IL MERAVIGLIOSO TUBETTO

 

ROBERTO

Porto Roberto al mare, con la macchina di mio padre. Lui è più saggio di Riccardo. Non c'è un segno, non un segno dell'eroina nel suo volto. Si farà solo due volte al giorno, mi ha promesso, mattina e sera. Solo dei piccoli tiramisu, per non sentire l'astinenza. Mattina e sera così non dovremo interrompere la giornata. Roberto vuole andare da Camogli a San Fruttuoso con una barca a remi. Saranno venti chilometri. Il traghetto ci mette quaranta minuti... Non c'è verso di dissuaderlo, così gli faccio promettere che faremo a metà. Naturalmente inizio a remare. Dopo venti minuti siamo poco lontani dalla costa, sono già stanco. Dopo quaranta minuti Roberto è in crisi di astinenza. Vuole tornare indietro. Deve farsi. Non può remare, deve farsi. Non può tenere neanche uno dei remi. Così remo io. Tornando ci impiego un'ora e mezza. Saltiamo in macchina, mi tolgo la maglietta, guardo le braccia. I bicipiti stanno esplodendo. Bello, penso. Ci avviamo verso l'interno, sulle colline, prendo una strada sterrata che ci porta davanti ad un piccolo cimitero, uno spiazzo di terra battuta con dei cespugli qua e là. Roberto si mette dietro, sui sedili posteriori. 

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Roberto ti maledico!

Io non mi sono mai fatto, e non sono nemmeno frocio.