ha ascoltato quei dischi come tutti, ma con più talento in tempi recenti ha recuperato assieme alla sua band composta dalla moglie Stephanie, il fratello e amici, quel linguaggio essenzialmente britannico senza tradirne lo spirito e il senso poetico.
Per fatalità anagrafica Jim Ruiz è infatti giunto in ritardo, esattamente a metà degli anni novanta. Dieci anni prima, teatro della scena, non avrebbe sfigurato affatto (anzi!).
I suoi album rievocano quei fasti rinviando l'estinzione.
Il debutto del 1995, Brother Where Art Thou? parlava attraverso la propria abbacinante fattura melodica, una tenerezza naïf, eterea, essenzialmente nuova per quelle lande.
Una sorta di Orange Juice oltreoceano. Logico che Brother… divenisse uno dei migliori dischi pop degli anni novanta.
Questo Sniff non gli è da meno e non intacca il segreto.
Sublime sintesi sin dal titolo; in copertina un'immagine dei tempi della scuola, Sniff è un album di fotografie sbiadite.
Si ripercorre la memoria, ci si perde e ci si consuma tra ricordi.
Come visitare in una casa in cui s'è vissuto durante l'adolescenza e voler trovarla identica nella propria aria.



THE HAPPY BALLOON- The Fine Art of Ballooning

Ammirazione e favore suscita l'abitudine di Siesta di pubblicare deliziose gemme di pop retrò di autori noti o meno noti, ma anche sconosciuti attraverso pseudonimi o acronimi.
Ai secondi appartiene il protagonista di questa nuova uscita, tale Z., che, assieme alla propria band The Happy Balloon s'è volontariamente esiliato per un certo periodo di tempo in un'isola greca, per rinvenire di qualcosa di unico e peculiare, di cui plasmare il proprio progetto musicale, composto da riproposizioni di brani sixties, quasi esclusivamente provenienti da band meteora, di belle speranze ma poi rimaste sconosciute.
Privilegiando un completo anonimato artistico per nulla togliere o aggiungere a quel proscenio. Z. costruisce un omaggio riguardoso a un gruppo di composizioni che nel tempo debbono averlo ispirato e anche ossessionato, disponendo ognuna di esse di personali, fascinose delicatezze, romanticamente vulnerabili.
Traspare in ogni solco di The Fine Art of Ballooning un'innocenza primigenia venata di malinconia. Tornano alla mente altri autori pop greci: The Crooner e ancor prima i fratelli Veis di Fantastic Something. Ma anche, naturalmente, maestri del passato prossimo, come Blueboy, Jim Ruiz, o remoto, come Chris Dedrick e Jimmy Webb.
The Fine Art of Ballooning é l'ennesimo omaggio ad un'ideale età della purezza, candido luogo dei primordi, omaggio ai sentimenti e ai bisogni che la caratterizzano e che si rinnegano sostituendosi altri, con l'ingresso dell'età adulta. Questo disco, a chi libererà queste note nella propria vita, esorta a fermarsi per un momento, a guardare indietro, dentro sé, a ritrovare e recuperare qualcosa, coscienti di ciò che un piccolo spontaneo esilio può donare.





Altri dieci liberamente indicati, per fugare rimpianti e rimorsi...


AUTORI VARI- Songs For The Jet Set

Songs For The Jet Set é più che mai emblema delle affinità spirituali fra Siesta ed Él.
Difficile scegliere (e soprattutto, perché?) tra i tre volumi Songs For The Jet Set, 1, 2 e 2000, stante un'equipollenza di arte e gusto pressoché totale.
Abbiamo privilegiato il primo in quanto araldo. Un avvicendarsi di nickname dei consueti pigmalioni di Mike Alway più altri ad aggiungersi; mentite spoglie che i devoti non tarderanno a riconoscere.
Ambiente da party elitario e uno spirito gioioso e libero delle casuali ammucchiate di pellicole anni sessanta come Ciao Pussycat, Hollywood Party, Questo Pazzo Pazzo Mondo o The Brain.
Melodie psyche-easy di gran stile, romanticamente antiquate e flebili, quell'aria classista cara ad Él declinata appropriatamente da Siesta, con tendenza ad alleggerire, simpaticamente irriverente ed invitante.


MARGO GURYAN Take a Picture

la Guryan è una di quelle cantautrici di fine anni sessanta divenute famose per riflesso, ossia col prestito di propri brani ad artisti più affermati.
Take a Picture data 1968, è un altro ripescaggio eccellente di Siesta, un classico immortale del pop, orchestralmente rifinito e cristallizzato ad imperitura modernità.

Miniera di eccellenze quali Sunday morning, sun, don't go away; il lirismo acuto e dolce in love songs, take a picture, think of rain, o nell'inedita come to me slowly, tali da avvicinare la Guryan ai Millennium e ai Sagittarius di Curt Boettcher, ma anche a Beatles e Free Design.
Dotata di un timbro incantevolmente intenso e adulante da irretire nell'immediato, Margo è affacciata alla finestra ed immagina, fissando la pioggia.

Pensieri e memoria a dar vita a un intimissimo e pudico Magical Mystery Tour.



LOVELETTER Beethoven Chopin Kitchen Fraud

Una delle recenti identità di Simon Fisher Turner, qui alle prese con un gruppo di cover minori di autori famosi e di temi filmici, con la consueta classe personale e quella del grande produttore/autore Louis Philippe.
L'aria è appropriatamente Siesta, strumentazione retrò, atmosfere più svagate, congedate e tenui (on days like these, forget that girl, Penelope, through spray coloured glass) che non i regi, splendidi, entusiasti proclami a nome King Of Luxembourg.


FANTASTIC SOMETHING Songs From A Room oppure CONSTANTIN VEIS Memory-La

Eravamo rimasti col geloso ricordo di quell'omonimo Fantastic Something (ossia i fratelli Constantin e Alex Veis) pubblicato da Blanco Y Negro, a metà anni ottanta (ma si sa di un precedente operato per i tipi di Cherry Red), forte di meraviglie di indicibile delicatezza, di disarmante sincerità, tra cui the night we flew out the window.
Dopo quasi vent'anni ecco spuntare ancora il loro nome sul proscenio, quasi alla ribalta, per giunta, per opera di Siesta, attraverso Songs From A Room per Fantastic Something e Memory-La titolato al solo Constantin.
Songs In A Small Room in fattispecie: pubblicato qui per la prima volta, é un ep che contiene parte di materiale avrebbe dovuto comporre un album dei Fantastic Something e rimasto nel cassetto.
Cinque brani sono andati perduti irrimediabilmente, altri cinque sono stati recuperati e sottratti alla cattività del limbo, il cui ascolto nella nostra intimità restituisce parte di una gioia e un'umanità che il travaglio quotidiano fa di tutto per estinguere.
Si prova sollievo nell'accorgersi che il tempo non ha minimamente intaccato la particolare proposta dei due greco-statunitensi.
Una serenità bucolica, nostalgica, introversa, taciturna; mistura ormai ordinaria dopo decadi di pop ma esclusiva nella cura Veis.
Che infatti questa musica dati dieci, venti, trenta anni è irrilevante: nello svelarsi all'ascoltatore, questi suoni mostrano, riportano, nell'ennesima quasi impercettibile variazione, l'immortalità di una natura nobile e classica.
E così go with the flow, home in another heart e le altre regalano emozioni molte volte già provate, eppure, ancora una volta, completamente nuove.

EL JOVEN BRIAN La Duermevela

Supergruppo formato da Javier Sánchez di La Buena Vida e Gorka Ochoa ex Le Mans più Daniel Saizar e Iñaki Beraza.
Limitrofe latitudini dei gruppi di provenienza, ballate più avvolte in foschie e penombre –mirabile complice l'immagine di copertina di Javier Aramburu- cupe apparenze diradate da crepuscoli elettronici.
Musica strattamente relativa a luoghi di miraggio e quasi sogno (duermevela), un flusso incantato e indefinibile, simbolico, surreale.



SWAN DIVE Words You Whisper

Bill DeMain e Molly Felder sono un “guy-girl duo” del Tennessee che ricordano Carpenters, Captain & Tennille, Style Council.
Swan Dive è la loro creatura, una delle formazioni pop più sorprendenti (si ascolti il loro capolavoro, Circle) ed ignote nel Vecchio continente.
Words You Whisper è forse il loro lavoro più accessibile perché bypassato da Siesta, rinvenendosi il restante operato unicamente (o quasi) in Giappone.
Bill e Molly compongono sensibili canzoni, cercando anzitutto di sorprendere e incantare l'un l'altra, e poi riverberando, il mondo intero.
Gemme impreziosite da frequenti incursioni di strumenti a corda e fiati, variamente prudenti e vivaci.



MARIA NAPOLEON Dreams and Reveries

Maria Napoleon è uno dei nomi fortuiti atti da Shazna Nessa per le compilazioni Reverie. Altrove tornerà ad essere Milky ('Travels With A Donkey').
La ex consorte di Momus (che prende parte al progetto) è dotata di un timbro amabilmente gracile e dolorosamente sperduto.
Dreams and Reveries seduce e conquista più di affini iniziative targate Reverie cui colleghe di Shazna offriranno parte.
E' incantevole, sublimante montaggio micro pop-psyche di sogni a occhi aperti, monologhi e preziosi interludi strumentali, sortilegi armonici soundtrack e easy vocalismi floating in space; così belli da veder passare e dissolversi.



CLUB 8 Nouvelle

Esordio in gran forma del duo Johan e Karolina che offrono al mondo il loro pop languido e patetico.
Un romanticismo impalpabile e celestiale misto a inquietudine, ricordi e speranze; emotività come solo possono concepire svedesi e scozzesi, muove desiderio e contrizione, e darà di lì a poco un altro frutto eccellente e complementare, quale The Friend I Once Had.



RED SLEEPING BEAUTY Singles

Singoli e rarità (alternative, Ep e 7'') del lustro 1992-97 per questa incantevole band svedese che ha precorso i tempi e portato ad affermazione gli autori Borg, Matsson, Angergård e Näsström, alcuni dei quali confluiti in Shermans (Matsson) e Acid House Kings (Niklas Angergård).
L'epopea Red Sleeping Beauty ha offerto un indie synt pop levitante, adorabile (su deliziose copertine retrò) con incessante riferimento melodico, rimirando questa e l'altra parte dell'Atlantico.
Oggi in quanti stentano a guadagnare questi fasti.


 


KAHIMI KARIE Giapponese a Roma

Sarà quella copertina così deliziosamente e essenzialmente retrò, sarà quella canzonetta bossa pop cui riferisce il titolo, dai versi surreali, sfrontati e buffi cantati in italiese.
Sarà l'ambientazione romana, una scenografia chiaramente affabulata, l'immaginario cinematografico (con citazioni dal Sorpasso e dalla Dolce Vita), più che riferimenti improbabili di spudorate giovani turiste nipponiche che adescano ragazzi romani.
Kahimi Karie in questo ep si mostra attrice deliziosa e irresistibile come non mai, Momus e Cornelius novelli Vadim le forniscono una parte esemplare da vestire e soggetti graziosi come la dedica mike alway's diary.

 

(primavera 2003)