La vita di Galileo Galilei
di Giancarlo Onorati
Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio 1564 da famiglia fiorentina, suo padre Vincenzio (1520-1591), musicista e autore di teoria musicale, aveva sposato nel 1562 Giulia Ammannati di Pescia (1538-1620).
Verso il 1574 la famiglia di Vincenzio Galilei si trasferì a Firenze. Nelle due città toscane il giovane Galilei ricevette una prima educazione d’impronta umanistica.
Nel 1581 Galileo fu immatricolato all’Università di Pisa nella facoltà di medicina, suo padre difatti intendeva avviarlo ad una delle professioni maggiormente remunerata del tempo. Nel 1585 Galileo ritornò a Firenze senza aver conseguito il dottorato, due anni prima, all’insaputa del padre, aveva iniziato una serie di lezioni di matematica con l’amico di famiglia Ostilio Ricci da Fermo, allievo del celebre algebrista Nicolò Tartaglia. Ricci trasmise al giovane studioso l’interesse per gli aspetti "sperimentali" della matematica e il particolare amore per Archimede.
La formazione di Galileo fu legata, negli stessi anni, allo studio della fisica aristotelica, seguì quasi sicuramente le lezioni di Francesco Bonamico, docente a Pisa, e sempre nel 1583 effettuò la prima scoperta di fisica, l’ "isocronismo delle oscillazioni pendolari". Tra il 1585 e il 1589 Galileo si dedicò a diversi lavori scientifici di ispirazione archimedea: nel 1586 inventò la bilancetta idrostatica per la misurazione del peso specifico e ne fece un resoconto in uno scritto rimasto inedito (La bilancetta); tra il 1586 e il 1587 formulò alcuni teoremi sul baricentro dei corpi che fece circolare tra gli studiosi del tempo anche per cercare di ottenere giudizi che gli facilitassero il conseguimento di una cattedra (Ricevette attestati di ammirazione ad esempio dallo scienziato gesuita tedesco padre Cristoforo Clavius e dal matematico Guidobaldo del Monte fratello dell’importante cardinale Francesco Del Monte).
Nel 1589, dopo vari tentativi falliti, Galileo ottenne la cattedra di matematica nello Studio pisano con i favori del card. Francesco del Monte. In questa fase si collocano gli studi di meccanica (noti attraverso una serie i manoscritti De motu antiquiora) e l’interesse per l’astronomia, d’altra parte la cattedra cui era stato chiamato lo impegnava all’insegnamento del sistema aristotelico-tolomaico. Non abbiamo notizie del giudizio di Galileo sul geocentrismo né di eventuali posizioni sulla teoria copernicana, è un fatto però che egli lesse gli scritti di Giovanni Battista Benedetti, copernicano e assertore, contro Aristotele, della teoria dell’impetus. L’aspetto più importante del De Motu concerne la matematizzazione della fisica, uno dei capisaldi della ricerca galileiana e della rivoluzione scientifica, che porteranno lo scienziato a staccarsi sia dallo Stagirita che dai fisici francesi.
Nel 1591 morì il padre e Galileo si trovò nell’esigenza di accrescere le proprie entrate finanziarie per mantenere la numerosa famiglia (madre e sei fra fratelli e sorelle) in un momento in cui l’ateneo pisano gli si mostrava ostile a ragione di alcuni suoi atteggiamenti, fu così che egli cercò di ottenere la cattedra di matematica allo Studio di Padova ancora per intercessione dell’amico Guidobaldo del Monte.
Il 26 settembre 1592 la Repubblica Veneta lo nominò ufficialmente:
" Il Doge ai Rettori di Padova
(...) Per morte del Moletti, che leggeva nello Studio nostro di Padoa le Matematiche, vaca già molto tempo quella lettura, la qual essendo di molta importanzia per servir alle scienze principali, si è convenuto differir di eleger in suo loco, perché non si ha avuto suggetto corrispondente al bisogno. Ora che si ritrova D.no Galileo Galilei, che legge in Pisa con sua grandissima laude, e si può dir che sia il principal di questa professione, il qual contenta di venir quanto prima nel predetto Studio nostro a leggere detta lezione, è a proposito di condurlo.
Però l’anderà parte che ‘l predetto D.no Galileo Galilei sia condotto a legger in detto Studio nostro la predetta lezione delle Matematiche per anni quattro de fermo e dui de rispetto, e quelli di rispetto siano a beneplacito della S.N., con stipendio di fiorini cento ottanta all’anno.
Datae in Nostro Ducali Palatio, die XXVI Septembris, Ind.ne sexta, M.D.XC.II" (in Galileo Galilei. Dal carteggio e dai documenti. Pagine di vita, a cura di I.Del Lungo e A.Favaro, Sansoni, Firenze, II ed., 1984 (Rist.), p. 13-14).