Salanfe 20 luglio 2003
Alle 7 mi sveglio per il sole intenso. Dovevo proprio recuperare. La notte scorsa a Ginevra è stata poco riposante.
Parcheggio a VAN D'EN HAUT nei pressi d'un campeggio (m. 1395)
I piedi sono nuovamente doloranti. Rompo ancora la vescica .
Alle 7 e mezza non c'è nessuno in giro , eccetto un tizio che mi anticipa sul sentiero. Io mi sto mettendo con calma gli scarponi.
Inizio a salire. Mi trovo ancora bene tra i monti e come al solito mi sento a casa mia. Il ribes selvaggio nel bosco non l'avevo mai visto…e mai assaggiato.
Ripenso ai progetti per il mare di quest'anno andati all'aria, ma in questo momento mi sento benissimo su questo sentiero, dopo giorni di escursioni culturali nelle città sul lago di Ginevra.
Il libro che ho preso a prestito alla "Delfini" comprende 50 itinerari attorno al Monte Bianco . 12 riguardano questa zona. Ho scelto questo di Salanfe , allettata dalle immagini e dalla descrizione del paesaggio. Il sentieroè stato riaperto da poco dopo anni di abbandono. Si va per un poco nel bosco, fino a che , a un certo punto non si trovino delle scale metalliche poste tra un costone e un altro. La salita , pur comoda per la sicurezza , è faticosissima. Mi sento il cuore in gola. Superato l'impasse guardo nello zaino e mi accorgo che dalla Corvina è uscito tutto l'inchiostro, mannaggia.
Il rifugio, l'auberge de Salanfe (m. 1942) sembra irraggiungibile, ma eccomici. Si trova davanti ad un lago formato dai torrenti che scendono dal ghiacciaio di fronte .
Sono le prime salite dopo un sacco di tempo . E' normale che mi sia dimenticata una cosa importante : l'acqua.
Il fatto è che quegli sfigati non vogliono nemmeno vendermela perché la bouteille est en crystal. Ma cosa gliene frega a loro? Con la scarsa autonomia che mi resta sono triste perché penso di dover ripiegare sul giro breve , quello che si limita a raggiungere il delta del torrente Salanfe, praticamente il giretto del lago. Cammino sulla diga .
"Bonne montée" mi augura una coppia di persone. Ma sono lenta un bel po'. Seulement au milieu du barrage , mi viene in mente che avrei potuto riempire le due bottigliette vuote che ho nello zaino, nel bagno del rifugio. E mentre cammino tranquilla sul sentiero del delta, sento un consistente rumore d'acqua che scorre. Trovo delle belle cascatelle, riempio le ed ecco che posso tornare sui miei passi con una buona riserva. Spero solo che le vicine ed antiche miniere d'arsenico non rendano l'acqua un veleno.
Salgo verso i laghetti e ci sono delle bellissime genziane lutee, anche se la maggior parte sono d'una varietà rossastra. Inizialmente avevo deciso di limitarmi alla variante che raggiungeva i laghetti Les Ottans (m. 2071) , ma poi ho deciso di proseguire fino al
Col d'Emaney : almeno vedo cosa c'è di là. Si aggiunga il fatto che questi laghetti non li avevo neppure visti, subito. Mi sono accorta della loro presenza solo per un caso. Salgo tre d'ora senza fermarmi .
Vado calma, lenta e fatico di meno. Negli anni ho rallentato . Non so se sia solo la vecchiaia che avanza . Non so nemmeno se sia giusto perseverare su questa strada lenta. Lo sforzo forse può servire. Certo in nome suo non vorrei ammalarmi o lasciarci le penne.
I merli s'esibiscono in un volo sincronizzato. Ho l'impressione che si divertano.
Arrivo sul colle (m. 2462) e mi stendo al sole con gli occhi chiusi.
Sto benissimo . Come sono romantici gli Svizzeri . Anche le coppie mature non perdono occasione per scambiarsi effusioni .
Tu perché non ci sei?
E' ora di scendere . Sarà che non sono più allenata , ma sento le gambe spiacevolmente legnose. Dall'alto del sentiero si vedono alcune persone che camminano sul piatto greto biancastro nei pressi della riva , altri che piantano una tenda, in un'atmosfera giocosa
15.30
Lo spazio pianeggiante che si stende tra la riva ed le Glacier Noir è spettacolare , punteggiato di mille colori che da soli giustificano l'esistenza dei pittori impressionisti. I verdi dell'erba, inframmezzati da fiori dai mille colori. Dall'alto domina la cima del Grand Revers . La Tour Sallière a 3220 m raggiunge il punto più alto.
I sassi di questa prateria sono roventi. Mi sono tolta anche la maglia, tanto qui non c'è nessuno. Ci sono gruppi di euforbie , campanule, silene , il cerastio Ci sono quelli lì gialli e arancio con l'interno rosso . Spero di non scottarmi.
Ho attraversato i torrenti immissari , ho raggiunto la sponda opposta e concluso l'anello. Scendo per il sentiero che a memoria non avrei detto così lungo. Sono anche scapuzzata e mi graffio la gamba , procurandomi per di più un lividone nello stinco. Forse è perché sono stanca , forse non si è mai sicuri di ciò che possa accadere nel mettere i piedi su un terreno accidentato.
SALVAN
Finalmente è arrivato il momento di assaggiare questa benedetta raclette. Entro al ristorante "De l'union 1922"

Torna a casa