Filippo Carbonaro

Di estrazione siciliana, ma così ben inserito nel "milieu" del territorio emiliano da parlare corretatmente il dialetto bolognese, col volto che ha serbato, infatti, nei lineamenti i "signa" di una cultura etnica antica, Filippo Carbonaro è uno scultore del tutto peculiare. Della sua lunga faticosa esistenza (è stato tecnico alle Officine Rizzoli) ha conservato, oltre alla facilità del disegno che gli sgorga libero e puro dalla mano, anche un pugno di ricordi commoventi che ama rimembrare.
Da qualche anno Carbonaro può seguire, senza limitazione alcuna; la sua vena poetica e lo fa con vero fervore. Come Gonzales - che è stato pioniere dei plastificatori in ferro - come Gargallo e, in un certo senso, come Calder - che però, va visto sotto la luce del più puro astrattismo - il nostro scultore; servendosi di un materiale sfruttato assai raramente, perchè considerato troppo rozzo, con estrema facilità si esibisce in due forme: in pezzi a rilievo, ritagliati dal metallo, e con fili di rame ininterrotti che prendono il posto della linea (ed è, questa, la sua forma migliore). Forse l'artista, giovane di esperienza (e per questo, ancora, caldo di entusiamo) non sa neppure cosa sia il "taille directe" degli scultori francesi del primo '900. Eppure lo attua, inconsciamente. Nella disinvolta gaiezza dei suoi quadri-scultura, i personaggi che ha messo nel rilievo-dipinto; comunicano con lo spettatore; in sobria semplicità, qualcosa della spontanietà dell'arte popolare. C'è, infatti, un tono di convincente ottimismo che domina, in questi lavori.
Ma è dove le linee curve e rette fanno erigere le forme nello spazio (riducendo la scultura quasi a stenogramma spaziale) che esplode tuta la maestria di Carbonaro. Le figure non si trovano più al centro di uno spazio; ma esse stesse lo creano intorno a sè; definendo le coordinate in cui vivono.
L'equilibro; il controllo delle forme, la costruzione sobria e flessibile sono di grande effetto e lo portano a realizzare affascinanti "silhouettes". Lamiere, profilati, tondini di metallo verniciati a smalto, non hanno più segreti per lui nella costruzione di una morfologia umana vicina alla realtà ma, in fondo, di estrazione fantastica.

Giovanna Pascoli Piccinini Docente di Storia dell'Arte Giornalista