La sentenza di Nietzsche "Dio è morto"

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La prima volta che incontriamo il detto "Dio è morto" è nel terzo volume dell'opera comparsa nel 1882 con il titolo "La gaia scienza"( nel passo n°125, "L'uomo folle"). Con quest'opera incomincia l'elaborazione della metafisica di Nietzsche. Nel 1886 (quattro anni dopo) Nietzsche aggiunge ai quattro libri della "Gaia scienza" un quinto dal titolo "Noi i senza paura". Il primo passo di questo libro è intitolato "Ciò che ne è della nostra serenità" in cui si parla di Dio che è morto.

L'espressione "Dio" è usata dal filosofo per indicare il mondo sovrasensibile in generale. Dio è il termine per designare il mondo delle idee e degli ideali. Questo mondo sovrasensibile da Platone in poi vale come il mondo vero. In opposizione  ad esso il mondo sensibile è un mondo mutevole,apparente, irreale. Con l'espressione "Dio è morto" Nietzsche intende che la metafisica, cioè la filosofia occidentale intesa come platonismo, è alla fine. Nietzsche  concepisce la sua filosofia come controcorrente della metafisica,ma, in quanto semplice controcorrente, essa filosofia  resta necessariamente conforme alla natura di ciò contro cui si svolge. Se Dio è morto, non resta più nulla a cui l'uomo possa attenersi e secondo cui possa regolarsi. Quindi si finisce nel nichilismo, cioè i valori supremi perdono ogni valore: manca il fine, manca la  risposta al perché. Dopo la perdita di ogni valore il mondo continua a sussistere e tende inevitabilmente a una nuova posizione di valori. Nietzsche designa anche la nuova posizione di valori come nichilismo; il nostro assume il nichilismo anche in una prospettiva positiva, in quanto capovolgimento di tutti i valori precedenti (nichilismo classico o compiuto) Quindi il termine nichilismo indica per il filosofo sia la semplice perdita di ogni valore, sia il movimento opposto,cioè la creazione di nuovi valori opposti ai precedenti: quest'ultimo è il nichilismo compiuto. Bisogna però prima di tutto eliminare il mondo sovrasensibile come regione a sé e porre i valori in modo diverso.

Per Nietzsche il valore è il punto di vista delle condizioni di conservazione-accrescimento riguardo ai viventi in seno al divenire. Il divenire è ciò che determina ogni ente nella sua essenza, è la volontà di potenza.

Volontà di potenza

In seno al divenire il vivente si concentra in vari centri della volontà di potenza. Essi sono l'arte, lo stato, la religione, la scienza, la società. Il valore è il punto di vista per il rafforzamento o l'indebolimento di questi centri di dominio. Il valore è il punto di vista che condiziona la conservazione e l'accrescimento della vita e, poiché il fondamento della vita è il divenire come volontà di potenza, la volontà di potenza è ciò che pone questi punti di vista. Quindi i valori sono posti dalla stessa volontà di potenza, quali condizioni di sé stessa. Così si ha il rovesciamento dei valori precedenti e di ogni metafisica.

Secondo Heidegger, volontà di potenza significa: volontà= tendere a qualcosa, potenza= l'esercizio della forza, quindi la  volontà di potenza è l'appetito della potenza

Nella seconda parte di "Così parlò Zaratustra" (che apparve un anno dopo la "Gaia scienza") Nietzsche nomina per la prima volta la volontà di potenza ("Dovunque troverai un vivente troverai volontà di potenza...") La volontà di potenza è l'essenza intima dell'essere nel suo insieme. Ciò che la volontà di potenza vuole non è qualcosa  a cui essa non miri senza possederlo ancora , la volontà vuole sé stessa, essa oltrepassa sé stessa, vuole diventare più forte, più potente. La volontà di potenza valuta in quanto stabilisce la condizione dell'accrescimento e conservazione, quindi pone i valori. La volontà  esercita la potenza nell'oltrepassamento del suo stesso volere. Essa ritorna costantemente a sé stessa come uguale a sé stessa (ETERNO RITORNO). L'arte  eccita in sé stessa la volontà di potenza e la sprona a volere sé stessa. Quindi l'arte è un valore, il valore supremo, il valore sufficiente.

Conclusioni

Nella metafisica di Nietzsche l'essere è decaduto a valore;infatti il colpo più duro contro Dio consiste nel ritenerlo un valore. Il pensare per valori si rivela come l'assassinio vero e proprio. 

dott.ssa Raffaella Palma