LA GRANDE GUERRA  1914/1918

La preparazione, la mobilitazione, Guerra a chi ?, la propaganda, Angeli di Mons

 

INTRODUZIONE-PREMESSA

Sulla grande guerra sono stati scritte migliaia di pagine che possono esaurientemente narrare le vicende dei popoli, dei personaggi e dei cambiamenti politici che la guerra ha portato in tutta Europa. Alcuni storici, politici e gente comune hanno dato la loro "autorevole" opinione. In questi capitoli, come in quelli che ci hanno preceduto, ci si limita a descrivere alcune delle grandi battaglie italiane e i fatti esterni che hanno concorso al loro evolversi, ma non solo. Ho inserito personaggi, vicende e luoghi (es. Lawrence d'Arabia) che molti non pensano legati al conflitto ed ho evitato un racconto pedissequo di assalti e contrassalti in luoghi che spesso il lettore non conosce o è impossibilitato a seguire se non munendosi di mappe militari a lui non congeniali. Un lettore di storia, attento e appassionato, sarà sicuramente stimolato ad approfondire gli argomenti trattati a lui più affini, ma non mancherà di trovare nei nostri "eroi" aspetti del tutto nuovi e straordinari dal solito contesto. Chi volesse poi chiedere direttamente al sito delucidazioni lo può fare tramite l'email. Ho riservato un approfondimento maggiore sulle vicende poco conosciute dei Bersaglieri nel conflitto e su argomenti connessi, non disgiunti dalla guerra. Questi capitoli sono dedicati a tutti i soldati italiani di ogni arma e corpo che questo scritto può solo parzialmente citare ed onorare.

Da Daniele Cellamare la preparazione e la mobilitazione dell'E.I. da Carabinieri.it. http://www.carabinieri.it/Internet/Editoria/Rassegna+Arma/2006/2/Studi/04_Cellamare.htm

Un vero e proprio programma organico di sviluppo dell'Esercito Italiano avrebbe dovuto svolgersi nel quadriennio 1909-1913 ad opera del Ministro della Guerra (Generale Spingardi) e del Capo di Stato Maggiore (Generale Pollio) con un potenziamento dell'Esercito e delle sue strutture, approvato sì dal Parlamento il 17 Luglio 1910, ma con una voce a bilancio decisamente inferiore a quella necessaria. Agli inadeguati finanziamenti concessi - che costrinsero il programma ad una più limitata e lenta applicazione - si aggiunsero le costose operazioni necessarie per l'approvvigionamento del Corpo di spedizione in Africa di 70.000 uomini, pari alla metà dell'Esercito metropolitano sul piede di pace, in periodo di forza minima. Di conseguenza, all'inizio del 1914 si sarebbe dovuto dare corso ad un nuovo programma militare ma le condizioni imposte dal Tesoro permisero soltanto la ripartizione negli esercizi successivi (sino al 1917) dei finanziamenti necessari allo svolgimento del programma precedente. Queste, insieme ad altre considerazioni … sulle lacune dell'Esercito indussero il Generale Carlo Porro a rinunciare alla carica di Ministro della Guerra. Carlo Porro (Milano, 3 ottobre 1854 – Roma, 19 aprile 1939) sottocapo S.M apr. 1915- nov.1917Una situazione decisamente difficile quindi quella che trovò il Generale Cadorna nel Luglio del 1914 alla sua nomina di Capo di Stato Maggiore (sottocapo Porro). .. Un promemoria dello Stato Maggiore contemplava 26.000 Ufficiali e si calcolava che ne mancassero 13.000 (ma secondo il sistema di computo seguito dallo Stato Maggiore Tedesco, un Ufficiale ogni 10/12 uomini, all'Esercito Italiano mobilitato con una forza di un milione di uomini, ne sarebbero stati necessari 90.000) ed un numero del tutto insufficiente di Sottufficiali, a causa delle ingenti perdite subite in Libia (senza contare le promozioni ad Ufficiali ottenute nella stessa campagna). A queste sostanziali lacune - nel senso che non avrebbero potuto essere colmate in breve tempo, anche con la disponibilità finanziaria necessaria - si dovevano aggiungere quelle relative al settore sanitario, ai carreggi ed al servizio automobilistico, senza contare i sistemi difensivi necessari alla difesa della frontiera del Nord. Pur essendo state approntate alcune opere di fortificazione permanente sul solo versante Nord-Est del confine italiano, non risultavano ancora soddisfacenti i collegamenti ferroviari nel Veneto per il trasporto delle truppe e dei rifornimenti, argomentando l'Amministrazione delle Ferrovie che a tali lavori avrebbe dovuto far fronte il Ministero della Guerra. In effetti, già il 30 Marzo 1914, il precedente Capo di Stato Maggiore (Generale Pollio) aveva presentato ad Antonio Salandra un documento nel quale veniva riportata, con obiettiva lucidità, la situazione dell'Esercito Italiano: "Se l'esercito italiano dovesse essere portato all'altezza degli eserciti delle altre grandi potenze europee, pur tenendo esatto conto della differenza numerica esistente fra le relative popolazioni, occorrerebbe all'Italia compiere uno sforzo grandioso" . Quella dei mancati finanziamenti era una cronica recriminazione presente in quel periodo in tutti gli eserciti, senza esclusione della Germania e dell'Austria, dove veniva costantemente richiesto di provvedere alle manchevolezze del numero dei soldati, alla qualità dell'addestramento ed alla tecnologia degli armamenti etc …La convinzione che il nostro Esercito sarebbe stato in grado di far valere il suo peso di valido strumento di guerra nell'ipotesi di un conflitto armato dovette animare il Generale Cadorna quando - scontrandosi anche apertamente con Antonio Salandra - si pronunciò, già nell'estate del 1914, decisamente a favore dell'intervento in guerra.
"Operazione Camoscio"
Il Generale Cadorna chiese di effettuare subito la mobilitazione generale con due imponenti progetti a Nord-Ovest e a Nord-Est del confine - senza però sapere ancora su quale fronte l'Esercito si sarebbe battuto. Il Generale Cadorna, sempre convinto delle capacità operative dell'Esercito, inviò a Vittorio Emanuele III una "Memoria sintetica sulla radunata italiana a Nord-Ovest e sul trasporto in Germania della maggior forza possibile", proponendo l'invio di un Corpo di Spedizione in Germania (al fianco dei nostri Alleati tedeschi) e contemporaneamente la difesa del confine italiano nelle Alpi Occidentali. Come abbiamo accennato, il Generale Cadorna non era ancora stato informato sulle reali intenzioni del Governo Italiano (gli erano infatti sconosciuti gli Accordi Prinetti-Barrère del 30/6/1902 con cui l'Italia si legava alla Francia, svuotando di contenuto l'alleanza della Triplice) !? e fu quindi colto di sorpresa quando il 3 Agosto 1914 l'Italia dichiarò la sua neutralità. Anche più avanti, nella primavera dell'anno successivo, il Generale Cadorna venne a sapere solo casualmente degli accordi stipulati con le potenze dell'Intesa (Patto di Londra, 26 Aprile 1915) e quindi sulle definitive intenzioni del Governo italiano sulle modalità e sui tempi dell'ingresso in guerra: "Dopo il discorso di guerra di Gabriele D'Annunzio allo scoglio di Quarto, la sera del 5 Maggio del 1915, il Cadorna, commosso e turbato dall'inno di guerra del poeta, ebbe la visita del commendatore De Martino, Segretario Generale degli Esteri. Da questo, soltanto perché, per caso, era andato a trovarlo, e perché egli, Cadorna, chiese, seppe del Patto di Londra, e dell'obbligo per l'Italia di scendere in campo a fianco degli alleati prima del 26 di Maggio (Ndr. Mancavano 20 giorni).

30 giugno 1902 (2 giorni dopo la firma della proroga di 12 anni della Triplice !! con Austria e Germania) viene concluso l’accordo segreto Prinetti-Barrère tra Francia e Italia sul Mediterraneo, che amplia quello del gennaio 1901 (ma questo riconosce solo le zone d'influenza in Africa tra Francia e Italia e vengono riconosciuti gli interessi italiani in Libia). da Italo Turkish Diplomacy and the war over Libya 1911/12 di Timothy Winston Remarkably, at the same time that Prinetti was negotiating the renewal of Triple Alliance with Germany and Austria, and obtaining the separate Austrian declaration of non-interference with possible Italian designs on Ottoman North Africa, he apparently determined to strengthen Ita1y’s position vis-à-vis France. Prinetti’s willingness to do this has been interpreted as the result of a fit of pique induced by the refusal of Italy’s allies to accede to her demands to incorporate her North African ambitions more concretely into the text of the Triple Alliance. These refusal prompted the inexperienced Prinetti more or less to succumb to the blandishment of the wily French Ambassador, Barrère. To what did Prinetti and Barrère agree? The conversation began on 8 May 1902, shortly after Prinetti had reluctantly agreed to the renewal without modifications of the alliance with Germany and Austria. Barrère attempted to persuade Prinetti to promise that Italy would remain neutral in the event of a Franco-German war (contrary to the stipulations of Article II of the Triple Alliance), but was unsuccessful in this. However, Prinetti was entirely amenable to agreeing to a redefinition of Italy’s and France’s respective areas of influence and expansion in North Africa “and guaranteeing their reciprocal neutrality in a war not provoked by them.” The agreement was signed on 3° June 1902, in an exchange of letters in which Prinetti stated that, with regard to Italian ambitions in Tripolitania-Cyrenaica and French ones in Morocco, each Power “ can freely develop its sphere of influence in the abovementioned regions at the moment it deems opportune and without the action of one of them being necessarily subordinated to that of the other”. Observers have disagreed over the significance and importance of the Prinetti-Barrère Accords of 1902. At one end of the scale, Bosworth dismissed Prinetti’s accomplishment as no more than building on a “paper structure” At the other, an Italian, Peteani, writing just before the Second World War at the height of Italy’s imperialist career, somewhat glowingly characterized the policy of Italy in 1902 as one of friend-ship towards France and England and alliance with Germany and Austria, the whole edifice concerned with the resolution of “one vital problem, the Mediterranean problem, . “ Albertini, in a more balanced assessment, asked whether the agreement was really of any advantage to Italy; his conclusion was that while Italy had obtained France’s consent, this was not very useful in the absence of equally explicit agreement with the Central Powers and with England. It is clear that, from Italy’s point of view at least, the Prinetti-Barrère Accords of 1902 were an improvement over the Visconti Venosta-Barrère Accords of 1901. Whereas the 1901 agreement was couched in terms of Italy’s, going to Libya after France went to Morocco, the 1902 exchange saw Prinetti insisting, and Barrère accepting, that this could take place without the action of the other. Timothy Winston
 

Sconfitto per 2 volte in Italia (ma a più grave motivo dai "cugini" Tedeschi) e dilaniato da problemi interni alla Corona (successione e disgrazie in famiglia) l’Esercito Austriaco dimostrava di non essere più lo strumento che aveva permesso in coalizione di bilanciare lo strapotere Napoleonico 100 anni prima.
L’alleanza coi tedeschi ormai obbligata sarà infatti la causa della loro disfatta che si concretizzerà per ben due volte nel '900. Potevano essere imprevidenti i Savoia ma mai come gli Asburgo. Più in alto si sale più si fa rumore quando si cade. L'arciduca Francesco Ferdinando aiutato validamente dal capo di Stato maggiore, generale Conrad von Hötzendorf cercò di porvi rimedio col risultato di cadere dalla padella nella brace se è vero che avevano progettato un attacco all’Italia all’indomani della tragedia di Messina. Come è noto, l'Austria-Ungheria possedeva tre eserciti: l'esercito comune austro-ungarico, la milizia territoriale austriaca (Landwehr) e la milizia territoriale ungherese (Honvéd). Infine c'era la Landsturm, composta da truppe scarsamente istruite, meno dotate di artiglieria e poco adatte alle grandi operazioni in linea. L'esercito mobilitato era forte di 6 armate (Galizia (Prima Gen. Dankl, Seconda Gen. Böhm-Ermolli, Terza Gen. Brudermann e Quarta Gen. Auffenberg), il comando della Sesta Armata nei Balcani Gen. Potiorek (da cui dipendeva anche la Quinta Gen. Frank), 16 corpi d'armata, 49 divisioni di fanteria, 9 divisioni di cavalleria e alcune brigate da montagna e di Landsturm non individsionate. In complesso 1.094 battaglioni di fanteria, 425 squadroni di cavalleria, 483 batterie con 2.610 pezzi, per un totale di circa 1.400.000 combattenti. Nel 1914 l'Autria-Ungheria aveva una popolazione di 52 milioni di abitanti (contro i 171 milioni della Russia, i 66 milioni e 1/2 della Germania, i 4,5 della Serbia e i 516.000 del Montenegro). Di questi, solo i 12 milioni di austriaci, i 10 milioni Magari e i Polacchi erano fedeli. Questi ultimi due comunque con problemi di nazionalismo spinto. Cinque anni prima della guerra mondiale Francesco Giuseppe aveva rinunciato al comando supremo dell'esercito, che era stato assunto dall'arciduca Francesco Ferdinando e delegato al capo di S.M. Franz Conrad von Hötzendorf dopo l'assassinio dell'arciduca a Sarajevo. Conrad era stato nominato capo di S.M dell'esercito nel 1906, su proposta dell'arciduca ereditario e di fatto aveva sempre gestito il potere assoluto. Conrad incitò alla guerra contro l'Italia anche nel 1911, durante la guerra di Libia, tanto che il ministro Aerenthal, esasperato, ne chiese ed ottenne l'allontanamento dalla carica. Alla morte dell'Aerenthal, però, nel 1912, Conrad fu richiamato. Premessa indispensabile per ottenere buoni risultati era giudicata dal Conrad il più rigido mantenimento dell'ampia sfera di autonomia di cui godeva il Comando Supremo (la stessa cosa succederà in Italia). Ogni qualvolta interferenze esterne cercavano di limitare quella sfera, anteponendo interessi politici o addirittura privati a quelli d'ordine strettamente militare - dai quali ultimi dipendevano le sorti delle operazioni e i destini stessi della Monarchia - Conrad reagì con la massima decisione. Conseguenza di ciò fu che, durante la guerra, l'imperatore, il ministro degli Esteri, Bilinski, i due governi austriaco e ungherese e perfino il ministro della Guerra, barone Alexander Krobatin, furono quasi tenuti all'oscuro dal C.S. circa lo svolgimento delle operazioni. Ciò attirò sul capo di S.M l'ostilità di molte personalità politiche e militari. Il militarismo autoritario alla “tedesca” aveva contagiato anche Vienna.
Nell'impero vi era quindi una popolazione di Cechi e di Slovacchi che assommava complessivamente ad 8 milioni, una sud slava di 7 milioni (fra Sloveni, Croati e Serbi), una ucraina (rutena) di ben 4 milioni; 3 milioni erano i Romeni e circa 750.000 gli Italiani, mentre un altro milione era costituito da nazionalità
diverse e divenne un problema gestirle separatamente. Tutti questi popoli avevano, oltre i confini della Monarchia, la loro patria spirituale fra Stati che parlavano la loro stessa lingua e avevano le stesse tradizioni. L'aver dichiarato guerra alla Serbia e alla Russia aveva posto l'Impero austro-ungarico in una posizione politico-morale insostenibile. I tedeschi andavano fuori da confini per cercare altri tedeschi in Austria era il contrario.
 

SI PARTE

L'attentato di Sarajevo (28 giugno 1914) s'era compiuto andando oltre la volontà di guerra dei singoli contendenti. Il governo serbo non ne era direttamente responsabile ed era impensabile che pensasse, anche con l'aiuto della Russia, di risolvere con la guerra i suoi problemi territoriali contro il gigante asburgico. Tutti ora, a frittata fatta, sembravano decisi a fare un passo indietro. A Vienna il 19 luglio si stese un ultimatum in 15 pesanti punti che avrebbero condizionato la politica serba negli anni a venire. Un esempio: cessazione delle ingerenze serbe in Bosnia, condanna della propaganda antiaustriaca, commissione d'inchiesta congiunta e corte mista per la condanna dei responsabili.... (Churchill così si espresse: il documento più insolente che mai fosse stato scritto). Corazzieri francesi scortano prigionieri tedeschiL'ultimatum presentato il 23 fu invece (incredibile per Churchill) parzialmente accolto, contestando solo la corte mista ed accettando il giudizio del tribunale internazionale dell'Aja. Il Kaiser stesso così si esprimeva il mattino del 28 luglio. " Sono convinto che le richieste siano state complessivamente soddisfatte, le poche riserve possono essere tutte superate attraverso negoziati". Si trattava però, a suo dire, di una capitolazione fra le più umilianti (ma la Serbia era una mosca in Europa) che rimuoveva qualsiasi motivo di guerra. Neppure un'ora dopo, confidando in un conflitto limitato e di breve durata, l'Austria dichiarava guerra alla Serbia. La Russia che aveva ordinato una mobilitazione parziale a fronte di minacce austriache in Galizia, avrebbe anche fatto marcia indietro, se nel frattempo anche la Germania non avesse ordinato la conseguente contromobilitazione ai piani russi. I piani di mobilitazione e attacco dei grandi generali (si giustificheranno dopo) partivano con giorni di anticipo e non potevano essere fermati in itinere. Il 1° agosto era la volta della Germania che dichiarava guerra alla Russia. Il giorno dopo la Germania ordina con un ultimatum al Belgio di lasciare passare le proprie truppe e il 3 apre il conflitto con la Francia. A ideare il piano di invasione della Francia e della rapida caduta di Parigi era stato Alfred von Schlieffen nel lontano 1891 !!!. L'Inghilterra, che aveva cercato fino all'ultimo di tenersi fuori, sulla base del trattato del 1839 !!! che garantiva al Belgio la neutralità, alle 23 del 4 agosto dichiara guerra alla Germania. Il giorno 6 è l'Austria a dichiarare guerra alla Russia. L'11 Francia e Inghilterra dichiarano guerra all'Austria, con il nemico già sul suolo francese. Il 2 agosto Salandra, in risposta a insinuazioni Austriache, dichiarava la nostra "una neutralità vigile ed armata". Richiamate le classi 1889/1890 l'esercito italiano poteva contare su soli 900.000 uomini. Una inezia rapportata ai 6 milioni della Russia, ai 4,5 della Germania, ai 4 della Francia, ai 3 dell'Austria-Ungheria (ma sul fronte italiano ce n'erano pochissimi). Gli Inglesi che avevano ancora un esercito professionale non potevano schierarne più di 100.000 !!!!. Per il loro intervento utile sarebbero occorsi non meno di due anni fra mobilitazione ed addestramento. Se ne occuperà il vecchio Kitchener, richiamato dall'Egitto dove era console generale, che riuscì in breve a mettere in campo quasi settanta divisioni (molte territoriali) ma altrettanto faranno le sue colonie. Toccava ai francesi resistere e vendere cara la pelle, sperando nella continuazione della nostra neutralità (a che prezzo ?).

GUERRA A CHI ?

Il 5 agosto i primi soldati tedeschi dilagavano in Belgio. Nei giorni a seguire sul ponte del Reno di Colonia transitarono treni ogni 10 minuti, 550 al giorno che portarono al fronte occidentale oltre 2 milioni di soldati. La prima ad essere attaccata fu Liegi in Belgio che cadde il 7. Fu quindi la volta di Anversa (Porto del Belgio sul mare del Nord) che si barricò dietro le sue mura e resistette un mese e di Namur e Mons lungo la direttrice che portava in Francia. L'avanzata delle armate tedesche era ormai contrastata solo da cecchini e la reazione non si fece aspettare. -Herve: la piazza è piena di cadaveri, ovunque c'è odore di bruciato. -Linsmeau: fucilati 11 uomini. -Ardenne: Von Bulow "..con la mia autorizzazione il comandante la piazza ha ridotto in cenere la città e fatto fucilare 110 persone. -Seilles: 50 morti. -Tamines: 384. -Dinant: 612. Al termine della guerra furono celebrati 45 processi per crimini di guerra. Non risultano condanne a morte. Il 12 l'esercito Austriaco invade la Serbia. A Sabak gli abitanti di un paese intero vengono messi al muro ma il 19 gli Austriaci sono costretti a riattraversare la Sava. Bersaglieri in servizio lungo la frontiera Francese con i loro "Alpini" e il loro copricapo caratteristico

Il 20 agosto cade Bruxelles, il 23 Mons (Gli Angeli di Mons l'isteria collettiva), il 25 i Tedeschi sono in Francia sulla strada più corta per Parigi; il 3 settembre a 40 Km da Parigi mentre le pattuglie avanzate sono a 13 !!!. Il 5 settembre i Francesi decidono di sferrare l'ultima controffensiva sulla Marna. Entrano in linea i soldati che venivano vestiti ed armati sul momento; fra gli altri 5.000 Marocchini ed altrettanti Tunisini coloniali che vengono accompagnati al fronte dai taxisti di Parigi. La battaglia dura 4 giorni ed alla fine il fronte si solidifica 100 km più indietro. I Tedeschi, che hanno ormai perso i collegamenti con le retrovie, hanno esaurito la spinta offensiva. Sulle trincee faranno la comparsa, d'ora in poi, gas ed agenti chimici di varia natura.

La propaganda

Da un opuscolo edito dalla associazione nazionale Trento e Trieste nel 1912 (approvato e sostenuto dal Governo) sul Diritto del Trentino ad appartenere al Regno D’Italia. Riepilogo del libro verde del 1866
….. Gli argomenti e i sentimenti di Visconti Venosta (min. Esteri) e di Menabrea (nel 1866) sono stati dopo da allora dimenticati e disprezzati dalla nostra diplomazia. Non importa qui dire se fu un errore o una fatalità. Senza recriminare sul passato crediamo sia giunto il tempo, anche per la diplomazia, di uscire da quell’oblio e di mutare quel disprezzo in un vigile interessamento. L’Italia oggi può parlar alto: essa non è più la Cenerentola della Triplice, ma per le prove che ha dato, è divenuta una preziosa alleata. Nel giuoco delle competizioni internazionali essa non deve quindi più rassegnarsi a una parte passiva, ma porre a giusto prezzo il valore della sua fedeltà.
E nel momento in cui le nazionalità balcaniche si risvegliano, e le grandi potenze, dopo aver tentato di galvanizzare quel cadavere che è la Turchia, si apprestano a dividersene le spoglie, a noi pare di compiere opera patriottica ricordando che oltre ai nostri interessi sull’altra sponda dell’Adriatico, che naturalmente vogliamo difesi, noi abbiamo anche degli interessi sulle Alpi, che vogliamo siano anch‘essi energicamente fatti valere. Questa nostra volontà viene non solo dal nostro pensiero, ma anche dal nostro sentimento: e non ci sembra di diminuirci confessandolo. Se finora il pubblico scettico ha accompagnato i1 nostro sogno coll’ironia, o ci ha chiamati sentimentali, noi possiamo ora rispondergli dimostrando che erano sentimentali, al pari di noi, uomini che si chiamavano Visconti Venosta e Menabrea. Ciò che questi uomini vollero ma non poterono ottenere, deve volere e può ottenere l’Italia d’oggi.

IL MINISTRO D’ITALIA PARIGI AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI DI FRANCIA
NOTA VERBALE - Parigi 30 luglio 1866
Consentendo all’armistizio il Governo italiano si è riservato di trattare nei negoziati di pace la questione dei confini. Sotto questo titolo il Governo italiano farà, valere i suoi reclami relativamente al Trentino Il Governo del Re spera che l’imperatore (di Francia) e il suo Governo vorranno appoggiare questa domanda. La riunione del Trentino al Regno è essenziale per l’Italia. Quel territorio appartiene alla penisola etnograficamente geograficamente, storicamente e militarmente (Uti possidetis)
L’Italia non domanda tutta quella parte del Tirolo italiano che era annessa all’antico Regno d’Italia sotto la denominazione di Dip. (alla francese) dell’Alto Adige. Le sue domande si limitano esclusivamente alle popolazioni italiane. Già nel 1848 Lord Palmerston in una lettera al sig. Hummelhauer, proponeva di fissare il confine tra l’Italia e l’Austria in una linea da tracciare tra Bolzano e Trento. Quelle popolazioni hanno le stesse aspirazioni nazionali delle altre popolazioni del Veneto. Esse parlano la medesima lingua. E’ dall’Italia che case traggono le loro risorse. Se esse fossero separate da1 Regno d’Italia, si troverebbero poste, come già la Savoia, tra una barriera di dogane al sud ed una barriera di montagne al nord, e non troverebbero nelle loro gole rinchiuse e poco fertili le stesse risorse che le popolazioni della Savoia trovavano in un territorio più esteso e più fecondo.
Malgrado la cessione del Trentino l’Austria avrebbe ancora in sua mano le migliori posizioni del versante meridionale delle Alpi, mentre quel territorio permetterebbe tutt’al più all’Italia di fortificare Verona dal lato della Germania a scopo di difesa Infine, l’Austria padrona del Trentino, minaccia contemporaneamente il Veneto, Brescia e Milano, e si mantiene sul lago di Garda.
La bandiera austriaca, continuerebbe a mostrarsi sulle rive di Salò e di Desenzano come davanti a Peschiera. Questa questione è dunque estremamente importante. Dal modo nel quale essa sarà risolta dipenderà in gran parte lo stabilirsi di rapporti definitivamente amichevoli tra l’Italia e l’Austria. (eravamo infatti arrivati fino qui alleandoci a loro in rapporti comunque amichevoli benché la questione fosse stata regolata diversamente)
E se fosse stata tutta un'altra storia http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/maneggifrancesi.htm - http://digilander.libero.it/fiammecremisi/approfondimenti/sfera2.htm

 

   


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