Autori Vari


 

AA.VV- Acuarela Songs - (2001, Acuarela)

Questa doppia raccolta di brani nasce dall'iniziativa di battezzare in maniera memorabile l'etichetta spagnola Acuarela.
Con la collaborazione della label francese Hinah, vengono dunque coinvolti un numero impressionante di artisti della più recente scena indipendente, quella, spesso
, più difficile da inquadrare perché più “sotterranea”.
L'idea di base a presiedere il progetto è quella di contenere nel titolo o nel testo di ogni composizione la parola “acuarela” o i corrispettivi watercolor, o aquarelle.
Per il resto naturalmente è stata data carta bianca, libertà ai vari artisti riguardo le proprie composizioni, gli individuali umori, e dunque ciascuna espressione musicale è rispettata.
Molti dei reclutati hanno nomi noti e celebri, come Mojave 3, Sodastream, Clientele, Willard Grant Conspiracy, Early Day Miners, Howe Gelb, Mark Eitzel, Tara Jane O'Neil, Paula Frazer. I fans di queste band sanno già cosa, di delizioso, aspettarsi; altri invece incarnano le nostre speranze per il futuro di queste musiche: nomi meno noti, perchè più recenti, come For Stars, Amor Belhom Duo, Dakota Suite, Virgil Shaw, Magic 12, Knife in The Water, Paloma…
Questo insieme di canzoni rappresenta dunque un simbolico passaggio di fiaccola tra due generazioni di musicisti; un motivo in più, se si vuole, per interessarsene, oltre all'indubbio rilievo che tra i ben trentadue brani, tutti inediti, si possono individuare moltissime perle.
Pensiamo in particolare alle notevoli Threads of carbon in watercolor di Knife in the Water, Neptune di Magic 13, Watercolor lines di Paula Frazer, Watercolor rose di Doug Hoekstra, Colouring iris di Sodastream, Water's colored di For Stars.
A volte nei brani prevale un denso lirismo depresso e sofferto, estremamente partecipato e comunicativo, a volte si assottiglia, sperduto, fragile, umido dopo una giornata di pioggia, sottomesso alla sconfinata vastità della provincia, sempre autentica e vitale; altre volte, ancora, sopraggiungono bagliori accecanti di luce, che riscaldano l'aria umida, calmano lo sgomento nel petto, si stemperano e si abbandonano alla pace.
(2002)

 

AA.VV.- Electro Shado (2003)

Questa raccolta dal nome Electro consolida la passione della S.H.A.D.O. per suoni e atmosfere di pop sintetico estratte da ogni epoca, dal modulare e pre-samplers sci-fi, all'euro-beat e synth (oggi toy) pop, con spirito pionieristico e avanguardista, sollecitamente caloroso, premunendosi puntualmente dalle avvisaglie kitsch.
La peculiarità di Electro è nel lavoro di selezione e di missaggio dei brani da parte della storica formazione Krisma, fondata a Milano nel 1976 da Maurizio Arcieri e Christina Moser, e che dell'Italia fu pioniere del suono cyber-punk e techno-pop: Synt e basi sincopate, vocalismi freddo/infuocati con cui ottennero riconoscimenti a livello mondiale mettendo a frutto l'eredità di Kraftwerk, Can, Silver Apples.
Electro contiene per un terzo della propria durata alcuni sorprendenti brani che hanno eletto Krisma tra i fondatori di quel particolare impasto di movenze nevrotiche e cadenze sensual-robotiche che hanno ereditato oggi primi attori quali Trans-Am, Salaryman, Add N To X, Replikants, Vive La Fete, Miss Kittin: in questo senso vanno intese le intuizioni di un capolavoro come black silk stocking, o cathode mamma, lover, r.rock, many kisses. Tutte composizioni originali e inedite su compact disc, decisamente in anticipo sui tempi e sorprendente testimonianza di una forma non scalfibile, costantemente di moda.

Oltre a celebri brani di Valvola come teenage power e l'incantevole plug-in city universe (prodotta assieme al francese Electronicat, alias Fred Bigot, pupillo di Tim Gane e Depeche Mode), sorprende Kitbuilders, duo di Colonia che si contamina di astrattismi Devo-Chris & Cosey la propria tela concettuale, oppure le coordinate drum'n'pop del norvegese di belle speranze Pasan; o il remix groovey di Astro Black Stereo di una gemma del repertorio di Micromars dal nome t-luminescent, o warp warp di Valvola con Electronic Tomato, intrisa di eterei, sinuosi e birichini vocalizzi della interprete jappo lolita.
(2003)

 

AA.VV.- Escalator Records, Tokyo (1999)

La label tedesca Bungalow si è specializzata nel recupero di sonorità tradizionalmente lounge rilette e interpretate con la sensibilità e l' urgenza di alcuni validi gruppi contemporanei.
Questa ennesima, riuscita raccolta di brani offre un altro sguardo en passant alla scena jap-pop ed irrobustisce efficacemente quanto già espresso dalle doppie raccolte della serie "Sushi" negli anni precedenti.
Una sequenza di brani forsennata, calda e sognante, di sorprendente armonia ed elevata continuità; si ascoltino a proposito gli interventi di Cubismo Grafico e Losfeld, che fantasticando e vaneggiando arrivano a toccare vette che apparivano irraggiungibili.
(nov. 2001)


AA.VV. - Free Design Now Sound Redesigned (Light In The Attic Records, 2005)

“Redesigned” è un atto d'amore che sa esprimersi tra omaggio riguardoso e divagazioni disinvolte, in libertà.
Non è solito cogliere una serie di prestigiosi autori d'emisfero "indie" rivisitare alcuni brani di punta di uno dei cinque, dieci gruppi eccellenti della storia del pop.

Il non prendersi sul serio era usanza dei Free Design di Chris Dedrick e fratelli, così come il proporre, nei propri album, numerose riletture di classici altrui (Beatles, Bacharach, Laura Nyro, Simon & Garfunkel...), che scortassero, per così dire, le canzoni originali, belle da imbarazzare.
Dunque, ecco il pretesto e la giustificazione per uno stravagante e notevole progetto di rivisitazione come questo. Una rilettura dicevamo, che è anche trasfigurazione libera, possibilità di esprimere il peculiare, far coagire poeticamente elementi propri e originari compiendo i propositi di base (“of bringing the Free Design's music into the 21st century”).

Ritroviamo alcuni brani, già nell'Ep battistrada "Redesigned - The remix EP Vol.1" di cui ci occupammo qualche tempo fa, come ad esempio il Sebastiano Chris Geddes su “2002 a hit song”, o Peanut Butter Wolf (l'ideatore di questo progetto col benestare di Light In The Attic Records) che sommerge “Umbrellas” in una morbosa placenta funky '70's e Madlib alle prese con “where do I go”.

Altrove, incantano ancora una volta Stereolab ed High Llamas su “Harve Daley Hix”, nuova intestazione, inequivocabilmente Tim Gane, per “The proper ornaments” (di cui compare, nel mezzo, l'inconfondibile refrain). Essi incantano con la propria inconsueta abilità nell'arte remix (li si ricorderà alle prese col repertorio dei Pastels su “Illuminati”, o negli auto-remix di “Lollo Rosso” effettuati assieme a Jim O'Rourke, Schneider TM e altri).
Un'arte personalissima, demiurga, talento di palesare e far brillare in magico soffio vitale complessi organismi spacepop elettronico.

Il feticista del gruppo di Tim Gane e Laetitia Sadier dovrà dunque acquistare anche questo disco, e lo farà di buon grado, potendo imbattersi in un'altra meraviglia di rilettura come “I Found Love” ad opera di Styrofoam (electronics) e Sarah Shannon (canto): il genietto di Morr carica l'ambiente di utopie fuzzpop esaltando, ringiovanendo d'immenso, un brano già capolavoro di suo.

Se rincresce un po' il potenziale sprecato per “Blowin' Bubbles”, qui semplice divertito montaggio, togliamo il cappello dinnanzi alla maturità e alla dolce, fatale lucentezza dell'arte neoclassicista di Mellow su “Kites Are Fun” (già nell'Ep menzionato): un'angoscia immersa in loop, placenta elettronica insinuante in cui si recupera il sentimento nostalgico e malinconico del memoriale di Dedrick.

Intrattiene piacevolmente, più in là, la deriva hip-hop di DJ Dangermouse e Murs che ribattezzano “To A Black Boy” beats del DJ e recitato rap di Murs in primo piano …“about a recent Georgia court case in which an African-American teenager was charged with rape for having consensual sex with his Caucasian girlfriend” (Thomas Inskeep), con una melodia originale avvertita in lontananza.

Poi è il turno di Super Furry Animals, i quali nuovamente incensano l'altare di “The Proper Ornaments”, una delle più alte testimonianze del genio dei Free Design e prestabile a qualsivoglia manipolazione. Tra clavicembalo e keyboards il gruppo di Rhys è a completo agio, in effetti non inconsueto all'arte del remix, si ricorderà un tormentone come “The man don't give a fuck” costruita dai gallesi su un un inserto di Steely Dan.
Giunti in calce, a Caribou s'affida la chiusura del disco: questa “Dorian Benediction” si fa mondo a sè, pare un'emanazione del suo recente lavoro space-psychedelico “The Milk of Human Kindness”. L'ascoltatore vede comporsi innanzi a sè una fascinosa Arcadia, pulsante e trasognata, tra effetti, field recordings, rifrazioni, tremoli di laptop.

"Free Design Now Sound Redesigned" è in sintesi una raccolta fantasiosa ed equilibrata come non ne ricordiamo, amorevole ma affrancata quanto basta, la cui diffusa qualità fa onore ai propri assistiti.

 

AA.VV. - Ragazza Pop (2003)

Ragazza Pop, oltre a intitolare questa raccolta, è il nome di un nuovo progetto, una “label pop” al femminile patrocinata dai Valvola, che assumono la direzione artistica del progetto.
Il proposito è mostrare, valorizzare interpreti femminili nel panorama pop-wave che, autenticamente, non interpretano altri ruoli al di fuori di se stesse. Il proposito è diffondere un genere come il pop mai abbastanza conosciuto in Italia, possibilmente anche tra il gentil sesso a cui è stato dedicato questo pensiero; attraverso gruppi noti o decisamente meno, mostrando la multiforme ricchezza in cui si mostra l'universo femminile, le differenze che dispone per approcciare alla musica popolare. Ognuna delle differenti vesti esalta lo spirito e l'indipendenza.
All'interno di Ragazza Pop sono più di venti brani molti dei quali inediti oppure vere chicche da collezione, a volte temporalmente distanti ma idealmente allacciati assieme nel proposito, attraverso frammenti di dialogo come un'opera concept visivo-sonora.
A impreziosire, come in altri progetti targati S.H.A.D.O., contribuisce una partecipazione “eccellente”, un'istituzione come Moe Tucker, la batterista dei Velvet Underground, che assiste con tre brani: I wanna, un energico brano personale eseguito dal vivo. Poi una sorprendente will you still love me tomorrow che già varrebbe da sola l'ascolto di questa raccolta. Realizzata in stile Phil Spector con vocalismi struggenti e dolcemente nostalgici che omaggiano da vicino le grandi chanteuses dei '60, in particolare Shirelles e Ronettes, questa versione è non meno che da brividi.
La dichiarazione di affetto a Spector è poi lampante nell'altra gemma to know him is to love him, scritta da lui stesso. Poi, le due ragazze dei Ladybug Transistor, un gruppo pop-wave di Brooklyn alla ribalta negli ultimi anni con due capolavori come Beverley Atonale e The Arbemarle Sound. Qui propongono l'inedita her words hang in the air, una perla colma di reminiscenze beat, che conferma il grande stato di forma.
Sullo stesso filone anche Aislers Set con hey lover, un tributo senza tempo al souno inimitabile delle band californiane degli anni cinquanta sessanta. Mirah, che incide per K records, autrice del recente Advisory Committee, contribuisce con l'aiuto di amici come Phil Elvrum con don't, che testimonia in maniera lampante il suo prematuro, istintivo talento.
La passerella prosegue con uno sguardo all'europa, ed ecco le Die Moulinettes, il cui ultimo Lp Alfa Bravo Charlie è già entrato negli annali del pop.
Questa loro inedita liebe auf dem land giustifica e rinnova quegli entusiasmi…. Gli stessi che d'altronde proviamo per April March, ormai affermata, sensibile, devota interprete pop dopo gli esordi punk-wave.
O anche, Shermans, e Souvenir, non più promesse ma certezze per il genere pop. I loro brani miscelano sapientemente differenti sensibilità, languori europei e premure statunitensi.
Uno sguardo poi al female-pop giapponese, con le ospiti Plus-Tech Squeeze Box con una calorosa song che amalgama d'n'b jazzy che riprende ed estende gli stilemi della scena di Shibuya, Pizzicato Five e Fantastic Plastic machine, o le appassionate Three Berry Icecream con la bellissima fine day.
Gli stessi Valvola partecipano al progetto assegnando al trio parigino dei Cocosuma un loro successo groovy pop soul flashing light-some girls like to disco, che l'attraente voce dell'interprete Jen H.Ka trasfigura, caricando l'atmosfera di seducenti insinuazioni. (2003)

Av - Vida Burguesa (Siesta, 2005)
In riferimento al sito di Siesta, label ispanica specializzata in riletture lounge pop nonchè in stampe e ristampe illustri, le raccolte che presentiamo fanno parte di una nuova “elitaria” serie, dedita alle “vite celebri” (How is the bourgeois life of a Spaniard? Please come and see).
“Así, una dieta musical predominantemente simple y nutritiva satisfará el hambre. Le aseguramos que este álbum le proporcionará una morada y un cierto bienestar físico…”

Vida Burguesa è la prima di una nuova trilogia chiamata “Vidas Célebres”, che segue e si confà alle rivelazioni sui temi jet-set o del viaggio..
Ad animare la scena nuovi personaggi dell'emisfero Siesta, autori noti come Las Escarlatinas o Rita Calypso (già primadonna nell'eccellente “Apocalypso”, nel recente “Sicalyptico” e star della “Travel trilogy” di Siesta) o le novità Lunetta Serena e Basilisco.

La musica si accende e distende su note e liriche “Let's keep it friendly, no complications”: già si è immersi in uno squisito emisfero parallelo fatto di standard pop, di evergreen bossa di fogge melodiose perfette impeccabili.

Se Las Escarlatinas affondano il colpo, a caldo, con una mirabile “acercándome a ti”, la sempre più e funambolesca Rita Calypso stupisce in due partecipate, istrioniche performance in lingua brasiliana prima -“vida burguesa”- ed italiana poi - la toccante “oltre l'acqua del fiume”-.

Prima ancora aveva introdotto Lunetta Serena, col pregevole semistrumentale tema “la bambola”, che ricorda le direzioni del nostrano maestro Bruno Nicolai, mentre Mardi Silhouette delizia cimentandosi in una breve rilettura di “herr rossi”, noto personaggio di Bruno Bozzetto. “A place to hide away” di Bathing Beauty sfiora, poi, la meraviglia, come anche l'emotività in frequenze verdeoro, colata da “siléncio do amor” eseguita da Ramón Leal.

Non sarebbero potuti mancare all'appello un gruppo di strumentali d'atmosfera (abbondante atmosfera…), come “l'ultimo” o “la terrificante notte del demonio” a cura di Basilisco, o “tema para martín” interpretata nuovamente da Lunetta Serena, una delle più recenti e stimolanti scoperte degli Humbert Humbert casigliani di Siesta.

Come spesso avviene, a solleticare, a far benvolere queste raccolte -il cui concept è evidentemente poco più d'un pretesto- è l'estrema piacevolezza della scaletta, il puntuale, supremo gusto d'arrangiamento, spartito tra emulazioni retrò e suggestioni di novità; garanti due produttori del calibro di Ramón Leal e Mateo Guiscafré, eruditi dell'universo pop anni '60 e '70 come pochi altri oggi.  (novembre, 2005)