Scheda bibliografica:

John Rawls
UNA TEORIA DELLA GIUSTIZIA

(ed. Feltrinelli, Milano 1982)


1.
Nel 1971 John Rawls pubblica A Theory of Justice, un libro giudicato da piu' parti come uno dei piu' importanti lavori filosofici del XX secolo. L'intento dell'Autore e' delineare i principi fondamentali di una societa' giusta, una societa' bene-ordinata nella quale i benefici e gli oneri siano distribuiti equamente fra gli individui e nella quale ciascuno vorrebbe vivere, nell'ipotesi che gli fosse accordata una simile possibilita' di scelta.
La giustizia e' infatti, secondo Rawls, il primo requisito delle istituzioni sociali e delle leggi (pag.21); la concezione della giustizia e' pero' solo una parte di un piu' complesso sistema etico, che comprende anche altre relazioni morali, con le persone e con la natura (pag.32 e pag.418).
Una societa' bene-ordinata implica una concezione pubblica di giustizia: i principi di giustizia devono essere pubblici (ciascuno ne e' a conoscenza, pag.31), generali (pag.121), universali (pag.122), definitivi (pag.124) e devono imporre un ordinamento transitivo alle pretese in conflitto (pag.123); cio' che e' giusto o ingiusto non e' posto in discussione dopo la scelta iniziale (pag.22). Altri problemi sociali fondamentali, evidenzia Rawls, sono la coordinazione, l'efficienza (pag.71), la stabilita' (pag.23; il concetto di stabilita' relativa e' a pag.406) e sono tutti influenzati dalla concezione della giustizia; una societa' e le sue strutture possono essere infatti giuste/ingiuste ma anche efficienti/inefficienti, liberali/illiberali, ecc.: e' l'ideale sociale che li riunisce tutti sullo sfondo di una visione del mondo (pagg.24-26).

2.
Lo stratagemma che Rawls impiega per individuare i principi fondamentali che regolano una societa' giusta e' astratto, ma convincente: supponete, egli argomenta, di non conoscere la vostra posizione nella societa', di non sapere, cioe', se siete operai o imprenditori, ricchi o poveri, intelligenti o stupidi; non sapete neppure se siete uomini o donne, padri o figli oppure nonni. Non sapete nulla, cioe', della vostra situazione particolare ma siete a conoscenza solo di fatti generali, e cioe' dei vari principi che possono regolare una qualsiasi societa': principi di utilita', efficienza, egoismo, liberta', eguaglianza, ecc. Quali principi scegliereste per regolare la societa' nella quale vorreste vivere?
La decisione (intesa come scelta razionale, pag.32) dovrebbe essere presa in quella che Rawls chiama la posizione originaria, una sequenza di accordi ipotetici (pag.29; l'elenco degli elementi della situazione iniziale e' a pagg.132-133) nella quale ciascun individuo deve compiere la scelta dei principi fondamentali sulla base di una restrizione dell'informazione, cioe' di una limitazione in cio' che egli puo' o non puo' conoscere; egli decide percio' sotto un velo di ignoranza (pagg.28-125-140; equiprobabilita', pagg.150-152) perche' ignora il proprio status sociale e i ruoli che occupa nella societa' (non sa chi e', che mestiere fa, che titoli di studio possiede, quanto denaro ha: non sa nulla di se'), in condizioni di obiettivita' (condivisione dei punti di vista, pag.422) e di contemporaneita' (considera i suoi genitori, nonni, bisnonni, figli, nipoti e pronipoti come se fossero suoi contemporanei, e quindi rinuncia a principi che potrebbero in qualche modo favorire la sua particolare generazione, anche perche' non sa quale questa sia, nel senso che potrebbe egli stesso essere un "nonno" o un "pronipote") e, infine, e' indifferente alle situazioni particolari degli altri (non soffre di invidia, pag.131 e pag.434).
Quali principi scegliereste voi, con un simile vuoto di memoria? Potreste essere la persona piu' ricca del mondo, e allora scegliereste quei principi che possono tutelare meglio le vostre ricchezze, ma se foste la piu' povera? Potreste essere un genio, ma se foste uno stupido? Potreste essere sano, ma se foste malato? Potreste vivere oggi in Occidente e cosi' approfittare della grande ricchezza a vostra disposizione, ma se doveste ancora nascere e scoprire, una volta giunto al mondo, che il vostro bisnonno vi ha gia' consumato tutto, esaurendo le risorse energetiche, inquinando l'ambiente, ecc.?
Per scegliere correttamente i principi di una societa' giusta, secondo Rawls, e' allora necessario porsi dal punto di vista della persona meno avvantaggiata, dal punto di vista di chi ha meno, piuttosto che da quello di chi, per fortuna (provenendo da una famiglia e da una societa' gia' ricche), o per natura (talento, efficienza, ecc.), o per altre cause ancora (disonesta'), ha avuto di piu' (pag.30).
Esiste un criterio di scelta che ci permette di raggiungere l'obiettivo: la regola del maximin (maximum minimorum, pag.138); essa consiste nell'ottenere il maggior risultato utile dalla peggiore situazione possibile. Ora, secondo Rawls, esistono due soli principi che possono condurre ad un simile risultato, e cioe' il principio di liberta' e quello di uguaglianza, opportunamente riformulato.

3.
Il primo principio di una societa' giusta, sostiene Rawls, e' quello che prescrive la piu' ampia liberta' per tutti: "Ogni persona ha un eguale diritto al piu' ampio sistema totale di eguali liberta' fondamentali compatibilmente con un simile sistema di liberta' per tutti" (pag.255). Limitazioni al principio di liberta' sono consentite, date le particolari situazioni storico-sociali che possono verificarsi in ogni societa' reale, a patto che non colpiscano particolari gruppi o settori della societa': ammettere che alcune persone possano avere maggiori liberta' di altre significherebbe, infatti, giustificare una societa' divisa in liberi e meno liberi, cioe' una societa' schiavista, razzista o etnocentrica, che non sarebbe certamente una societa' giusta. Nella posizione originaria, osserva l'Autore, le dottrine razziste non solo sono ingiuste, ma sono anche irrazionali (pag.135).
Le varie forme di liberta' (politica, religiosa, ecc.) hanno, nella teoria di Rawls, la priorita' assoluta rispetto ad ogni altro principio morale: non sono percio' ammesse riduzioni di liberta' in cambio di una maggiore uguaglianza, o di maggiore efficienza economica, neppure in cambio di maggiore benessere. L'equa liberta' e' , secondo Rawls, il bene piu' prezioso di una societa' giusta, e non e' percio' mercanteggiabile, quale che sia il corrispettivo offerto; il valore della liberta', osserva pero' l'Autore, non e' uguale per tutti (pag.178).

4.
Dopo il principio di liberta', Rawls pone quello di uguaglianza, che riformula come principio di differenza: esso stabilisce che sono ammesse solo quelle disuguaglianze che si risolvono a favore dei meno avvantaggiati. Supponiamo, ad esempio, di trovarci in una societa' nella quale vige un'uguaglianza sociale perfetta: tutti hanno le stesse mansioni lavorative e tutti sono retribuiti in modo uguale; alcuni, pero', sono piu' dotati di altri e, in una societa' diversa, potrebbero guadagnare di piu' facendo un lavoro diverso. In quest'ultima societa', nella quale esiste disuguaglianza di mansioni e di retribuzioni (vi sono ingegneri ed operai, stipendi e salari), la quantita' totale di beni prodotti e' maggiore e la fatica di produrli minore, grazie a nuove tecniche (divisione del lavoro, automazione, economie di scala, ecc.). Risultato: nella societa' disuguale gli ingegneri guadagnano di piu' degli operai, ma gli operai guadagnano anch'essi di piu' (e lavorano meno) degli operai nella societa' perfettamente egualitaria; si tratta, percio', di una disuguaglianza che torna a loro vantaggio e che quindi e' giustificabile (puo' esistere in una societa' giusta).
Rawls prescrive poi che l'equa opportunita' di accedere alle varie cariche sociali sia prioritaria rispetto alle ineguaglianze consentite dalla societa', e che violazioni nell'eguaglianza di opportunita' sono ammesse soltanto se accrescono le opportunita' di coloro che ne hanno di meno. Concezione generale della societa' giusta e' dunque che "tutti i beni sociali principali - liberta' e opportunita', reddito e ricchezza, e le basi per il rispetto di se' - devono essere distribuiti in modo eguale, a meno che una distribuzione ineguale di uno o piu' di questi beni non vada a vantaggio dei meno avvantaggiati" (pagg.255-256).
I beni sociali principali sono una premessa alla scelta dei principi di giustizia (pag.357), e consistono nel rispetto di se' (pag.362), in "diritti e liberta', opportunita' e poteri, reddito e ricchezza" (pag.91); gli individui sono cittadini collocati a diversi livelli di benessere (pag.94), i gruppi meno favoriti si collocano sotto la media nella disponibilita' dei beni sociali primari.
Chi ha diritto ad una giustizia eguale sono le persone morali, definite a pag.412 come dotate di senso di giustizia e di una propria concezione del bene che viene espressa da ciascuno con un proprio piano razionale di vita (pag.456); gli esseri umani sono disuguali (pag.414), l'educazione morale "e' educazione all'autonomia" (pag.421), liberta'/autonomia e obiettivita'/ragione sono compatibili fra loro (p.421), il "fine" e' lo sviluppo delle potenzialita' di ciascun individuo (p.427).

5.
La distribuzione di reddito e ricchezza determinata da abilita' e talenti (concezione liberale) e' moralmente arbitraria (pag.76); l'eguaglianza democratica combina invece il principio dell'equa eguaglianza di opportunita' col principio di differenza, facendo preferire le soluzioni che migliorano chi sta peggio (pag.77). I principi di differenza e di efficienza sono compatibili fra loro: far stare meglio chi sta peggio senza far stare peggio gli altri (pag.80); la giustizia ha comunque la priorita' rispetto all'efficienza (pag.81). Il principio di differenza lessicale e' analizzato a pag.83 e rende superflui i confronti interpersonali (bastano i giudizi ordinali, pag.90); il principio di perfezione e' discusso a pag.272 e seguenti.
Le ineguaglianze immeritate (per doti naturali o posizioni sociali, sesso, razza, cultura) devono essere compensate (principio di riparazione, pagg.96-97), l'arbitrarieta' delle distribuzioni naturali non e' giusta ne' ingiusta, ma lo diviene quando viene incorporata nella struttura fondamentale della societa' (pag.99); le maggiori capacita' sono doti sociali utilizzabili per il vantaggio comune, il principio di differenza incorpora la diversita' e il merito (pag.103).
Riepilogando (pagg.101-102):

liberta' = primo principio di giustizia
eguaglianza = equa opportunita'
fraternita' = principio di differenza

6.
Le dottrine filosofiche e religiose, le arti e le scienze sono al di fuori delle competenze di uno Stato, definite da una costituzione giusta (pagg.184-185); la liberta' di coscienza e' imprescrittibile (pag.189) e, se la costituzione e' sicura e non vi sono rischi considerevoli, secondo l'Autore non si puo' negare la liberta' agli intolleranti in quanto, per un principio psicologico, chi beneficia di una costituzione giusta tendera' col tempo ad esservi fedele (pag.190, pagg.404-410). Il principio di liberta' "conduce a quello di responsabilita' "(pag.208); il problema del free-rider e delle esternalita' e' analizzato a pagg.228-229 (gli intolleranti come free-riders a pag.322), il sistema di mercato a pagg.231-232; le convinzioni della maggioranza a pag.370.
I principi di giustizia sono incondizionati e si distinguono dagli atti leciti, che siamo liberi di compiere oppure no (lo schema e' a pag.104 del libro); fra questi ultimi vi sono le azioni supererogatorie che possono comportare un costo personale considerevole (atti di eroismo, sacrificio, benevolenza, pieta', pag.110; amore per l'umanita', pag.168, pag.390 e seguenti).

7.
Le circostanze di giustizia sono le "condizioni di sfondo" (pag.118) che rendono necessari principi di giustizia e che l'Autore distingue in:
- oggettive: vicinanza spaziale e temporale, scarsita' moderata di risorse;
- soggettive: piani di vita individuali che originano scopi diversi e pretese conflittuali (pag.166), disinteresse reciproco, circostanze di paura reciproca (pag.282); il disinteresse reciproco evita che nella posizione originaria i principi di giustizia dipendano da condizioni forti (legami estesi, sentimenti, pag.120; desideri e convinzioni, pag.301).
La societa' giusta non necessita di notevoli ricchezze (pag.246), il diritto penale in essa e' superfluo (pag.265); le societa' reali sono quasi-giuste (pag.320).
I principi di giustizia scelti nella posizione originaria corrispondono al nostro senso di giustizia, ai nostri giudizi ponderati (equilibrio riflessivo, pag.56); concezioni alternative fra loro sono basate su equita', utilita', perfezione: la giustizia come equita', secondo Rawls, "ci avvicina a un ideale filosofico" (pag.57).
Altre considerazioni sul libro di Rawls sono in questo sito negli argomenti filosofici sul metodo.

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