Scheda bibliografica:

Carlo Rosselli
SOCIALISMO LIBERALE

(ed. Einaudi, Torino 1979)


1.
Le posizioni socialista e liberale, inizialmente antitetiche, sono andate via via avvicinandosi perche' sono entrambe visioni unilaterali che possono completarsi a vicenda (pag.4).
Il socialismo e' un programma di vita sempre in corso di attivazione, un limite ideale che si realizza solo in parte (pagg.86, 110). Per i socialisti il fine ultimo e' l'individuo, cellula della societa', i fini della societa' sono i fini degli individui, rivoluzione sociale e rivoluzione morale devono accompagnarsi (pag.83).
Per il socialismo liberale sono sullo stesso piano la giustizia sociale e la liberta', la vita associata e quella individuale (pag.88). Il socialismo e' una filosofia di liberta' (pag.89).
Per la teoria liberale la liberta' e' il fine supremo ed anche il mezzo supremo (metodo democratico, pag.119), non e' un dato di natura ma un divenire: liberali non si nasce ma lo si diventa (pag.89). Mentre per i marxisti, osserva l'Autore, la liberta' ha un valore solo storico e relativo (pag.115).
Il socialismo porta il principio di liberta' alle sue conseguenze estreme, "e' la liberta' che si fa per la povera gente" (pag.90), autonomia economica, liberta' di fatto e non solo di diritto. Il liberalismo e' "forza morale ispiratrice", il socialismo "forza pratica realizzatrice" (pag.92), e da questione di giustizia diventa sempre piu' questione di capacita' (pag.96, virtu' pedagogica pag.100).
Senza autonomia individuale non puo' esserci socialismo (pag.116). Il socialismo e' prima rivoluzione morale e poi materiale (pag.143), il socialismo senza democrazia e' la negazione dei fini stessi del socialismo (pag.144, nota).
Il socialismo, conclude l'Autore, e' l'erede del liberalismo e la liberta' "e' il piu' efficace mezzo e ultimo fine del socialismo" (pag.144).

2.
Inizialmente i revisionisti non erano in contrapposizione a Marx che, osserva Rosselli, "non si esaurisce nel marxismo e per molti lati anzi lo confuta" (pag.23); ma il marxismo e' un sistema dogmatico che non puo' ammettere la critica, e pertanto non puo' essere principio guida del movimento socialista ("si puo' essere marxisti senza essere socialisti", pag.55).
Per i marxisti il socialismo e' la conclusione, per i revisionisti la premessa che conduce infine al liberalismo (pagg.56-58).
Il materialismo storico diventa solo una lezione di realismo storico e induce ad un rispetto eccessivo dell'esistente con la rassegnazione che ne consegue (pag.60). Marx assume la natura, l'ambiente, i caratteri antropologici come costanti e si concentra sulla trasformazione dei modi di produzione, che sono in realta' solo "un anello della catena deterministica" (pag.8); inoltre il fattore volonta' umana toglie significato ad ogni teoria predittiva (peraltro, nessuno e' in grado di conoscere gli sviluppi futuri della tecnica e quindi del sistema produttivo, pag.64).
L'Autore distingue tre fasi nella storia del marxismo, quella religiosa, quella critica e quella del suo superamento (pag.16). Il movimento sindacale, ottimista, pratico e riformista, e' in contrasto con un programma finalistico, pessimistico, rivoluzionario, catastrofico e messianico quale e' il marxismo (pag.19).
La propaganda marxista ha costruito due miti: la necessita' del comunismo e la sua produttivita' (pag.65; la critica e' piu' facile della ricostruzione, pag.87; solo la non-cultura puo' essere borghese o proletaria, pag.131). Inoltre, il marxismo non e' in grado di comprendere i piccoli problemi di singoli settori economici (pag.136).
Il socialismo non si puo' decretare dall'alto: un partito socialista, conclude l'Autore, deve essere la "sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della liberta' e del lavoro" (pag.144).

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