Scheda bibliografica:

Martin Buber
SENTIERI IN UTOPIA

(ed. Comunita', Milano 1981)


1.
Alla base delle utopie vi e' il desiderio del giusto che si contrappone al dolore e alla critica per la situazione presente (pag.16); l'Autore distingue l'utopia dall'escatologia messianica (pag.17):

UTOPIA

ESCATOLOGIA

spazio perfetto

tempo perfetto

volonta' umana

volonta' divina

vita attiva

vita contemplativa

filosofia

profezia


L'utopia puo' essere sociale ma anche tecnica (pag.18), l'escatologia puo' contenere proclami ed appelli e talvolta ha assunto il carattere della profezia apocalittica (marxismo, la cui utopia e' post-rivoluzionaria al contrario degli utopisti che sono pre-rivoluzionari, pag.19).

2.
Il contenuto comunitario definisce la struttura di una societa' ed e' alla base del socialismo utopistico (pagg.23-24); l'Autore individua tre coppie: Saint-Simon/Fourier, Owen/Proudhon, Kropotkin/Landauer (pag.26). Proudhon intende riorganizzare la societa' in forma mutualistica e l'umanita' come federazione di federazioni (pagg.41-44).
Le rivoluzioni ottengono risultati opposti a quelli desiderati e permettono la nascita non del nuovo ma solo di cio' che e' gia' stato concepito nella societa' prerivoluzionaria (pag.57); l'essenza del processo prerivoluzionario, secondo l'Autore, e' la formazione di cooperative e comuni cui la rivoluzione dovra' dare i poteri necessari (pag.106).
Il socialismo e' una unione intercomunitaria (una confederazione di federazioni delle comunita' di luogo, aziendali, elettorali, pagg.153-154) che non e' determinata mai in modo definitivo o schematico ("nella vita dell'uomo e della collettivita' umana la retta fra due punti puo' rivelarsi la linea piu' lunga", pag.63) ed e' caratterizzata da acrazia (assenza di dominio ma non assenza di governo, pag.56; la direzione non divenga dominio, pag.124).
Il socialismo e' sempre qualcosa di relativo in rapporto alle condizioni date, "e' il divenire della comunita' nel genere umano" (pag.71), e' la trasformazione della societa' in comunita' (pag.81).
Non possiamo sapere come sara' il socialismo nel futuro, ma dobbiamo sapere come vogliamo che si presenti (pag.135) perche' "non e' lecito definire utopistico qualcosa in cui non abbiamo ancora messo alla prova la nostra forza" (pag.15).

3.
L'Autore identifica il rapporto statale come una forma di relazione fra gli individui (pag.59); il superamento dello Stato e' possibile solo sostituendone la forma relazionale.
Per Buber Stato e comunita' non sono incompatibili: bisogna valutare periodo per periodo quanto Stato e' indispensabile e quanta liberta' comunitaria e' ammissibile (pag.123); l'atteggiamento socialista e' per il decentramento, il federalismo e l'autonomia, con la consapevolezza che in taluni momenti e' necessaria la direzione centralizzata, ma mai viceversa (pag.129).
Sulla distinzione che l'Autore propone fra principio politico e principio sociale, si vedano anche gli argomenti filosofici sulla politica in questo sito.

4.
La cooperativa come impresa economica deve essere completa (di produzione e di consumo, pag.86 e 96) ed associata al federalismo (massimo decentramento delle funzioni statali trasformando in amministrative tutte quelle che rimangono accentrate, pag.113).
L'egoismo collettivo, nelle cooperative puo' sostituire l'egoismo individuale (pag.89; isolamento fra le cooperative e dalla societa', pag.90). Una forte presenza dello Stato esclude lo sviluppo delle cooperative (pag.144).

5.
La comunanza di vita non puo' fondarsi solo sulla comunanza di opinioni, servono legami piu' profondi che derivano dalla vita comunitaria (pag.89 e pag.152: "sentire la propria casa come una cameretta in un edificio piu' grande ed esteso, in cui egli si trova a suo agio...").
La vita comunitaria non si fonda su individui che si frequentano di continuo, ma su compagni "aperti e pronti l'uno per l'altro" (pag.157). L'idea comunitaria non e' realizzabile in un unico modo valido universalmente, "non deve soddisfare un concetto, bensi' una situazione" (pag.168).
La rappresentanza troppo estesa, secondo l'Autore, impoverisce la vita comunitaria (pag.167), la quale consiste invece soprattutto nel curarsi attivamente degli affari comuni.
Ogni comunita' e' tale perche' ha un centro, che e' terreno e sociale (pag.169); una comunita' puo' rinascere, non restaurarsi (pag.170). Una collettivita' organica e' composta non da individui ma da picole e piccolissime comunita' (pag.171).


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