TEORIA POLITICA di Gianpiero Magnani

PAGINA IN COSTRUZIONE

ETICA UMANISTICA

Conoscenza, creativita', comunita'





1- LA TEORIA UMANISTICA DI ERICH FROMM


  • Premessa


  • Una biografia e bibliografia di Erich Fromm e' nel libro di Rainer Funk: ERICH FROMM. La vita e il pensiero (ed. Erre Emme, Roma 1997); la Fondazione Erich Fromm e' in internet al sito: http://www.erich-fromm.de.
    Considero Erich Fromm tra i maggiori teorici del Novecento; se le sue teorie fossero messe in pratica, ovunque e da chiunque, vivremmo tutti in un mondo decisamente migliore. Cosi' pero' non e', percio' le sue idee devono servire da supporto e da stimolo per tutti coloro che operano nel sociale e in politica.

  • Modalita' esistenziali


  • La natura dell'uomo non e' una sostanza (bene/male, amore/odio) ma una contraddizione, l'essenza dell'uomo non e' una qualita' particolare, ma una "contraddizione inerente all'esistenza umana" (Psicoanalisi dell'amore, pag.152): l'uomo e' nella natura eppure la trascende, e' per la prima volta "vita consapevole di se stessa" (cit., pag.153); l'essenza dell'uomo e' una domanda che necessita di una risposta: "le varie forme di esistenza umana non sono l'essenza, ma solo le risposte al conflitto che, in se', e' l'essenza" (cit., pag.154).
    Le risposte possono essere regressive, dove il consenso collettivo arriva a far apparire realta' la finzione e saggezza la follia, oppure progressive, come nelle religioni e nelle filosofie umanistiche.
    Non vi e' alcuna scelta fra il bene ed il male ma solo "azioni specifiche e concrete che sono mezzi verso cio' che e' bene, e altre che sono mezzi verso cio' che e' male" (cit., pag.168). La malvagita' e' un fenomeno solo umano (pag.194).
    La liberta' di scelta e' una funzione della struttura del carattere dell'individuo, non e' qualcosa che si ha oppure no. La consapevolezza e' il fattore decisivo di scelta, in una catena di avvenimenti e di decisioni di cui l'ultima non e' piu' libera; i gradi di scelta da un estremo all'altro sono innumerevoli, piu' basso e' il grado di liberta' di scelta del bene, maggiori saranno lo sforzo richiesto, l'aiuto degli altri e le circostanze favorevoli. La maggior parte degli individui fallisce nell'arte di vivere (cit., pagg.172-181).
    Sotto il profilo biologico, l'uomo e' l'animale piu' sprovveduto ma e' anche il solo che vede nella propria esistenza un problema da risolvere; il parto e' un atto negativo ed e' solo l'inizio di un processo di nascita individuale e collettiva: l'alternativa e' fra progresso e regressione, fra realizzazione completa dell'esistenza umana e ritorno all'esistenza animale, che pero' e' la causa delle malattie mentali, mentre non lo e' invece la sola frustrazione sessuale(Psicanalisi della societa' contemporanea, pagg.31-34). Dal concetto di natura umana deriva quello di salute mentale: la distruttivita' porta alla sofferenza, la creativita' porta alla felicita'; la societa' deve adattarsi ai bisogni dell'uomo e non viceversa (cit., pagg.72-77).
    Le culture e le religioni sono tentativi di dare risposte al problema esistenziale dell'uomo, che e' il solo animale "cosciente di esser creato e di essere creatore" (cit., pag.43), cosciente di se' come entita' separata (io, pag.66). Sottomissione o dominio (masochismo o sadismo) sono spesso le soluzioni trovate dall'individuo, sebbene portino alla dipendenza da chi o cosa e' sottomesso o domina, e portano percio' alla sconfitta (cit., pagg.36-38).
    L'uomo, osserva Fromm, e' come un recipiente che mentre lo si riempie, ingrandisce, cosi' che non sara' mai pieno (Avere o essere?, pag.93), il nostro io e' alla base del nostro sentimento di identita' e comprende sia qualita' effettive (corpo, possessi, cognizioni) che fittizie (immagini di noi, pag.100).
    La determinazione istintuale minima che caratterizza la specie umana rende necessari i sistemi referenziali di orientamento (mappe) e gli oggetti di devozione (mete), mappe e mete che peraltro non sono mai del tutto esatte e mai del tutto sbagliate: ogni cultura (passata, presente, futura) comprende sia i mezzi di orientamento che gli oggetti di devozione, vale a dire una religione. L'atteggiamento religioso e' un aspetto della struttura caratteriale (cit., pagg.177-181).
    La liberta' umana e' limitata dal nostro io, dai possessi e dalle opere; la liberta' come condizione per la creativita' comporta non avere legami che impediscono la propria autorealizzazione (cit., pag.92).
    Esiste una natura umana che rende l'uomo malleabile solo in parte, l'etica e' pertanto psicologia applicata e il suo oggetto di studio e' il carattere: ma mentre le differenze caratteriali sono il problema dell'etica, precisa Fromm, le differenze di temperamento non hanno alcuna rilevanza (Dalla parte dell'uomo, pagg.27-46).
    L'uomo e' un'anomalia dell'esistenza animale, ma la sua debolezza biologica (carenza di istinti) e' alla base della sua forza (consapevolezza di se', immaginazione, ragione, concezione del passato e del futuro e della morte); la sua esistenza e' dicotomica: e' parte della natura eppure la trascende (condizione di squilibrio), e' l'unico animale che puo' annoiarsi e la cui esistenza diventa un problema (cit., pagg.39-40).
    Fromm individua alcune dicotomie esistenziali, contraddizioni che sono radicate nella stessa esistenza umana:

    VITA, sviluppo delle proprie potenzialita'

    MORTE, impotenza

    gioie (felicita', pag.144)

    depressione, piacere irrazionale, nevrosi, adattamento

    amore produttivo (sollecitudine, responsabilita'/risposta, rispetto, conoscenza, obiettivita', pagg.80-85)

    pregiudizio, capriccio (pag.85);
    pigrizia, attivita' coatta (pag.86)

    ritmo attivita'-riposo (pag.86)

    inattivita' o iperattivita'

    dubbio razionale, fede razionale (pagg.155-156)

    dubbio irrazionale (indifferenza, pag.151),
    fede irrazionale (sottomissione emotiva)


    Alle dicotomie esistenziali si aggiungono poi le contraddizioni storiche; solo queste ultime possono essere risolte e non vanno confuse con le prime: il progresso e' reazione alle contraddizioni storiche mediante azione. Le ideologie invece negano le contraddizioni storiche (cit., pag.42).
    L'essenza dell'uomo non e' quindi una sostanza ma una contraddizione: essere nella natura eppure trascenderla; e' malleabile, ma e non vi e' una sua spinta innata al progresso (La disobbedienza ed altri saggi, pagg.29-40).

  • Biofilia e necrofilia


  • Fromm ritiene che l'uomo sia piu' crudele e distruttivo dell'animale (L'amore per la vita, pag.55 e seg.), la cui aggressivita' e' condizionata biologicamente. L'iperaggressivita' e' potenzialmente presente nel carattere dell'uomo, e' una possibilita', una predisposizione che pero' non e' una necessita'.
    Come l'animale, l'uomo puo' reagire agli attacchi in due modi, con l'aggressione o con la fuga. Secondo Fromm, pero', nell'uomo vi sono due tipi di aggressivita', quella biologicamente condizionata, difensiva, e quella che si manifesta come crudelta', necrofilia, sadismo; l'aggressivita' difensiva e' maggiore nell'uomo rispetto agli animali perche' (cit., pagg.62-66):
    - l'uomo puo' immaginare il futuro e sperimentare la minaccia come possibilita', mentre l'animale reagisce solo nel presente;
    - l'uomo, diversamente dall'animale, e' suggestionabile con parole e simboli, e quindi puo' persuadere i propri simili di essere minacciati, nella vita o nella liberta';
    - un attacco contro ideali, istituzioni, persone particolari viene inteso dall'uomo come un attacco alla propria vita (la guerra come istituzione e' stata inventata dopo la rivoluzione neolitica, quando si sono formate le citta'-stato).
    L'ostilita' difensiva e' percio' maggiore nell'uomo che negli animali, perche' maggiore e' il numero di minacce e di cose intese come minacce.
    Le caratteristiche del sadico vengono descritte compiutamente da Fromm (cit., pagg.69-73); ci sono caratteri sadici che si manifestano in circostanze a loro favorevoli, e che possono essere individuati solo analizzando i tratti fondamentali del carattere ma non dal comportamento manifesto, che e' spesso un tratto superficiale e compensatorio.
    Necrofilia, precisa Fromm, e' amore non per la morte ma per cio' che e' morto, che e' non vivente; per il biofilo, al contrario, solo il vivente, la vitalita', attrae (cit., pagg.128-129).
    Esistere potenzialmente, precisa Fromm, vuol dire che l'esistenza futura "e' preparata nel presente" (Dalla parte dell'uomo, pag.163), e distingue la potenzialita' primaria da quella secondaria che si manifesta se la prima non riesce a trovare le condizioni adatte: la distruttivita' e' una potenzialita' secondaria dell'uomo, il male e' assenza del bene ed e' "il risultato del fallimento nel realizzare la vita" (cit., pag.164). La nevrosi e' sintomo di conflitto morale; l'adattamento pero' non significa riuscita morale (cit., pag.9).
    La caratterizzazione morale di una persona va fatta in termini di orientamento dominante (cit., pag.90 e seg.); ciascun orientamento non produttivo ha poi si' aspetti negativi, ma anche positivi. Le variazioni possibili sulla personalita' sono pertanto infinite, ed includono i diversi orientamenti del carattere, temperamenti e doti.
    L'esperienza della gioia e' stimolo e risultato della vita produttiva (cit., pag.172). Soddisfazione, gratificazione, piacere non hanno significato etico, lo hanno invece la felicita' intesa come gioia e il piacere irrazionale (pag.145).
    La felicita', secondo Fromm, non puo' essere definita in un solo modo, ma non puo' neppure essere la possibilita' di fare quello che si vuole, la contrapposizione non e' fra etiche autoritarie ed etica del laissez-faire (La disobbedienza e altri saggi, pag.70).
    L'autorita' irrazionale (forza, suggestione) non va sostituita col laissez-faire ma con autorita' razionali, basate sulla competenza (cit., pag.104).
    L'infanzia e' il momento fondamentale per sviluppare la nostra capacita' di distinguere bene e male, dove la motivazione diventa il bisogno di approvazione: in effetti, "il bambino 'buono' puo' essere spaventato e insicuro" (Dalla parte dell'uomo, pag.19).

    Biofilia e necrofilia sono orientamenti totali, modi di essere (Psicoanalisi dell'amore, pag.59 e seg.) e sono presenti insieme nelle persone; bisogna vedere quale predomina.
    L'istinto di vita e' la potenzialita' primaria; l'orientamento biofilo piu' elementare e' la tendenza a conservare la vita ed a combattere la morte, per l'etica biofila il bene e' rispetto per la vita (Albert Schweitzer, cit. pag.62).
    La biofilia necessita di abbondanza, sia economica che psicologica, mentre la penuria incoraggia la necrofilia; l'amore per la vita e' contagioso, e si sviluppa in societa' caratterizzate da sicurezza, giustizia e liberta' (cit., pagg.67-69).

    La sindrome di decadimento spinge a distruggere per amore della distruzione ed e' la combinazione di tre orientamenti: amore per la morte (necrofilia), simbiosi incestuosa, narcisismo maligno (Psicoanalisi dell'amore, pag.30); una persona puo' avere uno di questi orientamenti e non gli altri due, Hitler era affetto da tutti e tre gli orientamenti (cit., pag.142). La sindrome di crescita, al contrario, combina amore della vita, indipendenza, superamento del narcisismo.
    Le due sindromi sono sviluppate pienamente solo in una minoranza, ma ciascun individuo procede nella direzione di una delle due (pag.31), esiste un continuum progressivo dall'estremo di una sindrome a quello dell'altra (pag.150).
    Il principale pericolo per l'umanita' e' "l'uomo comune con potere fuori del comune" (cit., pag.30).
    L'Autore distingue cinque tipi di violenza, in ordine di intensita' patologica (pagg.34-45):
    - la violenza ludica, che non e' motivata da odio (ne sono esempi i giochi di combattimento);
    - la violenza reattiva, quando e' in difesa della vita (anche se la minaccia e' presunta);
    - la violenza vendicativa (vendetta per un'offesa gia' subita, lex talionis);
    - la violenza compensativa (compensa l'impotenza, l'incapacita' di agire) cui e' connesso il sadismo, che ha come scopo la trasformazione dell'uomo in una cosa priva di liberta' (il Colosseo di Roma e' un monumento al sadismo);
    - la violenza sanguinaria (sentirsi vivi spargendo sangue, uccidere ed essere uccisi).
    La persona necrofila e' attratta da cio' che e' morto, si anima parlando di malattie, funerali, morte, del passato e mai del futuro; ama cio' che e' meccanico (non cresce), la certezza, l'oscurita' e la forza perche' puo' distruggere la vita (al contrario della sessualita' che la crea, pagg.52-53).
    L'homo mechanicus e' attratto per tutto cio' che e' meccanico, e per la velocita' (pagg.76-78); Fromm gli contrappone l'industrialismo umanistico, dove i principi della vita predominano (pag.81).
    La fissazione alla madre e' strettamente correlata ai legami forti con razza, nazione, terra, sangue; Fromm osserva le caratteristiche della mafia siciliana, societa' segreta fra uomini che non colpisce le donne (pag.130, nota). Il legame materno ed ai suoi equivalenti e' innato ed e' "in costante conflitto con la tendenza opposta - nascere, progredire, crescere" (cit., pag.141).

  • Avere o essere


  • Avere ed essere sono modalita' esistenziali, entrambe sono potenzialita' della natura umana: alla base della modalita' esistenziale dell'avere vi e' un fattore biologico, la spinta alla sopravvivenza (Avere o essere?, pag.134), alla base della modalita' esistenziale dell'essere c'e' il bisogno di superare il proprio isolamento, che e' una condizione specifica dell'esistenza umana. A decidere quale modalita' avra' il sopravvento per la maggioranza e' la struttura sociale con le sue norme ed i suoi valori (cit., pag.141).
    La modalita' dell'avere porta invece al conflitto, allo scontro sia fra gli individui che fra le nazioni (pag.151). Nell'ambito della modalita' esistenziale dell'avere, l'Autore distingue il carattere tesaurizzante, autoritario, accumulatorio e fondato sul valore d'uso dal carattere mercantilistico, basato sul valore di scambio (vendibilita' di se) e caratterizzato da indifferenza, atrofia emozionale, alienazione (la meta e' costituita dall'adeguato funzionamento). Il carattere mercantilistico puo' mutare piu' facilmente di quello accumulatorio (pag.259).
    Fromm distingue due forme di essere, una contrapposta all'avere, l'altra all'apparire (pag.43), e distingue l'avere esistenziale (beni necessari per soddisfare bisogni) dall'avere caratteriologico, che e' socialmente determinato ed in conflitto con l'essere (pag.117).

    AVERE

    ESSERE

    avidita', incorporazione di cose o simboli, possesso, dominio, proprieta' acquisitiva non-avere (rinuncia a cose, potere, dominio, perfezione personale, al proprio io), "vuoti e poveri" (pag.121), proprieta' funzionale
    autorita' irrazionale (avere autorita') basata sul potere (permanente) autorita' funzionale (essere un'autorita', pag.59) fondata sulla competenza e revocabile
    alienazione dell'autorita' (nel titolo, rango, uniforme, pag.62) assenza di legami con cio' che abbiamo (il nostro io, i possessi, Dio, pag.91)
    conoscenza come certezza della verita', avere piu' conoscenza, conservazione (di idee, ecc., pag.49), conoscenza possessiva (avere conoscenza), illusioni conoscenza come processo di autoaffermazione della ragione umana, conoscere piu' profondamente, ignoranza come parte del processo del conoscere (pag.64), dimenticare di sapere (pag.90), de-lusione (pag.63)
    connessioni logiche e meccaniche dei concetti, ricordi scritti (pag.54) creativita', coinvolgimento, connessioni emozionali dei concetti, dialogo
    piacere accompagnato da delusione (pag.156), consumo, tossicomanie (pag.46) gioia come processo del divenire (attivita', movimento, esperienza, mutamento, pag.158)
    amore come oggetto, cosa (avere persone), gelosia, principio patricentrico (amore condizionato, giustizia) atto di amare, attivita' produttiva (pag.71), principio matricentrico (amore incondizionato, misericordia e compassione)
    affermazione della propria superiorita' sugli altri (conquistare, depredare, p.112), individualismo come ricerca del successo personale (p.100), competizione, antagonismo, paura dare e condividere, individualismo come liberazione da catene sociali
    moderna domenica come fuga da se stessi (pag.77), attivita' alienata (pag.122), essere indaffarati (pag.93) sabato ebraico come giorno di armonia (con se stessi, con gli altri esseri umani e la natura), attivita' produttiva (pag.123)
    neopaganesimo, idolatria, peccato (pag.165), fede come sottomissione ad un'autorita', eroe pagano, religione industriale (pag.192) martire cristiano (pag.186), fede come atteggiamento intimo, certezza fondata sulla mia esperienza, umanesimo
    immutabilita' del soggetto e permanenza dell'oggetto (pag.107), rapporto di morte (soggetto ed oggetto sono cose, pag.108) esperienze non descrivibili a parole (pag.120), rapporto di vita (processo vivente tra soggetto ed oggetto)
    ansia e insicurezza di perdere cio' che si ha (pag.147), paura di morire (pag.168) fede in noi stessi e nelle nostre capacita' creative
    "io sono cio' che ho" (pag.150), avidita', bramosia, ingordigia, cupidigia godimento condiviso, compartecipazione (pag.153)
    pace come tregua pace come armonia (pag.151)
    tempo passato (ricordo) e futuro; sottomissione al tempo, che diviene nostro dominatore (pag.170) qui ed ora, atemporalita', eternita' (l'atto creativo trascende il tempo, pag.169); rispetto del tempo e dei suoi cicli


  • Psicologia sociale


  • L'individuo non si puo' concepire tale se la sua esistenza non e' indipendente dal gruppo, nella cultura occidentale vi sono le basi per costruire l'esperienza totale (politica ed economica) dell'individualita' (Psicanalisi della societa' contemporanea, pag.66 e seg.). L'obiettivita' richiede "un lungo processo evolutivo" (cit., pag.69) al termine del quale la ragione deve prevalere sulla razionalizzazione.
    Vi e' analogia fra evoluzione della razza umana ed evoluzione dell'individuo, sebbene per quest'ultimo vi siano cambiamenti organici mentre l'evoluzione umana e' solo "il risultato di uno sviluppo culturale" (cit., pagg.75-76).
    Il carattere sociale condiziona gli individui a volere cio' che devono volere, ad agire volontariamente come devono agire, nelle strutture sociali che compongono la "societa' ", e di cui la famiglia e' la struttura piu' importante di tutte (pagg.82-85).
    La nostra consapevolezza deriva dalla cultura della societa', il nostro inconscio rappresenta in noi l'uomo universale (Psicoanalisi dell'amore, pag.123).
    Il carattere sociale fa si' che la persona voglia fare cio' che deve fare, e' energia psichica utile al funzionamento di una data societa' perche' crea soddisfazione rispetto alle condizioni che impone, ed e' l'intermediaria fra la base economica e gli ideali prevalenti in quella societa'; i genitori sono agenti della societa' (La disobbedienza ed altri saggi, pagg.26-28).
    Il carattere sociale fonde la psiche individuale e la struttura socioeconomica (si' che gli individui "desiderano fare cio' che devono fare", Avere o essere?, pag.176).
    I mutamenti solo psichici sono limitati alla sfera privata e sono inefficaci come i mutamenti economici, se non riguardano anche il carattere. La struttura caratteriale dell'individuo costituisce il suo vero essere, mentre il suo comportamento puo' essere solo una maschera, un'apparenza (pag.130); il fanatismo, osserva Fromm, talvolta serve a coprire impulsi opposti (pag.116).
    Fromm distingue il carattere sociale (comune a piu' individui in una certa cultura) dal carattere individuale, che comporta differenze fra individui nella stessa cultura (Dalla parte dell'uomo, pag.53).
    La volonta' dell'individuo e' l'espressione del suo carattere (pag.173).
    Sono tipi di caratteri:
    - gli orientamenti non produttivi (pagg.54-68 e 89)
    a) orientamento ricettivo (relazione masochistica);
    b) orientamento 'appropriativo' (relazione sadica);
    c) orientamento 'tesaurizzante';
    d) orientamento mercantile (individuo come merce);
    - l' orientamento produttivo, che e' produttivo del carattere, precisa Fromm, e non del successo dell'individuo.
    L'attuazione delle potenzialita' umane e' sempre parziale: "l'uomo muore sempre prima di essere pienamente nato" (cit., pag.74).
    L'orientamento produttivo (Psicanalisi della societa' contemporanea, pag.39) si esprime nell'amore (sfera sentimentale), nel lavoro produttivo, nell'arte e nell'artigianato (sfera dell'azione), nella comprensione del mondo attraverso la ragione (sfera del pensiero). L'amore, l'arte, la religione, la produzione materiale trovano le proprie radici nel bisogno umano di trascendenza; ma anche l'odio e la distruttivita', che e' la capacita' secondaria alternativa alla creativita' quando questa non trova le condizioni che le consentono di prevalere (cit., pag.44).
    Si puo' fare senza avere uno scopo: il fare senza scopo, osserva Fromm, e' l'autoespressione dell'individuo: "quanto di piu' bello c'e' nella vita consiste nel dare espressione alle proprie forze, e non gia' con uno scopo, ma per amore dell'atto in se' " (L'amore per la vita, pag.105).

    Esiste un grado di narcisismo che e' compatibile con la cooperazione sociale e che Fromm chiama ottimale in antitesi al narcisismo massimale caratterizzato dal pregiudizio e da distorsione del giudizio di valore (Psicoanalisi dell'amore, pagg.97-98).
    Fromm distingue altresi' il narcisismo benigno (orgoglio per qualcosa che si fa) da quello maligno (esaltazione per qualcosa che si ha, xenofobia, pagg.102-103). Il narcisismo di gruppo (razziale) si sviluppa in condizioni economiche sfavorevoli, come forma di soddisfazione alternativa, i cui risultati sono fanatismo e distruttivita': nazismo, stalinismo, fanatismo islamico e hindu', fanatismo anticomunista occidentale (pagg.104-110). Il narcisismo di gruppo manca di obiettivita' e produce conseguenze disastrose (pag.113).

    La psicologia premoderna aveva come finalita' il miglioramento dell'uomo (buddismo, Aristotele, Tommaso d'Aquino, Spinoza), la psicologia moderna aiuta invece l'uomo ad avere successo (L'amore per la vita, pag.82).
    La psicologia moderna elabora teorie, e scuole, diverse (pagg.84-97):
    - la teoria istintuale (Darwin, William James, William McDougall, Lorenz);
    - la teoria comportamentistica o behavioristica (Skinner);
    - la psicologia del profondo (Freud, Jung).


  • Etica umanistica


  • Vivere e' un'arte in cui l'uomo e' insieme l'oggetto e l'artista: "l'etica umanistica e' la scienza applicata dell' 'arte di vivere' fondata sulla 'scienza dell'uomo' teorica" (Dalla parte dell'uomo, pag.24); primo dovere e' vivere, la concezione qui e' dinamica: il bene e' lo sviluppo delle potenzialita' umane (cit., pag.25).
    I pensatori morali in passato erano filosofi e psicologi; solo in epoca recente si e' determinata una frattura fra psicologia, etica, sociologia, economia: ma l'homo psychologicus e' tanto irrealistico quanto lo e' l'homo oeconomicus (pagg.10-16).
    Fromm distingue l'etica autoritaria, in cui cio' che e' buono e cio' che e' cattivo viene indicato da un'autorita', dall'etica umanistica, in cui invece e' l'individuo stesso ad essere sia l'oggetto che la fonte delle norme (cit., pag.17):

    ETICA AUTORITARIA

    ETICA UMANISTICA

    autorita' irrazionale (fondata sull'imposizione, pag.18)

    autorita' razionale (fondata sulla competenza)

    disuguaglianza fra autorita' e soggetto
    (l'autorita' trascende l'individuo)

    uguaglianza fra autorita' e soggetto (e' l'individuo che puo' conoscere cio' che e' bene o male)

    interessi dell'autorita', individui come mezzi di un fine

    interessi dei soggetti, individui come fini in se':
    l'unico criterio di valore etico e' il benessere umano
    (etica antropocentrica pag.20)

    etica assoluta (pag.177)

    etica universale

    senso di colpa, dipendenza, timore irrazionale della morte, razionalizzazioni, pensieri su sentimenti
    (pseudo-piacere e pseudo-dolore, pag.139)

    capacita' di ascoltare
    e di essere soli con se stessi (pag.124)


    Fromm contrappone al materialismo meccanicistico di Freud l'umanesimo dialettico; l'esistenzialismo (Sartre, Heidegger) e' superficiale mancando di basi cliniche (Psicoanalisi dell'amore, pag.21).
    Freud, Spinoza ed anche Marx, secondo fromm, non furono deterministi ma alternativisti: "l'uomo puo' spezzare le catene della necessita' se e' consapevole delle forze che operano a sua insaputa, se fa lo sforzo enorme di vincere la propria liberta'" (cit., pag.191).
    Non ci sono nuovi ideali da perseguire, osserva Fromm, i grandi maestri hanno indicato con linguaggi diversi le norme per vivere bene, in un unico grande insegnamento umanistico: ma le differenze hanno prevalso sulle somiglianze a causa delle chiese e delle gerarchie che si sono impadronite di quelle norme, creando divisioni e conflitti (Psicanalisi della societa' contemporanea, pag.330).
    Lo sviluppo futuro dell'umanita' comportera' la negazione decisa di ogni idolatria e la scomparsa dei concetti teistici: e' necessaria un'unica religione dal carattere universalistico che racchiuda "gli insegnamenti umanistici comuni a tutte le grandi religioni dell'oriente e dell'occidente" (cit., pag.337) e per la quale la pratica di vita conti di piu' delle credenze dottrinarie.
    I comportamenti collettivi, nelle societa' occidentali, in campo economico, nel tempo libero, ecc., fanno ritenere che vi sia una patologia della normalita' (cit., pagg.14-20); i casi di suicidio aumentano con l'aumento della prosperita' materiale.
    L'umanesimo normativo intende individuare criteri di giudizio universali in base ai quali valutare il grado di salute di una societa'; esiste una deficienza socialmente strutturata nelle societa' occidentali, in cui i mass media svolgono la funzione di narcotico (esiste anche una folie a' millions, pag.23).
    Ci sono passioni, come l'avarizia o l'ambizione, che sono forme di pazzia e che derivano non da bisogni istintivi ma dalle condizioni specifiche dell'esistenza umana; la capacita' di adattamento psichico dell'uomo e' molto ampia, ma se le condizioni ne impediscono lo sviluppo, l'uomo reagira' in molte forme (apatia, odio, rivoluzione, pagg.10-27).
    I principi fondamentali dell'umanesimo come concezione globale dell'uomo sono l'unicita' della nostra specie (tutto cio' che e' umano e' in ciascuno di noi), l'importanza della dignita' umana, la capacita' di autoperfezionamento ed autosviluppo dell'uomo, la ragione, l'obiettivita' e la pace (La disobbedienza e altri saggi, pag.61).
    Tutti noi abbiamo tutte le possibilita' dentro di noi (buone e cattive), e per questo e' possibile comprenderci (e capire anche il nostro inconscio); l'umanesimo si sviluppa come reazione a minacce contro l'uomo (cit., pagg.65-67).
    L'arte di essere (Avere o essere?, pagg.221 e seguenti) riguarda :
    A) uno scopo supremo dell'esistenza che e' la piena crescita di se stessi e dei propri simili;
    B) due negazioni:
    - rinunciare al proprio narcisismo, ad adorare idoli, alle illusioni;
    - rinunciare a tutte le forme di avere (possedere, controllare, raggiungere l'obiettivo);
    C) attivita' positive quali il rispetto di ogni forma di vita, dare e condividere, lo sviluppo della propria capacita' di amare e di pensare in maniera critica, lo sviluppo della propria fantasia (come anticipazione di possibilita' concrete), conoscere se stessi, essere presenti, far propria una liberta' che non sia arbitrarieta', essere consapevoli che nessuno e nulla fuori di noi puo' dare significato alla nostra vita e che male e distruttivita' sono conseguenze necessarie del fallimento del nostro proposito di crescere.


  • Teoria critica


  • Gli eroi in mitologia e religione sono individui che abbandonano i loro possessi, che si distaccano. La sicurezza derivante dal possesso e l'insicurezza di restare privi di quanto si possiede caratterizzano il modo di vivere errato: paura dei ladri, dei mutamenti economici, delle rivoluzioni, delle malattie, della morte (pagg.145-146).
    Il consumo, osserva ancora Fromm, perde in fretta il proprio carattere gratificante e pertanto impone di consumare sempre di piu' (pag.47).
    Mentre il problema della produzione nelle societa' moderne e' virtualmente risolto, rimane il problema della "organizzazione della vita sociale" (Dalla parte dell'uomo, pag.110). I mezzi sono divenuti indipendenti dai fini e li hanno sostituiti (cit., pag.147).
    Tutte le conquiste umane, osserva ancora Fromm, nascono da condizioni di abbondanza (pag.142).
    I complessi patriarcale e matriarcale hanno entrambi aspetti positivi e negativi; gli imperativi del dovere e dell'amore devono essere presenti entrambi nell'esistenza umana produttiva ed entrambi accettati (Psicanalisi della societa' contemporanea, pagg.53-54, 51 nota).
    Il contratto matrimoniale puo' trasformare il matrimonio da amore reciproco in possesso amichevole, e l'interesse si sposta su cio' che i coniugi hanno in comune (casa, figli, rango sociale, denaro); le difficolta' del matrimonio derivano dalla struttura esistenziale possessiva della societa' e degli individui che la compongono (pagg.71-72).
    La cultura occidentale poggia su due fondamenti: la cultura greca e la tradizione ebraico-cristiana (cit., pag.57 e seg., pag.74). Anche il nazionalismo fu, in origine, un movimento di progresso, contro feudalesimo ed assolutismo; eppure l'attaccamento incestuoso al clan ed al suolo impedisce alla persona di nascere come essere umano: il nazionalismo e' una forma di incesto, il patriottismo e' il suo culto (pagg.63-64 e pag.73).
    Nelle societa' moderne, osserva Fromm, il cittadino e' separato dal'individuo, la vita sociale viene alienata da quella privata, vi e' una divisione fra Stato e comunita' (Psicanalisi della societa' contemporanea, pagg.140-141).
    Sono critici della cultura moderna Burckhardt, Tolstoj, Baudelaire, Proudhon, Thoreau, Jack London, Karl Marx, Aldous Huxley, Albert Schweitzer ed Albert Einstein (cit., pagg.204-247).
    Il conflitto fra lavoro e capitale, osserva Fromm, non e' solo un conflitto fra classi ma fra principi di valore: accumulazione di cose contro produttivita' e vita (pagg.97-98). Il capitalismo introduce processi di quantificazione ed astrattizzazione (pag.112 e seguenti), particolarmente evidenti nelle tecnologie militari: disastri prodotti dall'uomo vengono rappresentati come fenomeni naturali (guerre, depressioni economiche, pagg.120 e 137).
    Nell'introduzione ad Avere o essere?, Fromm analizza i fallimenti della Grande Promessa:

    Massimizzazioni (promesse)

    Fallimenti

    potere (dominio sulla natura) pericoli ecologici e rischio di conflitti
    abbondanza materiale abbondanza limitata ai soli paesi ricchi
    felicita' come soddisfazione di tutti i desideri alienazione
    liberta' personale manipolazioni (mass media, governi, industria)

    In Psicanalisi della societa' contemporanea Fromm osserva che l'uomo mentalmente sano e' produttivo, pigrizia e noia sono forme di malattia mentale; il lavoro alienato e' analizzato dall'Autore da pag.279 e seguenti del libro, le "comunita' di lavoro" da pag.294, le disuguaglianze di reddito ed il reddito minimo garantito da pag.321, la partecipazione non alienata in democrazia da pag.325, l'educazione e l'arte collettiva da pag.332. I caratteri di un nuovo rinascimento culturale, dell'umanesimo nella societa' industriale, sono descritti a pagg.345-348 del libro.
    In Avere o essere? Fromm evidenzia come la salute mentale sia il risultato del vivere bene (pag.128), mentre la massimizzazione del piacere non conduce al vivere bene (pag.16); i principi etici dovrebbero determinare il comportamento economico, e Fromm distingue i bisogni oggettivamente validi dai desideri, mentre il capitalismo ha separato il comportamento economico dai valori etici: la domanda fondamentale non e' infatti cosa e' bene per l'uomo ma cosa e' bene per lo sviluppo del sistema (pag.21).
    I sacrifici necessari per mutare il nostro modo di vita sono tali da far preferire una catastrofe futura, mentre i leaders fingono di operare efficacemente (trattive e conferenze senza fine, pagg.25-26); eppure, secondo Fromm, l'utopia e' oggi piu' realistica del realismo (pag.261).
    L'analisi sull'uomo nuovo e' a pagg.221 e seguenti del libro; la nuova societa' deve essere caratterizzata da crescita selettiva, sicurezza, soddisfazione psicologica, decentramento, partecipazione (decisiva), informazione, sviluppo scientifico, democrazia industriale, "liberazione delle donne dal dominio patriarcale" (pag.248), disarmo atomico.
    La religiosita' umanistica, osserva Fromm, e' senza religione (non e' istituzionalizzata), Citta' di Dio e Citta' Terrena sono tesi ed antitesi la cui sintesi e' la Citta' dell'Essere (pag.262).
    Nel libro La disobbedienza ed altri saggi Fromm discute del reddito minimo garantito a pag.115 e seg., ed evidenzia anche la necessita' di limitare la pubblicita', di produrre maggiori servizi pubblici (pag.122,nota) e di introdurre la gratuita' di consumo per certi prodotti (pane, latte, verdure, pag.124).
    Anche in Avere o essere? Fromm discute del reddito minimo garantito (pag.247 e seg.), fondandolo sull'argomento del diritto incondizionato degli essere umani a vivere, diritto che e' indipendente dai loro adempimenti verso la societa'. Fromm esamina anche la forza persuasiva che potrebbe avere uno sciopero dei consumatori, dove una minoranza potrebbe produrre mutamenti efficaci (pag.234).
    Il socialismo, secondo Fromm, resta la sola soluzione costruttiva (Psicanalisi della societa' contemporanea, pag.266 e seguenti): socialismo umanistico e democratico, socialismo comunitario, implicando con cio' anche la socializzazione dei partiti socialisti (cit., pag.314).
    Il riformismo puo' essere superficiale (quando corregge i sintomi ma non le cause) oppure radicale: ma non vi puo' essere progresso se non e' integrato fra le sfere economico-sociale, spirituale e psicologica, "la vera misura della riforma non e' il suo ritmo ma il suo realismo" (cit., pag.263).
    La concezione umanistica di Marx e' descritta a pag.32 del libro La disobbedienza ed altri saggi, occorre ottimizzare il consumo anziche' massimizzarlo, la "mano invisibile" e' pericolosa (come per Freud ed al contrario di Smith, pag.37).
    Il socialismo e' stato invece inteso erroneamente come movimento economico avente come fine la semplice nazionalizzazione dei mezzi di produzione; ma il principio supremo del socialismo e' che "l'uomo ha la precedenza sulle cose, la vita sulla proprieta', e quindi il lavoro sul capitale; che il potere consegue alla creazione, e non al possesso; che gli uomini non devono essere governati dalle circostanze, ma al contrario le circostanze dagli uomini" (cit., pag.96).
    Per il socialismo umanistico:
    A) la pace non puo' essere solo assenza di guerra (che e' la sua definizione negativa), ma deve essere in positivo collaborazione fra gli uomini (pag.96; stato di armonia, pag.151; argomenti a favore del disarmo anche unilaterale sono a pag.129 e seg. del libro); i sistemi sociali ed economici infatti, per Fromm, sono insiemi di rapporti umani (pag.95) e le strategie della pace impongono la lotta contro gli idoli, il riconoscimento di interessi reciproci, la mobilitazione collettiva (pagg.166-169).
    B) la liberta' e' liberta' da paura, bisogno, oppressione, violenza ma anche liberta' di partecipare e sviluppare il proprio potenziale umano (pag.97).
    C) occorre arrivare all'abolizione della sovranita' nazionale (comunita' di nazioni, pag.103).
    D) la democrazia e' politica (partecipazione informata ai processi decisionali) ma anche industriale.
    Per realizzare il socialismo umanistico, secondo Fromm, occorre pero' individuare obiettivi intermedi da raggiungere, nei quali un certo grado di pianificazione e di Stato puo' servire per raggiungere la meta finale, che e' caratterizzata invece da cooperazione e Stato-minimo (pag.99). Fromm auspica anche la costituzione di assemblee cittadine e la decentralizzazione (pag.102); evidenzia anche, a pagg.80-81 del libro, come la burocrazia possa trasformare la democrazia in rituale e distingue i profeti, che enunciano idee originali, dai sacerdoti che invece utilizzano idee altrui (pag.43).
    Nell'arte, il socialismo si propone di giungere ad eliminare la distinzione fra chi la produce e chi la consuma (pag.104).
    Il socialismo non e' semplicemente un insieme di atti di riforma, non e' solo un programma economico, sociale, politico ma e' un programma umano mosso "dall'aspirazione ideale a una societa' migliore dell'attuale" e che pero' sia fondata su potenzialita' concrete (pag.112).


  • RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :


  • - DALLA PARTE DELL'UOMO. Indagine sulla psicologia della morale (1947/ed. Astrolabio, Roma 1971)
    - PSICOANALISI DELL'AMORE. Necrofilia e biofilia nell'uomo
    (The Heart of Man. Its genius for good ad evil, 1964/Newton Compton, Roma 1971)
    - PSICANALISI DELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA (Edizioni di Comunita'/CDE, Milano 1981)
    - AVERE O ESSERE? (ed. Mondadori, Milano 1977)
    - LA DISOBBEDIENZA E ALTRI SAGGI (1981/ed. Mondadori, Milano 1982)
    - L'AMORE PER LA VITA. Letture radiofoniche (1983/ed. Mondadori, Milano 1984)


    2- ARGOMENTI CRITICI


  • Il declino dell'uomo

  • Secondo Konrad Lorenz (Il declino dell'uomo), la decadenza della civilta' e la distruzione ambientale procedono di pari passo (pag.7). Non possiamo consumare piu' energia di quanta ne riceviamo dal sole (spirale debitoria, pag.175); non si puo' spendere piu' di quanto si guadagna, non si puo' crescere indefinitamente in uno spazio finito (pag.183): ma l'attenzione verso cio' che ci e' piu' vicino ci porta a trascurare i problemi globali. La posizione eretta dell'uomo e' il simbolo della sua precarieta' (pag.173).
    Il contatto fra culture diverse favorisce il loro sviluppo; la cultura globale, secondo l'Autore, produce invece gli stessi effetti negativi della selezione all'interno della stessa specie (pag.65), mentre la concorrenza di mercato produce solo effetti a breve termine (pag.174).
    L'iperorganizzazione deresponsabilizza (pag.10); la divisione del lavoro e' normale nei processi organici, ma limita l'uomo che, singolarmente, non e' piu' in grado di produrre da solo alcunche', ne' di capire completamente tutti i meccanismi degli oggetti piu' complicati che pure utilizza quotidianamente (pagg.145-147). La divisione del lavoro nelle societa' moderne, osserva l'Autore, ha poi introdotto la concorrenza fra le sue parti, cosa impensabile per gli organi di un corpo vivente (pag.148); inoltre, nella vita quotidiana il reale coincide con gli oggetti inanimati di uso comune, prodotti tutti dall'uomo che, in tal modo, finisce col sopravvalutare le sue capacita' rispetto al resto della natura (pag.148).
    Vivendo in citta', gli uomini hanno disimparato i rapporti con gli altri esseri viventi (pag.164), la tecnica da mezzo e' diventata fine in se' (pag.169; la nostra e' un'epoca di auto-crazia, "di dominio dell'automobile", pag.186). Oggi l'ostilita' non e' piu' solo fra gruppi etnici ma fra generazioni, e i giovani di popoli diversi hanno comportamenti simili (pag.190; l'Autore osserva a pag.192 che i giovani sono anche molto piu' influenzabili dei genitori dalla demagogia e dalla propaganda).
    Stretti legami, osserva ancora l'Autore, sono possibili solo fra gruppi molto ristretti di individui (pag.127 e pag.184) e non sono estendibili alle societa' di massa, dove infatti si sviluppano tensioni, asocialita' e nevrosi (pag.128; "stress", pag.130): succede allora che la legislazione democratica, che deve coniugare ordine collettivo (necessario) e liberta' di azione individuale, soffre di cesarismo e delle ingerenze della grande industria (pagg.135-136).
    La gioia richiede prima il superamento di condizioni di sofferenza, che vanno affrontate ma non evitate, come cerca invece di fare l'epoca moderna (pag.188; chi ha subito lesioni gravi permanenti, osserva l'Autore a pag.195, ama la vita piu' degli altri). Solo l'uomo prova compassione per altri esseri viventi (pag.213), paradossalmente, pero', spesso non e' accompagnata da altrettanta compassione per i propri simili (pag.215).
    La teoria evoluzionistica non sopravvaluta l'uomo e insieme dimostra che "l'insondabile non e' necessariamente 'soprannaturale' " (pag.227): l'universo in divenire e' indifferente alla sorte umana (pag.17), l'idea di un ordine predeterminato, finalistico, e' incompatibile con la liberta' (pag.18). Tuttavia, per capire che l'universo non e' senza senso, basta il contatto con gli altri esseri viventi (definiti "armonie della natura" a pag.202); le esperienze della prima infanzia in questo senso sono fondamentali (pag.203). La mancanza di curiosita' e di interesse per il mondo e' patologica (pag.207).
    La domanda teleonomica riguarda la conservazione della specie, la domanda teleologica il significato della sua esistenza (pag.23); ogni nuovo adattamento modifica in modo irreversibile la filogenesi ("nulla e' gia' stato", pag.21), cioe' l'evoluzione della specie, ma la filogenesi, lo sviluppo genetico, non e' in grado di seguire i tempi dello sviluppo culturale (pag.14). L'adattamento e' acquisizione di nuova informazione, e' un processo cognitivo e non creativo (pag.47 e pag.51) e necessita di un confronto con altre forme organiche (pag.52).
    L'amore per la vita, la compassione per le altre creature, la coscienza delle proprie responsabilita' derivano dal pensiero astratto umano, che combina le capacita' di rappresentare lo spazio, di percepire le forme (funzione raziomorfa, pag.222), di esplorare (pag.55), il linguaggio, e che necessita dell'esistenza di legami sociali ("un uomo isolato non e' affatto un uomo", pag.57). La percezione delle forme consente di distinguere i fenomeni patologici ("occhio clinico", pag.116).
    Lorenz definisce nevrosi endemiche le "malattie dello spirito collettivo dell'umanita' " (avidita', competizione, carrierismo, pag.162); i processi di ritualizzazione, le norme di comportamento dell'uomo, costituiscono la sua seconda natura (pag.124). L'entusiasmo collettivo si traduce individualmente in sensazioni di "brivido" da cui consegue facilmente l'aggressivita' (pag.153): una minaccia, osserva l'Autore, puo' anche essere astratta, persino inventata (un "ismo") e produrre pero' reazioni molto concrete (pag.155), a fronte delle quali la riflessione e il ragionamento appaioni disonorevoli e spregevoli (la psicologia di massa si fonda su tecniche pubblicitarie, pagg.156-157; fissazione, pag.158). Nel programma genetico degli scimpanze', osserva ancora l'Autore, e' previsto l'attacco collettivo (pag.157).
    La menzogna e' molto comune in natura, consiste nell'invio di informazioni false per ottenere un vantaggio verso altri, ma avviene sempre fra specie diverse (pagg.215-216); solo col linguaggio e' possibile la menzogna all'interno della stessa specie, che peraltro nel mondo umano e' molto piu' frequente nei rapporti collettivi che in quelli individuali (pagg.217-220). L'uomo dispone pero' di "protesi conoscitive" (pag.227) che gli permettono di estendere i confini della sua conoscenza. Esempi di cambiamenti di destinazione, invece, si trovano anche nel mondo organico oltre che in quello culturale umano (pagg.28-29).
    L'arte e' "combinazione di abilita' e gioco" (homo faber e homo ludens, pag.67): l'abilita' nell'eseguire un lavoro difficile da' piacere "virtuosisitico" (pag.142) e lo svolgimento dell'attivita' in questione diventa fine a se stesso. Il valore di una composizione musicale non e' immediato ma si impone nel tempo (pag.85), e' conseguenza di un processo di apprendimento (e' una forma complessa, pagg.113-114); l'esperienza vissuta non e' descrivibile scientificamente (pag.88), e' "vera" ma non "esatta" (pag.77): a pag.163 l'Autore critica il riduzionismo ontologico ("nient'altro che").


  • Prospettive per l'uomo

  • La ricerca scientifica e l'applicazione tecnologica, osserva Heilbroner ne La prospettiva dell'uomo, sono forze trainanti della nostra epoca, ma sono mal incanalate e mal dirette per l'inadeguatezza dell'ambiente economico e sociale in cui si sono formate, con effetti devastanti (incremento demografico, guerre, deterioramento ambientale). La ridistribuzione di risorse produttive ed energetiche su scala mondiale e' impensabile se non sotto la pressione di qualche grave minaccia: il massiccio deterioramento umano nelle zone piu' arretrate, secondo l'Autore, comporta che i paesi sottosviluppati, diversamente da quelli ricchi, non abbiano "nulla" da perdere.
    L'armonia sociale non dipende dalla crescita economica, la poverta' e' una condizione relativa e non assoluta; eliminando il peso della lotta per la sopravvivenza, il benessere permette di esprimere l'infelicita' esistenziale.
    Come ciascuna generazione da' per scontati i propri standard di vita e non prova gratitudine per quelle a lei precedenti, i sacrifici per le generazioni future incontrano la difficolta' di stabilire una identificazione con gruppi che non sono oltre i nostri confini, ma oltre il nostro tempo. L'atteggiamento verso il futuro delle moderne societa' consumistiche e' determinato da considerazioni egoistiche.
    Proprio l'assenza di legami col futuro fa dubitare che gli stati-nazione e gli ordinamento socioeconomici possano prendere decisioni adesso per risolvere i problemi del futuro. Gli stati nazione, osserva peraltro l'Autore, sono surrogati psicologici della famiglia, la speranza di poter raggiungere la fratellanza universale e' utopistica.
    La concezione umanistica ha il proprio punto debole nell'incapacita' o non volonta' di affrontare certe caratteristiche umane radicate. Inoltre, le priorita' attuali consistono nell'incoraggiare quel progresso industriale che, se da un lato permette di combattere la poverta', dall'altro e' destinato a divenire il nostro pericolo mortale (pericolo ambientale e climatico).
    Heilbroner auspica un riorientamento storico che porti alla riduzione dei raggruppamenti umani ed alla sostituzione degli stati-nazione con le polis, che erano per i greci la giusta dimensione del potere politico.
    La societa' post-industriale, secondo Heilbroner, dovra' essere statica, parsimoniosa, volta all'esplorazione di stati interiori di esperienza (riti e tradizioni) piuttosto che ad un mondo esterno materiale, ed in cui l'interesse pubblico avra' la precedenza su quello privato (quindi, con minore liberta' politica, sociale, intellettuale). L'abbandono volontario del modo di produzione industriale, osserva l'Autore, comporterebbe un grado di abnegazione da parte dei suoi beneficiari (imprenditori e consumatori) che non ha precedenti nella storia; la lotta per il successo individuale, in tale societa' post-industriale, dovrebbe lasciare il posto all'accettazione di ruoli ordinati ed organizzati comunitariamente. In una societa' statica e tradizionalista, che prende ad esempio talune culture primitive "senza tempo", non trovano pero' facile posto la ricerca scientifica, l'eresia intellettuale, la piu' ampia liberta' di organizzarsi la propria vita a piacimento. Nessuna civilta', osserva Heilbroner, e' priva di "malessere", perche' ciascuna esprime le paure dell'uomo, unico animale in grado di contemplare la propria morte: nel nostro tempo, pero' le attivita' umane che esprimono tale malessere stanno minacciando la continuita' stessa della vita; l'Autore riporta l'esempio di Atlante: i miti riflettono nella nostra immaginazione le proiezioni delle nostre speranze e delle nostre capacita'.

    Per Clive Staples Lewis (L'abolizione dell'uomo), il potere dell'uomo sulla natura e' in realta' potere di alcuni uomini su altri con la natura come strumento. Ogni generazione esercita potere su quelle successive e resiste al potere dei predecessori in quanto modifica l'ambiente e le tradizioni da loro trasmesse (una "generazione-padrona", infinitesima minoranza della specie, sarebbe impegnata -con una propria minoranza- a raggiungere il massimo potere sulla posterita' emancipandosi dalla tradizione, ed a ridurre altresi' il potere dei propri successori).
    Ogni passo avanti e' nuovo potere non solo dell'uomo ma anche di alcuni uomini su altri, "Condizionatori" che si pongono fuori dai giudizi di valore e sono percio' dominati soltanto dalla forza emotiva di impulsi irrazionali: la conquista della Natura da parte dell'Uomo finisce cosi' per essere conquista dell'Uomo da parte della Natura.
    Il problema principale del passato era conformare l'anima alla realta', dal XVI-XVII sec. il problema diventa come sottomettere la realta' ai desideri dell'uomo: magia e scienza applicata nascono insieme dopo il medioevo. Ma la comprensione analitica, sottolinea l'Autore, non e' sufficiente: bisogna vedere non solo attraverso qualcosa ma anche qualcosa attraverso, altrimenti si finisce col non vedere nulla, perche' un mondo trasparente ("vedere attraverso") e' anche un mondo invisibile.



  • L'eta' dell'incertezza

  • La politica, secondo John Kenneth Galbraith (L'eta' dell'incertezza), va intesa come arte del possibile: saper separare l'importante dal periferico e concentrarsi sull'importante. La difficolta' dei problemi, secondo l'Autore, non e' conoscerne le soluzioni (perche' sono note) ma affrontarli: affrontare i problemi richiede impegno spesso senza possibilita' di compromessi, dilazioni, convenienze politiche; fare un uso pragmatico delle idee senza lasciarvisi imprigionare significa che niente in via di principio e' buono o cattivo, il banco di prova e' se funziona o aiuta la gente a funzionare.
    Problemi estremamente grandi e complessi (es. l'olocausto nucleare) si caratterizzano per l'indifferenza collettiva.
    L'educazione democratica impone di contrastare chi contrasta l'interesse generale, la democraticita' del processo di governo riduce i pericoli e la debolezza dello stato moderno. Regola generale: chi ha una posizione ufficiale, per quanto prestigiosa, non ha diritto al dissenso.
    Si considerano giuste le idee che servono all' interesse costituito: proteggere cio' che si ha e giustificare cio' che si vuole avere.
    La politica puo' allora essere:
    a) della gente, attraverso il rafforzamento del potere legislativo (e del potere di informare accompagnato dalla reazione pubblica conseguente) e la partecipazione diretta (referendum, elezioni, petizioni, ecc.);
    b) dei leaders, ed implica un indebolimento del potere legislativo.
    La democrazia come spettacolo porta alla demagogia ed e' una patologia; la furfanteria non e' che la riproduzione di frodi piu' antiche (i metodi sono tutti noti).
    La seconda guerra mondiale fu in realta', secondo l'Autore, l'ultima battaglia della grande guerra. Le guerre hanno motivazioni quali: l'imperativo territoriale (societa' prevalentemente agricole), la paura di essere invasi (le crociate, e' meglio combattere oggi qui che domani in casa nostra), la non intelligenza dei governanti (potere ereditario).
    I privilegiati rischieranno sempre la loro distruzione piuttosto che rinunciare ad una parte dei loro privilegi materiali. Lo spirito rivoluzionario si sviluppa in assenza di riforme; l'Autore individua tre condizioni per una rivoluzione:
    a) leaders risoluti che hanno tutto da guadagnare e niente da perdere;
    b) capi disciplinati che eseguono e accettano gli ordini senza discutere;
    c) l'altra parte in causa deve essere debole: cosi' e' stato per l'indipendenza del Sud America dalla Spagna, per la rivoluzione francese, quella russa, quella cinese.
    La primissima manifestazione di una societa' senza classi, secondo Galbraith, e' la scomparsa della classe dei domestici.
    Potere e reddito scorrono nello stesso asse ma in direzioni opposte: il potere scende dalle classi superioni a quelle medie fino alle inferiori, mentre il reddito sale dalle inferiori alle superiori. Il prestigio nel secolo XIX (e la relativa scalata sociale) partiva dalla ricchezza industriale per arrivare a quella terriera fino alla nobilta'; il prestigio nel XX secolo (e la scalata sociale) parte invece dalla ricchezza materiale passando per le professioni di attori, artisti, giornalisti fino ad arrivare ai politici.
    La poverta' dipende da un rapporto sbagliato fra la terra e gli uomini; per spezzare l'equilibrio di poverta' occorre:
    - fornire piu' terra (o piu' acqua e fertilizzanti);
    - alterare il diritto al possesso della terra;
    - emigrare (volontariamente o coattivamente) per redistribuire la popolazione: questa e' l'unica soluzione che non richiede di avere un minimo di terra sufficiente.
    L'incremento della popolazione dipende dalla poverta': i poveri non hanno un livello di vita da proteggere, non conoscono o non possono pagare i contraccettivi, il rapporto sessuale e' l'unico loro svago. La poverta' produce scarsa efficienza dei governi e vulnerabilita' politica, perche' i governi stessi devono assumere la responsabilita' della miseria, che non alleviabile senza mezzi economici.
    Le societa' industriali altamente organizzate tendono a convergere perche' le economie di scala imprimono il loro stampo alla societa'.
    La corporation moderna e' in simbiosi con lo stato moderno (potere e profitti entrambi condivisi), simbiosi accresciuta anche dalla partecipazione di dirigenti industriali a cariche di governo. La corporation e' un'estensione dello Stato moderno, e' parte integrante dei piu' vasti dispositivi da cui siamo governati; con la pubblicita', essa crea consumi indotti, una realta' che si contrappone al mito (o alibi) della corporation burattino in balia del mercato e servitore inerme del consumatore. Il mito, in materia di corporation, dice che il potere discende dagli azionisti ai directors (il consiglio di amministrazione) e da questi ai managers; la realta' e' che il potere e' circolare, sale dai managers ai directors ed in minor misura scende dagli azionisti ai directors. L'omogeneita' dei paesi industriali (che permette federazioni come, ad esempio, la stessa Comunita' Europea) dipende dalle corporations ed e' riscontrabile nella stessa omogeneita' dei dirigenti aziendali a livello internazionale.
    Il potere societario aziendale e' circolare: il primo anello (il piu' interno) comprende l'alta direzione (presidente, vicepresidenti esecutivi e finanziari, assistenti direttori dei vicepresidenti, controllori, tesoriere, avvocato), il secondo anello i dirigenti delle societa' nazionali ed estere; entrambi gli anelli derivano il loro potere societario aziendale dalla posizione. Il terzo anello deriva invece il potere societario dalle cognizioni e comprende periti industriali, ingegneri, scienziati, direttori vendite, specialisti pubblicitari, addetti alle relazioni, designers e modellisti, avvocati, ragionieri, economisti, tecnici dei calcolatori. Gli ultimi due anelli derivano il loro potere societario dal numero e dalle organizzazioni sindacali: il quarto anello comprende segretari, impiegati e dattilografi, il quinto anello (il piu' esterno del potere societario) comprende gli operai.
    La maggiore tendenza della moderna corporation e' quella di autosocializzarsi, rendendo se stessa socialmente indispensabile e portando via tutto il potere ai proprietari. Gli azionisti sono gia' ora privi di potere e di funzione, e potrebbero essere liquidati, secondo l'Autore, con un pagamento in obbligazioni; dividendi e utili del capitale potrebbero essere maturati a favore del pubblico, i managers sottoposti ad un consiglio di controllori contabili pubblici che attuino leggi e regolamenti, riferiscano su questioni di pubblico interesse e mantengano onesto il management.
    La citta' post-industriale, la metropoli, comprende varie citta' al suo interno:
    - la citta' politica, estensione della dimora di un governante, caratterizzata da stile unitario, simmetria, monumenti eretti al dispotismo di tempi andati e che richiamano turisti;
    - la citta' mercantile, caratterizzata da unitarieta' di gusto e sensibilita' allo stile dominante nella propria epoca (il prestigio del mercante era proporzionale alla qualita' ed allo stile della propria casa);
    - la citta' industriale, di stile non unitario (eredita' estetica del capitalismo liberale), brutta ma funzionale per economicita' di costi, migliore in Europa che negli Stati Uniti; sua variante e' la citta' aziendale, sgraziata ed economica, progettata, impiantata ed amministrata dall'industria stessa.
    - Infine il campo (il "bivacco"), quartieri periferici dove abitare, oasi divise secondo varie categorie (classismo).
    Due sono le immagini di come si crede debba essere una citta':
    - la citta' politica, ritenendo che il governo abbia uno speciale diritto alla grandiosita' architettonica ed urbana (la moderna capitale pianificata: Washington, Nuova Delhi, Camberra, Brasilia, Islamabad, ecc.);
    - la citta' mercantile, il cui splendore deriva dall'eleganza dei principali negozi, vie di traffico e quartieri; i centri acquisti si distinguono non per la loro funzionalita' ma per dimensioni, sfarzo, visibile costosita'.
    La crescita urbana crea un nuovo conflitto, fra la vecchia forza-lavoro (ora benestante) e i nuovi immigrati (poveri); la xenofobia razziale aumenta in proporzione inversa alla ricchezza degli appartenenti alla razza.
    L'economia privata capitalistica da' prestazioni che sono:
    - eccellenti per i beni che causano problemi alla citta' (automobili, beni di consumo e rifiuti, ecc.);
    - pessime per i beni che risolvono i problemi della citta' (edilizia, servizi sanitari, trasporti efficienti) e che richiedono imprese socializzate. Il reddito viene impiegato nella citta' politica piu' per opere pubbliche, mentre nella citta' industriale piu' per opere private: percio' in quest'ultima troviamo case pulite e strade sporche, maggiore ricchezza personale e meno polizia per proteggerla, piu' televisori e meno scuole, ecc. Dalla citta' industriale consegue un capitalismo efficiente, che pero' necessita di un aggravio di lavori pubblici necessari e  produce rifiuti ed inquinamento.
    Alcuni argomenti di storia economica (discussi anche nel libro La societa' opulenta):
    - dalla teoria del darwinismo sociale di Herbert Spencer deriva che la sopravvivenza (ricchezza) e' del piu' adatto (uomo superiore)e che la selezione naturale ridurra' via via il numero dei poveri mentre rafforzera' la razza (i discendenti); l'eredita' delle ricchezze viene cosi' legittimata dall'eredita' biologica, mentre la carita' viene ritenuta ammissibile perche' nobilita chi la elargisce, anche se e' pessima per chi la riceve in quanto frena il processo di eliminazione dei meno adatti!
    - la ragione per l'Illuminismo consiste nel pervenire a conclusioni basandosi solo su dati e senza far ricorso a religioni, norme, pregiudizi, passioni; Smith nel 1776 introduce l'individualismo economico e la divisione del lavoro, le cui minacce sono costituite dallo Stato, dalle restrizioni autocreate dagli imprenditori ed anche dalle s.p.a./corporations.
    - Il Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels fornisce la contraddizione del programma immediato di riforme con la speranza di rivoluzione; l'Autore evidenzia come quel programma sia oggi gia' stato attuato nei paesi capitalisti, con l'eccezione dell'accentramento del credito nelle mani dello Stato e l'espropriazione della proprieta' fondiaria.
    - Thorstein Veblen ha elaborato le teoria della impresa d'affari e della "classe agiata"; il senso di superiorita' che la ricchezza fornisce ai ricchi e' costituito da agiatezza cospicua (ozio in un mondo in cui tutti devono lavorare), consumi cospicui (finalizzati ad impressionare gli altri), pubblicita' (leggere cio' che viene detto su di loro ed immaginare che gli altri facciano altrettanto e con invidia).
    - esperimenti non riusciti di cooperazione economica idealistica: New Lanark (Glasgow, impiega orfani nell'industria con 13 ore di lavoro giornaliere e un'ora e mezza di istruzione scolastica) e New Harmony (Indiana, con Owen).

  • Il materialismo edonistico

  • Secondo Erich Fromm (La rivoluzione della speranza), la nostra economia e' fondata sul principio del massimo consumo e sulla produzione bellica (pag.6); il principio che domina la societa' e' quello del materialismo edonistico (pag.35).
    Nella societa' tecnologica attuale il fondamento dell'etica diventa lo sviluppo tecnologico, la fattibilita' tecnica (pag.42); il fine e' incrementare la quantita' piuttosto che la qualita', l'uomo non e' piu' al centro dell'interesse della societa' (pag.46). Dalla necessita' di massimizzare l'efficienza consegue una individualita' minima (pag.42).
    L'atto dell'acquisto (uomo consumatore) serve a ridurre l'angoscia (pagg.140-141); la liberta' non interessa piu' il campo della proprieta' ma quello del consumo (pagg.139-140; rivoluzione del consumatore, pag.144). La pubblicita', secondo Fromm, e' "uno dei piu' gravi attentati al diritto del privato di sapere cio' che desidera" (pag.47): servono percio' restrizioni legali alla pubblicita' e leggi fiscali per disincentivare la produzione di cose inutili e dannose (pagg.145-146).
    La prima rivoluzione industriale ha sostituito l'energia vitale con quella meccanica, la seconda rivoluzione industriale ha sostituito il pensiero umano con cibernetica ed automazione.
    La pianificazione delle imprese, per funzionare, deve essere soggetta al controllo governativo e di organismi costituiti da coloro che ne sono soggetti.

    RIFERIMENTI BIBLOGRAFICI :

  • Erich Fromm, LA RIVOLUZIONE DELLA SPERANZA
    (The revolution of hope toward a humanized technology, 1968; ed.Bompiani, Milano 1982)
  • John Kenneth Galbraith, L'ETA' DELL'INCERTEZZA
    (Milano 1977)
  • Robert Heilbroner, LA PROSPETTIVA DELL'UOMO
    (An inquiry into the human prospect, 1974)
  • Konrad Lorenz, IL DECLINO DELL'UOMO
    ed. Mondadori, Milano 1991
  • Clive Staples Lewis, L'ABOLIZIONE DELL'UOMO (2' parte)



  • 3- IL COMUNITARISMO

  • Comunita' e societa'


  • Secondo Ferdinand Tonnies (Comunita' e societa'), la comunita' e' un rapporto reciproco sentito dai partecipanti, fondato su di una convivenza durevole, intima ed esclusiva.
    La vita comunitaria e' sentita (implica comprensione, consensus), durevole, intima (confidenziale), esclusiva; al contrario, la vita societaria e' razionale, passeggera, apparente (come tipo di legame), pubblica.
    Sono forme primitive di comunita':
    - il rapporto madre-bambino;
    - il rapporto uomo-donna;
    - il rapporto tra fratelli.
    Delle tre forme primitive di comunita', le prime due sono piu' istintive, la terza piu' umana.

    COMUNITA'

    SOCIETA'

    antica

    recente

    convivenza durevole

    convivenza passeggera

    convivenza genuina
    (confidenziale, intima, esclusiva)

    convivenza apparente
    (pubblica)


    I rapporti di affermazione reciproca, se positivi, danno origine ad associazioni: la comunita' e' un'associazione organica (sentita dai partecipanti), la societa' e' un'associazione meccanica, artificiale e recente (pag.45). L'Autore distingue comunita' di lingua, di costume, di fede; societa' di profitto, di viaggi, di scienze (pag.46).
    La societa' e' il pubblico, il mondo: "in una comunita' con i suoi una persona si trova dalla nascita, legata ad essi nel bene e nel male, mentre si va in societa' come in terra straniera" (pag.45). La societa' implica delimitazione dei campi di attivita' e prestazioni reciproche di pari entita' (concetti di scambio e valore).
    La comunita' e' caratterizzata dal diritto familiare, la societa' dal diritto delle obbligazioni (pag.229). In societa' gli individui rimangono "separati nonostante tutti i legami" (pag.83).
    Il potere nella societa' e' a vantaggio di chi lo detiene, nella comunita' e' finalizzato all'educazione ed all'insegnamento (pag.62).

    rapporto materno

    istinto

    comunita' di sangue

    parentela

    casa

    padre

    giustizia

    dignita' dell'eta'

    rapporto coniugale

    abitudine

    comunita' di luogo

    vicinato

    villaggio

    principe

    forza

    dignita' ducale

    rapporto fraterno

    ricordo

    comunita' di spirito

    amicizia

    citta'

    maestro

    saggezza

    dignita' sacerdotale


    La volonta' comunitaria implica comprensione (consensus, che ha natura singola) e concordia (unita' di cuore, che ha natura complessiva). La comprensione deriva dalla conoscenza reciproca che a sua volta richiede partecipazione e quindi vita comune, e richiede anche somiglianza (linguaggio).
    Sono leggi fondamentali della comunita':
    - l'assuefazione (parenti, coniugi, vicini, amici);
    - la comprensione;
    - la vita comune (concordia).
    La comprensione e' tacita, "la concordia non puo' venire costruita" (pag.65).
    La comunita' e' unita' nel differente (pag.61), in essa le diseguaglianze reali non possono pero' essere troppo accentuate.
    L'amicizia si fonda su un modo di pensare concorde e dalla comunanza di arti e professioni; i compagni d'arte sono compagni di fede e cooperano ad una stessa opera (pag.58). I rapporti di amicizia sono i meno istintivi e i meno condizionati dall'abitudine.
    L'uomo si lega con le proprie opere, con il territorio, con la casa (pag.67): possesso e godimento reciproco di beni comuni caratterizzano la vita comunitaria (pag.66).

    La dicotomia societa'-comunita', secondo Norberto Bobbio (
    Ricerche politiche due, cit., pagg.25-26), e' alla base di due diversi modelli ideali:

    SOCIETA'

    COMUNITA'

    modello meccanico (atomistico)

    modello organico

    il tutto e' la somma delle parti

    il tutto e' superiore alla somma delle parti

    concezione dell'eta' moderna

    concezione dell'antichita'

    gruppo di uguali

    gruppo di diseguali

    decisioni a maggioranza o a sorteggio

    unanimita' per acclamazione

    volonta' di tutti

    volonta' del Tutto

    democrazia

    monocrazia



  • Comunitarismo e socialismo


  • Il contenuto comunitario, osserva Martin Buber (Sentieri in utopia), definisce la struttura di una societa' ed e' alla base del socialismo utopistico (pagg.23-24); l'Autore individua tre coppie: Saint-Simon/Fourier, Owen/Proudhon, Kropotkin/Landauer (pag.26). Proudhon intende riorganizzare la societa' in forma mutualistica e l'umanita' come federazione di federazioni (pagg.41-44).
    Le rivoluzioni ottengono risultati opposti a quelli desiderati e permettono la nascita non del nuovo ma solo di cio' che e' gia' stato concepito nella societa' prerivoluzionaria (pag.57); l'essenza del processo prerivoluzionario, secondo l'Autore, e' la formazione di cooperative e comuni cui la rivoluzione dovra' dare i poteri necessari (pag.106).
    Il socialismo e' una unione intercomunitaria (una confederazione di federazioni delle comunita' di luogo, aziendali, elettorali, pagg.153-154) che non e' determinata mai in modo definitivo o schematico ("nella vita dell'uomo e della collettivita' umana la retta fra due punti puo' rivelarsi la linea piu' lunga", pag.63) ed e' caratterizzata da acrazia (assenza di dominio ma non assenza di governo, pag.56; la direzione non divenga dominio, pag.124).
    Il socialismo e' sempre qualcosa di relativo in rapporto alle condizioni date, "e' il divenire della comunita' nel genere umano" (pag.71), e' la trasformazione della societa' in comunita' (pag.81).
    Non possiamo sapere come sara' il socialismo nel futuro, ma dobbiamo sapere come vogliamo che si presenti (pag.135) perche' "non e' lecito definire utopistico qualcosa in cui non abbiamo ancora messo alla prova la nostra forza" (pag.15).
    Buber identifica il rapporto statale come una forma di relazione fra gli individui (pag.59); il superamento dello Stato e' possibile solo sostituendone la forma relazionale.
    Per Buber Stato e comunita' non sono incompatibili: bisogna valutare periodo per periodo quanto Stato e' indispensabile e quanta liberta' comunitaria e' ammissibile (pag.123); l'atteggiamento socialista e' per il decentramento, il federalismo e l'autonomia, con la consapevolezza che in taluni momenti e' necessaria la direzione centralizzata, ma mai viceversa (pag.129).
    La cooperativa come impresa economica deve essere completa (di produzione e di consumo, pag.86 e 96) ed associata al federalismo (massimo decentramento delle funzioni statali trasformando in amministrative tutte quelle che rimangono accentrate, pag.113).
    L'egoismo collettivo, nelle cooperative puo' sostituire l'egoismo individuale (pag.89; isolamento fra le cooperative e dalla societa', pag.90). Una forte presenza dello Stato esclude lo sviluppo delle cooperative (pag.144).
    La comunanza di vita non puo' fondarsi solo sulla comunanza di opinioni, servono legami piu' profondi che derivano dalla vita comunitaria (pag.89 e pag.152: "sentire la propria casa come una cameretta in un edificio piu' grande ed esteso, in cui egli si trova a suo agio...").
    La vita comunitaria non si fonda su individui che si frequentano di continuo, ma su compagni "aperti e pronti l'uno per l'altro" (pag.157). L'idea comunitaria non e' realizzabile in un unico modo valido universalmente, "non deve soddisfare un concetto, bensi' una situazione" (pag.168).
    La rappresentanza troppo estesa, secondo l'Autore, impoverisce la vita comunitaria (pag.167), la quale consiste invece soprattutto nel curarsi attivamente degli affari comuni.
    Ogni comunita' e' tale perche' ha un centro, che e' terreno e sociale (pag.169); una comunita' puo' rinascere, non restaurarsi (pag.170). Una collettivita' organica e' composta non da individui ma da picole e piccolissime comunita' (pag.171).

    RIFERIMENTI BIBLOGRAFICI :

  • Martin Buber, SENTIERI IN UTOPIA
    (ed. Comunita', Milano 1981)
  • Michelangelo Bovero (a cura di), RICERCHE POLITICHE DUE (Identita', interessi e scelte collettive)
    (ed. il Saggiatore, Milano 1983)
  • Ferdinand Tonnies, COMUNITA' E SOCIETA'
    (ed. Comunita', Milano 1979)
  • 4- CONSEGUENZIALISMO

  • L'etica della responsabilita'


  • Secondo Hans Jonas (Il principio responsabilita'), le promesse della scienza e della tecnica si sono trasformate in minacce (Prefazione, pag.XXVII), civilizzazione umana e violazione della natura procedono con effetti che sono insieme (pag.11):
    - irreversibili;
    - cumulativi (per dimensioni e ritmo, pag.40);
    - estesi nello spazio (biosfera) e nel tempo (lungo termine);
    - non piu' neutrali dal punto di vista etico (pag.32).
    Le azioni morali, che sono tipiche in quanto "conformi a precedenti" devono ora tenere conto di situazioni senza precedenti, per le quali non servono gli insegnamenti che derivano dall'esperienza (pag.11); l'etica tradizionale e' infatti impotente verso la manipolazione genetica o il controllo della psiche con farmaci.
    Il nostro potere di fare eccede quello di prevedere e quello di valutare (pag.29). La forza del futuro nel presente e' una questione di filosofia politica; ma per un governo rappresentativo hanno voce solo gli interessi presenti (pag.30).

    Etica TRADIZIONALE (pag.7 e seg.)
    Etica della RESPONSABILITA'
    indifferente agli oggetti non umani
    pretese morali della biosfera
    antropocentrica
    natura come responsabilita' umana
    qui ed ora (sincronicita' negli orizzonti temporale e spaziale)
    biosfera, specie, futuro reale calcolabile; sincronicita' fra imperativo ipotetico (se) e categorico (che, pag.55)
    esperienza passata (precedenti)
    sapere (riconoscimento dell'ignoranza)
    distinzione fra polis e natura
    coincidenza di naturale e artificiale
    reciprocita' delle obbligazioni
    (diritti-doveri)
    con la sola eccezione dei figli (pag.49)
    non-reciprocita' delle obbligazioni
    (dovere verso le generazioni future)

    Il non-essere delle generazioni future, osserva Jonas, non si puo' rischiare per l'essere di quelle attuali (pag.17). La spontaneita' della vita e' legata al cominciare (nascita) e finire (morte) sempre-di-nuovo (pag.26), ogni essere vivente e' precario, vulnerabile, transitorio, fine a se stesso, e non ha bisogno di giustificazioni per esistere (pag.124).
    La fede puo' fondare l'etica, ma non sempre c'e' (pag.57). Il concetto di strumento (con) richiede quello di scopo (per, pag.74), e la ricchezza di scopi aggiunge ulteriore valore all'essere rispetto al non-essere (pag.103; "per chi?", "quanto?", pagg.106-107).
    Cio' che e' bene, osserva Jonas, diviene certo solo con l'esperienza del suo contrario, il male, la salute con la malattia, l'onesta' con la frode, la pace con la guerra: "sappiamo molto meglio cio' che non vogliamo che cio' che vogliamo" (pag.35). Pertanto, le previsioni di sventura devono avere priorita' di ascolto rispetto a quelle di salvezza (pagg.39 e 43); siamo liberi solo nel primo passo, i successivi sono obbligati (pag.41), e le profezie di sventura sono importanti, perche' servono a scongiurare quanto da esse temuto (pag.150).
    La possibilita' di guadagni finiti non giustifica perdite infinite (pag.43), la posta in gioco (come in una scommessa o in un gioco d'azzardo) non puo' essere il futuro, la vita, la totalita' degli interessi altrui (variante della scommessa di Pascal, pagg.45 e 47). La cautela e' il nucleo centrale dell'agire morale per un'etica della responsabilita' (pag.48).
    La responsabilita' legale porta al risarcimento (responsabilita' civile), quella morale alla punizione (responsabilita' penale, pag.116); ma, osserva l'Autore, esiste anche una responsabilita' morale per il da-farsi oltre che per l'ex-post-facto (pagg.117-118).
    La responsabilita' e' tale in rapporti non reciproci, sebbene vi siano anche rapporti di responsabilita' reciproca (nelle imprese collettive, pag.119). Vi e' una responsabilita' familiare orizzontale (tra fratelli) e verticale (dei genitori verso i figli); quest'ultima e' piu' forte, globale, incondizionata, non occasionale (pag.120).

    responsabilita' naturale (pag.120)
    responsabilita' contrattuale
    irrevocabile
    revocabile (e' possibile recedere)
    non consensuale
    consensuale (scelta)
    non negoziabile
    negoziabile
    globale
    delimitata nel contenuto e nella durata

    Nell'uomo la reciprocita' e' sempre presente: ciascun individuo e' insieme responsabile di altri ed oggetto di responsabilita' da parte di altri ancora (pag.125); l'esistenza dell'umanita' ha priorita' su tutto (compreso il "vivere bene", pag.126).
    Potere e responsabilita' sono strettamente connessi, inscindibili, e la responsabilita' dell'uomo di Stato e' totale ed indipendente da come questi abbia ottenuto il suo mandato (democraticamente o per usurpazione, pag.129). Le responsabilita' dell'uomo di Stato (responsabilita' politica) e del genitore sono entrambe massimamente particolari e generali (emotivamente totalizzanti, pag.131), e continue (il loro esercizio non puo' cessare, a differenza ad esempio della responsabilita' del medico che e' circoscritta al trattamento); la responsabilita' politica procede storicamente, deriva dalla nostra temporalita' ed ha nel futuro la sua dimensione piu' autentica (pagg.133-135).
    Per quanto riguarda la storia dell'umanita', osserva l'Autore, il non-ancora si puo' dire solo retrospettivamente (non era ancora, pag.138); una teoria politica, quando e' causa di azioni, rientra fra le profezie che si autoadempiono (pag.144), anche se sui risultati finali incidono piu' le circostanze che non i programmi (incertezza di ogni previsione, pag.146).
    La fede nell'onnipotenza della scienza e l'idea che l'uomo possa adattarsi a tutto sono entrambe irresponsabili (pag.151). La responsabilita' "e' una funzione del potere e del sapere" (pag.153); il potere di virus e batteri e' maggiore di quello di tigri ed elefanti (pag.161), potere e' in primo luogo potere di distruzione (pag.177).
    Primo dovere del nostro comportamento collettivo e' il futuro dell'umanita' e quello, inseparabile, della natura (pag.175; i destini dell'uomo e della natura sono comuni, pag.176), "un'eredita' degradata coinvolgerebbe nel suo degrado anche gli eredi" (pag.286).
    L'etica della conservazione e della prevenzione deve percio' prevalere su quella del progresso e della perfezione (pag.178; occorre sostituire obiettivi espansionistici con obiettivi "omeostatici", pag.232); un fine modesto ma difficile da conseguire, che richiede l'esercizio di potere sul potere: il potere sulla natura (potere di primo grado) l'ha sottratta al controllo dell'uomo (potere di secondo grado), la cui autolimitazione richiede l'ulteriore esercizio di un potere di terzo grado (pag.181).
    Mentre il sapere globale dell'umanita' aumenta, quello del singolo diventa sempre piu' frammentario (pag.210); la tecnica non e' un fine ma un mezzo, e si giustifica solo per i suoi effetti (pag.212): qual e' il costo del progresso? il problema non e' cosa l'uomo potra' fare ma quanto la natura potra' sopportare (pag.237), tenendo conto che le catastrofi sono solo umane in quanto la natura di per se' non conosce catastrofi (pag.237; legge dell'entropia, pag.243).

    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :

  • Hans Jonas, IL PRINCIPIO RESPONSABILITA'
    (1979/ed.Einaudi, Torino 1993)



  • 5- LA SPERANZA


  • Il principio speranza


  • Hans Heinz Holz, nell'Introduzione a Dialettica e speranza di Ernst Bloch, osserva come la filosofia sia legata al linguaggio, sia come la poesia, scoperta del non detto e del non pensato, sollecitazione del pensiero autonomo. Partendo dal conosciuto, si dirige verso l'ignoto con categorie quali futuro, possibilita' reale, novum, ultimum, orizzonte, non-ancora-consapevole, fronte, retaggio.
    Secondo Holz, Ernst Bloch e' un filosofo della possibilita', smaschera concetti verificati e li rovescia nel loro contrario, non e qui sono modalita' della discussione filosofica: Bloch per primo fa della speranza il tema centrale della filosofia, il concetto centrale della coscienza progressiva che contempla uno stato del mondo fondato oggettivamente ma da realizzare soggettivamente (intreccia essere e coscienza, l'oggetto mondo che contiene in se' il soggetto della trasformazione, pagg.XXXVII-XXXVIII).
    Il futuro e' la dimensione temporale costitutiva degli esseri umani, e diventa speranza nel singolo individuo: l'indagine filosofica sulla speranza diventa pertanto rivelatrice (pag.XLII). La categoria-base e' la possibilita', l'incoscio (Freud) e' un magazzino del passato ed in esso non vi e' nulla di nuovo (pag.XLVIII); la fantasia produce immagini anticipatrici, oggetti utopistici, incontri col non-ancora (coscienza anticipatrice, pensiero che si manifesta per immagini: miti, arte, simboli, archetipi).
    Il concetto di possibilita' richiede di pensare il mondo come processo; la possibilita' puo' essere:
    - passiva, nel senso di potenzialita', di conformita' all'oggetto;
    - attiva, nel senso di possibilita' formale, che puo' venir pensata;
    - attiva, nel senso di possibilita' parzialmente condizionata, di possibilita' reale.
    Solo quest'ultima possibilita' e' satura di futuro, il soggetto (l'elemento umano) e' parte della totalita' materiale (natura e storia) e non gli si oppone; la vera dimensione della realta' ha il futuro all'orizzonte con il suo passato antecedente.

    La speranza e', secondo Erich Fromm (La rivoluzione della speranza), un elemento fondamentale di ogni tentativo di cambiare la societa': Fromm distingue la speranza passiva (attesa, rassegnazione, pag.11) da quella attiva, che e' proiezione nel futuro; esempi di non-speranza sono la speranza passiva, l'ottimismo rassegnato (freddezza) e la mania di distruzione. La speranza e' uno stato dell'essere (pag.16), la fede e' la convinzione "in cio' che ancora non e' stato provato" (pag.20) ed e' accompagnata dalla speranza come stato d'animo: fede e speranza sono entrambe visioni del presente in stato di gestazione.
    La sfiducia e' spesso inconscia, consciamente si e' ottimisti (speranza in un ulteriore "progresso").
    Nel volume citato Fromm entra in polemica con Marcuse, che definisce "un intellettuale alienato, che propone la sua personale disperazione come una teoria sociale" (pag.14, nota), e sottolinea come la rivoluzione non si possa fondare sulla sfiducia (Grande Rifiuto), ne' che i conflitti scompaiano semplicemente con la soddisfazione materiale dei bisogni (pag.126).
    La speranza si rafforza con la sua negazione (frustrazione, pag.27), l'alternativa alla speranza e' la mania di distruzione (eros contro thanatos, pag.30).
    Esiste un continuum che passa dalla liberta' al determinismo, attraverso le visioni messianiche (cristianesimo, Marx) e la loro secolarizzazione (chiese, comunismo).

    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :

  • Hans Heinz Holz, INTRODUZIONE a Dialettica e speranza di Ernst Bloch
    (ed. Vallecchi, 1967)
  • Erich Fromm, LA RIVOLUZIONE DELLA SPERANZA
    (The revolution of hope toward a humanized technology, 1968; ed.Bompiani, Milano 1982)



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