Scheda bibliografica:

John Kenneth Galbraith
L'ETA' DELL'INCERTEZZA

(Milano 1977)


1. La politica va intesa come arte del possibile: saper separare l'importante dal periferico e concentrarsi sull'importante. La difficolta' dei problemi, secondo l'Autore, non e' conoscerne le soluzioni (perche' sono note) ma affrontarli: affrontare i problemi richiede impegno spesso senza possibilita' di compromessi, dilazioni, convenienze politiche; fare un uso pragmatico delle idee senza lasciarvisi imprigionare significa che niente in via di principio e' buono o cattivo, il banco di prova e' se funziona o aiuta la gente a funzionare.
Problemi estremamente grandi e complessi (es. l'olocausto nucleare) si caratterizzano per l'indifferenza collettiva.
L'educazione democratica impone di contrastare chi contrasta l'interesse generale, la democraticita' del processo di governo riduce i pericoli e la debolezza dello stato moderno. Regola generale: chi ha una posizione ufficiale, per quanto prestigiosa, non ha diritto al dissenso.
Si considerano giuste le idee che servono all' interesse costituito: proteggere cio' che si ha e giustificare cio' che si vuole avere.
La politica puo' allora essere:
a) della gente, attraverso il rafforzamento del potere legislativo (e del potere di informare accompagnato dalla reazione pubblica conseguente) e la partecipazione diretta (referendum, elezioni, petizioni, ecc.);
b) dei leaders, ed implica un indebolimento del potere legislativo.
La democrazia come spettacolo porta alla demagogia ed e' una patologia; la furfanteria non e' che la riproduzione di frodi piu' antiche (i metodi sono tutti noti).

2. La seconda guerra mondiale fu in realta', secondo l'Autore, l'ultima battaglia della grande guerra. Le guerre hanno motivazioni quali: l'imperativo territoriale (societa' prevalentemente agricole), la paura di essere invasi (le crociate, e' meglio combattere oggi qui che domani in casa nostra), la non intelligenza dei governanti (potere ereditario).
I privilegiati rischieranno sempre la loro distruzione piuttosto che rinunciare ad una parte dei loro privilegi materiali. Lo spirito rivoluzionario si sviluppa in assenza di riforme; l'Autore individua tre condizioni per una rivoluzione:
a) leaders risoluti che hanno tutto da guadagnare e niente da perdere;
b) capi disciplinati che eseguono e accettano gli ordini senza discutere;
c) l'altra parte in causa deve essere debole: cosi' e' stato per l'indipendenza del Sud America dalla Spagna, per la rivoluzione francese, quella russa, quella cinese.
La primissima manifestazione di una societa' senza classi, secondo Galbraith, e' la scomparsa della classe dei domestici.
Potere e reddito scorrono nello stesso asse ma in direzioni opposte: il potere scende dalle classi superioni a quelle medie fino alle inferiori, mentre il reddito sale dalle inferiori alle superiori. Il prestigio nel secolo XIX (e la relativa scalata sociale) partiva dalla ricchezza industriale per arrivare a quella terriera fino alla nobilta'; il prestigio nel XX secolo (e la scalata sociale) parte invece dalla ricchezza materiale passando per le professioni di attori, artisti, giornalisti fino ad arrivare ai politici.
La poverta' dipende da un rapporto sbagliato fra la terra e gli uomini; per spezzare l'equilibrio di poverta' occorre:
- fornire piu' terra (o piu' acqua e fertilizzanti);
- alterare il diritto al possesso della terra;
- emigrare (volontariamente o coattivamente) per redistribuire la popolazione: questa e' l'unica soluzione che non richiede di avere un minimo di terra sufficiente.
L'incremento della popolazione dipende dalla poverta': i poveri non hanno un livello di vita da proteggere, non conoscono o non possono pagare i contraccettivi, il rapporto sessuale e' l'unico loro svago. La poverta' produce scarsa efficienza dei governi e vulnerabilita' politica, perche' i governi stessi devono assumere la responsabilita' della miseria, che non alleviabile senza mezzi economici.

3.
Le societa' industriali altamente organizzate tendono a convergere perche' le economie di scala imprimono il loro stampo alla societa'.
La corporation moderna e' in simbiosi con lo stato moderno (potere e profitti entrambi condivisi), simbiosi accresciuta anche dalla partecipazione di dirigenti industriali a cariche di governo. La corporation e' un'estensione dello Stato moderno, e' parte integrante dei piu' vasti dispositivi da cui siamo governati; con la pubblicita', essa crea consumi indotti, una realta' che si contrappone al mito (o alibi) della corporation burattino in balia del mercato e servitore inerme del consumatore. Il mito, in materia di corporation, dice che il potere discende dagli azionisti ai directors (il consiglio di amministrazione) e da questi ai managers; la realta' e' che il potere e' circolare, sale dai managers ai directors ed in minor misura scende dagli azionisti ai directors. L'omogeneita' dei paesi industriali (che permette federazioni come, ad esempio, la stessa Comunita' Europea) dipende dalle corporations ed e' riscontrabile  nella stessa omogeneita' dei dirigenti aziendali a livello internazionale.
Il potere societario aziendale e' circolare: il primo anello (il piu' interno) comprende l'alta direzione (presidente, vicepresidenti esecutivi e finanziari, assistenti direttori dei vicepresidenti, controllori, tesoriere, avvocato), il secondo anello i dirigenti delle societa' nazionali ed estere; entrambi gli anelli derivano il loro potere societario aziendale dalla posizione. Il terzo anello deriva invece il potere societario dalle cognizioni e comprende periti industriali, ingegneri, scienziati, direttori vendite, specialisti pubblicitari, addetti alle relazioni, designers e modellisti, avvocati, ragionieri, economisti, tecnici dei calcolatori. Gli ultimi due anelli derivano il loro potere societario dal numero e dalle organizzazioni sindacali: il quarto anello comprende segretari, impiegati e dattilografi, il quinto anello (il piu' esterno del potere societario) comprende gli operai.
La maggiore tendenza della moderna corporation e' quella di autosocializzarsi, rendendo se stessa socialmente indispensabile e portando via tutto il potere ai proprietari. Gli azionisti sono gia' ora privi di potere e di funzione, e potrebbero essere liquidati, secondo l'Autore, con un pagamento in obbligazioni; dividendi e utili del capitale potrebbero essere maturati a favore del pubblico, i managers sottoposti ad un consiglio di controllori contabili pubblici che attuino leggi e regolamenti, riferiscano su questioni di pubblico interesse e mantengano onesto il management.

4.
La citta' post-industriale, la metropoli, comprende varie citta' al suo interno:
- la citta' politica, estensione della dimora di un governante, caratterizzata da stile unitario, simmetria, monumenti eretti al dispotismo di tempi andati e che richiamano turisti;
- la citta' mercantile, caratterizzata da unitarieta' di gusto e sensibilita' allo stile dominante nella propria epoca (il prestigio del mercante era proporzionale alla qualita' ed allo stile della propria casa);
- la citta' industriale, di stile non unitario (eredita' estetica del capitalismo liberale), brutta ma funzionale per economicita' di costi, migliore in Europa che negli Stati Uniti; sua variante e' la citta' aziendale, sgraziata ed economica, progettata, impiantata ed amministrata dall'industria stessa.
- Infine il campo (il "bivacco"), quartieri periferici dove abitare, oasi divise secondo varie categorie (classismo).
Due sono le immagini di come si crede debba essere una citta':
- la citta' politica, ritenendo che il governo abbia uno speciale diritto alla grandiosita' architettonica ed urbana (la moderna capitale pianificata: Washington, Nuova Delhi, Camberra, Brasilia, Islamabad, ecc.);
- la citta' mercantile, il cui splendore deriva dall'eleganza dei principali negozi, vie di traffico e quartieri; i centri acquisti si distinguono non per la loro funzionalita' ma per dimensioni, sfarzo, visibile costosita'.
La crescita urbana crea un nuovo conflitto, fra la vecchia forza-lavoro (ora benestante) e i nuovi immigrati (poveri); la xenofobia razziale aumenta in proporzione inversa alla ricchezza degli appartenenti alla razza.
L'economia privata capitalistica da' prestazioni che sono:
- eccellenti per i beni che causano problemi alla citta' (automobili, beni di consumo e rifiuti, ecc.);
- pessime per i beni che risolvono i problemi della citta' (edilizia, servizi sanitari, trasporti efficienti) e che richiedono imprese socializzate. Il reddito viene impiegato nella citta' politica piu' per opere pubbliche, mentre nella citta' industriale piu' per opere private: percio' in quest'ultima troviamo case pulite e strade sporche, maggiore ricchezza personale e meno polizia per proteggerla, piu' televisori e meno scuole, ecc. Dalla citta' industriale consegue un capitalismo efficiente, che pero' necessita di un aggravio di lavori pubblici necessari e  produce rifiuti ed inquinamento.

5.
Alcuni argomenti di storia economica (discussi anche nel libro La societa' opulenta):
- dalla teoria del darwinismo sociale di Herbert Spencer deriva che la sopravvivenza (ricchezza) e' del piu' adatto (uomo superiore)e che la selezione naturale ridurra' via via il numero dei poveri mentre rafforzera' la razza (i discendenti); l'eredita' delle ricchezze viene cosi' legittimata dall'eredita' biologica, mentre la carita' viene ritenuta ammissibile perche' nobilita chi la elargisce, anche se e' pessima per chi la riceve in quanto frena il processo di eliminazione dei meno adatti!
- la ragione per l'Illuminismo consiste nel pervenire a conclusioni basandosi solo su dati e senza far ricorso a religioni, norme, pregiudizi, passioni; Smith nel 1776 introduce l'individualismo economico e la divisione del lavoro, le cui minacce sono costituite dallo Stato, dalle restrizioni autocreate dagli imprenditori ed anche dalle s.p.a./corporations.
- Il Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels fornisce la contraddizione del programma immediato di riforme con la speranza di rivoluzione; l'Autore evidenzia come quel programma sia oggi gia' stato attuato nei paesi capitalisti, con l'eccezione dell'accentramento del credito nelle mani dello Stato e l'espropriazione della proprieta' fondiaria.
- Thorstein Veblen ha elaborato le teoria della impresa d'affari e della "classe agiata"; il senso di superiorita' che la ricchezza fornisce ai ricchi e' costituito da agiatezza cospicua (ozio in un mondo in cui tutti devono lavorare), consumi cospicui (finalizzati ad impressionare gli altri), pubblicita' (leggere cio' che viene detto su di loro ed immaginare che gli altri facciano altrettanto e con invidia).
- esperimenti non riusciti di cooperazione economica idealistica: New Lanark (Glasgow, impiega orfani nell'industria con 13 ore di lavoro giornaliere e un'ora e mezza di istruzione scolastica) e New Harmony (Indiana, con Owen).

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