Glo-Worm - "Glimmer" (1996, K Records)


Glo-worm è il primo gruppo di Pam Barry, musicista, musicologa ed editrice, dal '92 assieme a Gail O'Hara del magazine di cultura indie "Chickfactor", ma soprattutto cantante tra le più romantiche dell'indiepop oggi, timoniere in tanti gruppi a cavallo dei due millenni: The Seashell Sea, Black Tambourine, Shapiros, Belmondo, The Pines.


Glo-worm è stato esempio quanto mai appropriato di fuggevolezza tweepop: minuto, solerte, transitorio; in una parola: invisibile.
Senza neanche un Lp all'attivo.

Ma cominciamo dall'inizio: Siamo nell'inverno del'93, la città è Baltimora.
La chitarrista e cantante Pam Barry, assieme ai due amici Terry alla batteria e Dan al basso, compone la line-up di Glo-worm. I tre inventano canzoni come per scherzo, per istinto, canticchiando e improvvisando in automobile, nel traffico, sulla strada per lo studio d'incisione, o tornando a casa nella notte.

Straordinariamente, questi abbozzi lillipuziani di gioco quotidiano, questi svaghi circoscritti a impalpabili vocine muliebri, strimpellii e battiti (cui a volte per coglierli davvero bisogna avvicinare l'orecchio), diventano singoli ineccepibili e avveniristi.
Nel '94 Glo-Worm pubblicano due mini-cd e iniziano le esibizioni live. Dall'anno successivo anche le collaborazioni via 7'' o covers altrui: “Friday i'm in love”, “beyond the sea”, “crazy town”, uno straordinario remake di “downtown”, già capolavoro di Lawrence/Petula Clark.

Poi più nulla, la fine. Terry andrà prima in Australia con la moglie, farà poi parte di St. Christopher, gruppo del sottobosco Sarah Records, ma questa è un'altra storia… insomma stop.
Glo-worm dissolvono, K Records pubblicherà postumo l'album “Glimmer”, raccolta di singoli. Nella propria programmatica purezza, quale slancio, amour fou. Pam diverrà Pam la nomade, l'incostante (“i've got a million of projects, all unfinished (…) i'm a listmaker”): per questo, in certo senso anche Pam l'adorabile, l'insostituibile.
Pam-millecose ma sempre se stessa: i gruppi a venire saranno pretesti, appendici l'un dell'altro, scappatoie; richiami reciproci, finestre, libri aperti per fedelissimi e nuovi adepti.

La voce di Pam accende un fremente assalto di malinconia, ti porta in giro con sé, per quanto sia come un giro a vuoto, giro tra ripudi e rinunce, giostra della memoria. Ma Pam tramuta in avvenenza, risvolti di vampa.

La Barry ricorda l'esperienza Glo-worm come il triennio possibilmente più felice e commovente della propria carriera di musicista. Sarà perché i ricordi di gioventù addolciscono e avvampano il cuore, ma anche indubbiamente perché in effetti quel gruppo fu a suo modo irripetibile, con quelle intuizioni candide, minimali ancora attuali, soluzioni strumentali brillanti e impeccabili.

La classe di Glo-worm si intuisce immediatamente dall'apertura di “travelogue”: brezza straordinaria, che fa paio più in là con “tilt-a-whirl”, un'altra impareggiabile miniatura melodico-mnemonica, gabbia cristallina.
"Ed è amore", per dirla con le Softies, altre maritate, non casualmente, K Records; altre ma identiche, stesso è il nettare attinto.

Le emanazioni musicali di “Glimmer” sono figure offuscate, misteriosi pensieri, miti bagliori del vespro.
Un'illusoria mezzora animata da entusiaste vocal groups femminili dei primordi fatte suonare con gli strumenti di Felt e Durutti Column. Un'insolita, permanente alleanza tra anni '50 e anni '90 emana in “useless”, “holiday”, “change of heart”.


“Glimmer” dispensa ineffabile candore, disarmante naturalezza.
Atmosfere da balera, da pressati ritrovi twist. In un orario particolare: quello di chiusura. Pam e Terry giungono a giochi ormai fatti, intorno solo coriandoli e disordine, cocci di bottiglia e sedie vuote. Il gestore avverte loro che stanno per chiudere, c'è tutto da riordinare, bisogna affrettarsi.


Scrutando intorno, respirando quell'aria cogliendo quei colori i nostri richiamano ed effondono gioie e tristezze di centinaia di anime rapprese nell'atmosfera, nella nebbia, tra i muri della sala e ispirano nuove esistenze. 

(novembre 2005)